Arrivano I Rinforzi
Da quando Margareth se n'era andata, nella caverna c'era un lugubre senso di attesa, l'angoscia che attanagliava lo stomaco dei tre ragazzi. L'esile fuocherello danzava in mezzo a loro, portandogli un poco di calore nel freddo della grotta.
Alisea, Damian e Anne erano in silenzio, ciascuno perso nei suoi pensieri.
"Tranquilli, Margareth è andata a chiamare gli altri." disse Anne, cercando di alleggerire la tensione, ma con scarsi risultati.
Quando un ruggito proveniente da fuori tuonò nell'aria, con un tacito accordo i ragazzi si alzarono in piedi, senza fiatare, gli sguardi pensierosi.
All'improvviso il mostro più grande avvicinò l'enorme testone alla cavità della grotta, con la speranza di catturare le sue prede. Non appena videro il mostro avvicinarsi, corsero in silenzio verso il fondo delle grotta e, pregando che il mostro non li scorgesse, appoggiarono la schiena contro la fredda parete della caverna.
Il mostro, frustrato, ruggì di nuovo, e un fiotto di aria calda e putrida invase il loro rifugio, portando un acre odore con sé. Il fuoco in un attimo si spense, come fa una candelina di una torta quando un bambino ci soffia sopra. In un secondo il mostro si allontanò.
Anne era a dir poco adirata.
"C'ho messo ore ad accenderlo!" gli urlò dalla caverna."Adesso vieni qui e chiedi scusa, oppure ti faccio vedere io!"
Lui la ignorò.
"Meglio che non venga qui a chiedere scusa, stiamo benissimo solo noi tre. Chiedigli un deodorante piuttosto, quel mostro avrebbe bisogno di un camion di mentine." disse Alisea sventolandosi un mano davanti al naso.
"E adesso? Che si fa?" chiese Damian, evidentemente preoccupato anche se cercava di nasconderlo.
"Mi sa che ci tocca aspettare. Siamo chiusi qua, ma abbiamo come vantaggio l'effetto sorpresa. Spero che gli altri si siano portati delle armi." Gli riposte la ragazza.
"Quindi... Aspettiamo e basta?" chiese Anne.
"Aspettiamo e basta." Confermò l'amica.
I tre si sedettero di nuovo, vicini, per cercare di scaldarsi dato che ormai non avevano più il loro fuoco. Stretti l'uno all'altro, rimasero in una silenziosa attesa dei loro amici, che stavano discutendo.
"Dobbiamo sbrigarci! Fa un freddo boia la dentro, ve lo dico io." Disse Margareth con urgenza.
"Si, adesso andiamo, ma dobbiamo prima prendere della armi e organizzarci per bene. Riusciranno a caversela da soli per un po'." Le rispose la sorella, Harriett.
"Stai zitta tu. Non hai idea del freddo che faceva lì dentro, sembrava di essere in Alaska. Dobbiamo andare subito." le rispose la maggiore.
"Harriett, probabilmente Margareth ha ragione. È l'unica che è stata lì. Diamoci una mossa." intervenne Simon incrociando lo sguardo con la ragazza.
"Ok, ma chi ci portiamo?" chiese Newt. Era poco più piccolo rispetto agli altri, ma più maturo di molti.
"Possiamo andare io, Simon, Fred e Austin. Sennò qualcun altro, boh." Disse Margareth.
"Non sarebbe meglio se andassimo tutti?" chiese Austin.
"Certo, vuoi portarti anche Rose, Tim e Ralph?" gli rispose sarcastica Harriett.
"Intendevo noi grandi." Borbottò lui, più a sé stesso che alla ragazza.
"Non penso sia necessario, il mostro è solo uno da quello che ci ha detto Margareth." rispose Simon.
"Ma se ne sono arrivati altri?" intervenne Harriett.
"È vero non possiamo saperlo." confermò Newt.
"D'accordo venga chi vuole, basta che ci sbrighiamo!" Disse Margareth.
