Un Mostro Un Filino Sproporzionato

"Correte!" Esclamò Alisea. Anche senza quell'ordine i ragazzi sarebbero scappati lo stesso dal mostro che li inseguiva. Era enorme, verde e viscido e suscitava ribrezzo anche solo nel guardarlo. In aggiunta al suo aspetto ripugnante c'era anche il putrido odore che emanava: una sapiente mistura di pesce putrefatto e uova marce, creata apposta da Madre Natura per suscitare il vomito. Certo che non era stata affatto gentile con quella specie: tra gli occhi folli e strabici, la stazza imponente, il colore verdognolo e i denti cariati il mostro non era una gran bellezza. Correva compiendo dei grandi balzi pesanti che scuotevano il terreno e questo suo modo di muoversi lo rendeva quasi ridicolo.
Nonostante questo andamento i ragazzi non avevano molte chance di seminarlo. L'unica via di fuga era trovare un nascondiglio, ma mentre erano alla ricerca del posto perfetto continuavano a correre, con il mostro dietro di loro si avvicina a sempre di più.
Margareth, la più veloce, era in testa, i capelli rossi che le volavano alle spalle. Poi c'erano Damian e Anne, subito dopo di lei che la inseguivano e che ogni tanto tiravano occhiate indietro alla povera Alisea, che sfortunatamente non era molto veloce. Lei era in fondo al quartetto e scappava disperata. Era più una tipa da cervello che da muscoli, e per questo mentre correva stava già pensando a cosa fare.
Era ovvio che non potevano continuare a correre così, avevano bisogno di un posto dove nascondersi. "Alis!" Urlò Anne da davanti a lei.
"Sto pensando!"
"Pensa in fretta!" Suggerì Damian. Alisea esaminò velocemente la zona che li circondava. I ragazzi si trovavano su una spiaggia confinante con un bosco e costeggia dal mare. Gettarsi in acqua? Forse il mostro sapeva nuotare. E poi erano successe sempre cose strane quando si erano spinti troppo a largo. No, meglio optare per gli alberi.
"Nel bosco!" Esclamò la ragazza, esasperata. I quattro ragazzi fecero un cambio di direzione improvviso per lanciarsi nella zona alberata e il mostro perse terreno per continuare a inseguirli. Facendo slalom tra gli alberi i ragazzi schizzavano qua e là, rendendo difficile per la creatura raggiungerli. Poi, mentre correvano tra gli alberi, scorsero una grotta. "Dentro!" Urlò Damian. Margareth, Anne e il ragazzo si mossero verso la verso di essa, quando Alisea urlò:"No! Poi così rimaniamo accerchiati!"
I ragazzi allora esitarono, ma ormai il mostro stava avanzando velocemente ed era troppo vicino, soprattutto alla ragazza, che era ancora in fondo. Non avevano altra scelta. "Oh, d'accordo!" sbuffò lei e il gruppetto si fiondò all'interno della caverna. Il mostro li inseguì goffamente, disorientato dalle loro mosse, ma era troppo grande per entrare nella grotta, così lasciò perdere e loro non lo videro più.
All'interno della cavità era piuttosto buio, e la fioca luce che entrava non trasmetteva abbastanza calore per i vestiti leggeri dei ragazzi. Indossavano degli abiti estivi: calzoncini corti, t-shirt o canotte, e questo tipo di abbigliamento era perfetto per il caldo afoso che c'era al di fuori, ma non per l'interno della grotta dove la temperatura scendeva in una maniera impressionante. Si accovacciarono tutti e quattro contro una parete di roccia, con il fiatone. Restarono in silenzio per un po', fino a quando Anne esclamò con un tono di voce tale da rimbombare in tutta la caverna: "E gli altri?".
Simon, il gemello di Damian, era il più grande insieme a Margareth, Alisea e suo fratello, ed era rimasto a proteggere i più piccoli. Proteggere per modo di dire: insieme formavano una squadra fantastica,ma comunque avevano bisogno di qualcuno che gli infondesse un po' di razionalità e che li capeggiasse in modo decente in caso di pericolo. "Qualcuno di noi deve andare da loro. Abbiamo bisogno di rinforzi." disse Alisea. Quella affermazione non era un "vado da loro" solo perché, senza bisogno di dirlo, i quattro sapevano che la ragazza non era il candidato più adatto. Era davvero molto magra, le braccia sottili prive di qualsiasi muscolo, ed era negata in qualsiasi attività fisica. "Vado io" si offrì Margareth. Era poco più alta, ma aveva un fisico atletico. Era il tipo di ragazza portata per tutti gli sport, corsa compresa. Ecco perché nessuno fu sorpreso quando scelsero lei per andare.
