Dolcemente salato

«Fragola e limone, grazie.»
«Per me panna e cioccolato.»

Adelmo prese la paletta, la pulì immergendola nell'acqua e la affondò nelle creme fresche e gustose. Consegnò i coni ai due ragazzi e li guardò allontanarsi mentre leccavano il loro gelato. Si sedette sulla sedia dietro il bancone e, con aria annoiata, osservò il lungomare di Rimini.

Aveva sempre amato i gelati e non gli era dispiaciuto ereditare l'attività di famiglia. Quando rincasava per una cena veloce tra l'apertura pomeridiana e quella serale, Irma gli faceva trovare sempre un pasto caldo. Da dodici anni condivideva con lei una vita stabile e tranquilla, la conosceva dai tempi del liceo e la sua famiglia l'adorava tanto da averlo praticamente spinto tra le sue braccia. Avevano dovuto rinunciare al desiderio di avere figli, che proprio non erano voluti arrivare, ed erano rimasti soli nella loro monotona quanto serena vita familiare. Inoltre, il lavoro era assicurato e, nonostante la concorrenza fosse spietata, c'era gente tutto l'anno.
Erano ormai ventitré anni che Adelmo passava le giornate a rinfrescare dolcemente i palati della riviera, per non contare i quattro anni passati ad aiutare i genitori. Si era sempre divertito molto ad ascoltare gli abbinamenti più strampalati che gli venivano chiesti come cioccolato e limone o crema e fragola. Sì, si era proprio divertito. Forse giusto i primi anni: i gusti erano pochi e sempre gli stessi, la clientela cambiava ogni estate ma era sempre uguale, così il suo sorriso smagliante, insieme al suo entusiasmo, si era via via sciolto come gelato al sole.

Adelmo stava controllando la produzione del gelato sul retro, quando sentì suonare il campanellino della porta. Si recò al negozio pensando di trovarsi davanti a qualche ragazzino in cerca di un riparo dal temporale, quando rimase abbagliato da una giovane donna. Aveva lunghi capelli lisci color carota che le cadevano fino quasi alla vita e il volto ricoperto da una stracciatella di lentiggini. I suoi grandi occhi verdi scrutavano i vari gusti nel bancone. Restò imbambolato a guardarla mentre lei si rodeva dall'indecisione, finché non alzò lo sguardo storcendo le labbra.
«Posso esserle di aiuto?»
«Sì, vorrei qualcosa di diverso dal solito. Non ha altri gusti oltre a questi, vero?»
Lui rimase in silenzio con la bocca leggermente socchiusa, spiazzato da quella domanda inusuale. Lei sorrise dolcemente.
«Credo che prenderò una cestina con crema e pistacchio, la più grande.»
«Subito.»
«Ha delle amarene?»
«Sì.»
«Me le mette sulla crema?»
«Certo.»
Adelmo le porse il gelato.
«Centocinquanta lire, giusto?»
«Sì, signora.»
«Signorina, prego. Mi può chiamare Anna.»
«Adelmo, piacere.»
La donna gli porse i soldi, prese il gelato e, sorridendo, si avviò alla porta.
«Anna, mi scusi. Se vuole ci sono un paio di tavolini.» Adelmo quasi balbettò tanto gli tremava la voce. «Là, in fondo. Per aspettare che smetta di piovere...»
Lei si girò sulla porta aperta, gli sorrise ancora una volta e i suoi occhi gli sembrarono brillare nel grigiore di quella giornata.
«Amo mangiare il gelato sotto il temporale. A presto, Adelmo.»
L'uomo osservò la ragazza che si allontanava camminando a passo lento sotto la pioggia, quando un lampo illuminò quello strano pomeriggio estivo.

Anna tornò più volte in gelateria, portando con sé una ventata di freschezza e brio. Adelmo si scoprì a pensare a quanto fosse strana, meravigliosamente strana.

