Girone VIII: Fraudolenti

Trama: È una calda notte d'estate, non fai fatica ad addormentarti e le immagini della tua mente prendono rapidamente forma in un sogno. Sei su di un dirupo e attorno a te ci sono dieci fossati. È tutto scuro e puoi muoverti solo tramite degli scogli rocciosi, ma quello che serve a te è crollato.
Senti una voce e ti giri, riconoscendo un Maskinganna che regge un digitalis. È un maestro degli inganni, ma tu non sei da meno.
Numero massimo di parole: 1'500

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Osservo il cielo notturno mentre sono sdraiato sull'erba, con le braccia intrecciate dietro la testa. L'aria è tiepida e un leggero venticello concilia il sonno mentre ripenso agli strani avvenimenti accaduti quando stavo attraversando il fiume Stige. Chissà che fine ha fatto quel vecchio...
Gli occhi si chiudono da soli e mi rilasso, l'immagine dell'orribile mostro che ha cercato di ucciderci svanisce pian piano, così come il ricordo dell'acqua fredda.

Sentendo una ventata di aria più fredda apro gli occhi, per vedere il cielo più scuro. Mi copro meglio con il mantello e mi giro su di un fianco, rannicchiandomi per stare meglio al caldo. A quel punto però mi accorgo di una cosa: non c'è più un praticello soffice sotto di me, ma una dura roccia. Sgranò gli occhi e mi tiro su di scatto, per poi guardarmi intorno. A causa dell'improvviso cambio di pressione mi si oscura per un attimo la visuale, ma poi torna come prima e mi accorgo che lo scenario è completamente cambiato. Mi trovo su di un dirupo e per raggiungere l'altra sponda potrei saltare su degli scogli rocciosi, separati da delle enormi fosse. Potrei saltare su quello davanti a me, ma quando mi preparo per farlo, questo crolla e cade nel vuoto. Analizzo il paesaggio, stringendo gli occhi per provare a mettere a fuoco le forme nell'oscurità. Sembrano esserci dieci fossati, mentre dietro di me vi è un enorme muro. Torno a guardare la sponda lontana, avvicinandomi di più al bordo del burrone. Dovrò rimanere qui per sempre?
<Sai, posso darti ciò che vuoi, ma tutto ha un prezzo>.
Sobbalzo e mi voltò di scatto quando sento una candida voce acuta. Davanti a me, a circa dieci metri di distanza, c'è un ragazzo biondo, che sembra avere dodici o tredici anni. La pelle è bianca e perfetta come porcellana e gli occhi sono di un bellissimo verde smeraldo. Lentamente, si avvicina a me e sorride in modo dolce, mentre una fioca luce, quasi eterea, lo illumina da dietro. <Posso aiutarti> dice con la sua voce angelica da soprano. Non mi stupirei se dicesse di cantare in un coro della chiesa.
<Chi sei?> chiedo osservandolo guardingo. Non mi fido delle persone, nemmeno dei vecchi o dei bambini.
<Colui che può aiutarti> sorride stupendomi: i ragazzini d'oggi sanno davvero dire "colui"? Conoscono questo termine?
<E come mi aiuteresti? Sentiamo> rispondo assottigliando lo sguardo.
<Con questi> sorride alzando un braccio per farmi vedere la catena di fiori viola che regge con la mano <Ti fanno volare se li annusi bene>.
<Perché non mi fai vedere come funziona?> chiedo mentre penso che quei fiori li ho già visti da qualche parte.
Il bambino assottiglia lo sguardo e sbuffa, prima che i suoi lineamenti cambino. Si alza e le gambe si piegano, diventando come quelle di una capra, il corpo si piega in avanti, le braccia si riempiono di spessi peli marroni, i vestiti si stracciano rivelando una folta pelliccia e il viso si allunga mentre dalla testa escono due corna ripiegate all'indietro. In un attimo, il bambino è diventato una specie di fauno. La luce che lo illuminava si spegne e ci ritroviamo nella notte scura. Sguaino la spada che porto sempre nascosto sotto il mantello e mi metto in guardia, pronto ad attaccare.
