DI VANE ATTESE (10)




L'estate monegasca è fatta di attese.

Ci si agghinda a festa, si mette piede fuori di casa e si aspetta,

di trovare un taxi libero per spostarsi senza farsi buttare giù dall'aria afosa;

di conquistare un piccolo spazio in qualsiasi locale;

di arrivare a fine giornata senza essere mangiati dalla folla;

il tutto mentre intensamente arde nel cuore dei monegaschi la speranza che prima o poi arrivi il momento in cui il Principato non sarà più meta turistica in voga, così che potranno finalmente godersi appieno quel prezioso gioiello che i suoi abitanti vorrebbero gelosamente custodire e che cercano di difendere a forza di sguardi ostili e spiacevoli modi di fare.

Sopratutto però, nell'estate monegasca, si attende a che la noia passi.

Leopardi la chiamava il sentimento del nulla, Nina la ridefinirebbe come quel senso di vuoto che ti rimane nel passare serate così, senza stimoli, ad aspettare.
Aspettare il posto, aspettare il drink, aspettare una battuta che faccia ridere, aspettare uno stimolo, qualcosa di entusiasmante, che renda quella serata diversa dalle altre.

Aspettare qualcuno.

Sopratutto aspettare qualcuno.

Si riesce a riconoscere un vero monegasco dal modo in cui passa le sue serate estive. Vestito bene, accasciato su un tavolo e circondato da bottiglie di champagne, ride come se ogni cosa che sente fosse la più divertente del mondo, ma gli occhi sono spenti, settati altrove. Andrà a ballare, poserà per qualche foto, posterà storie per provare al mondo l'eccesso: l'eccesso di divertimento, di bellezza, di ricchezza.
Alla fine dei conti, però, in realtà è soltanto eccessivamente tediato da quella vita, da quella serata, che è stata uguale a quella prima e sarà uguale a quella che verrà.

Così, ozio e frivolezza si posano come un velo sugli occhi di chi questa vita la fa da sempre mentre quelli di chi guarda sono accecati dallo scintillio di quelle statue d'oro massiccio.

Nina affonda la cannuccia nel bicchiere, rendendosi conto per la prima volta, per la prima estate, di non essere poi così diversa da loro. Pensava che qualcosa come la noia non potesse mai neanche avvicinarsi a sfiorarla e invece il suo famoso entusiasmo, per quella sera, sembra averla abbandonata del tutto.

Se solo Max arrivasse, è convinta che smetterebbe di sbuffare e si metterebbe a ballare sui tavoli del locale. La sua vicinanza è come una dose di euforia. Max però non c'è e Nina, dal canto suo, sta cercando con tutte le sue forze di non sembrare toccata dalla cosa, anche se il suo disagio sembra esserle scritto in faccia a caratteri cubitali.

Benny le siede difronte, i ciuffi mossi di capelli rossi colorano la camicia bianca che porta abbottonata fino al collo, la piega della fronte è severa. La sua innata eleganza, che spesso lei vive quasi come un peso, la rende piacevole da osservare, nello stesso modo in cui si osserverebbe una regina: in attesa di catturare qualsiasi suo gesto, movimento, e sperare di farlo proprio.

Oggi ha finito le lezioni del terzo anno di università e con Nina e qualche compagno di corso si sono fiondati al Buddha Bar per festeggiare, sperando che avere una scusa effettiva per farlo potesse rendere il tutto più entusiasmante. Certo, delle trenta persone con cui Benny frequenta - e Nina frequentava - le lezioni, se ne salvano giusto tre o quattro, ma quei pochi sono di compagnia. Tra loro, c'è sicuramente il duo più scoppiettante dell'Università di Monaco.

Per Nina e Benny osservare Gregory e Luc interagire è come guardarsi allo specchio. Anche questi ultimi collaborano ad un progetto d'alta moda e sono anzi i loro diretti rivali per la sfilata, ma più di questo c'è che tanto del loro rapporto richiama delle dinamiche che le due ragazze conoscono tremendamente bene, quel modo di essere amici che si instaura solo quando metti nella stessa stanza una persona molto più che razionale e un'altra che vive con la testa tra le nuvole e questi si scelgono autonomamente come compagni di vita.

Benny sta a Gregory come Nina sta a Luc e questo strano connubio rende effervescenti tutte le volte in cui decidono di spendere del tempo assieme, come quella.

