Girone V: Iracondi

Trama: Tu e il tuo compagno raggiungete il fiume Stige, dove l'unico ponte è sorvegliato dal terribile Dziwożona. Dovete attraversarlo senza svegliare il mostro... e così fate. Ma poi ti volti sentendo uno "splash" e ti accorgi che il tuo compagno sta venendo trascinato via dal Dziwożona e dalle anime intrappolate lì.
Numero massimo di parole: 1'500

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Stavo camminando probabilmente da ore all'interno della palude formata dai nove meandri dello Stige, uno dei fiumi più famosi in mitologia.
Lungo il mio cammino avevo incontrato un anziano signore che aveva deciso di seguirmi senza alcun motivo apparente. Sembrava piuttosto arzillo per essere un vecchietto ed io ero molto diffidente, per questo avevo continuato il viaggio seguito da una tensione palpabile. Avevo il terrore che potesse assalirmi da un momento all'altro per derubarmi.
«Siete così silenziosi voi giovani d'oggi» commentò dopo un attimo. Ormai mi stava seguendo da circa mezz'ora.
Non risposi e continuai il mio cammino. Magari si sarebbe stancato e se ne sarebbe andato.
«Va bene. Allora parlo io. Vuoi sentirle delle storie? Leggende sullo Stige».
Seppur la sua proposta mi allettasse parecchio, perché mi piacevano da impazzire i miti e le leggende, rimasi in silenzio.
Il vecchio sorrise e annuì. «Bene... Io racconto... Mi piace farlo» annunciò e, anche se volevo che se ne andasse, fui felice della sua decisione. Si schiarì la voce e iniziò: «Si dice che le acque dello Stige siano in grado di dare l'invulnerabilità. Secondo il mito, Teti immerse suo figlio Achille per renderlo invulnerabile, come gli dei. Il bambino però era solamente un neonato e lei lo tenette per il tallone, così che non toccò l'acqua e restò vulnerabile».
Lanciai una veloce occhiata all'uomo e poi ripresi a guardare davanti. Aveva uno strano modo di parlare.
«Gli dei lo chiamavano a testimone dei propri giuramenti, ma solo se era davvero necessario: il fiume è così potente che anche loro lo temevano. Se un dio era sospettato di mentire, Zeus prendeva una brocca piena dell'acqua dello Stige e gliela faceva bere. Cosa succedeva se aveva davvero mentito?» chiese forse aspettandosi una risposta, ma non la ottenne. Sorrise divertito e riprese da dove si era interrotto: «Se aveva mentito, cadeva in una sorta di coma per un anno intero e per ben nove anni doveva restare lontano dai simposi».
Lo guardai cercando spiegazioni, perché mi stava incuriosendo, ma si strinse nelle spalle. «Non so perché! Le storie non spiegano!» rise deludendomi.
Annuii e ripresi a camminare.
«Dove vuoi andare?» chiese.
«Superare il fiume» risposi senza aggiungere altro.
«Oh! Ma allora parli!» rise annuendo.
Accennai un sorriso, ma non aggiunsi altro.
«Perché lo vuoi superare?».
Non risposi e continuai a camminare. Erano fatti miei e non volevo farli sapere a nessuno.
Capii che l'uomo stava per aggiungere altro, ma trasalì e rimase zitto sentendo dei lamenti provenire dall'acqua scura ai lati del sentiero di erba. Mi voltai a guardarlo, cercando di capire.
«Shh, ora stai zitto» sussurrò a bassissima voce, portandosi un dito sulle labbra.
Restai in silenzio, guardandomi intorno per cercare da dove venivano quei suoni. Sgranai gli occhi notando una figura umana emergere dall'acqua. Senza pensarci, mi avvicinai alla riva, ma l'uomo mi afferrò per il braccio.
«Se vai, finisci come loro!» sussurrò prima di spingermi avanti lungo il sentiero.