 Mentre la creatura ritrova l'equilibrio nella sua nuova forma, una leggenda che avevo sentito quando ero stato in vacanza su di un'isola italiana mi torna alla mente: per spiegare le illusioni ottiche o sonore le legano al Maskinganna, una creatura che si prende gioco delle persone che dormono per farle svegliare terrorizzate e che ha la forma di un diavolo silvestre, anche se puà assumere quella di un bel fanciullo o di un bambino che piange.
<Tranquillo> sorride con la stessa voce, che adesso però non mi pare più così angelica, vista la sua forma <Non voglio farti male, ma solo darti questi. Puoi annusarli comunque e volare di là. Non vorrai rimanere qui per sempre, no?> chiede zampettando in posizione eretta verso di me.
<Che fiori sono?> chiedo fingendomi interessato. Vorrei tanto arretrare, ma c'è solo il vuoto dietro di me.
<Digitalis> risponde lui mentre alla mente mi ritornano le nozioni di latino che avevo studiato. Vuol dire "menzogna", questo lo ricordo bene. <Ti faranno volare proprio come un uccellino> aggiunge arrivando a due metri da me.
Gli punto la spada contro. <Sta' lontano> lo avviso serio, pronto a trafiggerlo.
<Tranquillo, umano> ridacchia alzando le zampe anteriori. Tra gli zoccoli regge ancora i fiori. <Vuoi provare? Te li cedo gratis>.
Allungo una mano per prenderne uno, tirandolo e strappandolo dalla catena. Lo osservo attentamente, confermando le mie certezze. Sono i fiori della digitale purpurea, quella che Pascoli citava nella poesia dove le due donne ricordando quando, da ragazze, avevano trovato quei fiori e la suora aveva detto di non annusarli poiché sono tossici. Un solo fiore probabilmente non farà nulla, ma tutta la catena che la creatura regge potrebbe farmi fare davvero un voletto...nell'aldilà.
<Annusali tu> ripeto <Anche solo un fiore>.
Il Manskinganna sorride annuendo e strappa un fiore, per avvicinarlo al suo muso e trarre un profondo respiro. <Visto? Sono vivo>.
<Ora vola> sorrido sfidandolo.
La creatura rimane in silenzio per un attimo. <No> dice poi <Tutta la catena fa volare>.
<Allora annusala tutta> rispondo stringendomi nelle spalle.
<No. Ha un solo effetto>.
<Rimarrò qui... tu annusala>.
L'essere assottiglia i suoi occhi verdi, come quelli del bambino, e si porta la catena davanti al muso. Resta tutto immobile, prima che la cassa toracica si espanda con un movimento troppo meccanico per essere naturale. Lascia ondeggiare la catena e sorride, posandola ai miei piedi. Saltella fino al bordo del dirupo, per poi arretrare in modo da prendere una lunga rincorsa. Inizia a correre velocemente, galoppando su tutte e quattro le zampe, per poi saltare fino a raggiungere lo scoglio roccioso che io avrei potuto raggiungere solo passando su quello franato. <Visto?> dice tornando in posizione eretta <Tocca a te, ora>.
<No... prima torna qui. Non mi fido, magari è utile solo per un volo> gli urlo scuotendo la testa.
Il Manskinganna sbuffa e salta da me, mancando di poco il burrone. Lo raggiunge solo con le zampe anteriori e si ancora al bordo con tutta la forza. <Aiutami, ti prego>.
Sorrido lanciandogli i fiori sul muso. <Respira. Ti faranno volare> rispondo con freddezza.
La creatura sgrana gli occhi, prima di cadere all'indietro.
Mi sporgo oltre il burrone e la vedo cadere fino a sparire, mentre urla. Una specie di lunga O che mi accompagna fino al risveglio.

Mi tiro su di scatto, facendo un bel respiro. Sta sorgendo l'alba è il cielo si sta striando di rosso, mentre un forte vento scuote gli alberi e crea, passando tra di essi, un suono che assomiglia a quello di una lunga O.
Decido che è giunto il momento di rimettermi in marcia e mi alzo, per poter riprendere il mio cammino.

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[1158 parole]

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