Girone II: Lussuriosi

Trama: In questo girone vagano le anime dei lussuriosi, puniti per essersi fatti offuscare la ragione dai loro appetiti... spinti, diciamo. Vorticano tutte e si muovono senza meta. Se ascolti le loro voci puoi scoprire come sono arrivati qui.
Raccontateci di una delle anime perdute.
Numero massimo di parole: 1'500

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Piccolo avviso:
Ho evitato di mettere delle descrizioni "spinte" (per richiamare il termine che ho inserito nella trama 😂) per evitare che diventasse una storia con contenuti maturi, ma ammetto di non sapere precisamente quanto sia "severa" la restrizione sui contenuti, quindi spero che vada bene :)

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Septimus, con gli occhi chiusi, continuò a vagare per la terra desolata mentre ripensava a quel corpo. Un albero smorto venne scosso a un forte vento, ma l'anima dannata era immersa nei ricordi. Quel fisico magro e aggraziato, con tratti quasi femminili, ma anche muscoloso. Sorrise pensando ai muscoli che si tendevano e contorcevano quando gli chiedeva di posare per i suoi disegni. L'uomo allungò una mano, come per sfiorare i fini lineamenti di quel viso, l'ultima cosa che gli era sembrato di vedere prima che la febbre alta lo costringesse ad addormentarsi per sempre. Oh... gli occhi... quegli occhi! Il loro colore azzurro, che veniva fatto risaltare dai capelli neri, lo aveva attratto fin da subito; fin da quando lo aveva visto per la prima volta al mercato, dietro la bancarella della frutta. Il padre doveva essere nei campi, mentre il ragazzo aiutava la madre a vendere i prodotti ed insegnava il mestiere al fratellino e alla sorellina, gemelli. Anche loro erano bellini, ma troppo piccoli per Septimus. L'uomo era tornato per più giorni lì, finché il ragazzo non si era avvicinato per chiedergli cosa volesse. Sembrava così scontroso... un ottima sfida per qualcuno a caccia di prede difficili. Ma Matteo non era come gli altri: la libido di Septimus ben presto divenne amore e iniziò a voler sempre più bene a quel ragazzo, desiderando farlo felice e proteggerlo.
Con un rumoroso schiocco, il ramo di un albero venne strappato via dalla bufera che in quel momento aveva deciso di aumentare e colpì l'anima dannata, che aveva fatto appena in tempo ad aprire gli occhi. Senza scomporsi, volò via ed atterrò pesantemente sul terreno dopo qualche metro. Sbuffò, bofonchiò qualcosa e spostò il ramo, per poi alzarsi. Ormai era abituato a quel ventaccio malefico, era l'ironica punizione assegnata a tutti quelli come lui, tutti i lussuriosi che popolavano il girone. Septimus era ben consapevole di essere finito all'Inferno per aver violato qualche dogma morale dettato da chissà chi e sapeva anche che c'era un girone, molto più in basso, dedicato a chi aveva provato dei sentimenti per persone dello stesso sesso. Non sapeva il motivo per il quale non fosse finito lì, ma lo sospettava: oltre a Matteo aveva provato sentimenti e amore anche per altre persone.
Dai dieci anni aveva iniziato ad avere attrazione fisica per chiunque, ma poi era arrivata lei, Viola, la donna che aveva sposato. L'uomo si sdraiò a terra e sorrise, chiudendo gli occhi.
«Cambio soggetto, ok?» urlò alla bufera, lanciando un sassolino che volò via, trascinato dal vento.
Poi iniziò a pensare alla donna dalle curve generose e immaginò i suoi capelli neri che, appena lavati, sapevano di fragola. Viola era in grado di accendere in lui la passione solamente guardandolo con quegli occhi verdi.
L'uomo avvertii una sorta di scarica elettrica che raggiunse il basso ventre. Era morto, ma non erano riusciti a togliergli tutto.
Aveva tradito Viola così tante volte che aveva perso il conto, ma non si sentiva in colpa: lei non lo sapeva ed era felice. C'erano state molte persone nella vita e nel letto di Septimus - maschi, femmine, più giovani, più anziani- e costituivano decisamente dei bei ricordi per passare il tempo in quel postaccio, dove si trovavano anche personaggi "famosi"; giusto il giorno prima aveva avuto un interessante incontro con Cleopatra. L'uomo preferiva ricordare le sue storie e tenerle per sé invece di raccontarle o ascoltare quelle degli altri, ma, ogni tanto, si poteva fare un'eccezione. Una cosa però era certa: non avrebbe mai raccontato di Viola o di Matteo.
«Mh... Matteo...» sussurrò con malizia. Era stato con lui così tanto tempo da verderlo crescere e farsi un uomo e da poter osservare i suoi fratellini diventare abbastanza grandi da poterci fare dei pensierini. In mezzo c'erano state anche altre storie, ovviamente, molte delle quali da una sola notte.
Il forte vento fece letteralmente rotolare l'anima, che si ritrovò con la faccia nel fango. Ma cosa gli importava? In questo momento aveva il viso contro la schiena nuda del suo giovane amante, con il profumo forte dell'acqua di colonia che lo avvolgeva. Iniziò a baciare quella schiena senza fare più caso a nulla. Non aveva nemmeno più voglia di sorridere di fronte all'ironia di chi aveva creato quella bufera che travolgeva tutti loro così come li aveva travolti la lussuria.
Il destino delle anime era quello di vagare senza meta per il girone e di sopportare le assurde pene inflitte per la legge del contrappasso. Esse non potevano dormire, o mangiare o espletare fisicamente i loro desideri carnali, ma potevano ricordare e Septimus passava intere giornate a ricordare ad occhi chiusi, rivivendo appieno quei momenti passati con un altro corpo, nudo come il suo.
Rotolò per restare sdraiato a pancia in su e sospirò di piacere, allungando le mani come per stringere la carne rosea che stava immaginando di avere davanti e di far scorrere le dita fino all'esile viso, per poi perdersi in quello sguardo azzurrino e nei piaceri che solo un altro corpo sapeva donare.

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[840 parole]

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