𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐕𝐈𝐈

Sharon's pov
Mi svegliai in un letto,che non era il mio,non mi sentivo a casa,lo capì da questo senza neanche dover avere il bisogno di guardarmi intorno.
Cosa ci facevo in questo letto?di chi poi?
Le ultime cose che mi ricordo è che ero andata all'appartamento di Ethan per chiarire con lui.
La testa iniziò a pulsare,come ci ero finita in questo letto,in questa camera.
Qualcuno mi aveva toccata,mi aveva portata a letto,non mi sentivo bene.
Le solite sensazioni,occhi che bruciano,gola secca e groppone pesante che quasi non mi permette di respirare.
Inizio a colpire nervosamente il cuscino e oltre a ciò l'unica cosa che riesco a fare è sentirmi uno schifo e nascondermi sotto il gelato lenzuolo che mi copriva.
Ma ero vestita...
"Cosa succede?"
Sento pronunciare da una voce,che purtroppo non mi era familiare.
Non potevo farmi vedere ridotta in quello stato,non dopo quello che era successo.
"Non ti ho toccata,non ti ho portata a letto,non ho fatto nulla di ciò che stai pensando"
Non so come e non so perché ma sembrava che sapesse leggermi dentro come mai nessun altro essere umano abbia saputo fare.
"se ti calmi ti delucido"
Si e io ero l'asino che volava,chi diavolo gli avrebbe creduto.
Non potevo fare sempre la parte della pazza isterica quindi decisi di riaffiorare dal lenzuolo e di poggiare la mi schiena contro lo schienale del letto.
"Te ne sei andata dalla camera,si lo so per colpa mia non serve che mi guardi così"
Wow aveva inteso anche il mio sguardo omicida nell'intento di dire "razza di imbecille mi hai detto tu di andare via"
"Ecco" incalzai io anche se avrei voluto dirgliene quattro.
"Beh poi sei andata a dormire nel parcheggio e sono stato lì a vedere che facevi"
"Ma a te che importa? Mi hai cacciata tu"
Ignorò palesemente la mia domanda,c'era qualcosa di strano nel suo comportamento,quasi sembrava gli importasse di me.
Nella mia mente intanto la vocina che mi accompagnava sempre,il mio inconscio,aveva iniziato a parlare in modo disconnesso e confuso ma una cosa buona l'aveva detta.
Ovviamente vuole solo portarti a letto e ovvio che non gli importa di te.
Aveva ragione,aveva perfettamente ragione.
Intanto aveva continuato a parlare ma non lo stavo ascoltando.
"Puoi ripetere?" feci anche la figura della cretina,ma per capirci qualcosa dovevo per forza seguire tutto il discorso.
"Dicevo che poi sei andata via e sei andata da Ethan"
"Mi hai seguita?" domandai io,incredula alla sua risposta,anche perché ero stata attenta e non l'avevo minimamente visto.
"Non te ne eri accorta?"
Di quale diavolo di categoria segreta faceva parte?
Agente segreto?killer maniaco che insegue le sue prede?investigatore privato?
Beh di qualsiasi categoria egli facesse parte quello che restava era il fatto che a me faceva paura.
Cazzo di nuovo,non seguivo il filo del discorso.
Fortunatamente,solo in questo momento,riuscì a capirmi e spiegò nuovamente ciò che era successo.
"Sei salita,poi sei scesa e ti ho visto solo cadere a terra,quindi ti ho soccorsa"
"Tu mi hai toccato?" Non potevo crederci,mi stava facendo male tutto non sopportavo più quella conversazione.
Ma intanto continuava a parlare e non potei fare altro che ascoltarlo.
"Non ho ancora i poteri magici e non ho la forza per spostarti con il pensiero quindi si ti ho toccata per portati dal portone alla macchina e di nuovo dall'ospedale alla macchina e poi di nuovo dalla macchina fino a qui,quindi si direi che ti ho toccata ma non ho fatto altro"
"Ti sembra poco?"
Domandai io sconcertata.
"Ehi ehi rilassati"
E la sua voce sembrò davvero rassicurante,il mio corpo ebbe una forte reazione quando udì tali parole,i muscoli si rilassarono,le dita che prima grattavo in modo nervoso si afflosciarono lungo i miei fianchi e i miei occhi che prima lo guardavano con sguardo assassino ora sembravano aver cambiato visione.
