Girone III: Ingordi

Trama: Dopo l'ennesimo fallimento scolastico, Sarah Madison Argent scopre una chiave leggendaria che apre le porte che si affacciano su di un universo oscuro, che è la versione malvagia del nostro mondo ed è governato dal dio Ingordigia, il quale stra tramando per conquistare il mondo degli umani.
Come farà Sarah a salvare il suo mondo?
Numero massimo di parole: 1'500

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Sarah Madison Argent, diciassette anni, capelli rossi e ricci, occhi azzurri, occhiali spessi perché più miope di una talpa, guance piene di lentiggini come mine in un campo di battaglia e pelle chiara -che faceva risaltare parecchio quelle dannate macchioline marroncine sbiadite- tornò a casa sbattendo la porta d'ingresso. Sospirò e si appoggiò alla parete liscia. Aveva preso un "sei meno", l'ennesimo della sua vita. Perché nessun professore capiva che lei studiava e si preparava tanto, ma che poi era così ansiosa da dimenticare tutto? Se poi ci si aggiunge un professore particolarmente malvagio quel giorno che ti fa pagare ogni singola sillaba sbagliata, un'interrogazione su tutto il programma e la classe che ride quando non rispondi correttamente... Beh... Diventa impossibile sopravvivere. E poi poteva aggiungersi anche l'odio per quell'oca di Hannah, che aveva supplicato all'ultimo Sarah di passare prima al suo posto perché non si era preparata per tempo. Sarah aveva accettato... e si era ritrovata a sentir ridere più forte di tutti proprio Hannah, che sicuramente non aveva nemmeno avuto tempo di aprire libro, troppo impegnata a stare a casa del suo fidanzato ogni giorno e ogni notte e a flirtare con Crush. Crush... lui era il ragazzo più bello e dolce del mondo, per Sarah, e il fatto che la vedesse prendere voti bassi quando lui aveva la media del nove in ogni materia, le dava enormemente fastidio. Chissà cosa pensava di lei! Si ricordava che lei aveva voti alti quasi quanto lui in quella materia? Sarah lo sperava, anche se dubitava che lui facesse caso a lei.
La ragazza sospirò, per poi andare verso la sua camera. Iniziò a salire le scale scricchiolanti, per poi fermarsi sul pianerottolo. Alzò lo sguardo verso la botola sul soffitto, che portava in mansarda. Aveva una strana voglia di andarci. Solitamente non saliva mai, aveva paura di quella scala traballante che veniva tirata giù aprendo la botola, come si vedono in tutti i film horror che la terrorizzavano. Ma prese comunque uno sgabello per arrivare alla corda che cadeva verso il basso e la afferrò, per poi tirare giù la botola alla quale era attaccata la scala. La fissò al suolo e poi ci salì, rabbrividendo per ogni scalino che scricchiolava.
Entrò nella mansarda ed accese la luce, per poi individuare immediatamente il divano rosso sul quale andò a sdraiarsi. Era il vecchio divano che stava nel salone, prima che i suoi genitori lo spostassero in mansarda per comprarne uno nuovo, e portava tutti i ricordi di quando da piccola ci saltava e ci faceva le capriole sopra, usando lo schienale come un cavallo o un drago. Era molto fantasiosa e vivace all'epoca.
Si sdraiò e chiuse gli occhi, iniziando ad immaginare la sua vita con James (AKA Crush). Sapeva che fantasticare non era la cosa migliore visto che si faceva tante false aspettative che l'avrebbero delusa, ma si divertiva comunque a farlo.