***

«Ciao Delmo, mi fai il solito?»
«Aldo! Pistacchio e cioccolato in arrivo.»
«Oi ciò, che mi racconti?»
«Niente di nuovo, tutto di vecchio.»
Adelmo prese una palettata di gelato e la spalmò sul cono.
«Ci vuoi due amarene sul pistacchio?»
Aldo guardò l'amico da sopra gli occhiali da sole.
«Amarene?»
«Sì.» Adelmo fece spallucce.
«Ma sì, dai.»
«Davvero?»
«Certo! Altrimenti perché me lo avresti chiesto?»
«Mi sembra una cosa strana.»
«Lo è, ma mi piacciono le idee diverse. A cosa devo questa novità?»
«Una settimana fa è entrata una ragazza strampalata, ha preso un gelato e l'ha mangiato passeggiando sotto la pioggia. Ricordi che temporale ha fatto nel fine settimana?»
«Sì. Stramba forte, davvero. Ho rimasto da capire però che c'entrano le amarene.»
«Torna spesso e ogni volta mi chiede qualcosa di particolare come questo strano accostamento.»
«Bene! Ottimo.»
«Sarà.»
«Ah dì? Cos'è questo tono smorto?»
«Aldo, tu mi conosci... da quanto ormai? Nove anni? Hai mai visto qui qualcosa di nuovo in nove anni? Non lo sopporto più questo lavoro! Stessi gusti, stessi clienti. Ora c'è Anna con le sue stramberie, ma poi tornerà tutto noiosamente come al solito.»
«Uh, questa donna ha anche un nome!» Aldo fece l'occhiolino all'amico. Adelmo arrossì e abbassò gli occhi, rimanendo in silenzio.
«Senti, se questa vita ti sta stretta, cambia!»
«Ma no, non saprei cos'altro fare. Poi non voglio mollare la gelateria di famiglia, con tutta la fatica e i soldi che ci hanno investito i miei.»
«Allora reinventa quello che hai!»
«E come?»
«Sperimenta!»
«Ma cosa vuoi che sperimenti! I gelati questi sono. Anche le altre gelaterie sono come la mia e...»
«E allora tu sii diverso!»
«Se nessuno lo è, ci sarà un motivo, no?»
«Oi ciò. E quale sarebbe?»
Il gelataio restò pensieroso per un istante, poi sospirò rumorosamente.
«Delmo, ascolta. Io sono un disegnatore tecnico da dieci anni. Dieci anni in cui inseguo la perfezione. Se una linea inizia retta deve essere retta fino alla fine e non si può scostare di un millimetro per non compromettere l'intero macchinario. Purtroppo non posso reinventare il mio lavoro, quindi ho trovato il modo di sfogarmi al di fuori del disegno tecnico. Ti ho mai detto che dipingo?»
«No! Davvero?»
«Già. Sai cosa dipingo? Quadri astratti dove ogni linea va dove non dovrebbe andare. O meglio, va dove io voglio che vada, ma non è mai retta. Vedi, non esistono linee sbagliate. Certo, un binario deve seguire delle regole precise o il treno non potrebbe percorrerlo, ma nella fantasia, nell'arte e ovunque sia possibile, chi decide cosa è giusto e cosa sbagliato? Chi detta le regole? Non ci sono regole oppure, se ci sono, sono fatte per essere infrante!»
«Wow, non ti facevo così, così...»
«Ribelle?»
«Così e basta.»
«Credi di sapere sempre tutto?»
«No, certo che no.» Adelmo si fece pensieroso. «Quindi cosa dovrei fare?»
«Oh, questo non lo so. Il gelataio sei tu.»
Adelmo rise, una risata divertita e amareggiata. «Grazie dell'aiuto, amico mio!»
«Non c'è di che.»
Aldo pagò il suo gelato e si allontanò. Arrivato sulla porta, si girò per salutarlo. «E dai, su! Mò basta! Mettiamo un po' di sale in questa vita!» Gli fece un cenno con la mano e uscì.

Per il resto della giornata, Adelmo aveva pensato spesso alle parole dell'amico e aveva guardato più volte i gusti di gelato nel bancone chiedendosi come avrebbe potuto modificarli. Si trovò a parlare con il gelato e si portò sconsolato una mano alla fronte.
Quella sera telefonò a casa per dire a Irma che aveva del lavoro da sbrigare e che avrebbe tardato, doveva approfittare di quel momento di follia altrimenti si sarebbe lasciato sfuggire la spinta che Aldo gli aveva dato. Lei non ne fu particolarmente entusiasta.
Era la prima volta che la saracinesca della gelateria non si sarebbe abbassata per cena.

