Da vittima a carnefice

Alyiah e Rechet camminavano in quel tunnel fangoso e buio, pieno di stalattiti gocciolanti e torce che davano un po' di luce a quel buco buio e triste che i rol chiamavano "casa".

Agli angoli del tunnel, i rol si riunivano intorno al fuoco, raccontandosi storie di terrore e terribili barzellette. Alyiah non credette ai suoi occhi, a quell'ambiente sporco e umido in cui delle povere creature erano costrette a vivere.
"Tutto bene Alyiah?" chiese Rechet poggiandole una mano sulla spalla.
"Alla città di Seil, le uniche voci che sentivamo riguardo alla città di Ulma erano quelle dei criminali che secondo l'impero, meritavano di lavorare per tutta la loro vita nelle miniere di Zro. Ora che vedo questo, io..."
"Cos'è che dicono di noi?!" intervenne aggressivamente la nipote del vecchio rol. "Ti sembriamo dei criminali? Non abbiamo fatto nulla per meritarci tutto questo"
Alyiah abbassò lo sguardo e rispose: "Mi dispiace per i pregiudizi che ho avuto verso di voi"
"Luara, non prendertela con questa bambina" intervenne il vecchio rol.
"Se non avete fatto niente, perché siete qui?"
La domanda di Rechet fu di certo sconveniente, la fece proprio quando arrivò vicino al focolaio intorno a cui si trovavano le tende in cui dormivano rol. Alcuni, sentendo la domanda di Rechet, chinarono la testa, altri lo guardarono con disprezzo, ma la voce saggia disse: "Sedetevi con noi a mangiare. Dai noi rol si dice che è più facile digerire le informazioni a stomaco pieno"
Alyiah scoppiò in risate, susseguite da quelle degli altri rol. Rechet invece, fu piuttosto seccato dal fatto che la sua domanda fu ignorata.
I rol mangiavano una strana pietanza, una zuppa fatta con diversi insetti con un occhio solo. Alyiah era abituata a magiare certi cibi esotici, ma Rechet si astenne. Alyiah, ridacchiando gli chiese: "Vuoi buttare il cibo preparato da chi ci ha ospitato con tanta cura?". Per poi fare un sorriso ipocrita.
Rechet chiuse gli occhi e rassegnato, cominciò a mangiare la zuppa, impegnandosi a non vomitare per terra.
I rol ridevano intorno al focolaio e Alyiah iniziò lentamente a realizzare la vera ragione per cui iniziò la missione della stella del mattino.
"Bambina, perché sorridi?"
Alyiah guardò il vecchio rol, nostalgica e disse: "Mi ricorda il mio villaggio, anche noi ci riunivamo davanti ad un fuoco e ridevamo in questo modo. Noi però, vivevamo una vita molto più agiata della vostra ma in qualche modo, voi riuscite a mantenere il nostro stesso entusiasmo"
Le parole della ragazzina strapparono un sorriso il vecchio rol il quale rispose: "Molti dei nostri problemi, per essere risolti, richiedono capacità che vanno oltre le nostre possibilità. Non possiamo trovare una soluzione per tutto. Una cosa è certa però, se sorridi, non sbagli mai"
Rechet alzò gli occhi al cielo e Alyiah lo colpì col gomito, facendogli cadere la ciotola per terra.
"Eviti di fare lo stronzo per una volta?"
Rechet non rispose, mantenendo la sua solita espressione scettica.
"Di certo ragazzo, non sembri una persona che crede in certe cose"
"Non ho bisogno di credere in qualche divinità per vivere, posso cavarmela benissimo da solo"
"Mmmh, tu credi eh?" chiese ridacchiando e tossendo. "Di certo sei un tipo interessante. Scusa se non ho risposto alla tua domanda, ma credo che sia arrivato per noi il momento per noi di fare delucidazioni ai nostri ospiti stranieri"

Improvvisamente, tutti i rol iniziarono a sedersi intorno al focolaio. I bambini restavano appicciati alle loro madri, gli uomini seduti davanti ad occhi chiusi, mentre il vecchio rol si preparava per raccontare la sua storia.
Raccolse della polvere dal taschino della sua tunica color noce e la gettò delicatamente sul focolaio.
"Molto tempo fa, i popoli di Ariah vivevano in costante conflitto e competizione tra di loro. I tre grandi antichi imperi, si contendevano il grande continente e la loro guerra fece del male anche ai piccoli popoli che ci abitavano. Come tre titani che si scagliano pietre, mentre le formiche corrono impaurite.
Tra queste formiche ce ne erano alcune molto particolari, da sempre considerati esseri immondi, creature dell'ombra. Vennero chiamati i diavoli del deserto. Pelle rossa come l'inferno e gli occhi luminosi come il sole. Questi essere nel passato venivano schiavizzati o uccisi selettivamente dai tre imperi.
Un giorno, una tra le formiche si elevò contro i titani e con un potere mai visto prima, riuscì a sovvertirli. Liberò la sua gente e tutti i popoli di Ariah, dalle guerre.
Da quel momento però, coloro che erano le vittime iniziarono a divenire essi stessi i mostri, come narravano le leggende, scritte dagli antichi letterari.
Da quel momento, tutti i popoli di Ariah, compreso il nostro, vivono nell'oppressione e nella paura."

