La città delle ingiustizie


Rechet e Alyiah arrivarono all'ultima tappa indicata dalla mappa dello sciamano Izbul, la costa delle sabbie piangenti. Dove si trova la piattaforma del portale per l'isola di Elda.

Si sentiva già la fresca brezza del mare, che dolcemente muoveva il vestito strappato di Alyiah. Lungo la costa camminavano dei piccoli esserini dotati di chele grandi quanto un masso, che macinavano le conchiglie, mangiandole.
Il mare era calmo, al contrario di quanto diceva la leggenda della strega oscura che maledì la costa con un sortilegio, che l'avrebbe condannata ad una tempesta eterna.
Era strano, perché Alyiah vide la spiaggia quando era ancora piccola, insieme allo sciamano Izbul di nascosto.

La costa era immersa dall'acqua, il forte vento spazzava via la sabbia ed era difficile che un qualunque essere vivente ci si potesse addentrare.
I cieli tuonavano e solo in quella parte del deserto, c'era la tempesta.
Quel giorno invece, mentre i due camminavano lungo la sabbia bagnata, sembrò non esserci nessuna maledizione.
Inoltre, non trovarono il portale nel luogo designato dallo sciamano.

Alyiah teneva una mano sulla testa.
"Sicura di non aver sbagliato costa?" disse Rechet alzando gli occhi al cielo.
"No, non è possibile" disse mentre apriva la mappa. "Il posto è questo, guarda, dall'altra parte del deserto c'è la città costiera di Ulma"
"Allora perché non si vede traccia del portale?"
Alyiah non seppe rispondere. All'improvviso sentì caldo, iniziò a sudarle la fronte e si girava a destra e a sinistra, speranzosa di trovare indizi.
"Dev'essere qui, lo sento" pensò.

"Alyiah" disse Rechet, svegliando la ragazza poggiandole la mano sulla spalla.
"Stai tranquilla, dev'esserci di sicuro una spiegazione"

I due non notarono una cosa. Dall'altra parte della costa c'era un enorme buco. Non si poteva notare in quanto la sabbia lo colmò nei giorni scorsi. Ma qualcosa lì, c'era di sicuro ed era stato portato via solo di recente.

I due ragazzi abbandonarono la costa, a bocca asciutta. Camminavano nel silenzio più totale, mentre Alyiah squadrava la mappa pezzo per pezzo.
"Sai, in tutto questo ancora non ho capito cos'è questa stella del mattino" disse Rechet tenendo le mani incrociate dietro la testa.
Alyiah lo guardò triste e rispose: "Sin da quando ero piccola, mi dissero che la stella del mattino era un potere millenario. Si sa che veniva tramandato di generazione in generazione, però non si sa esattamente cosa sia. Lo sciamano mi ha detto che quel potere mi avrebbe permesso di sconfiggere l'oscurità"
Rechet la guardò per qualche secondo, per poi voltare lo sguardo verso la città.
"Perché non andiamo lì?"
Alyiah si girò di scatto verso Rechet ed esclamò: "Ma sei pazzo! Guarda che quello non è un posto per noi!"
Rechet rimase perplesso. La città era circondata da una cinta di mura ed all'estremo, si trovava un porto dove barche e strane creature grandi quanto una chiesa, ormeggiavano.
"Cosa potrebbe avere di strano quella città? Guardala sembra bellissima"
"Come fai a dirlo se è ricoperta da mura alte dieci metri?" chiese scettica la bambina.
Rechet sorrise a denti stretti.
"Ah, ho capito, non vuoi camminare per altre ore sul deserto"
Rechet poi scattò sul posto, facendo un sorriso di felicità.
"Però, questo non è possibile"
"Perché no? È una cazzo di città portuale Alyiah"
Alyiah diede due colpi di tosse sul pugno e disse: "Prima di tutto, il linguaggio. Secondo, quella non è solo una città portuale. Vedi, nel nostro mondo la schiavitù è una cosa ricorrente e quasi normalizzata. Quella è la città di Ulma, in cui vengono buttati schiavi, criminali e persone che appartengono a qualche minoranza considerata impura. Passano lì tutta la loro vita, costretti ai lavori forzati nelle miniere di Zro."
"Zro?!" chiese Rechet sorpreso.
"Sì, perché? Sai cos'è?"
"Non mi è nuovo il nome. Credo che venga estratto anche in altri pianeti, ma non ne sono sicuro"
"Non lo so, ma una cosa è certa, non viene usato dall'impero. Viene estratto e poi trasportato dai draghetti piumati. Volano lungo il deserto nero e poi, spariscono"
Rechet poggiò il mento tra l'indice ed il pollice e fece diversi versi mentre pensava. "Non sei curiosa allora di scoprire qualcosa a riguardo?"
Alyiah lo guardò dall'alto in basso e gli disse: "Certo che no, ho la mia missione da compiere"
"Oh andiamo, non hai trovato il portale giusto? Magari lì troverai ciò che cerchi"
Alyiah lo guardò confusa ed esclamò: "E come pensi di entrare lì idiota?! Ti serve un lasciapassare"
"Allora, per prima cosa, il linguaggio" Alyiah tirò a Rechet uno sguardo assassino facendo una smorfia. "Seconda cosa, io ho un piano" disse convinto tenendosi la mano sul petto.
"Qualunque cosa sia Rechet, no. Assolutamente no"

