Punto di non ritorno
La disperazione, fu l'unica cosa che assaliva gli abitanti di Ulma. Le case erano quasi tutte distrutte ed i cadaveri delle vittime erano sparsi da una parte all'altra ed in ogni angolo della città.
Alyiah e Rechet scesero col cavallo sulla terraferma, per supportare i pochi sopravvissuti.
"Riposo" ordinò Rechet alla cavalla, la quale si irrigidì sul posto come un palo e le cui luci si spensero completamente.
Alyiah scese della cavalla, osservando l'orrore causato dalla tempesta.
È tutto pieno di sangue e ce n'è anche fin troppo per i pochi cadaveri che riusciamo a vedere. Perché? Questa è tutta colpa mia, sono stata io a causare le esplosioni. Sono stata una totale irrespon-
Rechet scosse Alyiah, tenendola per le braccia.
"Alyiah, so cosa pensi. Non pensare nemmeno per un attimo che sia colpa tua"
"Ma... Rechet siamo stati noi a-"
"Shh, non urlare. Ricordati che gli abitanti stessi avevano acconsentito al tuo piano e comunque non puoi essere l'unica responsabile. Non sei di certo stata tu a piazzarle"
"Sì, ma sono stata io quella a farle esplodere" disse tremando.
Rechet, trovatosi in difficoltà, si guarda attorno e nota un gruppo di ragazzini che aiuta un'anziana figura a risollevarsi da un cumulo di macerie.
"Ascolta, sii discreta. Cerchiamo di aiutare un po' di persone e poi andiamocene, ok?"
Alyiah rimase in silenzio, tremante come una foglia e con lo sguardo fisso verso il basso.
"Alyiah, mi senti cazzo?!" urlò scuotendola più forte.
La ragazza si riprese muovendo la testa ripetutamente e rispose: "Sì... sì va bene"
Dall'altra parte della strada si sentiva una voce femminile chiedere aiuto, una voce che a Rechet ed Alyiah era famigliare.
"Ma quella è..."
"E' Luara! Lì è dove abitavano i Rol, Rechet vieni presto!"
I due si fiondarono immediatamente dietro ad un bancone della frutta scoperchiato dal vento, affacciandosi ad una casa dal tetto mezzo distrutto.
"Luara! Siamo noi!" urlò Alyiah cercando la rol.
"Alyiah! Sia benedetta la gufa! Se sei con il tuo amico, aiutaci ti prego!"
"Dove siete non vi vediamo?" intervenne Rechet.
"Il tombino vicino al secchio che vedete al margine della strada!"
C'era in effetti un tombino, da cui fuoriusciva una mano di colore blu zaffiro.
"Ti vediamo!" esclamò la ragazza.
"Sono così felice di rivedervi" disse Luara "Sentite, la tempesta ha annientato gran parte della città, abbiamo molti feriti e... molti non sono riusciti a tornare. Noi che siamo riusciti a salvarci siamo rimasti bloccati dalle macerie che ci impediscono di aprire la botola"
Rechet si guardò intorno, correndo verso la strada che dava verso la sinistra, ovvero la strada in cui il vecchio era ancora incastrato sotto le macerie di una casa in frantumi.
"Alyiah! L'ho trovata!"
La ragazza, correndo da Rechet, realizzò un fatto molto spiacevole.
"Rechet, guarda dietro alle macerie..."
"Sì... se le spostiamo in modo troppo brusco..."
Un piccolo ragazzo intervenne: "Vi prego salvate mio nonno"
Il ragazzino aveva le squame verdi, con due occhi gialli da serpente.
Lo stesso aspetto lo aveva anche il nonno, il quale però aveva due piccole corna ricurve e le squame meno lucide di quelle del giovane.
"Rechet, come lo liberiamo da lì sotto?"
"Un problema alla volta Alyiah!"
"E' lo stesso problema, Rechet! Se muoviamo le macerie sotto la botola, possiamo liberare i rol, ma rischieremmo di far crollare quelle travi sul nonno di questo bambino"
"Sì e se non lo facciamo i rol rischiano di restare lì bloccati. Tranquilla detective, ci vedo ancora"
"Soluzioni?"
Rechet si tenne le mani sulla testa, premendo sulle tempie e massaggiando avanti ed indietro.
