Ci sono delle sere che sono fatte per rimanere impresse nella storia per sempre.
Jerry e Cook sono generalmente le persone che fanno parte delle imprese compiute nelle notti che Nina ritiene memorabili, quelle notti che come dice sempre Jerry "racconteremo ai nostri figli".
Quando saranno grandi, aggiunge ogni volta mentalmente Nina, molto grandi.
Anche Max è spesso in quei suoi ricordi, come anche il bar davanti al quale si trovano in quel momento, il Buddha, e la sua Vespa, parcheggiata poco più in fondo.
Quando erano più piccoli non serviva una scusa per divertirsi, un pretesto. Andavano lì fuori e le cose succedevano e basta, creando frammenti di vita che sono ancora oggi vividi nella loro testa come lo è il suono delle loro risate di allora, il fumo delle sigarette, l'odore di alcool e a volte di cloro, complici i bagni notturni in piscina da Susie.
Forse quello che Nina sperava davvero da quella rimpatriata era rivivere anche solo un po' di quella magia, un po' come lo era stato tornare sulla sua Vespa con Max.
Invece, più la serata va avanti, più Nina si rende tristemente conto che non ci saranno ricordi memorabili di quella notte. Anzi, i ricordi sono forse l'unica cosa che i quattro ragazzi hanno in comune e probabilmente anche l'unica della quale hanno di che parlare.
Non è così quando sono divisi. Nina, Jerry e Cook sono un trio rodato, una piccola famiglia che è rimasta unita nonostante si sia sparsa per l'Europa, ed hanno sempre qualcosa di cui discutere, che sia per supportarsi o per prendersi in giro.
Così Nina e Max hanno un loro microcosmo, un equilibrio tutto loro che rende ogni chiacchiera innocente un campo di battaglia, una bolla che li tiene lontani dalla noia delle conversazioni comuni.
Tutti e quattro insieme, però, non riescono a ricreare l'idea di gruppo che Nina aveva in mente. Per questo oltre a fare da Maestro e armonizzare ogni discorso cercando di coinvolgere tutti il più possibile, Nina li trascina in continuazione verso l'interno del Buddha per bere cose con un tasso alcolico sempre più elevato.
Nina non è una grande bevitrice, ma deve ammettere che ha un certo fascino buttare giù un drink dopo l'altro, sentire la gola stringersi per il bruciore, le guance arrossarsi.
Ci si sente caldi.
Ci si sente liberi.
Si perde il controllo.
Ed è tutto ciò che lei vuole quella sera: che lei è gli altri si sciolgano, che rendano tutto più facile, che comincino finalmente a divertirsi.
<<Oh Nena, Nena, te quiero>> la prende in giro Cook, in un'imitazione non troppo imbruttita dello spagnolo di cui nessuno ricorda il nome che la ribattezzò come Nena.
Il ragazzo biondo le fa un esagerato baciamano mentre lei scoppia a ridere in modo incontrollato, complici i bicchieri di troppo. Quasi istintivamente poi con lo sguardo va a cercare l'approvazione di Max, il quale però osserva la scena impassibile.
<<L'ultimo ricordo che ho di lui è quella partita di calcetto dove lo terrorizzasti così tanto che non si fece più vedere>> ci pensa Jerry a tirarlo in ballo, dando nuova vita ad un'altra memorabile scena.
Solo allora sul viso dell'olandese si dipinge un ghigno soddisfatto, precedendo un abbondante sorso che gli fa terminare il drink nel bicchiere.
<<Adoro come tutti ricordano te come il bullo e non me>> esclama allora Nina, sfilando la mano dalla stretta di Cook per poi portarla sulla spalla di Max con fare scherzoso.
<<Perché io sono più facile da odiare, no?>> risponde il ragazzo scoccando una freccia che, anche se Nina non ha il coraggio di guardarli, è convinta che abbia colpito in pieno i suoi migliori amici. I tanti cocktail non sembrano essere serviti solo a farle girare la testa, a quanto pare hanno anche sciolto la lingua a Max. Solo non come lei avrebbe voluto.
Perché non poteva almeno da ubriaco essere simpatico?
Mentre se lo domanda sente lo sbuffo di Jerry scostare l'aria tanto da smuoverle i capelli, prima però che la guerra si scateni e chiunque possa dire qualcosa, una voce fuori dal campo si intromette nel discorso.
<<Ma ce la possiamo fare una foto con te?>> si azzardano a domandare due ragazzi catturando l'attenzione di Max. Nina li aveva adocchiati già da prima, intenti a ronzare attorno al gruppo cercando il coraggio di gettarsi e disturbare il suo amico.
