Crimini senza perdono


Le case bruciate, le statue distrutte e i corpi che decorano la terra rosso sangue. Le visioni pessimistiche che verrebbero in mente a chiunque avesse a che fare con l'impero krugs e sapesse che a breve, avrebbe messo mano nella sua città.
Alyiah non riusciva a connettere i pensieri, tutto era concentrato verso quelle specifiche visioni. Non poteva saperlo, ma poteva sentirlo. Il messaggio della madre era molto chiaro, il suo popolo era in pericolo e a lei non interessava se il buttarsi nelle fauci dei demoni fosse pericoloso o meno. Se non fosse stata capace di proteggere i propri cari, allora quale sarebbe stato il senso della sua vita?

"Alyiah?"
La ragazza si svegliò come prendendo una scossa e rispose: "Sì, sto bene. Sto solo sperando che tutto quello che sta succedendo sia solo un brutto sogno"
"Vedrai che è così. Prometto che arriveremo sani e salvi dalla tua famiglia"
Alyiah strinse forte Rechet, mentre cavalcava Rosa.
"Quello che ha fatto Shalahai è imperdonabile" disse Alyiah stringendo i denti.
"Un giorno dovrà pagarla cara, quelli che ha commesso sono crimini imperdonabili" rispose Rechet.
"Si ma come? Hai visto come ha ridotto la città di Ulma, gli basta poco per radere al suolo ogni cosa"
"Troveremo il modo"

Concentrati sulla strada da prendere, i due ragazzi notano i resti della città mangiata dalla sabbia, la città di Stoiss.
"Siamo vicini"
"Sì." Disse la ragazza sorridente "Siamo quasi vicini e non vedo tracce dei krug, forse non sono ancora arrivati a Seil"
L'espressione della ragazza mutò rapidamente, quando vide in lontananza una scena raccapricciante.
Marciavano tutti sulla sabbia, dall'alto sembrava un'orda di formiche, tante quante le stelle nel cielo nero, guidate da grandi mostri domati da esperti cavalcatori.
Rechet, con lo sguardo congelato disse: "Ma sono tantissimi! Non riesco nemmeno a vedere la fine dell'esercito..."
"Non c'è una fine, questa storia non avrà mai una fine te lo assicuro Rechet. Non finché Shalahai non morirà"
"Alyiah, forse dovrei riconsiderare la tua domanda sul come sconfiggere l'impero come più che legittima..."
Alyiah rimase con lo sguardo fisso verso quell'orda di mostri, per poi rivolgere lo sguardo verso l'orizzonte.
"Sai che ti avevo detto che se Shalahai fosse riuscito a prendere il controllo della Stella, non si sarebbe fatto scrupoli ad invadere le altre nazioni?"
Rechet annuì.
"Bhe, credo sia questo il momento."
"Che vuoi dire?"
"Da quella parte c'è la nazione di Darnia, a Nord-est..."
"Ma la stella del mattino non esis-" Rechet realizzò una cosa importantissima, che gli impedì di continuare la frase.
Alyiah poi continuò: "La domanda ora è... se solo io e te sapevamo della sua non esistenza, come è venuto a saperlo Shalahai?"
Era ovvio che la risposta alla domanda, valeva quanto quell'intero deserto in denaro. Non c'era una risposta corretta, solo supposizioni. Era stato il custode? Qualcuno li stava spiando? Shalahai ci è arrivato da solo in qualche modo? No, avrà tanti poteri ma non quelli della chiaroveggenza, questo era sicuro.
I due continuarono il viaggio in sella alla cavalla in silenzio, cercando di passare inosservati dal grande e possente esercito.

Alyiah fu improvvisamente colpita da una fitta al petto, cominciando a ricordare gli eventi di qualche giorno prima.

"Alyiah, credo che la profezia ci stia dicendo che se qualcuno di noi dovesse accompagnarti, la nostra specie si estinguerebbe. Io accetterei con orgoglio il mio destino, sapendo di aver dato una speranza al mondo, però gli altri..."


Si ricordava delle conversazioni con lo sciamano Izbul prima di abbandonare la città.


"Non vi deluderò, prometto che salverò tutti. Lo farò a qualunque costo."
Alyiah non era più sicura di poter mantenere quella promessa.
Poi ripensò alla madre...

"Mamma stai tranquilla, lo sciamano ha detto che non c'è nulla di cui preoccuparsi. E anch'io ho la sensazione che starò bene"

"Alyiah, stai andando da sola in mezzo al pericolo! Come puoi dirmi di stare calma? E se i Krugs ti trovassero? Se l'imperatore venisse a sapere della tua esistenza?"

"Mamma, questo è il mio destino e niente potrà impedirmi di compierlo. Voglio solo che tutti i miei cari vivano in un mondo dove parlare, non sia qualcosa per cui rischiare la vita"

Sono stata una stupida, come ho potuto pensare che una bambina come me, potesse proteggere i suoi cari da un male simile...

In lontananza, si ergevano colonne di fumo nero. Il che mandava due messaggi, la città era in pericolo e c'era del fuoco ancora vivo che stava mangiando la città.
"Alyiah..."
"Dobbiamo scendere Rechet!" disse piangendo.
In sella alla cavalla, i due si fiondarono come dei proiettili all'interno della città.
La prima cosa che si notava, era la quantità di bandiere che riportavano lo stemma delle corna dell'impero. Alcune erano conficcate nel terreno, altre nel petto dei Farir morti a terra.
Alyiah urlò, terrorizzata dalla scena di morte e di cadaveri di persone che conosceva da una vita. Questa poi, consapevole che era solo una facciata di ciò che avrebbe trovato più in profondità.
"Alyiah, mi dispiace" disse Rechet abbracciando a sé la bambina, la quale si staccò immediatamente.
La ragazzina corse come una furia dentro a quell'inferno di case bruciate, statue distrutte e corpi che decoravano la terra rosso sangue.