"Sicura?" chiese Alisea. Lei e Margareth avevano sviluppato un rapporto speciale sin dall'arrivo sull'Isola. Avevano stretto amicizia, una di quelle profonde e indissolubili. Non ci giravano spesso intorno, ma ormai erano diventate l'una parte integrante della vita dell'altra.
"Certo." Disse lei, un po' preoccupata ma decisa a non darlo a vedere. E poi, lei amava le sfide.
Una volta uscita sgattaiolò silenziosamente verso il cespuglio più vicino. Come sospettava, il mostro non se n'era andato ma aveva solo fatto finta, rimanendo lì in agguato nel caso i ragazzi si fossero fatti vivi. Ovviamente si sbagliava: i quattro non sarebbero mai caduti nella trappola. Quasi strisciando da un riparo all'altro, Margareth si allontanava sempre di più, attenta a non fare il minimo rumore, altrimenti sarebbe stata la fine. Era un operazione lunga e carica d'ansia, ma necessaria se si teneva alla propria pelle. Man mano che si allontanava dal mostro aumentava di velocità per raggiungere prima l'accampamento. Quando fu abbastanza distante, ben attenta che il mostro non l'avesse seguita, si alzò e iniziò a correre. Ormai sapeva a memoria la strada per raggiungere l'accampamento dove si trovavano gli altri ragazzi. Continuò per la sua strada, mantenendo un ritmo costante. Non poteva correre troppo velocemente o le sarebbe finito il fiato. Era una questione di resistenza, non di agilità. Mantenendo il ritmo raggiunse la radura dove stavano gli altri. Era una distesa piuttosto grande accerchiata dal bosco, e li i ragazzi avevano costruito delle tende e delle capanne alla bell'e meglio. Le strutture erano fatte di legno e sopra al tetto avevano delle grandi foglio per impedire alla frequente pioggia di penetrare dal tetto.
Non appena arrivata la ragazza fu accolta da Harriett, sua sorella minore, che capi subito che qualcosa non andava.
"Cos'è successo? Dove sono gli altri?" chiese la ragazza temendo il peggio. La sorella le raccontò tutto: del mostro e del nascondiglio, e del fatto che se non avessero fatto veloce i tre sarebbero morti assiderati.
Nel frattempo nella grotta i ragazzi stavano effettivamente gelando.
"Sarebbe carino che si sbrigasse." Disse Alisea, eseguendo un passo di danza piuttosto complesso. Non lo faceva per esibizionismo: tutti ormai sapevano che era brava. E che lei aveva sempre avuto questa strana abitudine. Ballava sempre, soprattutto quando era preoccupata. Probabilmente prima dell'Isola aveva studiato danza.
"Sono d'accordo con te." Confermò Damian battendo i denti. Lui non era uno che soffriva molto il freddo, ma in quel momento avrebbe scambiato volentieri un braccio per avere una coperta.
Anne, coraggiosa ma avventata, ipotizzò: "Potrei accendere un fuoco." poi, esaltata dall'idea, scattò in piedi di fianco ad Alisea.
"Sempre che tu riesca a prendere la legna senza farti beccare e squartare. Non sarebbe proprio un bello spettacolo." Intervenne lei. "E poi è difficile accendere un fuoco con solo il leg... Anzi no! Ho un'idea! Vai a prendere quello che serve!"
"Cos'hai intenzione di combinare?" Chiese Damian all'amica.
"Aspetta e vedrai. Anne, prendi qualche rametto e qualche foglia secca. Ah! E delle pietre, per limitare il fuoco!"
"Pietre per limitare il fuoco?" chiese Anne aggrottando la fronte.
"Tu prendile." la rassicurò l'altra.
Con qualche dubbio ma fiduciosa dell'amica, Anne scivolò fuori dalla caverna, alla ricerca del necessario. Si chiese perché fossero rimasti ancora dentro se era così facile sgattaiolare via. Non potevano andarsene e basta? Beh, in realtà non era proprio così. Il mostro era ancora lì fuori ad attenderli. La individuò in meno di un secondo e iniziò a inseguirla. Lei riuscì giusto a raccattare qualche legnetto e un paio di pietre e poi si lanciò di nuovo dentro, inseguita dal mostro, che, ancora una volta, non poteva entrare nella grotta. Di nuovo al freddo la ragazza buttò tutto a terra e si mise le mani sulle ginocchia, piegandosi per prendere fiato. I capelli biondi prima raccolti in una coda ora erano sciolti e le ricadevano sulle spalle come una cascata.
