1/1. I Piccoli Brividi di Luigi
Lewis stava percorrendo una strada particolarmente accidentata e piena di curve. Era un po' brillo, per via del piccolo aperitivo che aveva preso con il suo amico Valtteri, ma quello era nulla in confronto a quello che gli sarebbe aspettato quella sera.
Era solo un po' brillo, tutto qui. Di certo non era quello il problema; gli era capitato di guidare ubriaco molte volte, e solo una aveva fatto un incidente. Aveva distrutto la sua unica Ferrari per le vie del Principato; se la ricordava ancora: rosso caramello, con i sedili in pelle marrone e lo stereo potente.
Doveva ammetterlo, sì, le sue Mercedes non erano così belle.
Gli mancava la sua Ferrari; gli mancava così tanto, che provava ad immaginarsi il suono aggraziato del motore, fare una sorta di scala armonica ogni volta, prima delle cambiate.
Sì, Lewis era proprio brillo, ma fortunatamente aveva appena raggiunto il luogo della festa. Quando distolse gli occhi dalla strada, per potersi guardare intorno — una volta spento il motore della sua macchina — rimase sorpreso.
Quella non era la location per la festa che si sarebbe aspettato; insomma, sembrava un edificio abbandonato! Aprì il gruppo Whatsapp con i suoi colleghi — in cui si erano organizzati per la serata — giusto per controllare la posizione; ci cliccò sopra e scoprì di essere nel posto giusto, ma dov'erano tutti?
Ancora confuso, mandò un messaggio sul gruppo.
Sono appena arrivato, dove siete? Questo posto sembra leggermente abbandonato 🤔
Mentre aspettava che qualcuno gli rispondesse, affondò per un attimo la testa nel sedile e guardò l'edificio in cui si sarebbe dovuta tenere la festa. Sembrava una villa abbandonata; dalle finestre non proveniva alcuna luce, inoltre il giardino era parecchio disordinato. C'erano sterpaglie ed erbacce un po' ovunque, alcuni rampicanti raggiungevano le finestre e le circondavano di spine.
Lewis distolse lo sguardo dalla casa quando sentì il suo telefono vibrare. Lesse il messaggio che gli aveva scritto Daniel:
Bravo Lewis, sei arrivato 🎉
Sei nei posto giusto! Tutto quello che devi fare è passare dal cancello ed entrare. Non c'è bisogno di suonare il campanello, ti stiamo aspettando dentro 😜
Subito dopo alla chat si aggiunse anche un messaggio da parte di Sebastian:
La villa è un po' retrò, ma l'abbiamo scelta apposta 😙
Lewis scese dalla macchina, dicendo fra sé «Qui piuttosto che retrò, mi sembra solo abbandonata.» Ma decise di non farci ulteriormente caso; dopotutto era la notte di Halloween e forse i suoi amici avevano scelto una location del genere per rendere la loro festa ancora più bella.
Non fece caso nemmeno al cancello, che si aprì con un forte cigolio e quasi gli rimase in mano.
'Mancano solo i corvi svolazzanti, poi c'è tutto', pensò Lewis, percorrendo il piccolo sentiero che portava all'entrata della villa. Al suo passaggio, un paio di grossi volatili neri si librarono in cielo gracchiando.
«Ah, ecco, mi sembrava strano.» Concluse lui ad alta voce.
In quel momento gli arrivò un altro messaggio; era di Valtteri:
Ovviamente noi abbiamo parcheggiato sul retro; altrimenti non ci sarebbe stato abbastanza posto per tutti. Ci sarà davvero tanta gente questa sera 😌
Questa volta Lewis decise di rispondere, anche perché si trattava del suo compagno di squadra; se lo diceva lui, voleva dire che poteva fidarsi.
Ok ragazzi, sono quasi dentro 🙌🏾
Poi salì i gradini del portico rialzato, e finalmente fu davanti alla porta. Proprio come il cancello, la porta aveva un aspetto precario e scalcinato, quindi la trattò con attenzione; Lewis tirò piano verso di sé, e la porta si aprì con uno scricchiolio.
