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Apro gli occhi.
Cerco di mettere a fuoco il paesaggio intorno a me: ci metto qualche minuto per l'elevata quantità di luce sparata sui miei occhi.
Mi alzo e mi guardo attorno: come sempre, nulla di nuovo.
Sono passati ormai vent'anni dall'estinzione dell'uomo, ed io sono condannato a vagare senza meta per questo pianeta arido e desolato.
Vorrei tanto essere morto come tutti quanti, non essere costretto a vedere lo stesso spettacolo all'infinito.
Ancora, dopo tanto tempo, non riesco capacitarmi di come la mia anima sia rimasta su questo mondo e non sia volata nell'ipotetico aldilà.
Sono un essere che potrebbe anche essere definito come fantasma.
Vago un po' per la strada desertica in cui mi ritrovo, non trovando altro che resti di macchine e pianticelle sul punto di morire, non poteva capitarmi posto meno interessante.
Annoiato, mi dirigo verso una montagna di automobili: quando ancora c'era un po' di popolazione, gli ecologisti si erano messi a cacciare poveri automobilisti innocenti, per poi ammassare i loro mezzi in un punto a caso vicino alla strada.
Per quel poco che mi ricordo, gli ultimi anni di vita su questa terra, sono stati i peggiori: la gente era impazzita, nessuno sapeva più cosa fare, e si ricorreva ad iniziative folli e del tutto inutili, nel vano tentativo di posticipare quella che sarebbe stata la nostra inevitabile fine; il tasso di suicidio ed omicidio era aumentato alle stelle, tutti avevano perso il lume della ragione.
Io, non mi ricordo bene in quale situazione mi ritrovassi, ma ricordo di non essere mai stato realmente nel panico, ogni giorno aspettavo pazientemente la mia morte, nella speranza di finire in un posto migliore, ma purtroppo non fu così.
Se solo conoscessi un modo per porre fine a questa agonia lo farei senza batter ciglio, ma come posso fare, fino a prova contraria sono già morto stecchito, ma in qualche modo sono come reincarnato in un essenza incorporea ancora capace di pensare e di vedere.
Arrivato al cumulo di macchine, mi apposto sulla cima, cercando di vedere se lontano da qui ci sia una qualche città abbandonata: riesco a scorgere a malapena quella che sembra essere una vecchia centralina.
Mi precipito giù, ripercorrendo la strada nella direzione della centralina.
Nel mentre, i pensieri, come sempre, volano.
Cercavo di scavare a fondo nella mia memoria, sperando di trovare un ricordo che si collegasse alla mia morte.
Ricordo che semplicemente divenne tutto nero all'improvviso, poi, rinvenni come dopo un sonno profondo in questa maledetta forma.
Mi manca la compagnia del mio cagnolino, come  si chiamava? Ah...possibile che non ricordo neppure quello?
Lui mi stava sempre attorno, sembrava quasi volermi consolare, era così dolce.
Ricordo di aver avuto anche un gatto.
Si, un micio nero.
Lui si comportava molto più come me, negativo e paziente, se ne stava accucciato sul davanzale a fissare fuori dalla finestra.
Che nervi, ho piccoli ricordi, ma nulla di connesso.
Guardo in alto.
"Com'è che ancora non hai inghiottito questo maledetto pianeta, è, bastardo?" Dico rivolgendomi al sole.
Abbasso lo sguardo, vorrei poter avere ancora il senso del tatto, e mettermi disegnare con quella polvere che ricopre intere distese di quelli che prima erano vastissimi prati, disegnare fino alla fine dei miei giorni, disegnare fino a che quella sadica ed enorme palla infuocata non ighiottirá questo mondo.
Ma purtroppo, sono condannato alla noia eterna.

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