Adelmo prese carta e penna e si sedette davanti al bancone, indeciso sul punto da cui partire. "Qualcosa di diverso, ma cosa? Come si inventa qualcosa di nuovo per qualcosa che esiste già?" Sospirò amareggiato, poi guardò le amarene e decise che doveva assaggiare anche lui quello che aveva servito ad Anna e Aldo.
Restò perplesso quando gustò quel nuovo e strano abbinamento di sapori, ma pensò che in effetti poteva funzionare, anzi, non era davvero niente male! Segnò sul foglio "pistacchio variegato amarena?" poi, come preso da un automatismo, continuò a scrivere tutto quello che gli passava per la mente.

***

«Ciao Adelmo, cosa mi proponi oggi?»
Lui le sorrise con sguardo raggiante.
«Chiudi gli occhi.»
In un primo momento Anna apparve sorpresa, poi acconsentì compiaciuta.
«Apri la bocca.»
Adelmo la guardò gustare quei sapori, mentre batteva ritmicamente il piede sul pavimento. Anna aprì gli occhi e, illuminandosi, gli fece un sorriso enorme.
«Buono!» La sua voce era allegra e squillante. «Crema e?»
«Uva passa.»
«Mi piace! Allora fammi questo e...» Anna abbassò gli occhi sul bancone, la voce le si sciolse in gola e il suono le uscì flebile. «Questo?»
«Pistacchio variegato amarena. Certamente.»

Anna cominciò a leccare avidamente il suo gelato. Adelmo la osservò, abbassò lo sguardo, arrossì. «Anna, posso chiederti se ti va di aiutarmi a cercare gusti nuovi?»
Quando alzò gli occhi, incontrò i suoi color pistacchio sotto cui spiccavano le lentiggini scure, come amarene. Adelmo non aveva mai fatto caso prima a quell'abbinamento sul suo volto.
«Scusami, non avrei dovuto chiedere. Sono stato inopportuno...»
Anna però era raggiante. «Molto volentieri!»
«Hai da fare questa sera?»
«Credo di sì. Dovrò assaggiare molti gelati!»
Sorrisero entrambi, finché il campanello della porta non spezzò la scintilla che si stavano scambiando i loro occhi.

Quella sera, Adelmo chiamò la moglie e le disse che avrebbe tardato ancora una volta. Era così entusiasta che decise di condividere con lei l'idea di creare nuovi gusti di gelato, ma non accennò minimamente al fatto che non sarebbe stato solo. Dall'altra parte della cornetta però non trovò l'appoggio che sperava e Irma era pronta a smontarlo totalmente, o almeno, a provarci. «Il gelato è gelato. Hai più di quarant'anni, cosa vuoi inventare? Lascia perdere. Alla gente non piacciono le novità. Le persone vogliono sicurezze e sono abitudinarie.»
Aveva un'espressione delusa quando Anna entrò in negozio, piena di vita come sempre.
«Allora, cosa devo assaggiare?»
Adelmo si riscosse, sorrise contagiato dalla sua vitalità, prese la borsa e ne vuotò il contenuto sul bancone. Zucchero, sale grosso, uva passa, pistacchi, noci, foglie di menta erano solo alcune delle cose che aveva comprato.
«Non lo so, ma abbiamo tutto il necessario per sperimentare.»

Avevano sciolto lo zucchero per poi abbinare il caramello prima con la crema, poi con la panna. Avevano tritato le foglie di menta e le avevano provate sia col limone che con la fragola. Poi, presi dallo spirito di avventura, avevano osato ancora di più mischiando il rum al cioccolato. Ogni cucchiaino era un gioco e una nuova scoperta, un sapore dolce e inaspettato tanto quanto gli sguardi che si scambiavano. Avevano poi tritato i pistacchi, ma anche con quell'aggiunta il sapore del gelato al pistacchio restava ancora troppo anonimo. Adelmo aveva pensato alle ultime parole di Aldo: "Mettere il sale nella vita. Aveva detto proprio sale!". Condivise quell'idea folle con Anna che subito aveva insistito per salare i pistacchi prima di aggiungerli al gelato. Adelmo si stupì della sua reazione, pensò fosse impazzita definitivamente, finché non assaggiò lui stesso e si illuminò quando le sue pupille gustative incontrarono i cristalli di sale all'interno di quella dolce crema al pistacchio.
Anna era entusiasta. «Gelato salato. Geniale!»
«Già, non l'avrei mai detto!»