'Wow, hanno davvero pensato ad ogni dettaglio', pensò Lewis dentro di sé, mentre anche le assi di legno del pavimento scricchiolavano sotto ogni suo passo. Il pilota della Mercedes rimase sorpreso quando vide che non c'era nessun altro a parte lui.
«Ragazzi, dove siete?» Domandò, sentendo l'eco della sua voce rimbalzare da una parete all'altra. La porta, che in precedenza aveva lasciato aperta, si chiuse di colpo, e un soffio di aria fredda gli sfiorò il collo.
Lewis si girò di scatto; sembrava quasi che qualcuno gli fosse dietro. Aveva giurato di aver sentito qualcuno respirare alle sue spalle.
Un po' spaventato, mandò un audio sul gruppo «Amici, venite fuori, non è divert-» Ma si interruppe a metà frase, vedendo quello che aveva davanti.
«Valtt- Valtteri, ssssei tu?» Domandò, non riuscendo a nascondere la paura nella sua voce. Non voleva darlo a vedere, ma in quel momento se la stava facendo sotto dallo spavento. La cosa più preoccupante era che davanti a lui non c'era esattamente il suo compagno di squadra; era, diciamo così, in un'altra forma.
Lewis fece due conti e realizzò che era impossibile che il finlandese fosse arrivato prima di lui; erano insieme fino a poco tempo prima, quindi doveva essere per forza uno scherzo.
Ma quella cosa sembrava dannatamente reale. Gli cadde il telefono per terra, ma il suo sguardo non poté seguire l'oggetto cadere; Lewis guardò in alto verso Valtteri. Stava fluttuando nel vuoto con uno sguardo davvero spaventoso. Se era un effetto speciale, i suoi amici erano stati molto bravi a dare l'impressione che fosse realistico.
Valtteri, o meglio, il suo fantasma, prese a muoversi in cerchio intorno a lui; Lewis, con tutto il coraggio che gli era rimasto, allungò una mano per toccarlo, aspettando di sentire un qualche materiale sotto le sue dita, ma le sue mani si richiusero su se stesse. Eppure l'aveva toccato, ne era sicuro.
In tutto questo, il fantasma non aveva ancora parlato. Lo fece proprio in quell'esatto istante «Lew-Lew.» Pronunciò lui con disprezzo, quasi a volersi prendere gioco del suo nome.
Lewis pensò subito che quella fosse sì la voce del suo compagno di squadra, ma aveva qualcosa di strano, di spettrale.
«Valtteri, che cosa sta succedendo? Non riesco a capire!»
Il fantasma di Valtteri fece una risata rude, smise di fluttuare nell'aria e si fermò a due passi da Lewis.
«È la notte di Halloween! Ci divertiremo, avanti, seguimi!» Disse lui, in un modo tutt'altro che rassicurante. Lewis lo seguì soltanto perché quella sembrava l'unica forma "di vita" nella villa abbandonata, che per la cronaca era davvero abbandonata, viste le tre dita di polvere su ogni pezzo di arredamento. In verità però non sapeva nemmeno se era giusto considerare quella cosa una forma di vita, perché più il tempo passava, e più ne era meno convinto.
Percorsero la grande sala e salirono la scala che si biforcava in due, che dava un'aspetto imponente all'intero ambiente. Lewis stette attento a dove metteva i piedi; in qua e in là mancavano dei pezzi di scalini, ma nonostante questo, più di una volta rischiò di cadere per terra.
Lewis aveva provato a fare domande, ma il fantasma lo aveva sempre zittito in malo modo. Il pilota inglese non era abituato ad un Valtteri così poco... cordiale.
Il fantasma spalancò le porte di una stanza senza neppure sfiorarle, Lewis lo seguì, guardandosi intorno con i brividi sulla schiena.
