Nettie di Killarney

La sirena della nave fece tre potenti suoni che fecero trasalire tutti i passeggeri.

Nettie salí sul ponte per poter vedere la costa inglese avvicinarsi sempre più, strinse il bordo della gonna color terra, mordendosi il labbro inferiore.

A Londra la aspettava una vita molto diversa da quella che aveva vissuto nella città di Killarney, città che aveva dovuto abbandonare per via della Great Famine, la quale aveva portato via due sue sorelle e, tre dei suoi sette fratelli.

I soldi in casa sua scarseggiavano, così Serenity, questo il suo nome all'anagrafe, aveva deciso di seguire sua sorella maggiore Ann, a Londra.

Forse sarebbe riuscita a contribuire al bilancio familiare.

Ann le aveva assicurato che a Londra vi era molto lavoro bisognava solo avere voglia di cercarlo e Nettie ne aveva molta.

Era disposta a fare qualsiasi cosa, anche i lavori più faticosi.

Nettie si avvicinò al parapetto e subito vide le ciminiere delle fabbriche che svettavano verso il cielo, come a sfidarlo con le loro colonne di fumo nero.

La ragazza si mise la sacca con i suoi pochi averi sulla spalla sistemandosi i lunghi capelli castani, pronta ad affrontare il suo destino.

Quando la nave attraccò la maggioranza dei passeggeri si accalccò verso la passerella, tanto che Nettie venne urtata da diverse persone e dovette tenersi stretta la sacca per evitare che le venisse portata via.

Quando, con parecchia fatica la ragazza riuscì a scendere dalla nave, trovò sua sorella Ann che l'attendeva avvolta in un abito grigio, tipico delle domestiche delle famiglie nobili, al braccio portava un cestino da cui spuntava la spesa.

-Ciao sorellina, è bello rivederti. - Ann abbracciò la sorella con trasporto.

A differenza di Nettie, Ann era molto alta con una cascata di capelli color rame, di cui la sorella minore aveva ereditato solo qualche riflesso, con grandi occhi verdi.

-Anche per me lo è.

-Mi sono arrivate notizie terribili da casa- la voce di Ann si incrinò leggermente.

-Muoiono sempre più persone, la carestia è veramente terribile, e i soldi sono sempre meno, per questo sono venuta qui - affermò Nettie.

Ann sospirò, le notizie dall'Irlanda erano poche, ma nessuna incoraggiante, questo lo si capiva anche dalla moltitudine di persone che giungevano a Londra.

Nettie non voleva certamente dare brutte notizie a sua sorella, ma doveva essere obiettiva.

-Nella tua lettera affermavi che c' era una sarta che cercava qualcuno.

-Sí, le ho parlato di te. Ti avviso che non sarà semplice.

-Non mi aspetto nulla di semplice - rispose risoluta Nettie.

Ann annuì sorridendo e ammirando la tenacia di sua sorella.

-Ti accompagno dalla signora Robinson, la sarta.

Le strade di Londra erano trafficate e pullulanti di vita, si vedevano uomini in eleganti abiti scuri, signore dalle sontuose gonne, ma anche mendicanti, bambini malnutriti e cameriere in serie divise intente a inseguire le loro padrone cariche di pacchetti e sacchi.

Nettie, che era stata a contatto anche con ricchi mercanti, presso i quali aveva prestato servizio come domestica, era a conoscenza della povertà che gravava sulla classe operaia e in alcune zone della capitale.

La sartoria si trovava in una delle principali vie dello shopping ovvero Piccadilly.

Era un edificio color pece, dalle ampie vetrine luminose da dove si vedevano i manichini vestiti con abiti all'ultima moda dai colori sgargianti.

Ann spinse la porta a vetri facendo tintinnare il campanello d'argento posto sopra la porta.

Oltre vi era un ambiente ampio e luminoso, con un pavimento di ciliegio e un bancone lucido sul fondo della stanza, piena di manichini, e scaffali ingombri delle stoffe più pregiate.

Dietro al bancone vi era una signora molto elegante, avvolta in un abito color perla impreziosito da un numero impressionante di pizzi e volant.

-Ann che piacere vederti. Sei qui per qualche ordine per la tua padrona? - domandò immediatamente la donna avvicinandosi con passo veloce.

-No, Margaret a dire il vero sono qui per presentarti mia sorella Serenity, ti ho parlato di lei qualche giorno fa.

Margaret a quel punto si fermò e osservò attentamente Nettie, soffermandosi soprattutto sui suoi abiti neri da lutto.

-Sí, in effetti avevo bisogno di qualcuno in più. Lei dunque è tua sorella.

Ann annuì, mentre Nettie continuava a sentirsi a disagio e sotto esame.

Margaret pareva in grado di vederle l'anima con i suoi penetranti occhi color nontiscordardime.