"In ogni caso, sia che le spostiamo sia che non le spostiamo, il vecchio morirà comunque"
"Sì, ma noi non lo lasceremo morire"
"E come hai intenzione di fare? Hai per caso qualche incantesimo strabiliante da tirare fuori?"
"State tranquilli" intervenne il vecchio serpentoide "Se ci sono delle vite che possono ancora essere salvate, allora potete tranquillamente proseguire"
"Nonno, ma cosa dici?" rispose il nipote con le lacrime agli occhi.
"Nipotino mio, stai tranquillo" rispose prendendogli la mano "Io ho già vissuto la mia vita. È arrivato il momento per me di farmi da parte da questo mondo."
Il piccolo scoppiò a piangere ed urlare, mentre il nonno lo consolava accarezzandogli il capo.
"Fate quello che dovete"
Rechet prese un pezzo di carta e con una penna nera, ci disegnò sopra il simbolo esplosivo di Alyiah.
"Dove hai preso quella?"
"L'ho fregata ad Orwa quando ci siamo combattuti al porto"
"Davvero lo dobbiamo fare Rechet?"
"Non abbiamo altra scelta" rispose il ragazzo in modo definitivo, poggiando il foglio sulle macerie che ostacolavano l'apertura della botola.
In quel momento, un'idea assalì Alyiah. Si ricordò del tombino da cui aveva parlato con Luara, poi l'esplosione del tetto nella battaglia tra Rechet ed Orwa ed infine, ad una buca che vide molto tempo fa, nella sua città di origine. Sua madre le raccontò che la buca, fu creata a seguito di un'esplosione sotterranea. Dalla buca si poteva accedere all'acqua delle falde e fu intorno ad essa, che si creò la città di Seil.
"E se facessimo esplodere la strada?"
Rechet si girò di scatto verso la ragazza, guardandola con stupore e confusione.
"Sappiamo che la tana dei Rol è molto più grande di ciò che avevamo visto. Il che significa che sotto di noi c'è una vasta rete sotterranea abitabile. Ora, abbiamo anche visto un tombino, da cui Luara poteva addirittura parlare con noi."
"Ciò significa che lo spessore del terreno tra la superficie ed il sottosuolo non è nemmeno così grande" intervenne Rechet, con gli occhi illuminati.
"Rechet, possiamo far saltare in aria il terreno. Possiamo aprire un passaggio per i rol in superfice. Dobbiamo solo avvisarli ed assicurarci che nessuno finisca nel raggio dell'esplosione"
"E come li tiriamo fuori?" aggiunse Rechet.
Alyiah si guardò attorno cercando una fune o una scala, ma aveva un'idea migliore.
"Useremo Rosa e li porteremo uno ad uno quassù"
Rechet strappò violentemente il foglio dalle macerie e corse immediatamente verso Luara.
"Rechet aspetta!" disse facendo fermare il ragazzo "Nessuno deve restare ferito. Non dobbiamo sbagliare sta volta"
Il ragazzo annuì, riprendendo la corsa per proseguire il piano.
Alyiah sentì tirare il suo vestito da dietro. Era il bambino, alto quanto lei e con gli occhi gialli fluorescenti.
"Mio nonno morirà?"
"No, i Rol sono persone forti e robuste. Quando li liberemo, ci aiuteranno a liberare in sicurezza tuo nonno, stai tranquillo" disse poggiando le sue mani sulle spalle del bambino.
"Secondo te chi è stato a causare tutto questo? E perché? Cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo?" chiese piangendo.
Alyiah era assalita dai sensi di colpa. Nonostante le parole di Rechet, sapeva bene di aver avuto un ruolo in tutto quel disastro. Non era quello il suo obiettivo, lei voleva assicurare ai bambini della sua età un futuro migliore. Non voleva deludere i suoi cari e la sua famiglia eppure, tutto ciò che faceva, sembrava solo metterli in guai seri. Per la prima volta, Alyiah si sentiva un pericolo per chi la circondava.
"Chiunque sia stato, la pagherà cara. Non mi interessa come e perché, chi ha causato l'esplosione e distrutto la mia città la dovrà pagare" disse il bambino passando da un tono più lieve ad uno più aggressivo.