"Fantastico, tutta questa discussione è stata inutile!" osservò Jason, ricevendo un'occhiataccia da Harriett. Tuttavia, come convenirono, non potevano portarsi anche Tim e Ralph, che avevano rispettivamente sei e sette anni, così qualcuno sarebbe dovuto rimanere con loro. Si fece avanti subito Victoire, che era sempre stata la più riservata del gruppo. Aveva undici anni e parlava solo quando era necessario, ma quando lo faceva diceva sempre cose intelligenti e mai buttate al caso. Era quella che più riusciva a calmare i due bambini, probabilmente perché fornita da un'apprensione naturale, forse perché era la terza dei quattro fratelli: Margareth era la maggiore, Harriett la seconda, Victoire la mediana e infine Ralph era il più piccolo nonché unico maschio.
A tutti affidare le cure dei due bambini a Victoire pareva la scelta migliore, così il gruppo si recò al capanno dove tenevano le armi. Più che un capanno si trattava di quattro pali piantati nel terreno e come tetto alcune foglie. Non era molto spazioso, riusciva giusto a contenere una pila di armi e una persona inginocchiata. A turno, ciascuno impugnò la propria arma e Jason, Fred e Lawrence si occuparono di prendere anche quelle dei tre prigionieri nella caverna. Frettolosa si raggiungerli al più presto, Margareth guidava il gruppo, correndo a perdifiato con tutti gli altri che le stavano dietro. Aveva con sé il suo pugnale che teneva vicino a sé nella sua custodia, saldamente fissata alla cintura che portava in vita. Subito dietro di lei c'era Simon, un ragazzo alto dai capelli biondi e gli occhi chiari, di un blu ghiaccio molto diverso dall'azzurro tenue della rossa che gli correva davanti. Tra i due c'era sempre stata una certa intesa: entrambi sportivi, entrambi testardi, entrambi intelligenti ed entrambi determinati ad andarsene dall'isola.
Dopo un quarto d'ora abbondante di corsa (i ragazzi erano sull'isola da molto, e il continuo correre aveva favorito la loro resistenza) i ragazzi sentirono i ruggito dei mostri. Nascosti dietro a un cespuglio, mentre Harriett sibilava alla sorella un "Te l'avevo detto che ce n'erano altri", si prepararono ad attuare il piano. Due di loro, Simon e Fred, avrebbero creato un diversivo, mentre gli altri raggiungevano Alisea Damian ed Anne e poi attaccavano i mostri dalle spalle. I due ragazzi designati si misero in attesa, cercando il momento perfetto, esaltando grandi respiri per prendere fiato. All'improvviso Simon grida: "Ora!" facendo sussultare gli altri e i due ragazzi scattano uscendo dal cespuglio.
"Hey! Siamo qui!" urla cantilenando Fred per richiamare l'attenzione dei mostri. Uno di loro si voltò e iniziò ad avanzare verso di loro, in modo inquietante e lento e, in qualche modo, persino buffo. Gli altri tre o quattro si accorsero dei due ragazzi che urlavano a perdifiato e decisero che erano meglio delle prede facili che dei ragazzini rintanati in una grotta che non avevano intenzione di uscire. Tuttavia si sbagliavano: prima di tutto, Fred e Simon non erano una facile preda, con i loro scatti fulminei e le svolte improvvise e secondo, mentre loro inseguivano i due ragazzi Damian, Anne e Alisea stavano sgattaiolando fuori dal proprio nascondiglio. Raggiunti gli altri non c'era tempo per ricongiungimenti, così il ragazzo si armò della sua spada e così fece anche Alisea, mentre Anne prendeva il suo pugnale. Da lontano, videro i due ragazzi sbracciarsi e Fred lanciare una rapida occhiata verso gli altri, come per controllare che stessero tutti bene. Anne, forse ancora infuriata per il suo povero fuocherello, forse nella foga del momento, fu la prima a partire all'attacco, seguita a ruota dagli altri. Urlando a perdifiato, lanciò un grido di battaglia e quando un mostro si girò per vedere cosa stesse succedendo per lui era ormai troppo tardi.