Anna stava ancora gustando quei sapori sulla lingua, quando Adelmo, prendendola alla sprovvista, si avvicinò a lei. Scosso da una nuova forza ed elettrizzato dalle nuove sensazioni che aveva scoperto rompendo le regole, le prese il viso tra le mani e la baciò delicatamente sulle labbra morbide. Quel bacio, dolce ma dalle note salate, gli riportò alla mente la prima volta che l'aveva conosciuta e il suo cuore si sciolse mentre lo investiva un temporale di emozioni: stava baciando una donna che non era sua moglie e non si era mai sentito tanto vivo in vita sua.

Quella sera rientrò a casa più tardi del solito camminando in punta di piedi. Aveva ancora un sorrisetto ebete stampato sulle labbra, quando Irma accese improvvisamente la luce. Lo fissò con sguardo truce e accusatore. Era sempre stata una donna comprensiva e misurata, ma anche molto forte e fiera. Con la compostezza che da sempre la caratterizzava, gli porse una grossa e pesante valigia e gli indicò la porta. «La tua voglia di cambiamento e novità, in realtà, non è altro che un gelato dai capelli rossi. Io non ti riconosco più. Mi fai schifo. Quella è la porta, vai ad amoreggiare col tuo gelato e non farti vedere mai più.»

Quel giorno la serranda della gelateria si alzò in piena notte. Adelmo mise in funzione la macchina del gelato e non la fermò fino alla mattina seguente, cercando di tenersi attivo per pensare il meno possibile. Sorrise incuriosito quando la dolcezza del gelato si mescolò al sapore salato delle lacrime. Si sentiva smarrito per la stabilità persa, per lo schiaffo morale ricevuto e per l'incertezza del futuro che si trovava davanti, ma era anche elettrizzato per la voglia di vivere che aveva appena riscoperto.
Prima dell'apertura, rivoluzionò il bancone per sistemare tutti i nuovi gelati, preparò i cartellini e attese, spaventato ed emozionato, i primi clienti.

Anna entrò in gelateria poco prima di cena. Un'esclamazione di stupore risuonò nel silenzio quando il suo sguardo si posò sui nuovi colori del bancone. In mezzo ai soliti sapori spiccavano molti nuovi cartellini. C'erano "crema e uva passa", "limone e menta", "stracciatella di menta" dove la menta incontrava pezzettoni di cioccolato fondente, il gustoso e vivace "cioccolato al rum" (rigorosamente vietato ai minori) e i nuovi e audaci "pistacchio salato" e "panna e caramello salato". Non mancava l'ormai noto pistacchio variegato amarena il cui cartellino recitava "il pistacchio di Anna".
La donna, commossa, alzò gli occhi, ma, quando incrociò quelli scavati e rossi di Adelmo, il suo sorriso si spense.
«Tutto questo è meraviglioso», disse indicando il bancone, «e tu non sei felice. Cosa ti succede?»
Adelmo guardò la valigia appoggiata vicino alla porta del retro e si girò poi verso di lei, prima di abbassare lo sguardo per evitare che lei potesse vedere i suoi occhi velarsi di lacrime. Anna si avvicinò e lo abbracciò. «Mi dispiace.»
«Non dispiacerti. Le voglio bene, tanto. Ma non era vita e ora lo so.» Adelmo si asciugò in fretta le lacrime, fermandole così sul nascere.
Anna cercò subito di riportare vivacità nell'aria con la sua solita carica positiva. «Allora? Come hanno preso questa novità i tuoi clienti?»
Adelmo abbassò nuovamente lo sguardo, rattristato.
«Insomma. Qualcosa l'hanno scelto, ma i gusti salati non li ha voluti nessuno.»
«Hai proposto un assaggio?»
«No. Avrei dovuto?»
«Tu ti butteresti su qualcosa di nuovo e sconosciuto senza averlo prima provato?»
«Io, in effetti, no. Tu però sì...»
«Io sono io, ma la maggior parte delle persone ha bisogno di una spintarella.»