Passò un po' di tempo, mentre il silenzio invadeva l'intero tunnel. L'unico rumore era quello delle gocce che battevano sul suolo.
I due rimasero a bocca aperta, non solo sentivano ciò che il vecchio rol diceva loro, ma riuscivano a vederlo nel fuoco.
"Mia madre mi raccontava questa storia ogni giorno, ma non riesco mai ad abituarmici. Ciò che fecero i krugs, è indicibile. Sono passati dalle vittime ai carnefici in un attimo, prendendosela con popoli che non avevano niente a che fare con ciò che subirono."
I rol abbandonarono i loro posti, tornando nelle loro tende per prepararsi al lavoro del giorno dopo.
Il vecchio si avvicinò aggiungendo: "Questa città nacque come una prigione per i criminali. Ciò che non viene detto è che tutte le generazioni successive restano imprigionate qui a vita"
Il vecchio rol chiamò un bambino e disse: "Cosa può aver fatto questo bambino per meritarsi la prigione a vita?"
Il piccolo rol porse a Rechet una piccola farfalla fatta in ceramica e disse: "Il mio bisnonno fu portato qui da quei soldati cattivi perché aveva preso dei medicinali per la mia bisnonna malata"
Luara si avvicinò lentamente aggiungendo: "Io sono qui da una generazione, mio nonno versò erroneamente del vino addosso ad un soldato krug. Da quel momento tutti i suoi discendenti, compresa io, viviamo in questo maledetto luogo."
Un altro rol si sedette accanto a Rechet e disse: "Mio padre fu arrestato perché disse una parola di troppo sull'imperatore. Morì dopo che nacqui in questa città"
Le storie dei rol, piano piano, iniziarono a riempire il silenzio di quel tunnel silenzioso.
La maggior parte erano storie di rol arrestati per cose futili, altri per crimini che non avevano mai nemmeno commesso.
L'ultima storia attirò l'attenzione di Rechet. La raccontò una piccola bambina rol.
"Mio padre disse di aver visto un gigantesco mostro di ferro, volare intorno alle sabbie di Zageta"
Il padre intervenne: "No, piccola lascia stare"
"No! Tu avevi solo detto di aver visto quel demone in cielo. Non c'era motivo di arrestarti, è un'ingiustizia".
La bambina si mise a piangere ed Alyiah notò lo sguardo sconvolto di Rechet, al quale fece cenno di seguirla dietro una delle tende.

Rechet restò a fissare il focolaio per un po'. Dalla sua mente, rifiorirono i ricordi del giorno in cui precipitò. La sua navicella non rispondeva ai comandi e se non fosse stato per il guanto, lui e la navicella si sarebbero distrutti dallo schianto.
Quello che il padre della bimba vide quel giorno, poteva non essere solo un'allucinazione.