La ragazza gli conficcò il pugnale nel ventre con tutta la forza delle sue minute ma ben allenate braccia. Il mostro ruggì forte, iniziando a far fuoriuscire del fango dalla ferita che Anne gli aveva causato.
Come in una reazione a catena, Margareth scagliò un pugnale contro un'altro mostro, mentre Jason conficcava la lancia in un altro. Ben presto dei mostri non era rimasto altro che una viscida fanghiglia marrone. Per un attimo ci fu silenzio.
La strage dei mostri portava qualcosa di lugubre ma allo stesso tempo liberatorio con sé.
Tutta la tensione delle ore precedenti si era riversata su quegli enormi esseri verdi, e ora un senso di tranquillità si faceva pian piano spazio nei cuori del gruppo.
I ragazzi, benché esausti, iniziarono a ricoprire il fango lasciato con la sabbia dorata. Mentre facevano questo sporco lavoro iniziarono a cadere dal cielo delle gocce d'acqua, fresche e rigeneranti, una vera benedizione contro il caldo.
Non ci misero molto a capire che sarebbe stata la pioggia a ripulire la spiaggia, così decisero di lasciarsi andare. Con le armi in mano, i ragazzi si dirisero verso un albero, al riparo, per appoggiarle.
Man mano che la pioggia si faceva più fitta i ragazzi sentivano nel petto una sorta di folle euforia. Alisea, decisa a farla uscire fuori tutta, si scambiò una breve occhiata di intesa con Margareth. "Corriamo sotto la pioggia?" le sussurrò.
"Al mio tre." rispose l'amica.
"Uno..."
"Due..."
"TRE!"
Finita la conta, l'incantesimo che teneva tutti quieti si era spezzato. Alisea e Margareth si tuffarono sotto la pioggia, gridando di gioia e trascinando Harriett e Anne con loro. Subito dopo gli altri le seguirono, dando il via a una vera e propria festa non programmata. Mentre il temporale infuriava, iniziarono a urlare canzoni a squarciagola, a ballare, a correre, a ridere, con tutta quella leggerezza che solo i temporali estivi possono portare. Durante questo concerto di spensieratezza e gioia, Damian decise senza dirlo a nessuno che era una fantastica idea fare un bel bagno, così si lanciò in mare a capofitto, trascinando Alisea con sé. Gli altri altri iniziarono a correre verso la grande distesa d'acqua dietro Alisea e Damian: Fred e Lawrence presero Anne e, con un suo urlo misto a divertimento e irritazione, la gettarono nell'acqua, mentre Jason Austin e Newt si lanciavano dritti nelle fauci del mare e Margareth spingeva in acqua sua sorella e Simon.
In quel tripudio di gioia il peso di essere intrappolati in un isola sconosciuta sembrava svanire e i ragazzi pensavano solamente a divertirsi, giocare, gridare, come se si trattasse tutto di un meraviglioso sogno. Tra schizzi, risate e grida tutto sembrava svanire e ritornare alla normalità, quella che i ragazzi sentivano così rara e agognata.
Tutto sembrava perfetto: il mare mosso nel procinto di placarsi, i ragazzi fradici con gli abiti che lasciavano intravedere il costume appiccicati all pelle, e il sole, che faceva capolino tra le nubi temporalesche.
Margareth, cercando con gli occhi lo sguardo di Alisea, la vide poco lontano uscire dall'acqua con aria preoccupata, come se avesse appena visto qualcosa di brutto. Con la sensazione che qualcosa stava per avvenire, si dirise verso l'amica, facendo un cenno a Damian che prima guardava verso ad Alisea, per poi rivolgere a Margareth un'occhiata interrogativa.
"Alisea? Che succede?" chiese Margareth. Gli altri si girano verso di loro.
Alisea si girò lentamente e fece per rispondere, quando improvvisamente il suo sguardo si diresse altrove, le palpebre si chiusero e le gambe cedettero, e lei cadde avanti nel tentativo di fare un passo verso gli amici.
La pioggia continuava a cadere sul pallido corpo della ragazza mentre le onde si scontravano su di lei, tra le urla dei compagni.
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