Ripresi a camminare, sempre più confuso. L'acqua era sempre più costellata da esseri umani! C'era chi stava affondando e chi era già sommerso completamente e appariva solo come una macchia al di sotto della superficie.
Accelerai il passo, guardando dritto davanti a me. Non sapevo cosa stesse succedendo, ma in questo momento non volevo nemmeno saperlo.
Vidi il ponte che ci avrebbe permesso di accorciare la strada e lo raggiunsi.
Poi, un urlo strozzato alle mie spalle e un rumore d'acqua mi fece voltare di scatto. Aprì la bocca, spaventato, vedendo una donna nuda dai lunghi capelli lisci che stava trascinando in acqua il vecchio, aiutata da alcune delle persone che stavano galleggiando.
Non sapevo cosa fosse quel mostro dalla pelle rugosa e vecchia, ma dovevo fare qualcosa!
Feci un passo in avanti, anche se l'istinto di sopravvivenza mi diceva di non farlo perché sarebbe stato rischioso.
Deciso di ignorarlo e scattai verso il mostro. Tirai fuori dalla cintura dei pantaloni un piccolo pugnale che mi ero portato per situazioni del genere -circa- e lo conficcai in un braccio dalla colorazione verdastra. Il mostro muggì di dolore e lasciò la presa per strappare via la lama, mentre le persone scapparono nuotando via.
Ne approfittai per afferrare le mani del vecchio, pallido come un lenzuolo, e lo trascinai fuori dall'acqua torbida che gli arrivava al petto.
Il mostro tornò all'attacco, afferrando l'uomo, che si girò e sguainò la spada che teneva nascosta sotto il lungo mantello nero, per poi colpire l'essere al petto, poco sopra uno dei due grandi seni.
La donna dalle fattezze mostruose urlò e si ritrasse, per poi affondare nell'acqua e nuotare via.
Con un ultimo sforzo, tirai fuori il mio occasionale compagno di viaggio e lasciai che si sdraiasse sulla terraferma, mentre entrambi respiravamo affannosamente.
«Cos'era?» chiesi ancora con il fiato corto, piegandomi in avanti e posando le mani sulle ginocchia come se avessi appena percorso una maratona.
«Andiamo. Se vuoi superare il fiume dobbiamo fare presto. Dobbiamo uscire dal suo territorio» disse rialzandosi in fretta, stupendomi nuovamente. Come faceva un vecchietto ad essere così agile?
Iniziò a camminare velocemente, quasi correndo, voltandosi solo per guardarmi. «Muoviti, dai!» esclamò.
Guardai un'ultima volta il punto dove era scomparsa quella cosa e poi lo seguii, correndo.
A fianco a noi, l'acqua era piena di corpi galleggianti che mi mettevano i brividi. Il mio accompagnatore (e forse io stesso) avremmo potuto fare quella fine.

Quando l'acqua si fece sgombra dai corpi ed iniziò ad esserlo per molti metri, il mio accompagnatore rallentò il passo. «Era un Dziwożona» disse con il respiro accelerato dalla corsa prolungata. «Hanno le sembianze di vecchie donne con i capelli lunghi e i seni enormi. Rapiscono spesso i bambini per portarli nelle paludi dove abitano. In questo caso rapiscono le anime degli iracondi e degli accidiosi per trascinarli nell'acqua dello Stige. Solitamente solo gli accidiosi affondano completamente».
Aprii la bocca per chiedere informazioni, ma lui si strinse nelle spalle, come per dire che non lo sapeva.
«Sei stato coraggioso» disse «Oltre quegli alberi è finito il fiume. Io mi fermo qui. Buon viaggio».
Guardai l'uomo e annuii, non sapendo perché preferisse fermarsi in un luogo del genere. «Faccia attenzione. Arrivederci» lo salutai prima di voltarmi e camminare verso gli alberi che mi aveva indicato, per proseguire il viaggio.

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