A passare la serata con loro poi si erano aggiunte Cèline e Aghata, due sorelle provenienti dalla Francia del Nord mandate nel Principato dalla famiglia nella speranza di fare fortuna, e Flavio, un ragazzo italiano con la spocchia di un nobile e i tratti del David di Michelangelo, che stranamente hanno imparato non solo a tollerare ma anche ad apprezzare.

Sarà forse perchè Nina e Benny sono convinte che si porti a letto entrambe le sorelle e ogni volta che si unisce a loro è un'occasione in più di raccogliere particolari sul loro modo di interagire da commentare poi, costruendo strambe teorie fatte di threesome e incesti.

Quella sera sono i primi ad andar via, tutti e tre insieme, facendo ridacchiare le due ragazze.

Gregory e Luc si intrattengono un altro po', troppo presi dallo scambio di battute con Benny su chi vincerà la possibilità di sfilare allo Yacht Club per poter davvero pensare di lasciare il locale. Nina partecipa alla discussione, ma la sua attenzione è rivolta al cellulare poggiato sul tavolo con lo schermo in vista, casomai Max si decidesse a scriverle qualcosa.

Vorrebbe che almeno le dicesse no, non vengo, piuttosto che lasciarla lì nell'incertezza.

Sono giorni che si rincorrono, finendo soltanto col mordersi la coda come un uroboro in un ciclo infinito di speranza, aspettativa, fibrillazione e delusione e poi tutto d'accapo.

L'euforia che sembrava essersi impossessata di lui la sera del Jack è scomparsa assieme ai fiumi di alcool che aveva tracannato per l'occasione, abbandonando il suo corpo come fosse un rifiuto tossico e facendo tornare Max ad essere Max.

Max che risponde a monosillabi, Max che non propone mai di fare niente, Max che a malapena sembra tornato nella vita di Nina.

Così lei lo cerca e lui la lascia lì, appesa, come quella sera.

Forse passo, le aveva risposto solo poche ore prima, quando lei l'aveva invitato a raggiungerla al Buddha Bar.

E Nina lo sa che non verrà, ma una parte di lei non riesce a smettere di sperare. L'altra, quella ormai rassegnata, semplicemente si annoia e non perchè la compagnia di Benny, o di Gregory e Luc o di chiunque altro non le vada più bene, ma perchè non è la sua. E quando Max non c'è, Nina non riesce a fare a meno di pensare a lui. A cosa direbbe in risposta a quell'uscita di Benny, a come commenterebbe lo stravagante look di Luc, al modo in cui silenziosamente la guarderebbe, facendole capire al volo cosa gli passa per la testa. Sopratutto questo.

Dopo ore ad aspettarlo invano pensa anche a quanto vorrebbe che Max si presentasse mentre è ancora in compagnia di Luc e Gregory. Vorrebbe vedere come reagirebbe nel trovarla a ridere e scherzare - o almeno, a fingere di farlo - a tavola con due ragazzi. Vorrebbe una sua piccola e falsa rivincita, giusto per poter avere qualcosa da giocare contro la sua indifferenza, una scenetta che gridi "ei, mi diverto anche se non ci sei".
Anche se non mi diverto davvero.
Anche se tutto ciò che vorrei, è che tu fossi qui.

Sentire tutto questo, per Nina, è dannatamente frustrante. Si guarda attorno e il mondo quasi le pare lontano tanto è presa dalla vivida realtà nella sua testa, dai pensieri che la assillano e che non la lasciano neanche per un attimo, da quell'intreccio di trame e sguardi e discorsi cuciti tra loro con dei se e dei ma dei quali non riesce a fare a meno.

E della sua testa si sente prigioniera.

Finché Gregory e Luc rimangono con loro, però, riesce più o meno a dissimulare. Nel momento in cui resta sola a tavola con Benny non può più aggrapparsi alle rumorose chiacchiere dei due ragazzi e viene a galla la sua espressione rigida, contrariata, la parlantina non pervenuta, il ticchettio nervoso delle unghie contro il bicchiere in vetro del cocktail.

<<Max non viene più?>> domanda la ragazza rossa, affondando le dita nella ciotolina di pistacchi che le divide.

Nina scrolla le spalle, non avendo effettivamente una risposta a quella domanda, e concentra il suo sguardo sull'amica che prova a liberare il frutto dal guscio. Dopo qualche tentativo fallito decide di prendere la situazione in mano e si mette a pulire pistacchi per lei, sfruttando l'occasione per tenersi impegnata con qualcosa.

