𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐈

Sharon's pov
"Non è come credi"
Tentai di giustificarmi nella speranza di non dover confessare tutto,quel dolore che mi tormentava ogni giorno,non facendomi vivere ormai da anni.
"Ah no?"
Si avvicinò a me di un passo
"Quindi sentiamo com'è"
Pronunciò buttando le mani in aria per poi riportarle verso i suoi fianchi.
"Cazzo"
Assestai con tono sconfitto,voleva davvero saperlo,voleva davvero scoprire di che cos'era fatta la persona che aveva davanti?di che cosa aveva passato?
"Vuoi la verità? L'avrai"
Mi avvicinai al suo petto puntandogli un dito contro.
"Da cosa partiamo da com'era mio padre?
Mio padre tornava a casa ubriaco sei sere su sette,iniziava ad urlare contro mia madre,poi perdeva le staffe,o la picchiava o usciva di casa ed io ero solo una povera ingenua figlia innamorata persa di suo padre,che nonostante mostrasse i suoi lati anche davanti a lei,lei lo amava con tutta se stessa e addirittura quando usciva di casa lo rincorreva,anche a soli quattro anni"
Ebbi il bisogno di fare una pausa,sentivo il mio cuore che pian piano esalava i suoi ultimi battiti mentre perline salate iniziarono ad incastrarsi nei miei occhi che tentavano sempre di più di trattenerle.
Lo guardavo negli occhi con una spietatezza immane e in quegli occhi non ci vedevo la minima compassione,solo distese di vuoto.
"Chiedeva soldi,a persone a cui non li ha mai restituiti,lo sta facendo la povera stronza di sua figlia,che avrebbe dovuto capire che persona era fin da quando tornava a casa completamente tumefatto dopo essere stato picchiato e minacciato dalle stesse persone a cui egli aveva chiesto dei soldi"
Mi guardava,immobile,torreggiandomi nel suo metro e novanta,ma non c'era anima in lui,si sarebbe preso la mia.
"E se voglio davvero essere libera,devo saldare quei debiti."
"Non potrai mai liberarti da questi mostri,dovrai imparare a prenderli per mano "
E aveva ragione,era una vita che provavo a liberarmene,ma forse dei mostri del genere,non sono come i mostri sotto il letto che crescendo spariscono con la tua infantile paura.
"Si,l'ho ucciso io.
Era il mio diciottesimo,chiunque ragazza vorrebbe passare quel giorno nel modo migliore possibile.
Mi invitò in una stanza,ma era mio padre,che con me era sempre stato uno di quei padri che ogni bambina sogna,il proprio supereroe,ma come i supereroi egli si nascondeva dietro una maschera,la maschera del buon padre.
Questa stanza era appartata e buia,rischiarata solo da una luce fioca proveniente dalle luci che c'erano all'esterno,c'era un bancone,sembrava una piccola zona bar,mio padre mi blocco contro essa.
Iniziò a baciarmi e a far vagare le sue mani lungo il mio corpo,stritolava le mie gambe,palpeggiava il mio addome,ma qualcosa scattò in me nel momento in cui la sua mano toccò la mia intimità,ormai non c'era più nulla da poter aver frainteso"
Quelle immagini affioravano alla mia mente come se le stessi vivendo ora,erano vivide,quello che prima era un semplice vicolo ora si stava trasformando nella sala degli orrori.
Mi abbandonai al muro che era alle mie spalle e continuai.
"Vagando con la mano afferrai un coltello,volevo solo spaventarlo,ma lui si agitò e la lama del coltello toccò la sua aorta,fece in tempo a dire le sue ultime parole,mi disse che mi amava."
Caddi a terra arresa a ciò che avevo fatto.
Ma ora era lui che doveva rispondere alle mie domande.
Mi scaglia su di lui con una rabbia disumana,sembrava che solo io gli avessi mentito.
