Girone VI: Eretici
Trama: Dopo il girone degli iracondi c'è quello degli eretici, ossia dove si trovano coloro che in vita avevano avuto le loro opinioni filosofiche che contraddicevano ciò che era comune nella loro società.
Scrivete un racconto su qualcuno che cerca di dimostrare la propria opinione alle persone che lo circondano.
Numero massimo di parole: 1'500
🐲🐲🐲
«I draghi non sono pericolosi!» ripeté Clive per la millesima volta a suo padre. «Perché dovete andare a cercare le uova per distruggerle? Poveri piccoli!».
«Perché altrimenti verranno qui per distruggere il villaggio» rispose l'uomo, ormai stanco di dover ripetere quella frase. Clive aveva dodici anni, era ora che capisse invece di comportarsi come un bambino a cui piacciono gli animali.
«Ma certo! Si vendicano perché uccidete i cuccioli!» esclamò il ragazzino, allargando le braccia «E potevate anche evitare di venire a vivere qui, visto che i draghi ci abitano da sempre!» aggiunse indicando un grosso libro di leggende lasciato sul tavolo in legno. Era il suo libro preferito e parlava di tutto, anche dei draghi.
Suo padre sospirò. Sapeva che sua moglie faceva male a far leggere così tanto Clive; sarebbe stato molto meglio se fosse cresciuto facendo la lotta come gli altri bambini. Il ragazzino biondo invece era solitario, preferiva stare chiuso in casa a leggere e studiare invece di uscire con i suoi coetanei. Quando andava a passeggiare nel bosco lo faceva da solo, raramente in compagnia.
«Il territorio è fertile. Questo villaggio esiste da intere generazioni, ormai...».
«Sì... il nonno del nonno del nonno lo ha costruito...» borbottò Clive «Non lo trovo comunque giusto» disse prima di prendere il libro e andare a chiudersi in camera sua. Doveva trovare una soluzione a quello sterminio di draghi.
«Devo dimostrare che possono essere dolci anche se fanno paura» mormorò sdraiandosi sotto alle coperte. Era tardi, sarebbe già dovuto essere a dormire da molto tempo, ma stava leggendo e aveva sentito suo padre che si preparava ad uscire per andare con gli altri cacciatori a cercare le uova da distruggere, in modo da evitare la nascita di altri draghi. «Ne posso prendere uno...» disse sbadigliando, prima di addormentarsi senza nemmeno accorgersene.
Clive aprì gli occhi e trovò la stanza buia. Doveva aver dormito un po', ma non abbastanza da far passare la notte. Rimase in silenzio, ascoltando i rumori della casa. Silenzio. Non avvertiva il solito russare di suo padre, quindi non doveva ancora essere tornato.
Doveva fare qualcosa per fermare i cacciatori.
Si alzò di scatto e si vestì velocemente, per poi uscire fuori dalla finestra -fortuna che la casa aveva solo il piano terra- e correre via dal villaggio, entrando nella foresta. Aveva portato con sé una torcia, che accese con un fiammifero. La fiamma danzava sicura nella notte, crepitando e rischiarando una buona area attorno a sè.
Sapeva che i draghi stavano in cima alla montagna dai tre denti, che corrispondevano alle tre punte che formava la sua cresta rocciosa. Doveva solo riuscire ad arrampicarsi lungo quei pendii ripidi, nel cuore della notte e con una torcia in una mano.
Quando raggiunse il fiume vide molte impronte di scarpe sulla sponda molliccia e capì di essere nella giusta direzione: dovevano sicuramente appartenere ai cacciatori. Quindi si mise a correre per provare a raggiugerli e, eventualmente, superarli.
Attraversò il fiume usando un piccolo ponte, per poi continuare attraverso la foresta scura. Gli sembrò di sentire delle voci e dei passi in lontananza, ma quando si fermò per ascoltare meglio capì che era solo il venticello notturno che faceva ondeggiare le foglie.
Rabbrividì un po' per il freddo e un po' per la paura. Al contrario della maggior parte dei suoi coetanei non aveva paura della sua stanza di notte, ma sapeva che era un bene avere paura della foresta: molte creature si aggiravano lì dopo il calar del sole.
Un piccolo ringhio lo fece voltare di scatto, per poi guardarsi intorno agitato. Che cos'era stato?
Clive pensò al suo libro e a tutti gli animali pericolosi di cui trattava. Ma un guaito lo fece tranquillizzare: gli animali pericolosi non guaivano, giusto? Giusto. Ne era più che sicuro.
Si inoltrò tra gli alberi, per poi vedere una scena che lo lasciò senza parole: un piccolo drago aveva una zampa bloccata in una corda. Sapeva bene che era una trappola dei cacciatori e che non poteva lasciarlo lì. Cautamente, si avvicinò mormorando parole dolci per non spaventare l'animale.
Appena il drago lo vide, però, sgranò gli occhi e arretrò, ringhiando.
«No... tranquillo...» mormorò Clive, avvicinandosi all'albero dov'era legata la trappola: una corda che scendeva da un ramo e che tirava su gli sfortunati animali che mettevano accidentalmente una zampa nel cappio nascosto sul terreno.
