~Mi mancava lei~
Avevo di fronte una lunga strada deserta, il buio mi circondava, non riuscivo a capire dove mi trovassi ma ero sicuro del fatto che fossi quasi vicino a lei.
Sentivo come se una strana forza mi stesse attirando verso un luogo lontano e oscuro.
Il mio cuore batteva forte contro la mia gabbia toracica, le mani fredde stringevano saldamente il tessuto delle tasche del giubbotto fatto in pelle nera.
Cammivano senza capire dove stessi andando, non sapevo fare altro, riuscivo solo a seguire quella scia di profumo alla lavanda che mi ricordava tanto l'odore dei suoi capelli neri.
Mi fermai, bloccandomi immediatamete come se qualcuno mi avesse incollato i piedi sull'asfalto con del cemento, non capivo come fosse possibile ma, la sensazione che poco dopo si insinuò tra le mie vene, era stata violenta e inaspettata.
I miei occhi si bloccarono su due figure che erano a qualche metro di distanza dal mio corpo tremante per il nervoso.
Margherita, in tutta la sua affascinante e disarmante bellezza, si stava avvicinando con una lentezza quasi dolorosa verso un uomo cirondato dal buio che si trovava a pochi metri da lei,
gli accarezzò dolcemente una guancia prima di poggiare le sue labbra piene e rosse su quelle di lui.
Sentii un vero e proprio buco nero espandersi al centro del petto, raccolsi tutta la forza che mi era rimasta e iniziai a gridare il suo nome in preda alla rabbia.
Ma non mi sentiva, rimaneva semplicemente lì immobile con le sue labbra premute su quelle del ragazzo misterioso.
Quelle labbra che un tempo erano state la mia casa, un mondo dove immergersi lentamente per poi tornare a galla con il respiro corto e il cuore in gola.
Mi voltarono le spalle e li vidi allontanarsi nell'oscuritá di quella notte senza tempo né forma.
Io ero rimasto immobile, inchiodato a quel terreno bagnato dalle mie disperate lacrime.
Mi alzai bruscamente dal letto rivestito da coperte bianche, respiravo a fatica cercando di calmare i miei sensi appannati da quel sogno, o per meglio dire da quell'incubo.
Mi capitava spesso di sognarla e a volte sembrava così reale, immaginavo che lei non se ne fosse mai andata.
Eppure sapevo di averla persa per sempre, ma quel briciolo di speranza che lei ancora potesse un giorno cercarmi, o anche solo che potesse mandarmi un messaggio, era sempre presente dentro la mia anima sola.
Abbandonai il letto caldo e mi avvicinai alla finestra della stanza, spostai le tende color cenere e osservai il cielo che lentamente iniziava a prendere colore.
Piccole goccioline d'acqua colpivano il vetro spesso ed era strano come a volte il mio stato d'animo fosse in completa sintonia con il tempo che mi circondava, la pioggia in quel momento era l'unica che poteva capirmi, l'unica a farmi compagnia durante quella giornata che stava per iniziare nei peggiori dei modi.
Chiusi gli occhi per pochi secondi e mi concentrai su quel ticchettio rilassante.
Era durante quelle giornate di pura solitudine che lei mi mancava esageratamente.
Mi mancavano i suoi occhi azzurri, la sua pelle morbida, le sue labbra piene e a forma di cuore, mi mancava il modo in cui mi faceva sentire unico e amato, il modo in cui la facevo ridere con le mie stupide battute senza senso, ma soprattutto mi mancava quella sintonia che si era creata nel tempo, quell'amore che c'era ma che io non vedevo per colpa delle mie paure.
Mi mancava lei in tutte le sue sfumature e sfaccettature.
Margherita era un mondo perfetto davanti ai miei occhi imperfetti e distrutti dal dolore.
Era semplicemente colei che, riusciva a tirare fuori dal mio corpo, il meglio di me che avevo nascosto durante quegli anni dietro ad una maschera superficiale e vuota.
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