"E tu eh? Nathan,Andrew o forse Noah? Come ti chiami?"
"Noah,mi chiamo Noah cazzo"
Mio fratello poteva anche essere venuto per minacciarmi ma mi aveva aperto gli occhi.
"Chi era Marcus?"
"Non nominarlo"
Mi voltò le spalle si percepiva lontano un miglio che era irritato dalla mia noncuranza,le vene del suo collo presero ad ingrossarsi e i suoi occhi si assottigliarono.
"Se credi che comportandoti in questo modo mi impedirai di proteggerti sappi che hai già perso,come hai perso cercando di starmi lontana,sapevo già che qualcuno di noi avrebbe perso e quello non sono io moon"
Lo guardai alquanto sbigottita ma infondo lo sapevo,aveva ragione,avevo provato con tutta me stessa a stargli distante,perché sapevo che non mi avrebbe fatto bene la sua presenza,ma lo sapevo,io immaginando la mi storia avevo incluso solo me stessa,ma qualcun'altra nella mia storia aveva incluso anche lui.
"Vuoi continuare a stare lì a fissarmi o vuoi salire in macchina?"
Pronunciò riportandomi alla realtà.
E dopo pochi minuti di viaggio,eccoci ritornati lì nel suo appartamento,non volevo salire,volevo tornare a casa,ma allo stesso tempo volevo saperne di lui.
"Che fai non scendi?"
Non lo sapevo nemmeno io cosa volevo,ma nonostante ciò decisi di seguirlo.
Si appoggiò alla ringhiera del terrazzo fuori dalla sua camera,il letto ancora sfatto,il suo profumo che vagava per tutta la casa.
Quel profumo di virilità che mi aveva inebriato la mente,il corpo,qualsiasi centimetro interno ed esterno che componeva il mio corpo.
Lo vidi posizionarsi tra le labbra una Malboro già cominciata.
E appoggiandomi all'altro lato pronunciai.
"E anche se ora è morto quello che volevo era solo liberarmi di lui nuovamente,dei pensieri che mi tormentano,quello che voglio è chiedere troppo?
"Quanto pesante è quello che hai dentro?
Il dolore,la tristezza,la frustrazione,il non essere capiti dagli altri,il sentirsi estranei a casa propria,te lo dico io,tanto"
E mentre parlava mi resi conto che mi stavo aggrappando a quelle parole come se potessero salvarmi dal disastro che avevo dentro.
"Tanto"
Assestò nuovamente
"Fa incazzare,saper di star perdendo le persone che ami e non riuscire a fare nulla a riguardo,fa male non riuscire a comunicare con gli altri,l'unica cosa che posso dirti è"
Fece una breve pausa,non so perché ma quelle parole erano l'unica cosa che girava intorno a noi,a noi che non amavamo il mondo,a noi che non siamo mai stati amati dal mondo.
"È stringi i denti,perché fermarsi non è un'opzione,perché non si può tornare indietro"
E quelle ultime parole,le disse con talmente tanta convinzione,che furono l'unica cosa che la mia mente continuava a ripetermi.
"Perché significherebbe soccombere,stringi i denti,perché arriverà il giorno in cui tutto questo peso si toglierà e riuscirai finalmente e nuovamente a respirare,sarai felice,stringi i denti e non mollare"
Avrei preferito sparire,farmi piccola,le mie iridi si stavano sporcando di lacrime,la mia gola bruciava.
Non ora,non qui,mi ripetevo invano.
"Marcus mio fratello,è morto"
Lo disse con un tono sconfitto tale da farmi rabbrividire,non sentiva nulla,o forse sì obbligava a non provare emozioni per non permettere alle emozioni negative di farlo affondare.
"Avevo otto anni,eravamo al parco,i miei genitori non erano presenti,quando una pallottola ha raggiunto il suo petto,sangue sul pavimento ed io che invano cercavo di tenerlo con me,in vita,mi ricordo c'era una bambina,assomigliava a te,ha chiamato i soccorsi"