La porta tintinnò.
Anna, alzando la voce, fece l'occhiolino ad Adelmo.
«Buongiorno! Che gusti mi consiglia?»
Lui prese subito la palla al balzo e stette al suo gioco.
«Perché non prova i gusti salati? Sono una novità assoluta.»
«Mh, non saprei. Il gelato salato è una cosa strana. Posso assaggiarli?»
«Certamente.» Adelmo prese un cucchiaino di gelato e glielo porse.
«Oh mio Dio! Ma è... Wow! Lo prendo! Li prendo entrambi. Mi fa un cono da cento lire?»
La donna, che era appena entrata in gelateria con la sua famiglia, si avvicinò a loro, incuriosita.
«Mi scusi, posso assaggiare anche io?»
«Ma certamente!»
Preso dall'entusiasmo, Adelmo si rivolse anche all'uomo che era con lei. «Signore, posso proporle un assaggio del nuovo "cioccolato al rum"?»
«Molto volentieri, grazie.»
«Anche io voglio assaggiare!» Il bimbo che era con loro si alzò in punta di piedi davanti al bancone.
«Tieni piccolo, a te menta e cioccolato.»

Anna guardò Adelmo con lo sguardo che sorrideva. Adelmo amava quella sua capacità incredibile di parlargli con gli occhi e vi lesse quanto fosse felice e orgogliosa di lui.

***

Aldo traballava sulla scala a pioli.
«Accidenti quanto pesa. Potevi farla più piccola?»
«Ma anche no!»
«Delmo, sei passato dall'essere monotono alle manie di protagonismo?»
Adelmo rise tenendo stretta la scala all'amico.
«Dai, ancora qualche centimetro più su.»
Anna uscì dal negozio, indossava un grembiule con disegnato sopra un cono gelato dalle sembianze animate.
«Tesoro, frutta secca e caramello sta andando a ruba. Dobbiamo farne altro.»
Con il suo nuovo approccio, il nuovo entusiasmo e il passaparola, la gelateria di Adelmo era diventata presto l'invidia di tutta la riviera. La sera era letteralmente presa d'assalto anche dai paesi vicini. Anna aveva continuato a essere la sua assaggiatrice ufficiale, ma presto era diventata anche la sua socia nonché la sua frizzante compagna. La vita in sua compagnia non era mai noiosa.
«Anna, per favore, prova ad accendere.»
Aldo scese dalla scala e i tre si fermarono a naso all'insù davanti al negozio.
«Bella.»
«Niente male, ciò
«Macché bella, è strepitosa!»
La nuova insegna splendeva in tutta la sua maestosità sul lungomare di Rimini.

"Dolcemente salato"

Nessuno da quel momento sarebbe passato davanti alla gelateria di Adelmo e Anna senza essere incuriosito da quel buffo gelato sorridente che, con sguardo ammiccante, si cospargeva di sale.

PICCOLA NOTA DELL'AUTORE: tutte le parole in corsivo sono di usanza tipica romagnola. Non avete idea di quanto sia stato difficile scrivere quel "ho rimasto"!

Contest a squadre "Sogno di una notte d'estate".

Squadra: CCC666 - La conchiglia della congrega criptica
Prosa: Triskele86 con "Carestia dell'anima" nella raccolta "I racconti dello Stregatto"
Poesia: vampirodimestesso con "Brodo primordiale" nella raccolta "Dannate catene"
Disegno: VictorDuval con "Contest27" nella raccolta "Disegni"

Seconda scintilla: Pioggia di stelle

One-shot svolta sulla traccia della poesia "Brodo primordiale" di vampirodimestesso  che riporto con il suo permesso.

Avete visto le meravigliose opere dei miei compagni di squadra? No? Allora correte!
Disegno "contest 60" di VictorDuval nella raccolta "disegni"
Poesia "le radici esangui delle stelle" di vampirodimestesso nella raccolta "ccc, la congrega della conchiglia criptica"

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