La stanza sembrava piuttosto normale; a parte la polvere e l'aspetto trasandato, ovviamente. Vallteri agitò il braccio in aria — anche se in verità era più un estremo della sua veste traslucida — e anche quella porta si chiuse.
Lewis sentiva dell'aria fredda, come se stesse entrando del vento dalla finestra lasciata aperta, ma quando si guardò intorno, vide che le finestre erano tutte chiuse e che stranamente erano intatte. Da dove provenivano allora quei misteriosi spifferi?
«Lew-Lew! Non ti stai divertendo vero? È un peccato, questa è una festa... Guarda qui!» Esclamò il fantasma, prima di piroettare su se stesso, per poi lasciarsi andare con un tonfo sul letto pieno di polvere. Lewis tossì e gli vennero le lacrime agli occhi; li chiuse un momento e quando li riaprì, la stanza era sparita. Si trovava sotto al podio insieme agli uomini del suo team; guardò in alto, sentendo l'inno tedesco, e rimase sorpreso quando vide che sul gradino più alto del podio c'era Valtteri.
Non so perché io stia avendo questo flash, pensò Lewis. Dopotutto il suo compagno di squadra qualche gara l'aveva vinta.
Subito dopo la premiazione, l'ambientazione cambiò, anche se Lewis si ritrovava sempre sotto al podio di un altro circuito, poi di un altro, e di un altro ancora. E sul gradino più alto c'era sempre Valtteri, mentre lui non compariva neanche.
Eppure lui si ricordava di averle vinte...
«Sei sempre stato un perdente!» Esclamò il fantasma, apparendo all'improvviso nel campo visivo di Lewis. Nessuno sembrava vederli, eppure stavano parlando sotto il podio, qualcuno avrebbe dovuto accorgersi di loro.
«Senti chi parla! Forse questa sera ti sei travestito da fantasma, perché lo sei davvero, insomma... I riflettori sono sempre puntati su di me, mentre su di te nulla. Sei il fantasma della squadra.» Si azzardò a dire il pilota inglese, con fare di superiorità. Aveva già vinto sei mondiali, Valtteri nessuno. Ma tutte quelle gare?
«Lew-Lew, stai zitto, portami rispetto! Hai visto quante volte ho vinto? Sono il miglior qualificatore della storia, ho appena vinto il sesto mondiale, mentre tu sarai stato sul podio si e no venti volte in tutta la tua carriera.»
Lewis sorrise, pensando che quello fosse lo scherzo miglior riuscito della sua intera vita, ma divenne di colpo serio nel momento in cui, ritornati nella stanza da letto, il fantasma aprì l'armadio.
Era pieno di trofei, tutti lucidi e stranamente privi di polvere. Tra tutti questi ne spiccavano sei più grandi; i titoli mondiali pilota. Si avvicinò, aspettandosi di trovarci il suo nome sopra, invece sulla base c'era l'incisione Valtteri Bottas, a caratteri perfettamente distinguibili.
«No, no, non può essere!» Pensò Lewis ad alta voce.
Valtteri osservò la scena sghignazzando, poi disse «Lewis, it's James...» Poi con un gesto delle mani fece chiudere le ante dell'armadio e aggiunse «Dura la vita da secondo pilota, vero?»
Lewis era disperato; si ricordava benissimo di aver vinto tutti quei mondiali, eppure in quel momento sembrava tutto così reale!
«Ma che cazzo sta succedendo?!» Esclamò lui frustrato. Ormai non aveva nemmeno più paura del fantasma; era talmente occupato a pensare ai suoi mondiali, che non ci faceva più caso.
Valtteri si avvicinò così velocemente, che Lewis ebbe un sussulto «Non ti preoccupare Lew-Lew, è dura realizzare di essere scarsi. Ti potrei anche capire, ma ricordati di lei.» Gli disse disegnando un cerchio in aria. Di nuovo Lewis si trovò catapultato nel bel mezzo di una scena; questa volta era un matrimonio. C'erano tantissimi invitati; Lewis prese a camminare e, guardandosi intorno, si accorse che c'erano anche dei suoi parenti.