<<Solo sesso eh>> aggiunge poi Benny, con un tono leggermente canzonatorio. Nina alza gli occhi al cielo in risposta, borbottando parole incomprensibili prima di mormorare un <<Sì>>

<<Si vede che per te non è niente di più>> continua l'amica, ora sorridendole con fare divertito. Prendendola in giro prova ad alleggerire il fascio di nervi nel quale Nina sembra contratta, purtroppo però con scarsi risultati <<E sei assolutamente in grado di gestire la situazione>>

<<Assolutamente>> afferma la bruna, annuendo vigorosamente. Poi lascia andare un sospiro e si spalla per quanto possibile sullo sgabello alto, mostrandosi esattamente come si sente in quel momento: stremata.

<<Perchè ti stai torturando così?>> domanda quindi Benny, sporgendosi con il busto verso il centro del tavolo e restando in attesa di una risposta <<Tu hai bisogno di stabilità e di attenzioni e di qualcuno che faccia di te il suo mondo, e lui non riesce neanche a muovere il culo per raggiungerti in un bar. Quindi perchè lo fai? Ci sa davvero fare così tanto a letto?>>

<<E chi l'ha mai visto il letto?>> risponde Nina dopo un respiro, lasciandosi finalmente andare in un sorriso. Allunga una mano per afferrare il bicchiere con ciò che rimane del suo cocktail e cerca con le labbra la cannuccia, continuando a guardare l'amica con un che di malizioso nello sguardo. Per Benny vedere una reazione su quel viso è come una vittoria, così scoppia a ridere.

<<Se questa storia aveva dell'incredibile già solo pensando a te che vai dietro ad un tipo che non ti ha detto "ti amo" al secondo appuntamento, sapere che lo fai anche in posti strani è davvero troppo. Troppo>> esclama la ragazza scuotendo la testa.

<<Non è tanto il saperci fare, e forse non è neanche il sesso in se a mandarmi fuori di testa>> continua poi Nina, non facendo troppo caso allo sfottò dell'amica <<Quanto il modo in cui in quel momento lo sento>> aggiunge, distogliendo lo sguardo prima di arrossire.

Nella sua testa il concetto è chiaro, ma difficilmente saprebbe spiegare a parole cosa intende.

<<Solo sesso>> ripete la rossa, con l'espressione sempre più divertita <<Certo, lo vedo>>

<<Dovrebbe essere vietato a voi cinici distruggere le nostre vite fatte di emozioni solo perché non riuscireste mai a capirle>> sbotta allora Nina, mantenendo però un sorriso sulle labbra e uno sguardo acceso.

<<Dovrebbe essere vietato a voi sognatori di prendere la realtà e farne qualcosa di così mielosamente astratto>> la rimbecca Benny.

Nina fa una smorfia e l'altra beve alla sua, finendo il contenuto del bicchiere con un sorso. I suoi occhi nel mentre indugiano sull'ingresso del bar, venendo catturati dalle movenze familiari del soggetto che sta varcando in quel momento la porta.

<<Guarda chi c'è>> esclama allora, allontanando il calice dal viso e cercando lo sguardo di Nina per poi farle un cenno con la testa verso il nuovo arrivato.

Serge attraversa il locale fino a raggiungere il bancone del bar, poco distante da loro, con un'aria rilassata e un look particolarmente sbarazzino. I capelli sono poco aggiustati, la t-shirt colorata ha sostituito le solite camice e un paio di morbidi pantaloni di lino gli donano un'aria vacanziera.
Una volta adocchiato, Nina non può che chiedersi se ci sia Max con lui.
Cerca freneticamente il suo sguardo di ghiaccio tra la folla, sperando nel frangente di un attimo che il ragazzo le abbia fatto una sorpresa e si sia presentato lì. Non le imporrerebbe di tutta l'attesa durante la serata, lo perdonerebbe per quella. Gli perdonerebbe qualsiasi cosa se fosse lì.

Rendersi conto che Serge è solo è come una doccia fredda.

La delusione è palese sul suo viso e quando quest'ultimo, guardandosi attorno, trova lo sguardo di lei addosso, Nina è convinta che ci legga anche tutto ciò che sta provando in quel momento.

Il ragazzo abbozza un sorriso e aggrotta un sopracciglio, a metà tra il sorpreso e il divertito. Mormora qualcosa al barman sporgendosi contro il bancone ma prima di essere servito si allontana da lì per raggiungere le due ragazze, che saluta con la solita gentilezza. Poi guarda Nina, apre la bocca e quasi frettolosamente la richiude, ingoiando qualsiasi cosa fosse il procinto di dirle.