E fu così, che Alyiah si trovò costretta e seguire il piano del ragazzo. Era lei a tenerlo in ostaggio, eppure si vedeva costretta a seguire quell'imprudente.
"Cos'ho fatto di male nella mia vita?" si chiese scettica, mentre si trovava dentro ad un carro che trasportava patate.
"Shhh, così ci farai scoprire, resta sotto le patate e non fiatare"
Il carro era ricoperto da un telo, che nascondeva tutta la merce. Alyiah notò che le patate non erano così fresche. Il luogo era umido e puzzolente, avvolte si intravedevano alcuni insetti che mangiavano la buccia delle stesse.
"Danno sta roba alla gente di questa città?"
"Te l'avevo detto, qui si trovano gli schiavi e i criminali, tutta gente che l'impero considera "emarginabile""
Si sentì fuori il verso di un orin, esseri dotati di mascelle molto definite e dalla grassa corporatura. Il carro all'improvviso si fermò e all'esterno, si sentirono delle voci.
"Cosa ci porta oggi mercante?" Il tono di voce era piuttosto arrogante, altezzoso, accompagnato da una risata.
"Zitto Khaq, dobbiamo portare velocemente queste patate alle mense, prima che ci sia una rivolta per il cibo"
"Vha, non pensavo ti interessasse così tanto la vita di questi esseri inferiori. In questa città c'è solo la feccia dell'impero, sono fortunati se sono ancora vivi" disse ridendo ancora.
"Può entrare mercante, buona giornata"
"bUoNa gIoRnAtA" disse Khaq ridendo.

Vha vide un pezzo del vestito di Alyiah, attaccato ad uno spigolo. Restò un attimo a bocca aperta, finché l'amico non lo risvegliò.
"Hey fratello, che hai oggi?"
Scuotendo la testa rispose: "Niente, sono solo stanco"
"Ricordati che siamo Krugs. Noi camminiamo sempre a testa alta."

I Krugs, erano la specie dominante del pianeta. "I diavoli del deserto" li chiamavano gli antichi letterari.
Esseri umanoidi, dotati di due corna di montone possenti, dalla carnagione rossa e gli occhi gialli come il sole.
Molto resistenti, dal carattere ribelle, sono coloro che attualmente dominano gran parte del continente col potere del loro imperatore.

Una volta scesi dal carro, dietro ad un vicolo buio, i due parlano col mercante.
"Ora sono libero dalla maledizione?"
"Sì caro mercante, grazie mille per l'aiuto che ci hai fornito" disse Rechet poggiando la sua mano sulla spalla dell'orin, col sorriso più ipocrita che esista.
"Sappi che se quella bambina è tua sorella, è una pazza psicopatica. Addio, spero di non rivedervi più" disse l'orin spaventato, cavalcando verso l'uscita della città, verso una nuova meta.
"Ha funzionato" disse Rechet estasiato.
"Ora siamo fregati" disse Alyiah guardandosi intorno. "Come dovrebbe continuare il tuo piano?"
"Be' in realtà si fermava al punto in cui il mercante, dopo averlo minacciato con la stessa maledizione con cui mi minacciasti tu, ci porta in città"
"Quindi fammi capire, siamo in un campo di concentramento fatto città, circondati da criminali e soldati Krugs, senza nessun piano!" disse sussurrando con tutta la sua rabbia in corpo.
"Esattamente" rispose allegramente.
"Dovrei attivare quella maledizione ora"
"Ma, non lo farai, perché sei una brava bambina"
Alyiah lo guardò a bocca aperta e con lo sguardo spento disse: "Avrei dovuto lasciarti morire schiacciato da quella città"

I due, così, esplorarono la città, uscendo man mano dal raggio visivo dai soldati Krugs di pattuglia, non era difficile notarli, occhi gialli come le fiamme del sole.
Armature dall'aspetto demoniaco, camminavano fieri e possenti, mentre gli altri si fermavano con la testa abbassata a salutarli.
"Perché l'assemblea interstellare ha ignorato del tutto questo pianeta? Eppure tutto ciò viola interamente l'ordine generale 97 e 72"
"Ma di che stai parlando?"
"Cosa? No, parlavo tra me e me"
"Assemblea cosa?"
Alyiah rimase parecchio confusa dal borbottio di Rechet, ma decise che sarebbe stato meglio chiedere spiegazioni più tardi.