Rechet tornò in sé, realizzando che Alyiah lo stava chiamando.
"Perché avevi quello sguardo?"
Rechet sbattè gli occhi ripetutamente e disse: "Alyiah, sai quando ti avevo parlato degli ordini generali 97 e 72?"
Alyiah arricciò le sopracciglia ed annuì.
"Ecco, anche se non sapete viaggiare nello spazio, la vostra civiltà conosce l'esistenza di altri mondi al di fuori di questo giusto?"
"Sì, spesso ci raccontano di altre civiltà che abitano oltre il cielo, ma non tutti credono a queste storie. Non ne abbiamo mai avuto le prove perché non abbiamo mai avuto contatti con loro. Infatti, io ho cominciato a crederci veramente solo quando ti ho incontrato"
Rechet sospirò e disse: "Be', sappi che tutte le vostre storie sulle civiltà spaziali sono vere e che io ne faccio parte. Le relazioni tra civiltà però sono molto complicate ed è per questo che per, diciamo, "mantenere il controllo" è stata istituita l'assemblea interstellare"
Alyiah si grattò la fronte, scuotendo la testa.
"Non entrerò nei dettagli, ma l'assemblea fece 100 leggi"
"Formulò volevi dire"
"Non fare la sofisticata" Rechet si girò a destra e sinistra "E va bene. Formulò 100 leggi. La 72 prevede che nessuna specie senziente possa essere soggetta a schiavitù. La 97 invece non tollera il genocidio, avvolte obbligando la comunità galattica a scendere in guerra per prendere il controllo del pianeta"
Alyiah confusa chiese: "Perché allora non hanno fatto niente finora?"
"Non lo so! È quello che mi chiedo da quando sono qui" Rechet abbassò lo sguardo e strinse il pugno "Non sono stato del tutto sincero prima. Io sono un ricercato in quanto ho violato l'ordine 42 che impedisce che referti antichi vengano violati senza l'autorizzazione del governo locale ed io l'ho fatto diverse volte"
"Forse hanno fatto questa legge per impedire che intere città vengano distrutte, che dici?" disse ridacchiando.
"Non è il momento di scherzare. Se quell'uomo ha visto un mostro di ferro volare, vuol dire che coloro che mi stanno cercando fanno sul serio. Prima avevano l'obbiettivo di catturarmi vivo, ma quando è coinvolta quella macchina infernale..."
Il volto di Rechet divenne pallido come la porcellana. Le sue labbra vibravano e sbatteva gli occhi in continuazione. Si tolse il cappello, scompigliandosi i capelli e poggiandosi sul muro.
Alyiah gli si avvicinò dolcemente e sorridendo gli disse: "Stai tranquillo, qualunque cosa sia ne uscirai vivo come al solito"
Rechet rispose sorridendo: "Già, come al solito..."
"Sai Rechet, devo ringraziarti per avermi portata qui. Mi hai ricordato la vera ragione per cui ho sempre voluto trovare la stella del mattino."
"E quale?"
"Guarda lì" disse indicando i rol. "E' per il sorriso di quelle persone"
Rechet alzò gli occhi al cielo ed afferrò la testa di Allyiah sfregandola con la mano.
"Ah, smettila"
"Per essere una psicopatica sei piuttosto buona"
"Per essere uno stronzo..."
"Mmh?"
"No, sei solo stronzo"
Rechet annuì diverse volte prima di lanciarsi addosso ad Alyiah, pizzicandola ovunque. "No, Rechet, giuro che ti faccio saltare in aria!"
"Boomboom-girl"
"Come mi hai chiamata!?"
I rol ridevano guardando i due ragazzi punzecchiarsi a vicenda. Al vecchio ro, nostalgico, sorrise chinando la testa di lato.
"Incontrai un umano, prima di voi, quando ero molto più giovane"
Alyiah e Rechet interruppero i giochi ed il loro sguardo si pietrificò.
"Non restò con noi per molto. Era un uomo buono, i suoi capelli avevano lo stesso colore del crepuscolo. I suoi occhi erano simili a quelli dei krugs. Ricordo, però, di aver visto sofferenza nel suo sguardo. Non rammento il suo nome purtroppo"
"Un altro umano? Qui ad Ariah? Come noi due?"
La notizia lasciò i due di stucco. Più andavano avanti e più erano le domande senza risposta ad aumentare.
"Comunque noi abbiamo sempre voluto ribellarci" disse uno dei rol, attirando l'attenzione dei due ragazzi.
"Quel ragazzo possedeva il vostro stesso spirito combattivo, ma era molto più calmo e di gran lunga più saggio"
"Wow Rechet, l'esatto opposto di te, prendi appunti"
"Lui distrusse le basi krugs sulle montagne del suono, vicine alla vetta del cielo. È così che molti regni iniziarono a ribellarsi. Quel cenno di debolezza dell'impero ispirò molti popoli. Me lo ricordo ancora"

Nel tunnel stagnò un silenzio assordante. Non sapendo cosa dire, Rechet aprì uno strano apparecchio su cui scorrendo il dito, poteva vedere le notizie provenienti da tutta la galassia.
Ad Alyiah invece, venne un colpo di fulmine.
"E se facessimo anche noi una cosa simile?"
"Non abbiamo gli strumenti per una cosa simile!" intervenne uno dei rol.
"Non dobbiamo attaccare una base krugs. Potremmo semplicemente creare scompiglio" aggiunse Alyiah.
I rol restarono a bocca aperta e confusi, iniziarono a mormorare tra di loro.
"Mi dispiace, ma sarebbe troppo rischioso per noi ed i nostri bambini" avanzò un rol.
Alyiah guardò a terra dispiaciuta, fin quando un rol non si alzò per sostenerla. Era lo stesso che fu picchiato dal soldato krug poco prima.
"Non possiamo restare a guardare mentre la nostra libertà ci viene portata via. Lei non chiede di ribellarci domani ed andare contro l'impero. Ma solo di dare una speranza a coloro che sono oppressi come noi. Fargli capire, che tutti possiamo combattere e cambiare le cose"
"Sai che è un suicidio, ci uccideranno tutti" disse una rol con in braccio suo figlio.
"Io mi offro volontario" rispose di tutto attrito.
Luara sbuffò e si alzò anche lei. "Mi unisco anch'io, al massimo per non vedere mio zio morire a caso"
I presenti iniziarono a ridere sotto i baffi, mentre piano piano, molti rol iniziarono ad unirsi ad Alyiah.
"Cosa proponi?" chiese l'anziano.
"Ehm, così mi rendete nervosa" disse Alyiah ridendo.
"Parlavi con una tale energia, si vedeva che avevi qualcosa in mente" chiese il vecchio con gli occhi socchiusi.
"Dai su Alyiah, dicci" intervenne Luara.

