𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐕𝐈𝐈

Grace's pov
Ancora insonnolita provai ad aprire gli occhi,che avevano deciso di non collaborare.

Ero in uno stato confusionale,faticavo ad aprire le palpebre per vi della luce.

Una luce talmente forte che per un momento avevo pensato di essere in paradiso.

Ma riflettendoci mi resi conto del fatto che un'anima tormentata come la mia non si sarebbe mai potuta aspettare un posto nel paradiso,bensì negli inferi.

Testando quanto io fossi ancora in grado di controllare il mio corpo mi resi conto che c'era una presa alla mia mano destra che non mi permetteva di muoverla.

Quindi non mi restava altro da fare se non aprire gli occhi e controllare cosa fosse.

A fatica riuscì ad aprire le palpebre,un ragazzo mi teneva la mano.

Stava dormendo,aveva i capelli corvini abbastanza spettinati,un aria in volto stanca e fisicamente per quanto potevo capire era palestra ti ma non troppo.

Delicatamente provai a ritrarre la mia mano dalla sua,ma egli si svegliò.

Pian piano riuscì a vedere le sue iridi di un nero che avrebbe spavento chiunque avesse avuto paura del buio.

Quelle iridi le conoscevo bene,ma no non poteva essere lui.

Quel buio mi aveva accompagnato nelle mie notti,buie.

Svegliandosi si paralizzò,lo stesso fu per me.

"Grace"
Sussurrò con voce ancora assonnata.

"Sono il tuo angelo..."
No non poteva essere lui.

Avrei potuto incontrare chiunque,ma non lui.

Mi spaventava averlo incontrato perché anni prima ero proprio io ad averlo tirato fuori dalla mia vita.

Non potevo macchiarlo.

Non potevo sporcare la sua anima bianca.

Mentre pensavo lui era lì che mi fissava cercando di intravedere qualcosa nelle mie pupille che al momento erano prive di sentimenti.

"Ethan Royce"
Bisbigliai.

"Mostriciattolo"
Fece un piccolo sorriso con l'angolo della bocca.

Lui era il mio angelo e io il suo mostriciattolo.

Era così che utilizzavano chiamarci quando io avevo dieci anni e lui quattordici.

Il nostro primo incontro fu proprio qui.

Nel giorno in cui il mio cuore aveva smesso di battere per vivere.

Nel giorno in cui mi era stata diagnosticata la schizofrenia.

L'avevo incontrato la notte.

Non ero stata io a cercare lui,bensì lui a cercare me.

Non l'avevo visto arrivare mentre me ne stavo seduta a terra con le ginocchia abbracciate al petto a singhiozzare.

Mia madre era andata via,cosa che una buona madre non farebbe.

Non aveva retto il colpo,come poteva pensaste che avrei potuto reggerlo io?

Si sedette accanto a me e dopo attimi di silenzio pronunciò.

"Che succede?"

"Chi sei e cosa vuoi da me?torna in camera tua e tutto ok"
Pronunciai acida,d'altronde poche ore prima mi era stata data la notizia del secolo,non avrei mai avuto una vita normale.

"Tranquilla,mia madre dorme e io non riesco se vuoi sto qui con te"

Annui con il capo,avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino e che mi facesse dimenticare anche solo per un momento di essere malata.

"Come mai sei qui?"
Domandai incuriosita

"Avevo dolore al petto,i medici dicono che non è nulla,solo un po' di stress ma vogliono tenermi qui per qualche giorno"
Mi spiegò.

"Tu come mai sei qui?"

Mi limitai a non rispondere,avrei dovuto dirgli di vedere cose che nella realtà non esistevano?evitai.

"D'accordo mostriciattola,parliamo di altro quanto anno hai?"
In tutto ciò eravamo ancora seduti a terra con le spalle appoggiate al muro bianco con strisce orizzontali blu al centro.

"Dieci tu?"

"Piccina,quattordici"

"Come ti è venuto in mente di chiamarmi mostriciattola?"
Abbozzai un sorriso,effettivamente era un nome simpatico.

"Sei bella,ma non potevo mica chiamarti bellissima o cose così"
Scoppiammo a ridere all'unisono.

"Allora tu sei buono e gentile ma non posso chiamarti Miss buono o Miss gentilezza anche se l'ultimo non sarebbe male,ma ti chiamerò angelo"
Già era proprio un'angelo,lo era stato sedendosi accanto a me.

Ora non stavo più piangendo,questo grazie a lui.

Non mi sarei mai immaginata di piangere tra le braccia di un ragazzo,ciò per me determinava la debolezza.

Ma lui era stata l'eccezione.

Era sempre stato lì a salvarmi.

Era sempre rato il mio angelo.

Nonno me l'aveva mandato,ma io per paura non avevo saputo tenerlo stretto a me.

Usciti dall'ospedale abbiamo continuato a vederci,siamo stati insieme.

Era tutto perfetto,mi trattava come una principessa.

Non mi faceva mancare nulla,ma ne suoi confronti mantenevo un segreto,che non mi avrebbe permesso di tenerlo nascosto a lungo.

Le mie cresi sarebbero potute accadere da un momento all'altro.

Accadevano anche in sua presenza ma erano deboli e riuscivo a gestirle.

Man mano che la malattia riusciva a prendere sempre di più il controllo di me stessa l'idea di doverlo lasciare si faceva sempre più nitida nella mia mente.

Lo lasci in un brutto modo,ne approfittai dell'occasione di dover partire per andare a fare delle cure.

E così si concluse la nostra storia.

Io per la mi strada,lui per la sua.

Solo dal suo instagram riuscì a capire che era andato avanti,mi aveva superato,lui ma non io.

Non ho mai provato sentimenti per nessun'altro.