La ragazza gli lancia uno sguardo interrogativo.

Si riprende dallo sconforto e abbozza un sorriso.

<<Cosa c'è?>> gli domanda quindi, quando si rende conto che lui non sembra intenzionato a parlare.

Il pensiero che sia qualcosa che ha a che fare con Max la fa andare subito in iperventilazione.

Serge mormora parole incomprensibili, improvvisamente imbarazzato.

<<E' che, non so, l'ultima volta che ti ho visto...>> comincia il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli ed evitando lo sguardo di lei finchè non si decide a concludere la frase <<Quando ti ho vista al Jack, l'altra sera, non me l'aspettavo, ecco>>.

Nina si prende qualche attimo prima di rispondere, provando a capire cosa voglia intendere Serge con quel discorso. C'è ingenuità? Serio stupore? O è condito con un tocco di acidità?

<<Non ti aspettavi che fossi lì o...>> si azzarda allora a chiedere, girandosi sullo sgabello fino a poterlo fronteggiare meglio. Lui poggia una mano sul tavolo, provando a prendere una posa abbastanza casuale e rilassata.

<<Te e Max>> esclama <<Non mi aspettavo te e Max>>

La ripetizione non necessaria del concetto la insospettisce ancora di più, portandola a chiedersi se forse Serge non sia effettivamente rimasto male nel vedere l'inaspettata svolta presa dopo quel primo fortuito incontro che proprio lui aveva organizzato.

Non le sembra il caso di chiederlo né di aggiungere altro sull'argomento.

<<Comunque ho il tuo kimono>> afferma poi <<L'avevi lasciato sul divanetto e quando non ti ho più visto tornare dal bagno ho deciso di prenderlo io>>

La ragazza annuisce dopo essersi lasciato sfuggire un oh di sorpresa, schiudendo leggermente le labbra.

C'è uno strano imbarazzo nell'aria, complice forse la consapevolezza che la sera in questione Nina è sparita dalla circolazione per andare alla toilette, sì, ma non da sola. E Serge non è né uno stupido né un estraneo per Max. Anzi, chissà quante altre volte sarà stato mollato lì mentre l'amico si faceva un giro nel bagno delle donne, gentilmente accompagnato.

<<Aspetti un tavolo?>> domanda frettolosamente Benny, provando a smussare l'atmosfera tesa.

Il ragazzo sorride calorosamente, probabilmente ringraziandola per quella domanda.

<<Sono passato semplicemente a prendere una bottiglia e poi vado da Max, questo è il posto più vicino>> risponde lui <<Anche se avrei dovuto immaginare che sarebbe stato strapieno>>

Nina, a sentir parlare di Max, scatta sull'attenti.

Quindi non aveva neanche considerato di raggiungerla?

I suoi piani sono sempre stati rimanere a casa con Serge?

Probabilmente sì, si dice. Chissà quanto l'ha divertito l'idea di lei, in giro con gli amici, ad aspettarlo invano. Conoscendo Max, probabilmente è tutto parte di un suo malato piano per generare ossessione.

Non c'è niente di peggio dell'attendere e del non sapere.

Sono le uniche cose che mandano fuori di testa persino una persona come Nina.

Perciò, in quel momento si sente improvvisamente arrabbiata. Non quel tipo di rabbia che ti fa venir voglia di gridare o prendere qualcosa a calci, no, niente del genere potrebbe mai appartenerle.  E' una rabbia più subdola, di quelle che ti suggeriscono: fagliela pagare.

<<Ah, da Max>> esclama quindi, con un ritrovato entusiasmo e un sorriso divertito <<Anche noi siamo dirette lì, possiamo muoverci insieme>>


Una manciata di minuti dopo Serge, Benny e Nina si ritrovano a salire quindici piani in un ascensore in legno e oro, una bottiglia a testa in mano e delle espressioni peculiari in viso.

Quella di Serge, confusa e impacciata. Benny, con le labbra che sembrano cucite con uno spago che Nina spera tenga per tutto il tempo, altrimenti non ha idea di quali insulti potrebbero uscire da quella bocca. Quest'ultima, con i nervi a fiori di pelle e un'euforia sadica.

Max andrà fuori di testa quando la vedrà.

E lei non si aspetta certo di meno.

Grazie a quell'improvvisata, inoltre, è anche riuscita a scoprire dove si trova la nuova residenza di Max. Un luogo mistico che non aveva ancora avuto il piacere di visitare e anzi, dal quale lui provava in tutti i modi a tenerla lontana.