Alyiah spiegò loro il piano. Le venne in mente mentre lei e Rechet esploravano la città. Notò che diversi capannoni, contenevano scatole di fuochi d'artificio.
"Una cosa che non vi avevamo detto." aggiunse il vecchio rol, mentre la sua fronte si restringeva. "Domani, l'imperatore Shalahai parlerà sul podio al centro della città, davanti a tutto l'impero, per fare un annuncio"
Le bocche dei presenti si spalancarono ed Alyiah si piantò sul posto, non sapendo cosa dire.
"L'ho sentito dire da due soldati. Non so se sia vero, ma se lo è. Dovremmo agire con cautela"
"Da pazzi, vogliamo davvero fare questa cosa? Con l'imperatore in città"
Alyiah sorrise. "In realtà è perfetto. In quel modo sarà fottuto"
Rechet guardò Alyiah, fiero di aver insegnato parte del suo linguaggio scurrile ad una bambina.
"E riguardo ai soldati che saranno in giro per la città? Non potremo attivare i barili esplosivi" disse Luara.
"Li attiverò io. Voi li dovrete solo posizionare vicino ai capannoni"
"Come?" chiese l'anziano rol.
Alyiah mostrò dei pezzi di carta e la sua penna.
"Con questi. Li attiverò coi sigilli magici"
Rechet si alzò di scatto e battè le mani esclamando: "Ok signori! Dovremmo piazzare i fogli adesso o domani potremmo non fare in tempo. Inoltre, non vorrei che Boomboom- girl facesse qualche disastro"
Alyiah si gettò su Rechet, colpendogli la pancia con la testa.
"Ok allora, avete sentito? Muoviamoci!" esclamò Luara.

I rol giravano per le strade buie e silenziose di Ulma, attaccando in diversi punti chiave i biglietti con su incisi i simboli di Alyiah.
Piccoli e grandi, donne e uomini, stanchi dei soprusi che ricevono dalla loro nascita.
Sapevano che non avrebbero apportato grandi cambiamenti, ma avevano bisogno di uno sfogo ed Alyiah, gliene stava dando uno.

Un piccolo rol attaccò l'ultimo sigillo, ma un soldatokrug si aggirava per il capannone, il quale aveva appena finito di "liberarsi".
"Ah finalmente, è tutto il giorno che me la tenevo. Huh-"
Il bambino lo guardò terrorizzato, mentre lo sguardo malefico del soldato glipenetrava il cuore.
"Tu... perché sei ancora sveglio ragazzino? Cosa ci facevi lì dentro?"
Il soldato afferrò il bambino, portandoselo dietro mentre chiedeva aiuto a squarciagola.
"Perché stai urlando? Credi che qualcuno verrà ad aiutarti? Qui comandiamo noiragazzino"
Da una strada secondaria, una figura incappucciata lanciò addosso al soldatouna borsa piena di sterco di cavallo.
Infuriato, mollò la presa del bambino e si addentrò in quel vicolo buio.
La figura sparì, ma dietro di sé, trovò un'altra figura incappucciata, alta quantolui.
"Ti ho trovato!" disse prima di venir steso da un pugno sulla fronte.
"Sono stato bravo!" esclamò Rechet.
"Non urlare. Questo è un casino..." disse Alyiah togliendosi il cappuccio.
"Nah, questi sedativi lo faranno dormire per qualche giorno. Che mi dici deisigilli?"
"Sono tutti posizionati" disse guardando il foglietto col simbolo illuminato.
Rechet sorrise e poggiando una mano sulla spalla di Alyiah disse: "Contiamo sudi te Boomboom-girl"
Alyiah sorrise, per poi tirare un pugno in pancia a Rechet che cadde a terradolorante.
"Ma è proprio necessario"
"Sì. E' necessario Rechet"

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