-Sí, tu andrai bene, vai in laboratorio, così inizierai subito a conoscere le tue colleghe. - il tono si era fatto leggermente più duro e Nettie si affrettò a salutare sua sorella e a raggiungere la porta che si trovava oltre una pesante tenda color viola.

Oltre vi era una stanza molto grande con tre lunghi tavoli in legno dove vi erano numerose macchine da cucire, sedute alle quali vi erano numerose ragazze.

-Tu sei quella nuova? - chiese una delle delle donne alzandosi dalla sua postazione.

Era alta, molto più di Nettie, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri.

-Sí, sono Natalie, ma potete chiamarmi Nettie. - si presentò lei con un inchino.

-Benvenuta. Io sono Georgie, la responsabilità del laboratorio è mia, vieni ti mostro la tua postazione.

Georgie la condusse fino all'ultimo tavolo, dove vi era libera soltanto una macchina da cucire.

-Ann ci ha detto che te la cavi bene con la macchina da cucire.

-Sí, ho lavorato per una sarta a Killerney.

-Bene, perché abbiamo una marea di lavoro da sbrigare. La stagione mondana è alle porte e le signore vogliono essere perfette.

-Per questo abbiamo bisogno di manodopera in più.- intervenne un'altra delle donne lì presenti.

-Allora, Nettie questo è il disegno per lady Wellington, l'abito è molto importante perché è quello che indosserà per il suo debutto in società. Abbiamo soltanto sei giorni per prepararlo, speriamo che non voglia aggiungere altri dettagli. Lo abbiamo dovuto rifare già quattro volte.

Un'altra donna, che Nettie scoprí chiamarsi Jane, le passò un bozzetto su cui era disegnato un vestito dal forte color verde scuro.

Vi erano numerosi dettagli, alcuni molto difficili da creare, ma Nettie non si fece spaventare.

-Bene, mi metto subito al lavoro.

Iniziò subito a cucire, prima a macchina, creando la gonna, ampia e voluminosa.

Quando ebbe creato almeno la base, prese ago e filo e iniziò ad applicare i dettagli.

Le balze sul davanti erano particolarmente difficili, anche perché, cucendo senza ditale, Nettie continuava a farirsi i polpastrelli.

Dopo parecchie ore, Margaret entrò nel laboratorio per esaminare il lavoro delle sue sarte personalmente.

-Allora, signore, come andiamo?

-Potrebbe andare meglio se non avessimo tutti questi ordini, signora. - Sbuffò Alexandra, un'altra sarta, alle prese con un merletto particolarmente capriccioso.

-Non dovresti lamentarti! Le lady di alto rango vengono tutte qui perché siamo la sartoria migliore di Londra, non dobbiamo assolutamente farci sorpassare dalle sartine che lavorano a casa a prezzi bassi. - affermò Margaret con una nota di disgusto nella voce.

Dalla sua postazione Nettie si ritrovò a pensare che quelle povere sartine non avevano alcun interesse a far concorrenza ad Atelier come quello di Margaret, anche perché quel poco che guadagnavano a loro serviva per sopravvivere.

Non era la prima volta che Nettie andava a Londra, ma aveva notato che le cose erano cambiate e in peggio.

Se da una parte l'Inghilterra stava vivendo un periodo di splendore economico, dall'altra per le strade si vedevano parecchi mendicanti e altrettante prostitute.

Inoltre, questo lo aveva sentito da un medico mentre era sulla nave che l'avrebbe portata da Killerney a Londra, erano aumentati in modo esponenziale i casi di sifilide.

Nettie aveva sentito un brivido correrle lungo la schiena, anche se non aveva la minima idea di cosa fosse la sifilide.

Nel frattempo Margaret era passata oltre arrivando ad un altra ragazza.

-Santo cielo Helen, ancora non hai finito! Sono due giorni che sei su quegli abiti! Muoviti, se mi causi un altro ritardo ti ritrovi in mezzo ad una strada!

La minaccia era terribilmente crudele e Nettie notò che Helen era sbancata, ma non aveva proferito parola.

Aveva continuato a lavorare senza sosta.

-La minaccia vale anche per te, un minimo sbaglio e finisci a vendere la tua virtù per vivere - Margaret era arrivata da lei, ma Nettie non avrebbe permesso a nessuno di minacciarla.

-Non osate, mai più parlarmi in questo modo, avete capito?

La ragazza si era alzata e ora fronteggiava la padrona con fierezza.

Era vero, la sua famiglia stava morendo di fame in Irlanda, ed era anche vero che lei aveva bisogno di lavorare, ma non avrebbe permesso a nessuno di calpestare la sua dignità in quel modo.

A quel punto Margaret la colpí in pieno viso, lasciandole le cinque dita stampate sulla guancia.

-Questo ti serva da lezione.