"Allora sei stato tu eh? Lurido essere ripugnante, tornatene dal buco da cui sei venuto"
Lungo la strada principale del mercato, si sentivano i rumori di calci e ossa rotte. Sembrava che qualcuno stesse martellando un manichino. A terra si trovava a un rol, esseri umanoidi dalla pelle bluastra, molto bassi di statura dagli occhi di serpente e la lingua affilata.
Un soldato Krugs, lo stava prendendo a calci all'addome, portandolo addirittura a sputare sangue.
"Confessa, tanto sai che in tribunale non avrai alcuna speranza quindi confessa qui il tuo crimine"
Tra la folla, una piccola rol cercò di intervenire, per difendere quello che doveva essere suo padre.
"Non fargli del male, ti prego" disse disperata, prima di venire buttata a terra.
"Non interferire ragazzina o toccherà anche a te"
Alyiah e Rechet guardavano la scena da un banco del pesce, gestito da un anziano rol.
"Devo andare ad aiutarli!"
"No, Alyiah aspetta!"
Alyiah stava per attraversare il bancone quando fu fermata dall'anziano rol che le disse: "Non farlo, ti uccideranno"
"Ma... non possiamo non fare niente"
"Lascia fare a me"
Il vecchio si mise a camminare col suo bastone in legno e si mise vicino al rol brutalizzato.
"Signore la prego, ci dica come possiamo aiutarla. Cosa le è stato rubato di preciso?"
L'anziano rol parlava in modo molto pacato, portando sul viso un mezzo sorriso cortese.
"E perché dovrei rispondere a te? Vecchi-"
"Perché magari ciò che cerca è stato rubato da qualcun altro e noi possiamo aiutarla a trovarlo"
"Ma mi prendi in giro? Va bene, è un medaglione, grande quanto una moneta attaccato ad una catena d'argento"
"Com'è sicuro che è stato quest'uomo a rubarglielo?"
"Lui era addetto a pulire il mio cavallo, quindi poteva essere l'unico ad averlo rubato"
"Capisco..." disse il vecchio rol, pensando.
"Hey, ma che stai facendo? Mi stai prendendo per il culo brutto vecchio?"
"Non mi permetterei mai soldato. Mi chiedo solo perché non l'abbia semplicemente perquisito"
"Ma mi stai facendo l'interrogatorio?"
"Mi dica, è sicuro di non averlo perso? O forse ha usato la storia del medaglio come scusante per attaccare quest'uomo indifeso?"
"Mi dai anche del bugiardo? Hai superato ogni limite, la tua vita finisce qui" disse il soldato krug, mentre tirava la spada dalla fodera. Seghettata, quella spada era in grado addirittura di danneggiare l'acciaio ed il soldato era pronto ad usarlo contro un rol anziano.
Alyiah si preparò con la sua penna, pronta a lanciare una pietra esplosiva contro la sua testa.
La mano del soldato però, si fermò dopo che un altro soldato lo chiamò.
"Orwin, ti è caduta questa mentre andavi al porto"
Il soldato tirò fuori dal taschino il medaglione con la catena d'argento.
"Dovresti fare più attenzione alle tue cose, perdi sempre tutt-. Perché hai la spada sguainata?"
Il soldato Orwin desisté e decise di rinfoderare l'arma. "No, niente lascia stare. Non vale la pena perdere tempo con questa gente"
I due krugs abbandonarono il mercato, mentre il povero rol, veniva portato a farsi medicare le ferite.
"Nonno, rischiavi di farti uccidere" disse arrabbiata una giovane rol, la quale portava dei panni sporchi in un cesto e sulla sua testa, era avvolto uno straccio.
"E' andata bene. Non potevo lasciare che quel giovane morisse Luara. Abbiamo già perso troppi di noi"

I due ragazzi rimasero a guardare l'intera scena e Alyiah iniziò lentamente a realizzare che forse, le voci sulla città di Ulma e sulla criminalità fossero un po' ingigantite.
"Andiamo Alyiah, non è più sicuro qui, si sta facendo notte"
"E dove dovremmo andare? Non possiamo andare a quest'ora nel deserto Rechet, tu non hai idea di cosa gira su queste sabbie nelle notti vicine alla luna piena. E non possiamo nemmeno affittare un ostello perché ci scoprirebbero"
"Potreste venire da noi" intervenne il vecchio rol, facendo saltare i ragazzi dalla paura. "Scusate se sembro così minaccioso" continuò scherzando.
"No, non è quello è che... l'abbiamo vista difendere quel rol. E' stato davvero coraggioso da parte sua"
"Be', modestamente ho solo cercato di risolvere pacificamente una situazione che avreste risolto voi con metodi un po' più aggressivi"
"E' lei la psicopatica qui e comunque non possiamo accettare, potreste ucciderci nel sonno"
"Fai silenzio Rechet, grazie" Alyiah tossì sul pugno e continuò: "Saremmo lieti di accettare la sua proposta"
"Io non ho accettato"
E senza indugio, Alyiah tirò Rechet dalle orecchie, trascinandolo sotto una botola dove si troverebbe la dimora dei lavoratori rol.



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