«Ricordati che hai lei, tua moglie. Fossi in te, sarei felice di questo. Anche io vorrei essere sposato.» Lewis stava per dirgli che era lui, tra i due, quello ad essere sposato, ma era troppo occupato a guardare i due sposi.
Era davvero lui quello? E sua moglie chi era?
Lo sposo allungò la mano per stringere quella della futura consorte, e Lewis si accorse che effettivamente aveva i suoi stessi tatuaggi; era davvero lui! Ma la scena del matrimonio svanì rapidamente così come quelle del podio. Ora erano di nuovo nella camera da letto polverosa.
«Non hai mai vinto niente in carriera, ma almeno hai una moglie. Ti vedo un po' sconvolto Lew-Lew.» Disse Valtteri.
«Non so chi cazzo tu sia, non so che cosa stia succedendo, ma ti prego smettila di giocare con la mia mente!» Esclamò Lewis sull'orlo delle lacrime. Poi si lanciò verso la porta, sperando che si aprisse.
Dietro di lui, Valtteri aveva iniziato a canticchiare una sorta di cantilena che faceva così «Uno, due, tre. Quattro, cinque, sei. Non guardare ai mondiali miei, e vivi la tua vita seguendo il Panta rei. Tutto scorre: sconfitte, qualche vittoria, amici, famiglia. Se felice vorrai campare, delle scelte dovrai fare. Uno, due tre. Quattro, cinq-»
Lewis non sentì più la filastrocca, perché era riuscito ad aprire la porta. Si precipitò giù per le scale, sentendo il rumore della musica ad alto volume esplodere nelle sue orecchie.
Le assi del pavimento non erano più scheggiate, la scala era in buone condizioni e nel salone principale c'era tanta gente intenta a ballare a ritmo di musica.
Lewis individuò qualche suo collega, allora scese di corsa le scale. Quando fu sugli ultimi gradini, gli altri iniziarono ad accorgersi della sua presenza. Valtteri e la moglie gli andarono incontro e notarono la sua espressione spaventata.
«Che c'è Lewis? Hai appena visto un fantasma?» Scherzò il suo compagno di squadra, mettendo un braccio dietro alla schiena della moglie.
Sei tu il fantasma, avrebbe voluto rispondere.
Valtteri e sua moglie erano entrambi truccati, e le occhiaie sulle loro facce davano davvero l'impressione che fossero un po' morti.
«Beh, in effetti sì!» Disse Lewis con le gambe tremanti. In fondo era davvero così.
Valtteri gli diede una pacca sulla spalla in modo amichevole, poi lo guardò divertito, mentre il pilota inglese stava balbettando qualcosa sui mondiali e sulle mogli, anche se non riuscì a capirne in significato, perché Lewis si allontanò poco dopo.
Lewis intravide Seb e sua moglie, la giornalista più bella del Paddock, Federica Masolin.
Lei e Seb si erano sposati da poco, subito dopo la nascita del loro primogenito, Leonardo.
Nonostante il matrimonio, Lewis continuava ad amare Federica. Non era riuscito a conquistarla con la sua lettera, ma era convinto che prima o poi ci sarebbe riuscito. Lui era più bello di Sebastian.
«Ciao Lewis!» Lo salutò Sebastian.
«Seb!» Esclamò Lewis facendogli un cenno, prima di rivolgere la sua attenzione verso Federica. Come sempre era bellissima; non aveva nessun travestimento in particolare, però il suo abito nero aveva dei motivi a spirale.
Lewis si era un attimo incantato ad osservarla, quando lei gli disse «Forse dovresti smetterla di bere, per questa sera basta così.» Le consigliò lei, facendole l'occhiolino.