In realtà apprendere quel dato le ha anche strappato un sorriso involontario, considerando che è a qualche centinaio di metri da Buddha Bar e che quindi, la sera in cui sono usciti con Cook e Jerry, ha dovuto usare la macchina soltanto per passarla a prendere. Per lei è un gesto carino. Probabilmente anche l'unico da quando si sono ritrovati, ma questi sono pensieri nei quali Nina non vuole addentrarsi.

Il corridoio del palazzo è ricoperto da tappezzeria chiara e una moquette di un elegante blu royal  attutisce il rumore dei passi. L'immobile rispecchia appieno i canoni delle costruzioni di Monte Carlo, uno stile dalle linee fluide e armoniose con qualche dettaglio pacchiano qua e là, come monito per ricordare ai passanti dove si trovano. Sul pianerottolo ci sono tre porte, incassate in costruzioni di legno bianco dall'aria imponente.

Serge si dirige verso quella solitaria sulla sinistra.

Fa per suonare il campanello, ma Nina con uno scatto glie lo impedisce.

Gli toglie il posto e provvede a premere con un dito sul bottone di ottone, posizionandosi poi esattamente davanti alla porta. Un bel sorrisino sul viso. Una bottiglia incartata di ottimo champagne tra le mani.

Per qualche attimo, il silenzio più totale aleggia tra i tre nel corridoio e oltre.

Poi, da qualche parte, una porta sbatte.

Un rumore di passi, frettolosi.

Prima ancora che Nina possa realizzare il corretto aggettivo per quella camminata, ossia femminile, una voce trapassa il legno e l'effetto che ha su di lei è molto simile a come si immagina debba essere venire colpito contemporaneamente da un centinaio di lame affilate.

<<Voglio proprio vedere chi è la troia che ti scopi ora>> grida qualcuno, o meglio, qualcuna, all'interno dell'appartamento.

Nina comincia a pregare affinché la porta non venga mai aperta.

Se il suo corpo rispondesse alle sue azioni, probabilmente, sarebbe scappata da lì. Neanche un muscolo però sembra volerle dare ascolto e il momento in cui l'ingresso si spalanca arriva, anche prima del previsto.

Una figura sinuosa appare sull'uscio, intenta a bloccare il passaggio. Sembra un unico, pericolosissimo, pezzo di marmo. Un corpo scolpito dai più grandi artisti, un lungo vestito scuro che ne avvolge le fattezze, una massa di capelli corvini a fare da criniera a quella che a Nina pare la rappresentazione di una creatura mitologica. Mezza donna e mezzo rapace.

O forse, soltanto la reincarnazione dei suoi peggiori incubi.

<<Penso che Serge si offenderebbe se sapesse che l'hai chiamato troia>>

La voce di Max si fa sempre più vicina man mano che arriva la fine della frase, fino al momento in cui con un braccio afferra la ragazza ancora davanti alla porta e la scosta via. Quest'ultima ride con fare inquietante.

Lui, invece, non si è ancora girato a guardare il pianerottolo. Quando lo fa, i lineamenti già tirati del viso se possibile si induriscono ancora di più.

Non un'espressione sorpresa, non un cenno fuori posto. Solo freddo rigore.

I suoi occhi incrociano quelli di Nina e questo basta a quasi farle venir voglia di piangere.

<<Che ci fai qui?>> le domanda, con voce greve.

La ragazza boccheggia, non sapendo effettivamente come reagire e non riuscendo neanche a ragionare con il cuore che le martella nel cervello.

<<Certo che avresti potuto fare di meglio>> riempie il silenzio la ragazza bruna, facendo scorrere il suo sguardo da rapace da Max a Nina e ritorno.

Quasi contemporaneamente, anche gli altri due provano a dire qualcosa.

<<Io pensavo che l'avessi invitata tu>> azzarda Serge, indicando Nina con il pollice.

<<Forse è meglio se andiamo via>> afferma invece Benny, la cui mano cerca il polso di Nina.

Max è così immobile da quasi far paura. Il problema effettivo però è il modo in cui quell'immobilità stona con l'improvviso ardore che infuoca le sue iridi, presagio di guai, grossi guai.

<<Stavamo discutendo quindi sì, forse meglio se andate via>> si intromette la stangona.

La sua mano fa per poggiarsi sulla spalla di Max, come provando ad attirare la sua attenzione, ma lui la blocca ancor prima che possa sfiorargli il tessuto della maglietta.

