Alyiah sedeva su una roccia, affacciata al mare aperto. Stringeva forte il suo ciondolo, mentre recitava una preghiera nella lingua Farir. Ringraziava i suoi antenati di averle dato la forza di raggiungere la Stella del mattino e di aver salvato il suo nuovo amico.
Successivamente si alzò e con sguardo fiero guardò il cielo, appellandosi al suo popolo.
"Mamma, sciamano Izbul, tornerò sana e salva, promesso. Non c'è niente che possa fermarmi adesso"
Poi si avviò verso il faro, dove la attendeva un'amara verità.
"E ora come le dico che la luce del cielo è solo un faro molto potente?" pensò Rechet scompigliandosi i capelli.
"Questa non ci voleva, ora dovrà ricominciare la sua ricerca da capo. No un momento, non siamo ancora sicuri che qui non ci sia la Stella del mattino, forse il vecchio non ne sa nulla o forse ci nasconde qualcosa" Rechet tenne il mentre fra il pollice e l'indice.
"Quel vecchio aveva detto di essere stato alla parata delle fiorde, ma quegli uccelli mastodontici non esistono più da tempo su Marley."
Rechet si ricordò un articolo risalente ad un paio di anni fa. L'articolo si intitolava Il ricordo della parata delle Fiorde. Una tradizione estinta da quattro secoli.
"Anche supponendo che quel vecchio avesse assistito all'ultima parata, significherebbe che ha più di 400 anni..." pensò con aria sconvolta.
Doveva riferirlo ad Alyiah? O tenerselo per sé? Prima o poi lei l'avrebbe scoperto, eppure Rechet temeva la reazione della bambina.
Si alzò, salendo lungo le scale a chiocciola per riprendere la scatola contenete la foto, l'anello ed il biglietto.
Notò però, in cima allo sgabuzzino, un grosso libro intitolato: "I racconti del Nido".
Il libro era pieno di polvere e fuliggine, come se qualcun avesse provato a bruciarlo senza successo.
Prendendolo in mano, Rechet notò che la manifattura era di tutt'altro livello. All'aspetto sembrava fragile e leggero, ma in realtà era molto solido e pesante.
Era un libro molto particolare, il corpo di colore blu, adornato con placcature in acciaio bianco ed i simboli sulla copertina di color nero pece. Sul libro erano incastonati lo stemma di un corvo, di un gufo e di un albero.
"Questo è inquietante" pensò Rechet
Le pagine del libro erano molto ruvide, esattamente come la corteccia di un albero, ma allo stesso tempo i fogli erano leggeri e maneggevoli come piume.
C'era solo un problema, le pagine del libro erano vuote.
"Tutta questa immaginazione e queste cazzate per un libro vuoto? È proprio vero che un libro va giudicato dalla copertina" pensò prima di porlo dentro al proprio zaino.
Ci pose dentro anche il contenuto dello scrigno, curandosi di non lasciare tracce.
La porta del piano inferiore si aprì e Rechet, scese per le scale, osservando silenziosamente chi fosse rientrato.
La voce di Alyiah rassicurò il ragazzo, che si mostrò subito a lei per confermare la sua presenza.
"Alyiah, dobbiamo parlare, ma voglio che prima tu mi ascolti" disse il ragazzo frettolosamente.
"Così mi spaventi, cos'è successo e dov'è il vecchio custode?" rispose la ragazza.
"Alyiah, perché il tuo popolo crede che la luce del cielo sia collegata alla Stella del Mattino?"
La ragazza, presa alla sprovvista, si ritrovò senza risposta alla domanda fattale da Rechet.
"Perchè lo chiedi?"
"Prima rispondi alla mia domanda"
La ragazza si guardò attorno e rispose: "E' scritto nella profezia del libro dei Farir"
"Quale libro?"
"Un antico libro, si dice che sia in grado di prevedere il futuro e che mostri gli eventi più importanti della storia del Nido"
Rechet prese dallo zaino una tavoletta fatta di vetro. Alyiah non seppe riconoscere il congegno. Il popolo di Rechet lo chiamava Mablet, un dispositivo con la funzione di computer, ma molto più piccolo e maneggevole di quest'ultimo.