Sebastian sorrise, mentre l'invidia dentro Lewis stava salendo a livelli esponenziali. Come sempre era solo in grado di fare delle brutte figure davanti alla donna che amava. Ma pazienza, sperava che lei la prendesse sul ridere.
Ma questo non era tutto; quando Federica e Sebastian si allontanarono, poco più avanti Lewis intravide l'altro pilota della Ferrari, Charles Leclerc. E non era da solo; era in compagnia di una misteriosa ragazza.
Sono l'unico coglione che non si sa trovare una ragazza, pensò Lewis fra sé. Poi si avvicinò alla nuova coppia perché la sua curiosità ormai era troppa, doveva per forza scoprire chi fosse questa nuova ragazza.
«Ehi, guarda chi c'è!» Disse Charles alla ragazza. Lei si voltò per guardare nella sua direzione, e quando lo fece, Lewis la riconobbe. Era la figlia di Mattia Binotto!
La ragazza gli fece un sorriso e allungò la mano per presentarsi «Sono Chiara Binotto, la-» Venne interrotta da Charles, che disse fiero «La mia fidanzata.»
Lewis non poté fare altro che ricambiare la stretta di mano, presentarsi a suo volta e cercare di non morire dentro. Era difficile però, la sua serata stava andando sempre peggio. Charles era riuscito a farsi la figlia del capo.
E questa era anche bella.
«Sembri un po' rigido Lewis, bevi un altro bicchierino e balla un po'! A proposito, bella la tua giacca! Che effetto è? Sembra tutta impolverata!» Ridacchiò il monegasco, prima di attirare la sua ragazza a sé.
Lewis si guardò la giacca e scoprì che si era impolverata. Voleva provare a spiegare a Charles che cosa gli era successo, ma primo, aveva paura di essere considerato pazzo, e secondo, era stanco di vederlo avvinghiato alla sua ragazza.
Gli ricordava continuamente di quello che lui non aveva.
Gli vennero in mente le parole di Valtteri e le immagini del matrimonio che scorrevano davanti a lui. Era come se i loro ruoli si fossero scambiati: era Lewis quello ad essere sposato, senza però aver vinto i sei mondiali, quando in realtà la situazione era esattamente all'opposto.
Alla fine, sull'orlo della pazzia, Lewis raccontò tutto a Daniel. Forse era l'unico, a parte lui, a non avere una ragazza. Il pilota australiano ascoltò con attenzione e alla fine sentenziò «Devi solo aver bevuto troppo, ma sai che ti dico? Vieni con me al bancone, facciamoci un altro paio di shots, perché la notte è ancora giovane e ho intenzione di godermi questa festa di Halloween appieno!»
Lewis si convinse che sì, probabilmente aveva solamente bevuto troppo. Non c'era nessun fantasma lì, anche se, bicchiere dopo bicchiere, rimpianse forse un po' la vita del suo compagno di squadra.
Era davvero meglio avere una moglie, ma non aver vinto niente?
Alla fine smise di pensarci; i suoi amici lo coinvolsero nella festa, e, nonostante tutto, quella notte si divertì.
—
EHI CIAO SOPRESA!
Ve lo aspettavate? Aspettate un mom- mome-... come aveva detto Marc durante il commento della gara di domenica? Momentum forse?
[Potrei avervi appena spoilerato accidentalmente il titolo della mia nuova storia. Niente panico, i protagonisti sono già qui, i Binoleclerc sono già qui e sono prontissimi, proprio come me!]
Come sempre ricordo che questa piccola storiella è per ridere, non prendetela sul serio. Buon Halloween, ci risentiamo per il finale di Numero Sei, la descrizione di Momentum e anche qualche capitolo di The Forest.
Ricordo che questa è la seconda One Shot della serie, se non avete letto la prima e vorreste farlo, la potrete trovare nelle mie opere, si chiama Luigi alle Poste.
Buona serata, se uscite ricordatevi di Lew-Lew e non bevete troppo ❤️
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