2. Venerdì pomeriggio


E' venerdì pomeriggio. La segretaria conta i minuti fino alle sedici; attende che l'uomo con gli occhi da cucciolo scenda con i bambini: domani partirà per la montagna e prima di andare vorrebbe chiedergli come sta l'insegnante. I minuti passano; cerca di concentrarsi su una lettera che sta scrivendo al suo amico che spera di non essere dimenticato da lei e che lei non dimentica, anzi ha sempre nel cuore, lui e la sua missione. Gli scrive questo e tante altre cose e ad ogni riga alza la testa e guarda fuori per vedere se l'uomo con gli occhi da cucciolo esce con i bambini, ma i minuti passano e lui non scende.

E' colta dall'ansia: non può andarsene così, ben dieci giorni, senza sapere niente... Tuttavia non osa citofonare all'uomo o telefonargli... Lo sente giocare con i bambini, la voce a tratti nervosa, ed è un po' inquieta lei stessa, mentre ricopia la lettera che ha scritto per il suo amico.

Ecco che passa una vicina di casa degli inquilini del secondo piano. Le chiede se sa qualcosa... "Sono passati due e tre giorni e due e tre giorni ancora, una settimana, due settimane... L'insegnante non è tornato! Cosa succede?". Neanche lei sa, ma le promette che la terrà informata su qualsiasi novità.


La segretaria è un po' frastornata, non capisce perché l'uomo non sia sceso alla solita ora, proprio oggi che aveva deciso di farsi coraggio e vincere la soggezione che avverte un pochino quando gli parla... E' con una certa mestizia che chiude l'ufficio, guarda in su, a quel balcone stranamente silenzioso, e si avvia verso la buca della posta - a un centinaio di metri dal portone verde - per spedire la lettera che ha scritto nel pomeriggio.

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