"Il vecchio mi aveva detto che l'ultima volta che era stato a Marley, era per la parata delle fiorde"
Rechet fece vedere sullo schermo la foto di un uomo ed accanto ad esso, si trovava un enorme volatile dal becco ricurvo e le piume brune, quattro volte più alto dell'uomo ritratto.
"Questa è una fiorda. La sua specie si estinse quattro secoli fa e così anche la parata. Come può aver assistito ad un evento simile se non esiste da più di quattrocento anni?"
"Cosa c'è di strano?"
"Alyiah quanti esseri umani hai incontrato nella tua vita? Bhe, io tanti ed il più vecchio che ho incontrato ne aveva 120"
"I Farir possono viverne mille, non ne sono così stupita"
"Sì ma lui non è un farir, Alyiah. È un fottutissimo essere umano e ci nasconde qualcosa"
Alyiah pensò per un attimo e poi rispose: "Rechet, magari ti stai sbagliando" sospirò continuando: "E anche se fosse vero, mancano poche ore per andarcene dall'isola"
Era il momento per Rechet di dire la verità ad Alyiah, ma lei gli avrebbe creduto dopo averlo visto così paranoico? Rechet pensò che forse era il caso di mostrarle qualche prova concreta prima di avanzare accuse.
"Rechet, perché il tuo zaino è più pieno del solito?"
Il guanto di Rechet non funzionava più, non poteva ancora utilizzarne il potere per usare il deposito dimensionale. Doveva per forza mettere tutto nello zaino, anche ciò che poco prima, aveva rubato.
"Rechet, che cosa hai preso?" chiese la ragazza seccata.
"Ascolta, posso spiegare..."
"Rechet, brutto idiota, non puoi andare in giro a rubare gli affari altrui!"
Alyiah si gettò sullo zaino del ragazzo ed afferrò il libro dalla copertina sgargiante.
Rechet si girò per riprendersi il libro ma la ragazza si allontanò da lui.
"Non ti permetterò di rubare all'uomo che ci ha salvato la vita"
"Non l'ho rubato, l'ho solo preso in prestito!"
"Ah, è così che si dice ora!"
Alyiah salì per rimettere lo zaino al suo posto e fu in quel momento che Rechet realizzò di aver commesso un errore.
"Ora non si fiderà più di me, bella mossa Rechet" pensò il ragazzo tenendosi la mano sulla fronte.
Pensò che la ragazza era oramai arrabbiata con lui ed esitava ancora a raccontarle la verità sul faro.
Alyiah camminava a passo d'uomo, col fumo che le usciva dalla testa.
"Che stupida che sono stata. Mi sono davvero fidata di un ragazzo che ho conosciuto qualche giorno fa?" pensò colpendosi sulla fronte.
Poi disse fra sé e sé: "Mamma aveva ragione, non puoi fidarti di una persona finché non la vedi come si comporta quando non c'è nessuno in giro."
La ragazza entrò da una porta, che portava verso un lungo corridoio sotterraneo.
"Anche se questo posto è davvero strano, ci credo che Rechet fosse sospettoso. Dove porteranno queste scale?"
Il fondo del corridoio era nero come il vuoto cosmico, ma Alyiah conosceva un incantesimo capace di farle luce. Prese un piccolo pezzettino di carta e ci disegnò sopra un simbolo a forma di lucciola.
Il foglio si dissolse in un cumulo di sabbia ed a mezz'aria, scoppiò una scintilla luminosa.
"Un altro trucco dei Farir che ti torna utile quando entri in posti non adatti ad una bambina"
La ragazza camminava lungo il corridoio, la cui ombra si dissolveva ogni volta che entrava più in profondità.
"Forse sono stata troppo dura con Rechet, ma come avrei dovuto reagire? Rubare nelle proprietà altrui è sbagliato"
Ma più marciava e più, la ragazza, notava che i muri cambiavano aspetto, prima di marmo, poi di un materiale più duro e solido.
Si trovò faccia a faccia contro una porta solida e robusta.
"Sono sicura che un'esplosione non basterebbe. Mi ricorda molto il ferro, ma è... diverso"
"E' Ranzanite"
Alyiah saltò dallo spavento quasi strozzandosi con la saliva. "Rechet non... sbucare così dal nulla o rischio di ucciderti"
"Tu piuttosto, cosa ci fai qui sotto?"