Ma Nettie comprese che quello era solo l'inizio di una guerra di nervi che lei aveva tutte le intenzioni di vincere.

Da quel momento Margaret si limitò ad ignorare Nettie.

Le ore nel frattempo passavano e il lavoro aumentava di minuto in minuto.

Nettie si era ritrovata a dover fare tre lavori insieme, sembrava che la padrona si divertisse a darle i compiti più lunghi, ma anche umilianti, tra cui quello di recuperare gli scarti delle stoffe tagliate.

Le candele si consumavano sempre di più e Georgie aveva già cambiato più volte le candele.

Nettie si bucò per l'ennesima volta l'indice, ma nonostante questo non aveva alcuna intenzione di darla vinta alla padrona.

-Nettie, è tardi, dovresti riposare. Hai attraversato il mare, il viaggio é stato lungo, la tua stanza si trova in soffitta, con noi.

-Grazie, Georgie, ma non preoccuparti sto bene, devo solo finire.

La donna pareva poco convinta, ma la lasciò sola.

Nettie lavorò per tutta la notte portandosi avanti con tutti i compiti che Margaret le aveva affidato.

Da quel primo giorno da incubo ne passarono altri, uno peggiore dell'altro, a Nettie venivano affidati sempre i compiti peggiori, ma lei non dava mai soddisfazioni Margaret, che diventava sempre più crudele ogni mese che passava.

Nettie non ne aveva parlato con nessuno, sopportava tutto, aiutata dalle sue colleghe.

I suoi vestiti erano i migliori di tutti, forse perché era quella più sotto pressione.

Lady Wellington era stata felicissima del suo vestito creato da Nettie, e questo aveva fatto terribilmente infuriare Margaret.

-È arrivato un nuovo ordine da lady Wellington, questa volta per un ballo dai Robinson.

Era sempre Georgie a dare gli ordini e Nettie tremava tutte le volte.

Questa volta dovette affrontare il doppio delle angherie di Margaret, ma Nettie non si scoraggiò.

La padrona non la sopportava, ma non poteva mandarla via.

Il coraggio di quella ragazza era increbidile così come la sua inventiva.

Nettie utilizzava gli scarti per creare le decorazioni degli abiti, rendendoli ancora più belli.

-Come fai a sopportare Margaret? - domandò Georgie un giorno.

-Sono irlandese, e poi ho già avuto delle padrone come Margaret- rispose Nettie senza smettere di lavorare.

Nonostante non lavorasse in fabbrica Nettie si stava rendendo conto che i ritmi di lavoro erano massacranti.

Le commissioni erano molte, alcune volte gli ordini si accavallavano rendendo ancora più difficili stare dietro a tutti.

Lavoravano dalle quindici alle diciotto ore, senza fermarsi.

A fine mese Nettie tirava fuori dal suo misero stipendio quello che le serviva almeno per pagare l'affitto per la stanza sopra il negozio che occupava, il resto lo mandava in Irlanda.

Le notizie da casa erano sempre più critiche, suo padre le scriveva di continuo per informarla delle varie problematiche che affliggevano il paese, muovendo diverse critiche alla regina Vittoria, per il suo operato riguardo l'Irlanda.

Nettie però sapeva che la regina stava facendo del suo meglio per aiutare il paese, ma la situazione era critica.

-Signore, lasciateci sole un attimo. -

Qualche giorno dopo l'ultima lettera di suo padre, Margaret entrò nel laboratorio con passo tranquillo, ma il fatto che facesse uscire le sue colleghe non faceva ben sperare Nettie.

Negli ultimi mesi tra lei e la padrona avevano combattuta una guerra di nervi durissima, senza esclusione di colpi, Nettie ben sapeva di non essere nemmeno alla pari per quanto riguardava il potere che Margaret aveva.

Era la padrona a decidere del suo destino, non la giovane irlandese. Nonostante questo Nettie non si era arresa.

-Voglio parlarti, Serenity.

-Vi ascolto.

Nettie era pronta a tutto, a rispondere a qualunque accusa che la padrona le avrebbe detto.

-Volevo dirti che sei una persona incredibile, poche ragazze sarebbero riuscite a sopportare quello che hai sopportato tu. Mi hai risposto battuta per battuta, senza mai cedere, grazie a te e alla tua tenacia le vendite si sono raddoppiate. Posso solo ringraziarti e per questo il tuo stipendio aumenterà. Potrai sfamare meglio la tua famiglia in Irlanda e avrai uno sconto sull'affitto.

Nettie non credeva alle sue orecchie. Era felice come non mai e, dopo mesi di fatica, finalmente un po' di soddisfazione.

La sua vita a Londra era soltanto all'inizio, ma lei ne era certa, presto le cose sarebbero andate ancora meglio.

Angolo Autrice : piccolo racconto scritto per un concorso che venne però cancellato, spero quindi che vi piaccia :)

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