Alyiah guardò sconvolta e spaventata il bambino, finché non venne richiamata all'attenzione da Rechet.
"Alyiah! Noi siamo pronti! Porta qui Rosa così possiamo proseguire col piano!"
Prima di correre dalla cavalla, Alyiah si girò verso il bambino e disse: "La città di Ulma avrà giustizia, giuro che rimedierò agli errori che ho commesso. Te lo prometto"
Il bambino rimase leggermente confuso, limitandosi a ringraziare la ragazza.
Alyiah arrivò da Rosa, ricordandosi che Rechet l'aveva spenta con un comando vocale.
"Apriti!" esclamò ad alta voce.
La cavalla però non rispose, fredda e spenta, con gli occhi grigi puntati sulla ragazza.
Forse dovrei usare il contrario della parola che aveva usato Rechet per addormentarla.
"Svegliati!" esclamò ad alta voce. Ma non successe nulla comunque, come un sasso, la cavalla rifiutava di dare un minimo segno di vita.
"Oh andiamo! Non ne capisco nulla di questa roba..." Alyiah rimase per un minuto a fissare la cavalla e pensò.
Forse dovrei provare ad essere un tantino più gentile?
"Svegliati per favore..."
Il silenzio più totale da parte della cavalcatura.
"Svegliati ti prego..."
Arresa, Alyiah provò ad avviarsi vero Rechet per chiedergli consiglio, quando notò che sotto al nome di Rosa, sul dorso della cavalla, c'era inciso un piccolo messaggio.
Per te e per il tuo amato, sperando possiate passare su di lei, i momenti più belli e felici della vostra vita ed ammirare i panorami più belli del Nido.
Firmato: P.
PS. È una cavalla molto sensibile. Trattatela con gentilezza. Adora molto le coccole.
Alyiah ritentò nuovamente, abbracciando e accarezzando il muso della cavalla tenendo gli occhi chiusi.
"Svegliati"
I circuiti di Rosa cominciarono nuovamente ad illuminarsi di blu e con gli occhi più vivi che mai, aprì le ali maestose nell'aria.
Alyiah portò la cavalla vicino a Rechet, il quale fece cenno alla ragazza di fermarsi. Più in là c'era il foglio con su disegnato il simbolo esplosivo piazzato sul terreno, solo ed isolato dal mondo.
"Un giorno mi spiegherai come hai fatto ad imparare quell'incantesimo solo guardandomi usarlo"
"Scherzi? La vostra magia è così facile, dai database dicevano che era una delle più complesse conosciute" disse ironizzando sull'ultima frase.
"Dai, vediamo cosa sei in grado di fare. Hai già avvisato i rol?"
"Ovviamente, ora lasciami contare. 1... 2... 3!"
L'esplosione fu così violenta, che l'onda d'urto fece barcollare anche i due ragazzi. Verso il cielo si ergeva una grossa colonna di fumo, il terreno martellava sotto i piedi di chi stava in superfice e i rol nel sottosuolo, abbracciavano i figli per rassicurarli dallo spavento causato dal forte boato.
L'esplosione lasciò un enorme buca, i cui detriti si ammassarono tutti al centro, impedendo ai rol di passare.
Rechet scivolò sui detriti, cercando un punto per parlare coi rol.
"Hey, mi sentite? Ascoltate, i detriti non ci permettono di passare, quindi farò esplodere nuovamente il muro di macerie ma voi dovete stare indietro. Se avete capito colpite questa roccia due volte!"
Come risposta, un rol batté la roccia con un bastone per due volte di fila ed intimò ai suoi connazionali di allontanarsi.
Rechet disegnò il simbolo esplosivo sulla roccia, la quale si frantumò in mille pezzettini qualche secondo dopo essersene allontanato.
I musi lunghi e sporchi dei rol iniziarono a sbucare uno dopo l'altro dalle macerie. I rol sopravvissuti ringraziavano Rechet man mano che uscivano.
Uno di loro intervenne: "Chi è in grado di scalare le macerie raggiunga la superfice! Anziani e bambini invece verranno scortati dal cavallo volante fatto di ferro!"
"Si chiama Rosa" rispose Rechet.
Piano piano, tutti incominciarono a riemergere dalle tenebre, riabbracciandosi più forte di prima.
