E' guerra!
Quel giorno, la distruzione di Ulma, il genocidio dei Farir ed il dispiegamento delle forze armate dell'impero, segnarono l'inizio di un'epoca. Su Ariah, i fragili equilibri delle nazioni rivali si spezzarono. Nelle settimane successive, i krug sarebbero riusciti ad impossessarsi delle nazioni ancora libere a nord del continente, trovando però resistenza da parte della nazione marina di Namia, l'unica apparentemente in grado di contrastare i poteri elementali dell'imperatore e delle nuove tecnologie dell'impero.
Il genocidio dei farir non passò inosservato, dopo l'olocausto ai danni dei krugs, è uno dei più grandi massacri nella storia del pianeta. Scosse le coscienze e la sensibilità di diversi popoli, mentre altri rimasero omertosi, per paura che l'impero potesse fare a loro le stesse atrocità.
Ariah avrebbe visto una serie di cambiamenti poco etici avvenire sulla propria superfice. A non essere cambiata però, era la rabbia ed il rancore che coloro che avevano perso i propri cari, provavano verso l'imperatore. Tutta quella collera, si accumulava e si espandeva nel tempo diventando sete di vendetta, una vendetta insaziabile.
Alyiah, distrutta, piangeva su una roccia, che sporgeva dalle sabbie del deserto illuminate dalla luna. Passarono ore dalla distruzione di Seil ed il dolore nel petto della ragazzina non dava segno di cessare. Dopotutto, una bambina non dovrebbe vedere la propria madre morirle davanti agli occhi, è un'ingiustizia. Il mondo però è pieno di ingiustizie, la ragazza se lo ripeteva sempre, ma non agì mai di conseguenza. Non capii mai il vero significato della parola "ingiustizia" fino a quel giorno, pagandone il prezzo più alto.
Rechet non disse una parola, rimase accanto alla ragazza in silenzio, tenendole una mano sulla spalla finché non avrebbe smesso di piangere.
"Ti senti meglio ora?" chiese Rechet passandole la mano tra i capelli.
"Grazie per essere rimasto lì in silenzio senza dire una parola" rispose, sincera, la ragazza.
"Sono sicuro che se avessi cercato di consolarti mi avresti prego a pugni. Credimi, ci sono passato"
"E' colpa mia..." disse insistendo a darsi la colpa di tutto ciò che di brutto le succedeva attorno.
"Hey! Smettila con questa storia, chiaro?! Senti, se tu fossi una dea lo capirei, ma cosa avresti potuto fare?" chiese seccato il ragazzo.
"Non è per quello. Prima di partire, lo sciamano mi disse che se qualcuno fosse venuto con me avrei condannato il mio popolo alla distruzione. Sono stata io a farti venire con me e ne ho pagato il prezzo."
"Lo stesso sciamano che ti aveva detto che la stella del mattino si trovava su un'isola quasi deserta?"
Alyiah cercava ogni appiglio per incolparsi della morte dei suoi cari e le parole di Rechet le fecero capire, che in realtà stava solo cercando di negare a sé stessa il fatto che non è in grado di controllare tutto. Era questo quello che lei voleva, il potere di proteggere il prossimo. Quello di cui si era dimenticata è che non era una dea. Per lei Rechet era di esempio, sempre così spensierato, il tipo che "vive alla giornata" e che si rialza nonostante tutti gli errori che commette. Non lo vide mai piangere o disperarsi perché qualcosa è andato storto, Alyiah iniziò per la prima volta cosa significasse essere umani e le conseguenze che questo comporta.
"Cosa vuoi fare ora?" chiese il ragazzo mettendosi qualcosa sul taschino della giacca. La ragazza restò a fissarlo per qualche secondo, senza dire una parola. "Dubito tu voglia restare in questo posto a piangere per sempre, quindi qual è il piano ora?"
"Non lo so" rispose la ragazza tenendo lo sguardo fisso verso l'orizzonte "Forse dovrei semplicemente arrendermi all'idea che l'impero è invincibile e che io non ci posso fare niente"
Il ragazzo la guardò disinteressato e replicò: "Se lo dici tu, la ragazzina che ho conosciuto a Stoiss e che mi ha fatto sanguinare dal naso con un singolo pugno non l'avrebbe pensata così"
"Le cose sono cambiate" rispose stringendo i pugni "Ora è finita. Ho promesso a mia madre che l'avrei vendicata ma non è ho la forza. Ho dimostrato a tutti di essere debole."