Nell'attimo antecedente alla ribellione, quindi, il pilota olandese viene trascinato dalle mani dei due tifosi che cominciano a scattarsi foto a vicenda. La cosa infastidisce Nina su più livelli, non essendo sufficiente ad evitare di farle storcere il naso il gesto di estrema benevolenza del fato che aveva deciso di farli intromettere proprio sul più bello, ma prima che possa attaccare una diatriba con se stessa su quanto odi questa versione di Max che deve condividere con mezzo mondo e che ha rimpiazzato il ragazzino che a malapena conoscevano i suoi compatrioti, viene distratta dal fiato dei suoi amici sul collo.
<<Che idiota>> commentano contemporaneamente dopo averla accerchiata, parlando a denti stretti. Cook, per dissimulare, sorride.
Nina alza gli occhi al cielo, ma prima che possa a provare a bacchettarli per la loro critica infondata Jerry la blocca pestandole un piede.
<<E non dire che non ci stiamo provando a farcelo andare giù, anzi, siamo fin troppo amichevoli>> afferma quest'ultimo, sempre con l'espressione impostata e la voce bassa per non far arrivare quelle parole all'oggetto dei loro discorsi, ancora impegnato con i ragazzi - che ora si sono moltiplicati - ma poco distante.
<<Ha gli occhi del male>> commenta invece il biondo, rendendo l'ensemble di quella frase e del suo sorriso forzato una scena abbastanza grottesca. Quasi da brividi, non fosse che Nina è abituata a quelle uscite dell'amico.
<<Avresti dovuto vedere gli occhi del male mentre salvava il gattino sotto il temporale>> controbatte la ragazza, fingendo poi una risata e dando una mezza spinta a Cook che finisce per rovesciarsi addosso il ghiaccio mezzo sciolto rimasto nel bicchiere.
Lei scoppia davvero a ridere per l'espressione incredula che si fa strada sul viso del suo migliore amico mentre si tasta la chiazza d'acqua formatasi sulla sua bella polo bianca, ma l'ilarità del momento le viene strappata dalla figura mingherlina di Jerry che le si piazza davanti e le afferra la spalla con fermezza.
<<Sul serio Nena, cosa puoi volere tu da uno come lui?>> domanda il ragazzo, richiedendo una dose di serietà che Nina non era pronta a gestire, non in quelle condizioni, non mentre si sente così leggera e divertita nonostante tutto. Per questo si limita a scrollare le spalle, come fingendo di non aver capito dove Jerry voglia andare a parare <<Che ti sei messa in testa? Lo sai che Max non è materiale per le tue solite storie d'amore>>
Nina fissa i suoi occhi plumbei in quelli altrettanto scuri di Jerry, la sua mente vorrebbe alzare un braccio e scompigliargli quel ciuffo di capelli che gli ricade sulla fronte, consapevole di quanto la cosa lo farebbe incazzare. Quasi lo fa, poi però ci ripensa. Preferisce rispondere alla sua domanda. Non ha intenzione di tornare sull'argomento Max quella sera, non è lì per parlare di lui, soprattutto se in toni poco carini. È lì per starci insieme, per godersi la serata senza dover pensare al loro giudizio, che tanto è lo stesso di sette, otto anni fa e a questo punto è convinta che non cambierà mai.
<<E chi la vuole un'altra storia d'amore>> gli risponde quindi, avvicinandosi per sussurrargli quasi all'orecchio, per poi lasciare ad un sorriso impertinente il compito di spiegare il senso di quell'affermazione.
E Nina non lo sa se è vero, ciò che sa è che in quel momento non le importa. Per la prima volta non vuole una certezza, vuole stare lì e vedere cosa succede.
Quando Max torna da loro li trova ancora così, a guardarsi quasi con sfida, mentre Cook osserva la scena con una mano sulla fronte non psicologicamente pronto ad un'eventuale lite tra i suoi due migliori amici. Nina e Jerry non litigano quasi mai ma quando lo fanno, beh, il lavoro sporco tocca sempre a Cook, e vorrebbe davvero evitare.
Per questo, quando il pilota domanda <<Beviamo qualcos'altro?>>, il biondo ne approfitta per mettere su il più ampio dei suoi sorrisi e andare ad afferrare le spalle di Jerry per trascinarlo via dalle grinfie di Nina.
<<Ci pensiamo noi, aspettateci qui>> afferma per entrambi, sparendo tra la folla.
Nina e Max si ritrovano improvvisamente ed inaspettatamente soli. La parte divertente è il sospiro di sollievo che tirano entrambi nel rendersene conto.
<<Solo tu potevi trascinarmi in una serata del genere>> dice il ragazzo, indietreggiando fino a trovare un palo contro il quale poggiarsi con nonchalance e lanciando uno sguardo di traverso alla ragazza. I suoi occhi la seguono mentre lei imita il suo gesto, girandogli attorno finchè non si ritrova dal lato opposto del lampione, spalla a spalla con lui.
Le loro braccia nude, sfiorandosi, le fanno venire la pelle d'oca.