"Ti svelo un segreto,le donne preferisco farmele quando sono coscienti"
Ed eccolo che tornava all'attacco
Non riusciva ad essere normale per più di pochi secondi,questo mi era chiaro.
"E se proprio dobbiamo dirla tutta dovresti solo ringraziarmi,avresti dovuto vedere la faccia del dottore appena ti ha vista,a mio parare ti ha anche toccata e mia cara non come ti ho toccato io,quindi mi è sembrato giusto toccarlo a mia volta,ma la sola differenza è che il mio tocco è stato molto più forte e ad effetto"
"Punto uno non ti ringrazierò mai,punto due,cosa gli hai fatto?"
Domandai con la sola speranza di non sapere che gli aveva fatto del male,ma anche me stessa mi diceva che era ovvio che non sarebbe stato così.
"Gli ho solo spaccato il setto nasale nulla di grave"
"Nulla di grave?"
Pronunciai sbigottita,davvero aveva fatto uscire dalle sue labbra le parole "solo" e "nulla di grave"?
"Starà bene,ma ora mi devi qualcosa"
"Io non ti devo proprio nulla,cos'è non ne hai approfittato quando non ero cosciente e ora vuoi vedermi nuda"
Proclamai con un tale odio che chiunque avrebbe lasciato stare,ma non lui.
"Se per nuda intendi fisicamente no,ma moon si può mostrarsi nudi a qualcuno anche solo parlando di se stessi"
Mi aveva lasciato davvero spiazzata,da uno come lui,era davvero lui che stava esprimendo tali parole?
In un certo senso glielo dovevo davvero,per quanto mi avesse lasciata senza parole il fatto che avesse picchiato il medico,nel caso egli avesse fatto quello che Nathan diceva,aveva fatto bene,se solo fossi stata cosciente avrei fatto lo stesso.
"Parlami di te,della tua vita,spogliati da tutti i tuoi mostri,diciamoci le cose che non ci siamo mai detti."
"Prego,farò lo stesso che farai tu"
Lo invitai a cominciare.
"Quindi ci stiamo per raccontare i nostri segreti,bene inizio io"
Oh no,avrei dovuto raccontare i miei segreti,quei mostri che mi portavo dentro da una vita,o quasi.
Non potevo dirgli tutto quello che avevo passato,sicuramente lui non l'avrebbe fatto.
"Bene bene da cosa partiamo,dalla nascita?"
Scrollai le spalle come per dire "devi decidere tu" effettivamente non avrei saputo scegliere,avevo una sensazione mai provata,volevo sapere qualcosa di lui,ma non mi sentivo in potere di poter decidere cosa.
"Sono nato in una famiglia alquanto strana,nessuno dei miei due genitori è stato mai presente,dovevo solo obedire,l'unica mia salvezza era mia nonna,ma anche lei è stata presente per poco tempo.
Neanche a me piace essere toccato,solo se non sia a scopo sessuale ovviamente"
"Perché?"
Tentai di domandare,volevo saperne di più su di lui,sapevo che altre occasioni come questa non mi sarebbero capitate,volevo leggergli dentro,ma i suoi occhi,se pur di color olivastro,erano murati,così da non lasciar trasparire nessun tipo di emozione.
"Nono,ora tocca a te"
Mi rimproverò.
"Sono nata in una famiglia apparentemente normale,ma si con il tempo ho imparato che l'apparenza inganna,mamma avvocato,mio padre operaio,una famigli normale penseresti.
Prima della morte di mio padre,anche io credevo lo fosse."
"E cos'è cambiato?"
Capì da quelle poche parole la voglia di saperne di più,volevo dargli di più,dopo tanto tempo mi sentivo in dovere di dover dare di più,ma qualcosa dentro di me me lo impediva.
Non riuscì a parlare,ma mi ammutolì ancor di più quando vagando con gli occhi per la stanza,intenta nel cercare qualche scusa plausibile per poter fuggire da quella conversazione,i miei occhi caddero sul petto nudo di Nathan.
Era segnato,ma non in senso letterale,come lo era il mio cuore,nel vero senso della parola.
Aveva segni,o cicatrici non saprei bene come definirli,che percorrevano tutto l'addome e facendo più attenzione riuscì a capire che non si limitavano solo a d esso ma che percorrevano anche la schiena.
Non volevo essere invadente,ma domandai.