Rechet sbuffò: "Bhe, io non resterò qui mentre tu ti auto-commiseri. Se ti serve il mio aiuto per vendicarti di quel bastardo dimmelo, altrimenti me ne andrò per la mia strada a cercare un modo per andarmene da questo pianeta caotico"
"Perché mi tratti così?" chiese la ragazza confusa.
"Cosa c'è? Sei tu che hai detto di non voler essere compatita, hai cambiato idea ora? Vuoi un abbraccio o cose simili?"
"Non capisco perché hai questo atteggiamento!" rispose aggressiva "Sembra che sia tu ad aver appena perso la madre"
"Bhe, forse è perché mi danno fastidio le persone che si piangono addosso e continuano a fare le vittime. Continui a dire che è colpa tua, solo per attirare l'attenzione e fare l'eroina problematica del cazzo"
Alyiah pensò che ciò che stava dicendo il ragazzo non aveva nessun senso, non comprendeva l'improvviso cambio di comportamento di Rechet. Però, anche lei ne aveva fino gola e decise di rispondere a tono.
"Io sarei la vittima? Sei tu quello che continua a cercare di ammazzarsi buttandosi nel pericolo alla cieca, perché si sente in colpa per la morte della propria ragazza!"
Le parole che uscirono dalla bocca di Alyiah non erano quelle di una bambina innocente, nemmeno il suo viso lo era. La sua faccia si annerì tutta e i suoi occhi sporgevano così tanto che si intravedevano i vasi sanguigni che sembravano sul punto di scoppiare.
Rechet non rimase in silenzio e rispose: "Che cosa?! Io mi sono buttato nel pericolo per aiutare te!"
"E perché? Qual è il motivo?"
"Perché mi avevi preso in ostaggio con una cazzo di maledizione!"
"Ma ti prego, lo sapevi perfettamente che era una farsa. Non esiste una maledizione simile"
"E io che ne sapevo?"
La ragazza prese un respiro profondo.
"Allora perché sei ancora qui? Potevi andartene da un pezzo invece continui ad aiutarmi."
Rechet rimase a bocca aperta, sapeva cosa avrebbe dovuto dire ma non ci riusciva, era come congelato. A malapena riuscì a pronunciare una parola quando dal cielo, una forma volante sparò verso Alyiah.
Rechet si sbloccò, spingendo la ragazzina fuori dal raggio d'attacco.
L'esplosione non prese Rechet in pieno, ma lo scagliò a diversi metri di distanza, facendogli perdere conoscenza.
La figura volante era un veicolo aereo krug, qualcosa che Alyiah non aveva mai visto finora. Tecnologie simili non si erano mai viste finora.
Il portone della nave si aprì dall'alto in basso ed uscirono due krug armati, con un sorriso sadico stampato sul volto.
Uno era più basso dell'altro, portavano entrambi un elmo che si adattava alla loro testa cornuta. Quello più alto si rivolse al più basso, indicandogli di andare a prendere la ragazzina.
A quel punto Alyiah era indecisa, era di certo arrabbiata con Rechet ma non lo voleva lasciare lì. Quando il krug aprì il fuoco, di nuovo con un'arma dalla tecnologia non compatibile con quella locale, si trovò costretta a ritirarsi.
Il krug più alto si avvicinò al ragazzo. Aveva la testa sanguinante e parte dei vestiti bruciati. Aveva perso i sensi, questo era certo, ma per il krug non era abbastanza. Aveva però ricevuto l'ordine diretto dell'imperatore di non uccidere nessuno dei due, ma solo di consegnarli nelle sue mani.
"Se fosse per me, umano, saresti già morto"
Mentre la voce del krug più alto era molto più grossa e demoniaca, quella del krug più piccola sembrava quella di un fastidioso folletto.
"Fermati ragazzina e forse ti consegnerò all'imperatore quasi intera"
Per quanto lei potesse correre, il krug era troppo veloce, riuscendo a raggiungerla e bloccarla in poco tempo.
"Non ti agitare, non costringermi ad usare questa" disse puntandole una pistola al collo. "Questi gioielli sono interessanti. Sono più veloci degli incantesimi e possono uccidere un uomo con un solo colpo. Non ho ancora avuto il piacere di testarli su un bersaglio vivente, quindi faresti meglio a non muoverti" le risate del krug erano così terrificanti e sadiche, che lasciarono la ragazzina pietrificata, facendole venire diversi brividi in tutto il corpo.
Il krug trascinò la ragazza fino alla nave.