Forse non solo assomigliava a me,ma d'improvviso un colpo di pistola,mentre io rincorrevo mio padre,poi ho smesso di rincorrerlo.
Mi si formò un vuoto al petto.
"La morte di mio fratello non mi ha ucciso,anche se ci ho provato io con me stesso,ma qualcosa dentro di me è morto da quel giorno"
"E quei segni sulla schiena?"
Non parlò,si limitò a guardare il punto d'incontro tra il cielo e la terra,lì dove i viventi e i defunti possono incontrarsi.
"Voglio sapere,devi spiegarmelo"
"Cosa c'è da spiegare,il fatto che dovevo rimanere fermo al letto,senza poter fare nulla,sottostare alle perversioni di mio padre,non potevo dimenarmi,quei segni sono frutto di un bambino terrorizzato"
Forse ciò che aveva vissuto lui era mille volte peggio di ciò che avevo vissuto io,ma un dolore non si confronta.
"E tua madre?"
"Non mi ha mai difeso"
Continuò.
"Ma nel momento in cui mio padre ha sfiorato mia madre,quello è stato l'unico momento nel quale non sono riuscito a controllarmi"
Mi limitai ad un silenzio,perché noi eravamo così,parlavamo a silenzi,le cose non dette sono meglio di quelle dette e stradette.
"Non ho paura di affrontare i tuoi mostri,credo di aver bisogno di te più di quanto io voglia"
Lo dissi convinta,senza sapere però se stavo convincendo lui o me stessa.
"E dimmi,non eravamo solo amici,questo non ha molto senso non credi?"
Non aveva senso perché la verità è che non eravamo solo amici e,entrambi lo sapevamo benissimo.
"Ma ora che ci penso,non so se ti amo,non so nulla sono solo uno spaventoso insieme di ignoranza"
Lo era davvero,non c'è che dire aveva ammesso la verità.
"Ma quel che so è che mi rimani costantemente incastrata tra i miei mille pensieri.
E io senza sapere perché mi soffermo sempre e comunque su di te,che anche se non lo sai mi stai salvando"
Io lo sapevo,ma con tutta me stessa cercavo di respingere quel pensiero,anche lui stava salvando me e per questo ero in continuo conflitto con me stessa.
"Ma io Moon non potrò mai darti ciò di cui hai bisogno,ciò che meriti,ma allo stesso tempo voglio essere la tua luce nei momenti bui,la tua prima volta,colui che ti accompagna a casa e ti mette a letto quando sei ubriaca,non colui che ti porta a letto,permettimi di esserlo"
"Scopi per sentirti vivo come posso dargli il tuo cuore in mano"
Pronunciò la vocina dentro di me,ma forse lo pronunciò in modo talmente forte che le parole uscirono dai miei occhi.
"Non sbagli pensando ciò,ma ti prometto che per te cambierò,con te è diverso,c'è intesa mentale"
"Ma nessuno di noi può dare ciò di cui l'altro ha bisogno,le nostre anime non combaciano"
"Mettiamole vicino e seguiamo ciò che fanno i cinesi,aggiustano vasi rotti mettendoci dei fogli d'oro,facciamo brillare le nostre anime"
Tentò di portarmi una mano alla nuca,per stringermi a se,mi scostai.
"Perfavore,se ti allontani mi fai del male,non avere paura di me,proviamoci,ti prego"
Sconfitta feci per andarmene,dovevo tornare a casa,o forse sì stavo fuggendo.
"Baciami prima di andare via"
È da lì,qualcosa cambiò.

Nota autrice:
Girls and boys come vi sembra il capitolo?

Secondo voi perché quando ha sentito la storia di Marcus,Sharon si è sentita in quel modo,cosa le sarà tornato alla mente?

E i due riusciranno a far combaciare le loro anime?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto❤️‍🩹
Alla prossima🫶🏻

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