"Cosa sono quei segni?"
Guardò in basso verso di se con sguardo perso,si era fidato a mostrarmeli,altrimenti perché non mettere una maglietta.
"Segni di quando il me bambino,ormai morto da tempo,disubbidiva alle regole"
"L'ho ucciso"
Lo senti pronunciare successivamente,a chi si riferiva,era una frase totalmente sconnessa da quella precedente.
Capii che forse quello era il momento di tacere,avevo chiesto fin troppo e l'avevo capito quando non mi guardava più,si limitava a far vagare lo sguardo per la stanza,in cerca di fuggire a sua volta da quella conversazione,che se pur difficile da ammettere,ci stava distruggendo,ma anche se non me lo aveva confermato,so per certo che entrambi eravamo consapevoli del fatto che forse affrontare i nostri segreti,i nostri mostri,ci avrebbe permesso di vivere.
"E tu"
Fece una breve pausa per provare a riprendere fiato,quel fiato che veniva sempre meno nel momento del bisogno.
Poi riprese a parlare.
"Perché hai il terrore di essere toccata? Chi è stato?"
Ero divisa,una parte diceva alla mia mente di tacere,in quanto era veramente troppo quello che mi stava chiedendo,ma l'altra,quella che voleva essere libera,quella che non voleva più essere tormentata,mi spronava a parlare.
Volevo essere libera e,non mi ero mai sentita come ora,avevo di fronte un essere che come me aveva sofferto,aveva patito,non lo stesso dolore,ma uno di quei dolori che accomuna la maggior parte degli essere umani,il tormento.
Ogni uno di noi è tormentato da qualcosa che pur non volendo ci ha segnati dentro,un segno che aimé non può essere cancellato come una sbavatura della penna.
"Mio padre,ha abusato di me"
Pronuncia quelle parole in modo così schietto che spaventai me stessa.
Non l'avevo mai detto così e questo forse era il primo segno di guarigione.
E la scena che mi perseguitava ormai da anni tornò a fiorire nella mia mente.
Festa,invitati,amici,finalmente maggiorenne,ed ero anche ignara del fatto che quell'evento così importate e bello per me sarebbe stato quello che mi avrebbe segnata a vita.
Mi assentai dalla realtà.
"Piccola di papà,vieni,ormai sei grande"
Lo segui in una zona appartata del ristorante,avevo da poche ore compiuto diciotto anni e come giusto che sia stavo festeggiando,una festa da sogno,vestito fantastico,location da togliere il fiato.
"Mi devi far vedere il tuo regalo per me?"
"Vieni"
Non so spiegare cosa provassi ma l'uomo che era sempre stato il mio eroe,il mio pilastro,questa sera,o meglio,in questo momento mi spaventava.
Mentre lo seguivo mi convinsi del fatto che era tutto frutto della mia immaginazione.
Poi però,raggiunto il posto buio,schiarito da delle piccole lanterne che emanavano una luce molto fioca,quella convinzione svanì.
"Ora sei grande piccola di papà"
Era dolce ma allo stesso tempo iniziai a capire che le sue intenzioni non erano paterne.
Con mia madre non era stato di certo un buon marito,ma era stato un bravo padre o almeno,fino ad allora.
Mi baciò sulle labbra,poche volte l'aveva fatto.
Poi con fare maldestro iniziò a far vagare la sua mano sulla mia gamba.
Ero pietrificata non sapevo cosa fare.
Ma quando la sua mano incontrò il tessuto del mio intimo,qualcosa in me scattò.
Poi,il nero.
Tornai alla realtà,stavo tremando cazzo,attacco di panico,di rabbia,o il mio disturbo che si faceva sentire,quale dei tre?
"Va tutto bene,tuo padre non è qui"
La sua voce,ebbe lo stesso effetto,mi calmò,tutto ciò,senza neanche sfiorarmi.
Altre domande invasero il mio cervello però.
Perché si comportava così,colui che mi aveva sempre visto come le altre,perché ora era qui nel tentativo matto e disperato di calmarmi.
Aveva bisbigliato qualcosa,ma non l'avevo capito,ma con tutta sincerità,nelle condizioni in qui ero ora avrebbe potuto parlarmi anche il papa,non gli avrei dato retta.
E così tra lettere,parole e frasi rassicuranti il mio corpo si abbandonò a se stesso.

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