Tra i rol, molte furono le figure che Rechet ed Alyiah ancora ricordavano di aver incontrato giorni prima. Tra questi, il vecchio rol, che appena sceso dal cavallo, si diresse verso Alyiah.
"Grazie per averci salvati, figlia mia"
"Non deve ringraziarmi. Ho fatto quello che dovevo"
"Mmh, capisco. Ti senti in colpa perché credi che tutto questo sia una tua colpa. Puoi stare tranquilla, nessuno ti incolpa per questo"
Alyiah, stupita, rispose: "Ma sono stata io a causare questo! Se non fossi venuta in città-"
"Al momento saremmo ancora schiavi dell'impero. O meglio, siamo ancora loro schiavi. Ma con la rivolta popolare, abbiamo piantato i semi della ribellione. Non pensare che ciò che hai fatto qui sia stato inutile. Una cosa simile non passerà inosservata ed influenzerà i tempi a venire"
"In meglio o peggio?"
Il vecchio rol sorrise, addolcito dall'innocenza e dalla cecità della bambina.
"Vedi quel vecchio serpentoide e suo nipote? Quella è una specie chiamata spiti. Noi e loro non siamo mai stati in buoni rapporti, in realtà dovrebbero essere nostri nemici naturali. Eppure in questo momento ci stiamo aiutando come fossimo fratelli."
"Dove vorrebbe arrivare?"
"Nemici che diventano amici aiutandosi l'un l'altro. In questo momento noi abbiamo subito delle perdite e abbiamo già i nostri feriti di cui preoccuparci, eppure stiamo aiutando gli spiti col poco che abbiamo. Non credi che siano questi i momenti in cui gli esseri viventi dimostrano di possedere un'anima?"
"Penso di sì"
"Allora qual è la risposta alla domanda che mi hai posto prima?"
Alyiah fissò lo sguardo sulla terra, tenendosi la testa come segno di mal di testa.
"Avevo perso il controllo, non so cosa mi fosse successo. Grazie per il suo aiuto, vecchio rol"
"Io non ho fatto niente giovane Alyiah, la risposta è stata sempre davanti a te. Solo che hai scelto di non ignorarla."
Il ciondolo della ragazza cominciò ad illuminarsi nuovamente, questa volta lampeggiando ad intermittenza. Smise per qualche secondo, per poi ricominciare con lo stesso ritmo di pulsazione.
"Quel ciondolo mi preoccupa ogni secondo di più Alyiah" intervenne Rechet mentre bendava l'occhio di un rol bambino.
Luara, che nel frattempo lo aiutava a bendare i feriti, fu attirata dalla sequenza di lampeggi del ciondolo.
"E' un messaggio luminare... credo"
Sentendo la frase, Alyiah porse il ciondolo a Luara.
"Sapresti decifrarlo?"
"Posso provarci" rispose scettica
La rol tenne il ciondolo davanti al proprio viso, facendolo penzolare a destra e sinistra. Strinse gli occhi ed incominciò a tradurre il messaggio.
"Scappa! Lo sanno. Non venire. Sono qui..."
Alyiah si congelò alla pronuncia delle parole da parte di Luara, in quanto al posto della voce della rol sentii quelle di un'altra persona. La ragazza capii che era della madre il messaggio, cosa che la fece sudare freddo e tremare come un tavolo in pieno terremoto.
La ragazza corse verso la cavalla, ma fu fermata dal vecchio rol.
"Alyiah! Potrebbe essere pericoloso, se l'impero è stato a Seil è probabile che..."
"No, devo andare! Non posso lasciarli così, devo andare subito!"
"E' pericoloso!"
"Devo andare comunque, se abbandono il mio popolo avrò fallito. Non lo capisce? Devo andare..."
Rechet lasciò i medicamenti in mano a Luara e si diresse verso la ragazza.
"Andrò io con lei"
Il vecchio rol, scosse la testa e titubante replicò: "Fate attenzione..."
Il tempo che Rechet rimise apposto le sue cose a bordodi Rosa, la fece subito ripartire, prendendo il volo verso il cielo azzurro,che già Alyiah dall'ansia e dalla preoccupazione, cominciò a vedere di colorerosso.
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