"Finalmente abbiamo preso questa peste. Non riesco a credere che questo essere sia riuscito a causare tutto questo casino. Prima Stoiss, poi Ulma ed infine Seil"
"Anche tu sei un piccolo esserino, Kyon"
"Io però non causo la distruzione di tre città nel giro di 5 giorni. Sei stata brava ragazzina, hai combinato un bel guaio. Sei riuscita a distruggere una città antica, una città portuale tranquilla ed una città che non ha mai avuto conflitti con l'impero. Chiunque tu sia, ti soprannominerò Boomboom-girl"
Le grasse risate dei due krug, fecero aprire gli occhi a Rechet che aveva sentito tutto. Vide Alyiah non lo sguardo rivolto verso il basso, del tutto apatica, non piangeva, non dava segni di rabbia o frustrazione. Il suo sguardo era semplicemente congelato verso il basso, mentre le sue mani legate all'indietro.
"Siete dei bastardi" disse Rechet.
"Cosa?" replicò arrabbiato il krug più basso.
"Lascialo perdere" intervenne quello più alto
"No no, vediamo cosa ha da dire. Sentiamo umano, sfogati pure con noi"
Rechet strinse i denti e disse: "Siete solo due bastardi, la vostra frustrazione è così evidente. Probabilmente nell'impero non siete nessuno, forse solo gli ultimi degli ultimi, non sareste in grado di battere le reclute ed è per questo che vi mandano in giro a prendervela con bambini e persone disarmate."
Il krug basso diede un severo colpo in faccia a Rechet, facendolo cadere sulla sabbia.
"Dai uccidiamolo!"
"No, aspetta! L'imperatore lo vuole vivo"
"L'imperatore vuole degli umani, c'è già questa ragazzina. È vero che sembra un vegetale, ma meglio di nulla." Il krug più alto ci pensò un attimo. "Andiamo! Diremo all'imperatore che il ragazzo ha opposto troppa resistenza e che ci siamo dovuti difendere."
Alla fine il krug alto si arrese e disse: "Va bene, ma fai veloce. Un colpo diretto alla testa e andiamocene"
Il krug dall'enorme sete di sangue, puntò la pistola alla tempia di Rechet, che non riusciva a muoversi. Fremeva all'idea di uccidere, sembrava che la cosa quasi lo eccitasse. Si gustava la scena del ragazzo debole, che non poteva nemmeno reagire e gli diede un colpo col piede dritto sul naso. Poi premette col piede sul petto del ragazzo e mentre prendeva la mira, sbavava dalla bocca come un cane.
"Dai Kyon e muoviti! Uccidilo in fretta, smettila di eccitarti come un maiale e premi il grilletto" il krug alto si avvicinò alla ragazza "Dai ragazzina è il tuo giorno fortunato, sei sopravvissuta alla morte due volte. Però sono sicuro che con ciò che ti farà l'imperatore, preferirai essere morta"
Alyiah sorrise, scoppiando quasi a ridere.
"Ero veramente convinta che il vostro popolo meritasse un'altra possibilità."
"Cos'hai detto?"
"Forse meritavate tutto ciò che avete subito nei tempi in cui eravate voi gli oppressi"
Le parole della ragazzina iniziarono a far arrabbiare i due krug, si capiva dal colore delle loro corna. Rosse come il sangue.
"Kyon, forse abbiamo sbagliato bersaglio. Uccidiamo questa ragazzina"
Alyiah non desisté e continuò: "Non avete imparato nulla dai secoli di tortura che avete subito e questo, lo pagherete a caro prezzo"
Il krug, infastidito e quasi divertito dall'irriverenza della ragazzina, tirò fuori la pistola e prese la ragazza per un braccio. "Ora morir-"
Il braccio con cui il krug impugnava l'arma, iniziò improvvisamente a bruciare. È stata una piccolissima esplosione a far diventare il braccio del krug un ammasso di combustibile.
Col braccio in fiamme, cadde a terra sofferente, con le urla che echeggiavano fin dall'altra parte del deserto.
Il krug più basso puntò l'arma contro la ragazzina, ma anche il suo braccio incominciò a bruciare, cadendo a terra dal dolore.
"I krug hanno una certa resistenza al fuoco, in realtà è quasi impossibile che la vostra pelle prenda fuoco così facilmente come invece lo è per gli umani. Certo le cose cambiano se incendio direttamente le cellule della pelle sottostante"
Alyiah spiegava la tecnica per incenerire i krug così accuratamente, che sembrava essersela studiata a tavolino. Non era terrorizzata o arrabbiata, continuava a mantenere una costante freddezza, come un'ancora per non sprofondare nella pazzia.
"Tu... un'umana" disse Kyon dolorante "Non hai idea di chi io sia. Sono il figlio del generale Skeiss e quando mio padre verrà a sapere di ciò che mi hai fatt-"
Alyiah, senza esitare e con la precisione di un chirurgo, schioccò le dita incendiando la gamba destra del krug, che quasi stava per sputare il suo cuore per il dolore.
