𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐕

Sharon's pov
Era ormai mattina e mi sveglia nel parcheggio di un supermercato nel quale ero andata la sera precedente a dormire,mi appoggia al volante mentre mi godevo il sole che sorgeva dipingendo il cielo di un colore ambrato.
Accesi dopo un po' di giorni finalmente il telefono,per poco non mi si nuclearizzava tra le mani,tante chiamate perse,tanti,tantissimi messaggi da parte di Ethan.
Dovevo andare a trovarlo mi ero comportata da vera stronza,lui c'era sempre stato e ora io per una sola cosa che lui aveva detto lo stavo ripagando così.
Misi in moto la macchina e uscendo dal parcheggio notai Nathan così aveva detto di chiamarsi?
Poggiato sul sedile del guidatore,con la testa indietro e gli occhi serrati,o stava dormendo,o era morto,ma la vera domanda è
Perché era lì?mi aveva seguita la notte precedente,dopo avermi cacciata dalla sua stanza?
Sapevo bene che era così e sapevo anche bene che la vera domanda che dovevo farmi era del perché nonostante continuassi a trattarlo da reietto egli continuasse a venirmi dietro,a non lasciarmi andare.
Ethan mi aveva avvertita bene sul suo conto,ma...lo aveva chiamato Andrew e non Nathan,forse aveva due nomi,questo non importa ma sono sicura che parlava di lui.
Avrei provato a sopportarlo,delle volte mi facevo schifo,cioè dico quasi tutti i giorni ma quando trattavo male le persone che dimostravano di volermi dare il mondo ancor di più.
Perché non so se proteggo me stessa dagli altri o gli altri da me stessa.
Certo lui non mi aveva dimostrato nulla,o per lo meno quasi nulla.
Ma si nutriva della sfera di mistero che vagava intorno a lui,come me del resto.
Forse,scoprire i suoi misteri,mi avrebbe aiutata a comprendere e ad affrontare i miei?
Credo che nessun essere vivente sconfigga per sempre i propri misteri,quegli avvenimenti che hanno segnato talmente tanto l'anima da tenerli nascosti,dal mondo e perfino da noi stessi,ci spingiamo talmente tanto a credere che quelle ferite che ci portiamo dentro non siano mai state incise sul nostro cuore,ma ci sono,sono lì e aspettano solo qualcuno che sappia cucirle,ma che non sappia e che non voglia riaprirle.
Continuamente mandiamo segnali,quei segnali d'aiuto che non vengono compresi e ci ritroviamo giorno dopo giorno ad affrontare quei grandi mostri che con il passare del tempo si fanno enormi.
La tristezza è causata dall'intelligenza,più comprendi certe cose e più ti rendi conto che non vorresti comprenderle.
E forse per quanto mi riguarda sono troppo intelligente,perché troppe cose capire avrei voluto non comprenderle,la verità è dura da accettare proprio perché distruggere le nostre illusioni.
Un clacson mi distoglie dalle mie riflessioni.
Che stupida ero rimasta ferma davanti all'entrata del parcheggio bloccando il passaggio.
Oh no si era svegliato anche lui e aimè mi aveva vista,cazzo questa non ci voleva.
Non volevo che continuasse ad inseguirmi,non gli avrei dato ciò che voleva,non avrei fatto sesso con lui.
Mia madre l'ha sempre detto che l'amore non esisto,io le credo,gli uomini sono tutti così,ti cercano,ti desiderano e quando hanno ottenuto quello che vogliono,ti scaricano come se tu fossi la loro ruota di scorta.
Ma infondo io cosa ne sapevo dell'amore,come potevo contraddirla,anche se avessi voluto,l'unico amore che avevo ricevuto era stato quello di Ethan,che avevo distrutto ancor prima che egli avesse potuto distruggere me.
Ethan,sì dovevo andare da lui.
Parcheggiai la mia macchina assicurandomi che quel ragazzo non mi avesse seguita.
E citofonando mi soffermai sulla cassetta postale,quella che aveva ospitato quel mazzo di fiori che io brutalmente avevo bruciato davanti agli occhi di colui che me li aveva regalati.
Ethan aprì la porta e mi guardò,quello sguardo che nei miei confronti aveva avuto solo quando lo avevo lasciato non facendomi più sentire,quello sguardo di risentimento e delusione che stentava a nascondere per non ferirmi.
L'avevo distrutto per la seconda volta.
Solo questo so fare,distruggere cose,persone,sentimenti,perché sono una codarda,ho paura,è questa la verità io ho paura.
Lo guardai,non sapevo cosa dire,fuggì senza riuscire a pronunciare neanche mezza parola,non ero brava a parole,fuggivo era quello che sapevo fare meglio.
Non provò nemmeno ad inseguirmi,non aveva senso continuare.
Scendendo le scale quel senso di confusione iniziò a sopraffarmi.
Riuscì ad uscire dal portone ma le cose iniziavano a peggiorare.
Quel senso di vuoto,la testa girava e a stento riuscivo a stare in piedi.
Poi...il nero...

SPAZIO AUTRICE:
Scusate se il capitolo è un po' corto ma credo che nel pomeriggio vi farò uscire l'altra parte,a me non fa impazzire l'idea di mettere due pov nello stesso capitolo ma se a voi piace e non crea problemi posso tranquillamente metterne due o anche di più.
Fatemi sapere❤️‍🩹

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top