Sfida III: L'invasione

Trama: Il tuo protagonista vive in una casetta isolata dal villaggio in cui è nato. In un bel giorno d'estate la sua casa viene invasa da un gruppo di creature fantastiche, che ben presto iniziano ad infastidirlo/a.
Cosa succede? Riuscirà ad avere la sua casa tutta per sé? Cosa combineranno queste creature?
Numero massimo di parole: 1'000
Elementi estratti: Cacciatore (protagonista), unicorni (creature fantastiche) + unicorno (elemento aggiuntivo) 

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L'uomo sfiorò la schiena forte e bianca dell'animale, prima di appoggiarsi contro di essa e saltargli sulla groppa. L'unicorno sbuffò scuotendo la testa e facendo ondeggiare la lunga criniera, per poi raspare il terreno con uno zoccolo. Petronius sorrise e si passò una mano tra i capelli crespi e rossicci, prima di sfiorare delicatamente con i talloni i fianchi dell'animale, che iniziò a camminare lentamente. 
Anche oggi la caccia non era andata molto bene. Aveva catturato due lepri, ma le aveva liberate. Come cacciatore era proprio pessimo... Ma, in fin dei conti, non era colpa sua se era troppo dolce e non aveva il coraggio di togliere la vita ad un altro essere!
Ecco perché non viveva più al suo villaggio, Terra Bruciata, ma se ne stava rintanato in disparte su di una montagna, in una piccola ma confortevole casetta che lui stesso aveva costruito. A Terra Bruciata era stato addestrato fin da piccolo per essere un valido cacciatore, ma il piccolo Petronius scoppiava a piangere tutte le volte che vedeva la vita spegnersi negli occhi della preda. Così, quando aveva capito che non avrebbe potuto avere una vita normale, era andato via. Però era felice: aveva trovato Flint, l'unicorno che adesso stava cavalcando.
L'uomo chiuse gli occhi, lasciando che l'animale tornasse da solo verso casa, e si perse nei ricordi.
Era inverno e faceva freddo. Mentre cercava della legna da ardere aveva colto dei ragazzi -forse dei cacciatori del suo vecchio villaggio- intenti ad uccidere un unicorno. Non era riuscito a fermarli, ma almeno aveva tratto in salvo il piccolo puledro spaventato e lo aveva allevato quasi come un figlio.

Flint si fermò di scatto, riportando Petronius alla realtà. L'uomo si passò velocemente una mano sugli occhi lucidi, ma capì subito che avrebbe dovuto rimandare la malinconia a più tardi.
Avvertiva i muscoli tesi dell'animale, che stava raspando il terreno con la zampa. Delicatamente, Petronius lo spronò ad andare avanti, mentre stringeva l'arco e si preparava a prendere una freccia dalla faretra sulla schiena. Odiava uccidere, è vero, ma a volte serviva farlo per difesa personale.
L'unicorno riprese a camminare, fidandosi del suo amico. Si fermò quando raggiunsero la casa, poco distante da dove si trovavano quando aveva sentito quell'odore.
Petronius saltò giù dalla sua groppa, non trovando nulla di strano. Poi, un nitrito catturò la sua attenzione. Circospetto, aggirò la sua casa per trovare un branco di cinque unicorni che brucavano l'erba. 
Gli animali lo videro e sbuffarono, per poi riprendere a mangiare. Probabilmente nemmeno loro lo consideravano un pericolo. 
Flint raggiunse il compagno e guardò gli altri unicorni. «Sono come te» mormorò Petronius, posando una mano sulla spalla possente dell'animale. Poi si voltò ed entrò in casa, ma rimase a guardare fuori dalla finestra per tutto il tempo. Da un lato gli sarebbe piaciuto vedere Flint socializzare con dei suoi simili, dall'altro, temeva che sarebbe scappato via con loro.

Giunse la notte e Petronius uscì. Non poteva sopportare di lasciare il suo amico lì fuori, al freddo, anche se era in buona compagnia. «Flint?» chiamò non vedendolo in mezzo agli altri. Poi l'unicorno con il manto bianco gli sfiorò la spalla sbuffando, come era solito fare. «Non ti piacciono?» chiese divertito l'uomo, mentre lo conduceva nella sua spaziosa stalla.
Tornò in casa, sicuro che il mattino dopo non li avrebbe più visti.
Ma la notte fu un inferno. Per tutto il tempo quei cavalli con il corno continuarono a nitrire e a litigare tra loro. Non erano tranquilli come Flint, che dormiva beato.

Alla fine, il nuovo giorno arrivò e Petronius uscì fuori, convinto che degli unicorni non ci sarebbe più stata traccia. E invece no. Erano lì e uno stava masticando..quelle erano le sue carote?! Le sue carote che dovevano essere raccolte?!
«No! Vai via!» sbraitò l'uomo per far allontanare l'animale dal piccolo campo coltivato. Ci riuscì, ma un altro trovò allettanti le colture.
«Basterà mettere uno steccato» mormorò sconsolato l'uomo. Voleva cacciarli via, ma temeva che Flint ci restasse male o che provasse a seguirli.
Nei due giorni seguenti si procurò la legna e costruì uno steccato perfetto per proteggere quelle poche carote rimaste.

Gli unicorni rimasero lì ancora a lungo. Più di una settimana.
Petronius non sapeva spiegarselo, soprattutto perché Flint non sembrava andarci d'accordo e quindi non poteva essere lui a trattenerli... anzi.
L'uomo, però, non li sopportava più: facevano rumore tutta la notte, distruggevano qualsiasi cosa durante il giorno. E, come se non bastasse, ancora temeva che il suo amico potesse andarsene via se li avesse cacciati (come avrebbe tanto voluto fare).
Mentre era seduto sotto un albero a riflettere, osservando l'unicorno grigio che mangiava una rosa, un urlo gutturale invase tutta la vallata. No, non un urlo, ma un ruggito.
Petronius saltò in piedi, per correre a controllare Flint. L'animale era già rintanato nella stalla, gli occhi sbarrati e le orecchie appiattite sulla nuca. «Tranquillo» sussurrò l'uomo «Stiamo qui e non ci vedrà».
Era raro che un drago passasse di lì, ma quando lo faceva e si annunciava così, significava solo una cosa: pericolo. Petronius sapeva che il drago era affamato, ma anche che bastava rintanarsi da qualche parte per essere lasciati in pace. E quindi eccoli lì, nascosti nella stalla.
Flint annusava l'aria irrequieto. Sapeva di essere al sicuro con l'umano lì vicino, ma l'istinto di sopravvivenza gli diceva di uscire e correre via, come stavano facendo gli unicorni fuori dall'abitazione.
Questi erano stati visti come potenziali prede e scapparono via, lasciando in pace la casa di Petronius e Flint. L'uomo, per un attimo, sperò che almeno uno di loro venisse divorato come i suoi fiori e le sue carote, ma subito si pentì di quel pensiero malvagio e pregò che si salvassero e di non trovare eventuali resti in giro.

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991 parole

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