"Che è successo?" la interrogò Damian.
"Il mostro era lì fuori" disse affannata e indicando con un braccio l'esterno "Dobbiamo per forza aspettare gli altri. Non c'è modo di uscire"
"Immaginavo. Beh, sono proprio contenta che tu sia ancora viva. Ora datemi una mano" intervenne Alisea.
"A proposito... Che hai intenzione di fare con quella roba?" le chiese Damian.
Allora Alisea, per quello che la luce permetteva di vedere, fece un ghigno. "Accendere il fuoco, ovvio. Glielo avevo detto io a Margareth che non era inutile." e compiaciuta di avere ragione estrasse una pietra dalla tasca dei jeans. "Pietra Focaia." Annunciò con fierezza. "Dammi una mano Anne."
Posizionò qualche bastoncino e una volta capito come fare l'altra ragazza la imitò.
Di tanto in tanto inserivano qualche foglia sotto i legnetti. Damian invece sembrava immerso nei pensieri, osservando le ragazze ma pensando a chissà cosa. Tutto era diverso da quando erano arrivati sull'Isola. Puff... apparsi così in un mondo sconosciuto. Per quale motivo erano lì? Avevano una missione da compiere? Uno scopo? Tutto era confuso, ma lui cercava di non pensarci. Doveva sempre dedicarsi a qualcosa o la paura e lo sconforto lo avrebbero assalito. Non ebbe molto tempo per dedicarsi ai suoi pensieri perché Alisea lo interruppe. "Hey, lazy boy, dacci una mano!"
Anne intanto prese un sasso e lo mise sopra la pigna di legnetti e foglie.
"No! Non devi metterlo sopra, così schiacci tutto!! Devi metterlo IN-TOR-NO!" le disse Alisea scandendo l'ultima parola. Damian si avvicinò alle ragazze ridendo e iniziò a posizionare le pietre con loro. Era proprio fortunato a frequentare quella compagnia. Facevano sembrare tutto così... normale.
Intanto Alisea e Anne discutevano su chi dovesse usare la Pietra Focaia. Entrambe avevano le loro ragioni, che, a parer loro, erano migliori di quella dell'altra.
"Senti Alis, io ho rischiato la vita per prendere sta' roba. Tocca a me accendere il fuoco." Disse una.
"Intanto sei ancora tutta intera. E in più senza la mia pietra non potremmo farlo, quindi spetta a me." le rispose Alisea.
"Si ma l'idea è stata mia. A te è venuto in mente di farlo solo perché io l'ho proposto. Tocca a me."
L'altra sbuffò, poi propose: "Ok, Facciamo così. Io provo, se non riesco provi tu, e se non riesci tu riprovo io, fino a che non riusciamo."
"Ok. Ma inizio io."
Alisea sbuffò di nuovo.
"Oh diamine, d'accordo."
"Hey, voglio provare anch'io!" intervenne il ragazzo.
"Va bene, allora Damian è dopo di me." Convenne Alisea, poi passò la sua preziosissima risorsa all'amica.
Anne prese un sasso e lo sfregò sulla pietra. Una scintilla, ma niente di più. La ragazza fece un'esclamazione di disappunto e passò riluttante la pietra all'altra. Alisea sfregò le pietre, ma di nuovo senza successo. Toccò a Damian. Stavolta le scintille erano due. Poi fu di nuovo il turno di Anne, che, sfregando le due pietre con più forza, ci riuscì. "Evvai!! Chi è la migliore? Anne! Sono riuscita ad accendere il fuoc..."
"Shhhhh" Le comandò Alisea.
"Ah ah solo perche tu non ci se.."
"No sono serissima zitta"
Anne capì che era una cosa seria, così tacque. I ragazzi dal silenzio tombale all'interno della grotta si misero ad ascoltare quello che proveniva dall'esterno. Si sentivano dei passi molto pesanti e veloci. I ragazzi rimasero col fiato sospeso, in una attesa pericolosa. No, non erano passi veloci. Erano tanti. Il mostro aveva portato degli amici.

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