<<Fuori>> dice, perentorio, con gli occhi puntati dritti nei suoi e il suo polso stretto tra le mani.

Qualcosa nella statua dai capelli corvini si spezza. Nessuno del resto potrebbe mai essere tanto forte da non crollare davanti a tale potenza.

Nina osserva la scena sentendosi improvvisamente fuori luogo, come se avesse davanti un qualcosa di proibito, qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere, che non avrebbe mai voluto vedere.

Si sente sporca.

Le domande su chi possa essere quella ragazza, su cosa faccia a casa di Max, la attanagliano. Peggio di questo, però, è la gelosia bruciante e i pensieri che le porta a fare. Il sadismo col quale osserva Max intento a distruggerla, nella speranza che le faccia male.

Non fisicamente, ma quanto basta per convincerla a non tornare mai più.

<<Una spiegazione me la dovevi. Invece niente. Non un messaggio, non una chiamata. Sono andata fuori di testa>> mormora allora la ragazza senza nome, perdendo improvvisamente la sua imponenza e facendosi man mano sempre più piccola.

<<Non ti devo niente>> risponde Max, incurante, quasi senza accorgersi di ciò che le sta facendo.

Il fascino di quel decadente spettacolo assomiglia tanto all'innata attrazione dell'uomo nei confronti del crimine. Nina vorrebbe, ma non riesce a distogliere lo sguardo da quella scena.

Per un attimo non le importa più della ragazza-corvo, l'istinto di autoconservazione la porta ad interrogarsi sulla propria condizione, se anche lei prima o poi finirà così, schiacciata dal peso di quegli occhi, dalla sua indifferenza, dalla sua presa gelida.

Non si domanda se ne varrebbe la pena, probabilmente la risposta sarebbe negativa.

Si chiede piuttosto se sarebbe capace di tirarsene indietro.

Anche questa risposta però probabilmente è negativa, quindi preferisce non darsela. Ne è un indizio però l'insana realizzazione di preferire quel momento a qualsiasi altro precedente al loro arrivo. Almeno, lì Max è con lei.

Alla fine la ragazza ritira il braccio e lui la lascia andare. Si scambiano un'ultima occhiata, lei con qualcosa negli occhi che fa quasi male guardare. Si allunga ad afferrare la borsetta a tracolla lasciata su una panca lì, accanto all'ingresso, e a testa bassa e con le spalle curve chiama la propria ritirata.

I tre sul pianerottolo si scostano in blocco per lasciarla passare.

Nina, perdendosi nei suoi movimenti, cerca di processare tutte le informazioni del caso ma c'è un sovraccarico di pensieri e non ne ricava niente. Lo screening dei suoi sentimenti è schizofrenico, vanno dalla rabbia alla gelosia fino ad arrivare al rammarico, dalla voglia di litigare al bisogno di essere rassicurata.

Non avrà nessuna rassicurazione però quella sera.

Lo capisce quando alza lo sguardo sul viso di Max e lo trova con gli occhi chiusi, l'indice e il pollice stretti alla radice del naso, le dita dell'altra mano chiude in un pugno. Le spalle si alzano per accogliere un respiro profondo, dopo di che le palpebre si spalancano.

<<Max>> comincia Serge, superando Nina con un passo e avvicinandosi all'uscio.

<<Sparite>> è la sua unica risposta prima che afferri la porta e la sbatta con forza, facendo tremare il pavimento.

E tutte le certezze di Nina.

















***

Buonasera babys, in ritardo di una settimana ma spero non abbiate pensato che sarei sparita!

In realtà lo sapete, gli spazi autore non li riesco a gestire, preferisco riempirvi di storie su instagram sul capitolo. Però una cosa la devo dire!

I Nervi va in pausa per un paio di settimane, fino alla fine delle vacanze. Il progetto è stato ampliato e io in primis ne sono felicissima, ma ho bisogno di fare un minimo di plotting e racimolare idee prima di andare avanti. Inoltre, sto facendo sessioni intensive di lettura per riscoprirne il piacere, cosa che ultimamente sembravo quasi aver dimenticato.

Quindi colgo l'occasione per augurarvi delle ottime feste, leggete, riposatevi, divertitevi (per quanto possibile).

Non sparirò certo in questo periodo, insomma sapete dove trovarmi su IG e qui continuerà la pubblicazione di Golden Boys, e anche una piccola sorpresina Maxiel.

Un bacio enorme, ci sentiamo nei commenti. Anche perché, oh, ma questa chi è ????

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