"Faremo quello che vuoi! Dicci quello che vuoi e noi lo faremo" disse il krug più alto.
"Potete restituirmi mia madre?"
Il krug sapeva qual era l'unica risposta che poteva dare alla ragazza, ma come dicevano dalle sue parti, tentar non nuoce.
"Bhe sai, l'imperatore è potente, si dice che sia anche in grado di-"
Alyiah, già seccata dalle parole del krug, fece esplodere anche l'altro braccio facendo contorcere il krug dal dolore.
Le grida fecero svegliare Rechet, che si trovò davanti lo spettacolo fiammeggiante, mentre il sangue gli colava dalla testa al mento.
"Alyiah, smettila, ti prego. Tu non sei così..."
"E tu come fai a sapere come sono?"
Rassegnato, il ragazzo rispose: "Scusami per aver detto quelle cose, io..."
Kyon si alzò sulle natiche ed afferrò la pistola attaccata alla fodera, per poi puntarla verso il ragazzo, sparando un colpo diretto.
Colpo però non andato a segno, anche se non l'aveva mancato. Il proiettile di colore blu turchese, si fermò a pochi centimetri dalla fronte di Rechet. Fu avvolto da un piccolo vortice d'aria che lo bloccava, sembrava quasi che il proiettile fosse stato sospeso nel tempo.
Era stata Alyiah, mentre con la mano sinistra usava la magia del fuoco, con la mano destra teneva un simbolo a forma di tornado che teneva rivolto verso il ragazzo.
"Pensi davvero che non avrei previsto una cosa simile?" disse la ragazza, mostrando una rabbia quasi sovrumana. "Ora vi brucerò vivi entrambi!" disse intenzionata a dare ad entrambi il colpo di grazia.
D'un tratto si sentì il tonfo di due spari, uno per la testa di ogni krug. La ragazza si trovò bloccata e confusa, per poi alzare gli occhi verso Rechet, che teneva la pistola fumante davanti a sé.
"Perché l'hai fatto?!" esclamò la ragazza.
Rechet guardò la ragazza spaventato e disse: "Mi dispiace, non volevo che tu passassi quello che avevo passato io"
"Rechet smettila di cercare somiglianze con me! Noi due siamo del tutto diver-"
"Quando mia madre morì, uno dei ragazzi nella scuola superiore mi prese in giro dicendomi che era morta finendo in un giro per prostitute. Non era vero ovviamente, ma la rabbia prese il sopravvento e lo colpì con una lama phaser. Quei cosi possono tagliare a metà l'acciaio. I poliziotti ci misero ore per recuperare tutti i pezzi del corpo. Non riuscirono mai a beccarmi, perché ero riuscito a scappare prima che qualcuno arrivasse a controllare. Fui fortunato con la legge, ma non con la mia coscienza."
Rechet alzò lo sguardo verso la ragazzina ed iniziò a piangere.
"Io non voglio, che anche tu faccia i miei stessi errori. Non voglio che tu viva costantemente con la rabbia nel cuore."
La ragazza si sciolse, sul suo viso scese una lacrima e scoppiò a piangere."E' per questo che mi avevi detto quelle cose?" chiese singhiozzando.
"Mi dispiace" rispose il ragazzo
Rechet buttò a terra la pistola, abbracciando la ragazzina, ripetendole che gli dispiaceva e che sarebbe andato tutto bene.
Nella vita di Alyiah, quel giorno fu forse il più traumatico. Perse sua madre e stava per perdere l'ultima persona al mondo che le voleva bene. Stava anche per commettere un omicidio, di cui forse si sarebbe pentita a vita. Di certo, quel giorno l'aveva segnata, aveva segnato entrambi.
Non era sicuro cosa successe dopo, si sa solo che quando le autorità arrivarono sul posto, trovarono i cadaveri dei due krug. Notarono che sotto alle parti bruciate, c'erano dei pezzi di vetro irregolari. Il fuoco era così intenso, che vetrificò la sabbia con cui venne a contatto. La navetta era però sparita, insieme a tutto l'equipaggiamento. Si sapeva chi era stato, i due furono mandati per recuperare i due umani e solo loro, avrebbero avuto la possibilità di compiere un atto simile. Non si sapeva però che fine avessero fatto o dovesi fossero diretti. Una cosa era certa però e non era chiaro solo all'impero, ma a tutti gli angoli del pianeta in cui era arrivata la notizia.
Alyiah e Rechet sarebbero tornati e chiunque, avrebbe fatto bene a temerli.
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