5: Non parlo più
21 Novembre 1992
La mamma non crede che il mio mal di pancia duri così tanto, allora oggi mi ha mandato a scuola. È difficile lasciare a casa le cose adesso che mamma mi controlla mentre preparo lo zaino, però la mattina, quando mi sveglia e poi va a fare colazione, ho qualche minuto per togliere tutto quanto dallo zaino e nasconderlo in fondo al mio armadio, così mamma non nota niente.
Perché devo portarmi tutte quelle cose in classe? Tanto durante le lezioni non le uso, io a scuola non ci voglio andare. Per far sembrare che lo zaino sia pieno, metto dentro tutti i libri di musica. Sul pulmino che porta me e le mie sorelle a scuola, e poi anche durante le lezioni, apro un libro e cerco di fare il solfeggio.
Ma ancora non ci riesco, ci metto davvero troppo tempo. Non riuscirò mai a capire le note abbastanza velocemente da poterle suonare al pianoforte. In più, è tanto che non suono e magari mi sono anche scordato come si fa.
Oggi ho deciso che non parlo più.
Sì, proprio così, dalla mia bocca non uscirà più una sola parola.
Però non sono riuscito a mantenere questa mia promessa in classe, alle ultime due ore.
Mrs. Jenkins è entrata e noi ci siamo alzati, come sempre. Io ho iniziato a sentire quel male alla pancia che mi viene sempre quando la vedo.
"Seduti" ha detto, con quella voce così cattiva, proprio come quella dei mostri nei cartoni animati.
"Penniman, Piers" e a sentire chiamare i nostri nomi, io e Emily ci siamo alzati e ci siamo messi in piedi sulle sedie, mentre Luke, accanto a me, iniziava a ridere.
Anche io ho sorriso però, perché questa mattina non avrei recitato nessuna filastrocca.
Toccava a Emily iniziare. E lei, che non parla mai con nessuno, quando Mrs. Jenkins le chiede di leggere inizia a balbettare. Era una brutta filastrocca, come tutte quelle che scrive la strega. Emily stava dicendo a tutta la classe che era brutta, che non riusciva a parlare perché il Mostro della Lingua gliel'aveva strappata, che nessuno voleva stare vicino a lei perché era antipatica.
Mi sono così arrabbiato quando ho visto la solita lacrima scendere dall'occhio di Emily.
"Penniman, prego" ha detto poi Mrs. Jenkins, con il solito sorriso inquietante.
E io non ho parlato.
Non ho detto niente.
Ho guardato il foglio che la strega mi aveva passato e non ho aperto bocca.
"Penniman?" ha allora ripetuto la donna e quando l'ho guardata ho visto che si stava arrabbiando, ma non ho parlato lo stesso.
Allora lei si è alzata ed è venuta velocemente verso di me.
Mi ha preso il colletto della camicia verde e rossa che papà mi aveva portato dal suo ultimo viaggio e ha iniziato a strattonarmi e a urlare così forte che ho avuto la sensazione che le mie orecchie avessero iniziato a far male.
"NON PARLI? NON FAI COME TI DICO? HAI PERSO LE PAROLE COME LA TUA AMICA?" e il suo volto era così vicino al mio che potevo sentire il brutto odore del suo profumo che mi ha fatto venire la nausea.
E mi ha minacciato urlando così tanto che mi sono spaventato, ho cercato di allontanarmi ma ero sulla sedia, così sono caduto e adesso il polso mi fa tanto male.
Ho sentito qualcuno ridere, ma ho visto anche tanti bambini che si voltavano dall'altra parte per non guardare.
"Alzati, rimettiti sulla sedia e leggi!" ha poi detto la maestra, riafferrandomi la camicia e rimettendomi in piedi.
Mi veniva da piangere, lì, davanti a tutti. E lei mi ha fatto così tanta paura che alla fine ho letto. E più leggevo più mi veniva da piangere, perché in quella filastrocca c'era scritto che io ero stupido perché quando scrivevo facevo tanti errori.
"Più veloce, Penniman" continuava a ripetere Mrs. Jenkins, ma io più veloce non riuscivo a leggere.
"Più veloce, Penniman" allora andavo più veloce, ma sbagliavo a leggere tante parole e lei mi sgridava.
E' dall'inizio dell'anno che leggo filastrocche in piedi sulla sedia, a volte su di me, a volte su qualcuno dei miei compagni di classe. Però non è mai stato brutto come stamattina.
Allora io non parlo più, perché quando parlo devo dire solo cose brutte.
Non parlo più, tranne quando devo recitare le filastrocche della strega, perché se lì non parlo lei si arrabbia e mi viene ancora vicino e quell'odore non lo voglio più setire.
Dopo la lezione, per la prima volta Emily si è avvicinata a me, aspettando quando tutti erano usciti dalla classe al suono della campanella.
"Sei stato coraggioso oggi" mi ha detto.
Ma io non le ho detto niente, perché io non parlo più.
***
Buongiorno a tutti :D
Scusatemi per il ritardo, ma sono stata qualche giorno a spiaggiarmi al Lido di Venezia, ma ora sono tornataaaaaaa!
Nulla da aggiungere, coe sempre ringrazio che dedica qualche minuto del suo tempo a lasciarmi due parole, le apprezzo sempre tanto e per me sono importanti.
Ci si sente tra qualche giorno con il sesto capitolo: "Con me puoi parlare".
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