Perse la cognizione del tempo, per poi sospirare ed alzarsi. In quella mansarda erano conservate molte cose vecchie, tra cui i suoi giochi. Forse sarebbe riuscita a trovare tutti i puzzle Disney che faceva da piccola e con cui, una volta, aveva tappezzato tutto il pavimento di camera sua. Sorrise al ricordo, con malinconia. Smantellarli dopo una settimana di lavoro -con la mamma che urlava che doveva pulire perché altrimenti sarebbero arrivati gli scarafaggi- era stato un vero e proprio dramma.
Raggiunse il vecchio armadio di legno chiaro dove tenevano tutti i suoi vecchi giochi e lo aprì, per poi scegliere il puzzle di "Lilli e il Vagabondo", il suo cartone preferito. Sorridendo come quando era piccola saltellò fino al divano e si sedette per terra, davanti ad esso. Aprì la scatola, sparse i pezzi davanti a sé e iniziò ad assemblarli.
Si rese ben presto conto che mancava un pezzo, precisamente quello che conteneva il muso dei due cani vicini, mentre mangiavano il piatto di spaghetti. Sbuffò irritata con la sé stessa bambina. Possibile che avesse perduto un pezzo? No! Non era possibile! Lei faceva sempre la massima attenzione!
Mentre iniziava a maledire in tutte le lingue sconosciute i suoi genitori, lo sguardo le cadde sul pavimento, lontano, vicino ad una porta. Da quando c'era una porta lì? E soprattutto, perché sul terreno era presente il pezzo di puzzle che mancava?
Si alzò per andare a prenderlo, ma si fermò davanti alla porta. Al posto del buco per la chiave c'era un buco a forma di puzzle. Ce lo posò sopra e la porta di aprì da sola. Dava sull'esterno, ma c'era qualcosa di strano: il cielo era blu scuro e tempestato di nubi rosso sangue che si stavano muovendo velocemente, unendosi a formare una spirale. Un forte vento rischiava di trascinare Sarah fuori dalla casa, ma lei non ne voleva sapere di chiudere la porta.
Dal vortice di nuvole sbucò pian piano, come se si stesse formando da esse, un essere gigante, simile al genio di "Aladdin" ma più brutto, grasso e tutto verde, con dei baffi bianchi e gli occhi vuoti, dello stesso colore. Sarah abbassò lo sguardo per poi veder correre degli esserini viola, con gli occhi di un azzurro intenso e le orecchie a punta, come quelle dei pipistrelli.
Il mostro gigante stava parlando con voce profonda e subdola, aizzando i mostriciattoli contro gli esseri umani. «Varcheremo La Porta e li raggiungeremo! Li stermineremo e quel mondo sarà nostro!».
Urla di giubilio provennero dalla folla viola e saltellante. «Prepariamoci!» «A morte» «Addio umani!» urlarono delle vocette acute.
«Ma prepararci a cosa?» chiese una di loro e calò il silenzio.
«Alla morte degli umani!» urlò il mostro verde.
«Perché? Sono malati?».
«No! Li uccideremo noi, sciocco!».
Altre grida e la folla si voltò verso la porta da cui Sarah stava osservando la scena, allibita e terrorizzata. Il mostro fissò il suo sguardo bianco nei suoi occhi e lei richiuse immediatamente tutto, afferrò il pezzo di puzzle e se lo mise in tasca, per poi correre fuori dalla mansarda, con il cuore che batteva a mille.
Scese in cucina, dove trovò sua mamma che stava cucinando la cena. «Oh, eccoti! Apparecchia la tavola, dai» sorrise dolcemente.
«No mamma!» urlò lei «Dobbiamo contattare il Governo, dei mostri vogliono attaccarci ed ucciderci tutti!».
La donna la guardò in silenzio e Sarah pensò che le stesse credendo, ma poi scoppiò a ridere. «Tu e la tua fantasia! Smettila di pensare ai libri e apparecchia la tavola. Papà tornerà a momenti da lavoro».
La ragazza sbuffò e corse in camera sua per poi accendere il computer portatile appoggiato sulla scrivania ordinata. Internet le avrebbe dato una mano, forse.
Aprii la pagina di Google per poi digitare velocemente "numero del governo" mentre faceva attenzione ad ogni singolo rumore. Aveva il terrore di trovarsi quegli esseri in camera da un momento all'altro.
La pagina le diede vari link con tutti i contatti utili, ma probabilmente nessuno di loro avrebbe potuto aiutarla o rispondere.
Proprio mentre stava digitando "come sconfiggere dei mostri che vogliono invadere la terra" entrò uno di quei cosetti viola.
La ragazza sobbalzò, reprimendo a stento un urlo, e prese la prina cosa che trovò vicino a lei: il libro di filosofia. Lo lanciò addosso al mostro, che lanciò un urlo di dolore mentre veniva spiaccicato.
«Lo sapevo che sei un tomo insopportabile» disse al libro mentre osservava il mostriciattolo evaporare via. Letteralmente.
La ragazza si alzò ed uscì fuori dalla camera, ma venne aggredita da centinaia e centinaia di mostriciattoli, che la presero e la trascinarono su per le scale, in mansarda, poi attraverso la porta. Sarah urlò, ma nessuno venne a salvarla.
Venne portata in quell'altro mondo e presa dal mostro gigante come in ogni film con protagonista King Kong la scimmia afferra la donna.
Si immobilizzò guardando quegli occhi bianchi mentre pensava ad un modo per liberarsi e salvare l'intera umanità.
«Io sono il Grande e Sommo Dio Ingordigia. Inchinati, umana» ordinò aprendo la mano per farla stare in piedi sul suo palmo. Aveva la consistenza di una nuvola, ma riusciva comunque a starci sopra.
La ragazza fece come il mostro le aveva ordinato, ma poi si ricordò di avere ancora in tasca il pezzo di puzzle. Si alzò di scatto e lo lanciò come se fosse un boomerang in un'occhio del mostro.
Il Dio Ingordigia urlò di dolore, alzando la testa al cielo, poi tante scintille azzurre si sprigionarono dal suo corpo, prima che esplodesse rilasciando migliaia di esserini viola.
Sarah precipitò, urlando.

Con uno scatto, la ragazza si svegliò e si guardò intorno, nel panico. Era stato tutto un sogno? Focalizzò immediatamente l'attenzione sulla parete dove stava la porta, ma non c'era nulla.
«Sarah, è pronta la cena!» urlò sua madre.
«Arrivo!» rispose lei prima di alzarsi dal divano e notare il puzzle completato sul terreno. Mancava però il pezzo con le bocche dei due cani.
Alzò un sopracciglio, confusa, e, senza un valido motivo, mise una mano in tasca per poi trovare il pezzo mancante del puzzle.
Forse non era stato un sogno...

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[1500 parole]

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