"Cercavo di rimediare al tuo pasticcio"
"Ma di che parli? Guarda che il libro l'ho preso dal ripostiglio al piano di sopra. Dai torniamo sù, non vorremmo farci beccari qui sotto"
"Disse il cleptomane"
"Non sono... Alyiah perché sei venuta qui sotto?"
La ragazza sbattè gli occhi ripetutamente, restando a bocca aperta esalando solo una fiacca vocale.
"Non lo so... io... mi ci ha portata questo libro credo"
"Alyiah... questa è la porta per una sala di controllo"
"Una cosa?"
Rechet non potè più tenerlo nascosto alla ragazza, doveva dirle la verità. Forse il libro l'aveva portata lì o forse la ragazza si era distratta, ma decise che era il momento di metterla di fronte alla realtà.
"Alyiah, ti avevo chiesto perché i Farir credevano che il faro fosse legato alla Stella del Mattino, perché credo sia una falsa profezia"
La ragazza alzò la voce e riprese Rechet: "Di che parli? E' impossibile, tutte le profezie finora si sono avverate!"
"Puoi credere a tutte le favole che vuoi, ma il custode mi ha detto cos'è veramente questo posto. Alyiah ti sei chiesta perché qui ci sia un faro, se a detta del custode non passa mai nessuna nave? E perché finora secondo te nessuno ha mai raggiunto fisicamente l'isola di Elda?"
Ad Alyiah si spalancarono gli occhi e rispose: "Lo... sciamano ci ha sempre detto... che l'isola era protetta da una barriera invisibile"
"Una barriera invisibile o una barriera che rende invisibili? Perché noi che veniamo dallo spazio, una tecnologia simile la abbiamo, è solo curioso come lui sia riuscito ad alimentarla per tutto questo tempo"
"Rechet cosa stai cercando di dirmi?"
"Forse oltre quella porta c'è la risposta"
Rechet si avvicinò ad una piccola tastiera vicino alla porta e la aprì con un piccolo arnese di metallo. Poi scollegò e ricollegò dei fili, maneggiandoli come fossero spaghetti. Improvvisamente, un piccolo tonfo provenne dalla porta, la quale iniziò ad aprirsi verso l'esterno.
L'interno della stanza aveva un aspetto molto moderno, tipico delle navicelle spaziali. Al centro si trovava una poltrona, su cui era incorporata una serie di pulsanti.
Rechet premé il rosso e come le stelle di notte, le luci all'interno della sala iniziarono gradualmente ad accendersi.
"Cos'è questo posto?" chiese confusa la ragazza.
"Questa, Alyiah, è una sala di controllo. Il faro è una struttura che non ha lo scopo di aiutare le navi ad orientarsi, ma che aiuta delle creature nello spazio. Creature chiamate balene spaziali."
I pezzi del puzzle iniziarono a ricomporsi lentamente nella mente di Alyiah, la quale dovette sedersi per terra a riflettere sulle nuove informazioni di cui era venuta a conoscenza.
Rechet la fissò per un attimo, per poi rivolgere lo sguardo verso il pavimento e guardarsi il palmo della mano. Dopo un attimo di silenzio, strinse il pugno e si rivolse alla ragazza.
"Non è finita Alyiah! Possiamo ancora cercare!"
Alyiah si alzò, in lacrime e replicò: "No. Non possiamo, se non è qui dove altro dovrebbe essere?"
Rechet rimase senza parole.
"Cosa dirò ora al mio villaggio? Pensavo... io credevo... non sarò più in grado proteggere la mia gente Rechet capisci?"
"Alyiah!" la riprese Rechet "Anche se tu avessi ottenuto la Stella del mattino, mi spieghi in che modo ti saresti aspettata di sconfiggere un impero così avanzato?"
Ogni volta, Alyiah si trovava senza alcuna risposta alle domande di Rechet. Non perché lei non se le fosse mai porse, ma perché decise di ignorarle.
La più grande paura della ragazzina era deludere i propri cari, fallire nel proteggere coloro che amava. La risposta alle domande di Rechet era ovvia ma troppo dura per Alyiah da accettare.
Per tutti quegli anni la bambina si convinse di poter sconfiggere da sola un impero secolare con un potere che nemmeno lei comprendeva o che a quanto vide, forse nemmeno esisteva.
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