"Io ti vorrò sempre bene, non importa ciò che accadrà. Sarò sempre dalla tua parte"

La bambina smise di correre per vomitare in un barile vuoto. Le sue gambe le facevano male, non avrebbe avuto le forze di camminare, se non fosse stato per il desiderio di rivedere casa sua ed il volto della madre.
Rechet in lontananza, urlava alla ragazza di fermarsi come se avesse ancora le forze di ascoltare qualcosa che non fossero le emozioni negative che le trapassavano il cuore.

Girando all'angolo, trovò la casa dello sciamano in fiamme. Alyiah si fermò un minuto ad osservarla, ricordando le parole dello sciamano.

"Se c'è solo un modo di salvarli, anche sacrificando la mia stessa vita, lo farei. Ci sono donne incinte, bambini, anziani e malati. Loro non meritano la morte"

Realizzò che quelle parole, non la ispirarono a voler proteggere il suo popolo, ma semplicemente a fare da martire. Capii che in tutti questi anni si sentiva inadeguata, perché era un'umana in mezzo a chi non lo era. Finora sembrava che volesse solo servire il suo popolo e non proteggerlo. Semplicemente, capii che in fondo ed inconsapevolmente, il suo desiderio era solo quello di morire.
Dalla casa dello sciamano, un'esplosione minacciava di investire la ragazza, salvata di striscio da Rechet, che le saltò addosso facendola spostare.
"Alyiah che avevi intenzione di fare?!"
La ragazza non sentiva una parola dalla bocca del ragazzo, si limitò a rialzarsi e correre nuovamente verso casa sua. Ormai non faceva più nemmeno caso alle pozzanghere di sangue che stava calpestando, sapeva solo di essere vicina a casa sua.

Ed eccola lì, davanti alla scena che sperava di non dover mai vedere. Casa sua incendiata e la madre davanti alla porta di ingresso, sdraiata sul terreno insanguinato.
Alyiah si precipitò addosso lei urlando: "Mamma! Mamma!"
Dalla bocca della madre scorreva sangue blu, segno che ormai per lei non c'erapiù nulla da fare.
Con la voce tremolante, la madre rispose: "Bambina mia... sono contenta...*Cough Cough*...di poter rivedere il tuo bel viso ancora una volta*Cough Cough*"
"Mamma, ho fallito... non volevo deludervi" continuò piangendo e singhiozzando "Non sono riuscita a proteggervi"
"Non è colpa tua... siamo stati noi... troppo codardi per affrontare l'impero *Cough Cough*... al punto da mandare una bambina a combattere al nostro posto"

Rechet arrivò sul posto. Vedendo la madre della bambina, fu preso anche lui dallo shock, ricordando eventi del suo passato che credeva di aver seppellito col tempo.
"Ma... voi non dovreste essere qui..."
"Cosa dici mamma?" disse Alyiah forzando un sorriso "Dovevo venire"
"No Alyiah... i krug hanno intenzione di radere *Cough Cough* al suolo la città... non vogliono lasciare di noi nemmeno il ricordo"
Rechet si guardò immediatamente intorno, vedendo che dal cielo, un sigillo grande quanto le nuvole mirava verso di loro.
"Dovete *Cough Cough*andare!" esclamò la madre, con le ultime forze che le rimanevano.
"Non posso lasciarti qui!" rispose insistente la ragazza.
"Invece sì! Non potete *Cough Cough*portarmi con voi... per me è finita ormai"
La ragazza non volle staccarsi dalla mano della madre, la quale rivolse lo sguardo verso Rechet guardandolo negli occhi.
Capendo il messaggio, Rechet afferrò la ragazza mettendola su una spalla e fischiando con due dita, richiamò a sé rosa.
Alyiah cominciò a prendere a pugni Rechet, intimandolo di lasciarla andare.

"Alyiah *Cough Cough*... sii forte... impara dagli altri... studia la magia e un giorno *Cough Cough*riuscirai a vendicarci. Ma promettimi... che farai solo ciò che ti rende felice *Cough Cough*"
La ragazza, rassegnata, rispose con il cuore in gola: "Te lo prometto, mamma"
"Addio bambina mia e non dimenticarti mai di me" le ultime parole della madre, che disse indicando il ciondolo della bambina, lasciarono Alyiah senza forze.
Rechet la poggiò in fretta e furia sulla cavalla e lasciarono quel posto il più velocemente possibile.
Dall'alto, Alyiah potè vedere chi aveva disegnato il sigillo magico in cielo.
Una figura incappucciata, accompagnata da due soldati, che con un movimento della mano attivò il sigillo.
Una palla di fuoco di color porpora venne scagliata contro la città, facendola esplodere in miliardi di pezzi color rosso sangue.
La ragazza osservò la scena, inorridita, giurando a se stessa che si sarebbe vendicata di coloro che le rovinarono la vita.




"Questo ciondolo è una promessa. La promessa di proteggerti dalle forze del male ed ogni volta che ti sentirai sola, triste o abbandonata, questo ciondolo ti ricorderà sempre che sarò con te per l'eternità"

...


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