Si arrampicò agilmente, dopo aver posato la torcia tra due rocce, e prese un coltellino che suo padre usava per tagliare il formaggio e la carne. Strofinò velocemente la lama contro la corda finché non si ruppe, lasciando libero l'animale.
Il drago restò in attesa, guardando il piccolo essere umano con circospezione. Aveva capito che lo aveva salvato, ma non poteva fidarsi.
«Sei un cucciolo?» chiese Clive come se potesse essere capito. Il draghetto doveva avere circa un anno, date le sue dimensioni ridotte: un metro di lunghezza, uno e mezzo di altezza... forse due di apertura alare, ma non era bravo a capire le misure ad occhio, così come non era bravo a capire le età.
Sorrise vedendo che non sembrava pericoloso (questo confermava la sua teoria) ma sospirò quando capì che non avrebbe potuto portarlo con sé. «Scappa, potrebbero arrivare i cacciatori... Ciao» disse prima di voltarsi per tornare indietro. Forse era meglio andare a casa.
Il drago però lo seguì.
«No... Vai via» mormorò il ragazzino, prima che delle voci lontane richiamassero l'attenzione sua e dell'animale. «I cacciatori!» esclamò vedendo il bagliore delle torce «Vattene, va' via!» disse provando a spingerlo, avvertendo le squame dure e calde sotto ai palmi delle mani, ma il draghetto non sembrava intenzionato ad andare via. Clive allora iniziò a correre, sperando che l'animale lo seguisse.
Per un attimo il ragazzino sentì solo il rumore dei suoi passi, ma poi avvertì dei tonfi più pesanti. Si voltò e vide che l'animale lo stava seguendo.
Arrivò al villaggio e portò il suo nuovo amico in una vecchia stalla in disuso. Avrebbe aspettato l'arrivo di suo padre e degli altri cacciatori per dimostrare che aveva ragione: non tutti i draghi erano cattivi!
«I draghi! I draghi!» esclamò qualcuno e immediatamente il villaggio sia accese. Tutte le lanterne delle case e delle strade illuminarono l'intera zona, gli uomini e i ragazzi più grandi uscirono in strada con le donne e le ragazze, mentre vecchi e bambini andavano a nascondersi.
Clive si svegliò di soprassalto, rendendosi conto di essersi addormentato. Probabilmente i cacciatori erano già tornati. Solo dopo un attimo sentì la confusione in strada e i lamenti del draghetto, confuso e terrorizzato da tutto quel trambusto.
Dei ruggiti percorsero l'intero villaggio e l'animale piegò la testa da un lato, per poi alzarla verso l'alto.
Clive capì che era in corso un attacco da parte dei draghi e immediatamente realizzò che aveva un drago con sé e che forse i suoi simili erano venuti a cercarlo.
«No! No! Non fare rumore!» esclamò, ma il drago non lo capì e, non per cattiveria, ruggì a sua volta, più volte, chiamando la mamma e il suo branco. Voleva solo dire che stava bene, che era lì e che aveva un amico.
I draghi però non volevano lasciare un loro simile nelle mani degli umani e si scatenarono sul villaggio, per vendicarsi di tutti i cuccioli morti nelle uova e per il rapimento del piccolo che ora era con il ragazzino. Uno di loro si gettò sulla stalla di pietra, distruggendola con l'intento di liberare il draghetto. Quest'ultimo afferrò Clive per proteggerlo dal crollo della struttura e lo tenne con sé mentre veniva preso e portato via dal drago. Non voleva lasciare da solo il suo nuovo amico e sapeva che, se fosse stato con lui, sarebbe rimasto al sicuro per sempre.
Dopo l'intera notte e dopo aver bruciato tutto, i draghi volarono via. Molti fra uomini, donne, draghi e animali erano morti. In una sola notte l'intero villaggio era stato devastato dalla furia dei draghi.
Qualcuno, ironicamente, suggerì di cambiare il nome del villaggio da Bell'acqua a Terra Bruciata poiché ormai non esisteva più niente che fosse riconducibile a quel paese fertile che da tempo attirava molti abitanti anche se c'era il "piccolo problema" dei draghi.
In una notte sola tutto era finito, ma Clive era sopravvissuto. Sapeva di aver distrutto il suo villaggio e di non poter più tornare indietro, ma sapeva anche di poter restare tranquillo finché Flint (questo era il nome con cui aveva deciso di chiamare il suo amico drago) lo avrebbe protetto da tutto, tenendo testa con enorme coraggio anche ai draghi adulti.
~~~
Petronius chiuse il libro, per poi lanciare uno sguardo a Flint, il suo amico unicorno -che aveva deciso di chiamare così in onore del draghetto Flint. Anche se era un uomo adulto adorava leggere la storia (probabilmente vera) che narrava di come fosse nato Terra Bruciata, il suo villaggio natale. Osservò l'animale bianco addormentato e sorrise, per poi spegnere la luce e tentare di addormentarsi, mentre i suoi pensieri vagavano con l'ausilio dell'immaginazione.
🐲🐲🐲
[1498 parole]
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top