Scrissi una specie di lettera,che mai ho avuto il coraggio di inviargli.

Forse un giorno,se egli mi avrebbe permesso di recuperare il tempo perduto gliel'avrei fatta leggere,la conservavo ancora.

"Come mai eri qui ieri?non ti eri trasferita?"
Mi riportò alla realtà.
Di domande scomode sapeva farne.

Ero qui perché ne avevo abbastanza di mia madre e lei ne aveva abbastanza di me.

Mi avrebbe fatta rinchiudere,diceva che ormai stavo diventando difficile da gestire.

"Cos'è successo ieri?"
Lo incalzai con una contro domanda.

"Sei svenuta ai miei piedi,ti faccio ancora lo stesso effetto eh"
Iniziò a ridere.

Lo guardai con finta faccia infastidita,anche se era davvero quello l'effetto che ancora mi faceva.

"Credici angelo non sai più con chi hai a che fare"
Mi affrettai a rispondere.

"Dai su scherzavo mostriciattolo"
Mi accarezzò la mano,che ancora teneva nella sua.

"Sai tutto?"
Lo guardai persa,sarebbe stata la mia fine,non ero pronta a dirgli la verità.

Mi fece un cenno con il capo.

"E perché sei ancora qui?"
Domandai stupita,nessuno era mai restato.

Mi guardò stranito.
"Perché non dovrei restare qui? Ora che ti ho ritrovata non voglio perderti di nuovo mostriciattola"

Un piccolo sorriso si abbozzò sulle mie labbra.

Era sempre lui...l'angelo della quale mi ero innamorata.

"Sei la prima persona che mi ha fatto stare bene angioletto"

Eravamo ancora lì,lui mi teneva stretta la mano e io non avevo la minima intenzione di distogliere il mio sguardo alla sua anima,che era un dito medio rivolto verso il buio che componeva la mia.

Anima bianca e anima nera.

"Visto che sai,non ha senso tenerti nascosto il motivo per il quale sono qui e per il quale ieri ero sola fuori di notte."
Mi fermai,ma non per dare tempo a lui per realizzare bensì per darlo a me stessa.

"Mia mamma voleva portarmi in una struttura,quindi sono arrivata qui ieri,avevo bisogno di sentirmi ancora bambina,quale modo migliore se non tornare nel posto in cui ho vissuto per tanto tempo."

Ascoltò attentamente le mie parole,sembrava comprendermi.

"Capisco,hai dove stare?"

"Ieri sono arrivata in hotel,poi volevo fare una passeggiata,ma beh non è andata come mi immaginavo"

Azzardai a chiedergli qualcosa che lo fece trasalire.

"Possiamo andarcene da qui?"

Mi guardò e nei suoi occhi vidi un briciolo di paura.

"I medici hanno dett-"
Lo interruppi.

"Se mia madre denuncia la mia scomparsa potrebbe venire a riprendermi,non voglio passare il resto della mia vita rinchiusa in un manicomio,perfavore"

Così cedette alla mi richiesta.

Facendo finta di nulla uscimmo dalla struttura e dopo aver controllato bene che nel giardino nessuno potesse vederci ci avviamo verso l'auto di Ethan.

Non pensai ad altro se non a fiondare le mie braccia intorno al suo collo per sciogliermi in uno di quegli abbracci che durante questi anni mi erano tanto mancati.

"Puoi accompagnarmi in hotel"

"No sono il tuo angelo non posso lasciarti da sola in hotel dopo averti aiutata in una fuga clandestina dall'ospedale nel quale eri ricoverata,vieni da me"
Affermò con sicurezza.

"Non voglio essere di disturbo"

"Non sei e non sarai mai di disturbo mostricittola "
Mi sorrise in un modo che mi fece venir voglia di baciarlo,ma trattenni il mio istinto.

E così dopo aver preso le valigie dall'hotel mi ritrovai nel suo appartamento.

Era molto spazioso,all'entrata c'era un salotto è proprio sulla destra divisa da un piccolo muro che fungeva da tavolo,la cucina.

La sala era di un color bianco latte,un televisore non troppo piccolo e un divano che dall'aspetto sembrava molto comodo.

La cucina invece era luminosa,sempre bianca ma con i ripiani della cucina con un marmo scuro.

Poi un piccolo bagno con una doccia,sulla destra.

E  subito di fianco al bagno una camera da letto.

Matrimoniale.
Sgranai gli occhi.

"Tranquilla dormo sul divano"
Mi beffeggiò al guardare la mia faccia sconvolta alla vista di quel letto.

Abbozzai un piccolo sorriso dall'imbarazzo.

"Vuoi qualcosa da mangiare?"
Mi domandò.

"Mhhh uno dei tuoi tortini?"

"Gli ho dato un nome pensando a te mostriciattola..."

"Quale?"
Chiesi incuriosita cercando di abitare di far scorrere le lacrime che stavano cercando di attraversare i miei occhi.

"Il tiramisùilmorale,quando te lo facevo tornavi sempre a sorridere"

Non ebbi il coraggio di parlare.
Lo guardavo persa,più persa che mai.
Più innamorata che mai...

"Vada per il tiramisùilmorale allora"

E così davanti ad uno dei suoi tornini che tanto amava farmi,iniziammo a raccontarci di tutti gli anni che l'uno aveva perso dell'altra.

Spazio autrice:

🥧come state?spero bene🫶🏻

🥧che ne dite di questo capitolo?
Io sono abbastanza soddisfatta,quelli precedenti mi sembrano un po' cortini invece questo soddisfa tutti i miei requisiti.

🥧 io personalmente già amo Grace e Ethan voi?

🥧 detto ciò grazie per essere arrivati fino alla fine,vi si ama❤️‍🩹

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