<<Non sei contento di essere qui con noi?>> gli domanda Nina con un sorrisetto beffardo.
<<Contento è un parolone>> controbatte lui con uno sbuffo, calciando una pietrolina sul marciapiede con il piede che non fa da appoggio <<Diciamo che tra questo e una serata da solo a casa a guardare un brutto film, si, sceglierei la serata in solitudine>>
Nina, che si aspettava qualche risposta del genere, alza gli occhi al cielo e li rotea fino a guardare lui di traverso. Sul viso di Max, nel frattempo, si apre qualcosa che somiglia ad un sorrisino divertito, una mezza smorfia che gli fa tendere le labbra e contrarre la mascella, mentre anche lui con la coda dell'occhio cerca lo sguardo di Nina.
Quell'occhiata, quel mezzo sorriso, quella sensazione di pienezza che ha da quando sono finalmente rimasti soli, è ciò che Nina chiama complicità.
Le è sempre piaciuto pensare che, in quei momenti, ci sia qualcuno da qualche parte intento a guardarli e a pensare "guarda quei due. Quei due sono parte l'uno dell'altro". Perché è ciò che lei penserebbe davanti ad una scena del genere, ed è ciò che lei sente.
Lui.
Lei sente lui, come se fosse parte integrante di se stessa.
<<Andiamo via Nena, siamo stati abbastanza col mondo oggi, non credi?>> le propone lui con un tono basso, viscerale, davanti al quale lei non può che arrossire.
<<Il tempo di bere qualsiasi cosa Jerry e Cook portino e poi via, ok?>> contratta lei, che magari sarebbe anche voluta restare ma che al tempo stesso non vuole perdere quella sintonia, quella scintilla.
Gli sorride prima che entrambi distolgano lo sguardo ma continua a farlo anche dopo, senza il minimo ritegno.
<<E solo perché so che tutto ciò per te è una tortura, e che lo stai facendo solo per me>> aggiunge la ragazza, provando a riguadagnare qualche punto dignità e fallendo miseramente perché il tono mellifluo che accompagna quelle ultime parole non ha l'acidità con la quale forse avrebbe ottenuto l'effetto sperato. Piuttosto sa un po' di zucchero filato, un po' di caramelle mou e un po' dei due litri di Sex on the beach che portano Cook e Jerry al loro ritorno, e che rimandano di un po' la ritirata veloce che Nina e Max avevano progettato.
<<Antonia>> sussurra Max dopo aver preso un sorso del drink nella caraffa che lui e Nina dividono, affiancando a quel modo che ha di pronunciare il suo nome intero quando è arrabbiato con lei uno sguardo che sa di ghiaccio ma brucia come il fuoco. Lei ride, ride di gusto, pensando che alla fine ciò Max faticherà veramente a perdonarle, di quella sera, sarà l'aver dovuto bere qualcosa che ha intaccato a livelli inimmaginabili la sua mascolinità.
E che Jerry e Cook, ne è convinta, hanno scelto apposta.
Il problema ancor più grave di quel Sex on the beach, però, è che forse Nina avrebbe dovuto smettere di buttarlo giù quando ha cominciato a non sentirsi più le dita, quando la testa è diventata un insieme di pensieri senza senso, quando ha notato che staccarsi dal palo equivaleva a non reggersi più in piedi.
<<Andiamo via>> biascica guardando Max, quasi pregandolo, con gli occhi che probabilmente riflettono senza veli quanto lei voglia restare sola con lui, o quanto voglia lui e basta.
Lui per qualche attimo sembra perdersi nelle sue iridi, altrettanto sbronzo, con la testa poggiata contro il palo e piegata verso di lei. Poi allunga una mano verso la gamba di Nina, la muove piano, con fare quasi furtivo. Due dita si agganciano al passante dei pantaloncini mentre le altre sfiorano il lembo di pelle lasciato scoperto tra gli shorts e il top.
Il cuore di lei prende il volo mentre le labbra le si dischiudono, chiedendo silenziosamente qualcosa che però non si può domandare. Il suo corpo si avvicina istintivamente a quello di lui, bisognoso di un contatto di più, mentre la sua testa viaggia ad una velocità spropositata esplorando un desiderio che le fa accelerare ancora di più il battito.
Nina vorrebbe che Max la baciasse.
Nina vorrebbe che Max la toccasse.
E se tutto ciò sarà ancor più elettrizzante del modo in cui le sue dita le sfiorano il fianco, non è detto che sopravvivrà.
<<Guido io>> sussurra lui l'istante dopo, muovendo piano le labbra carnose.
Poi Nina capta la vista delle chiavi che lui se sta sventolando davanti agli occhi.
Sente il vuoto lasciato dal tocco delle sue dita sulla pelle e un peso in meno nella tasca dei pantaloncini.
E capisce.
<<Sei uno stronzo, Emilian>> afferma, sorridendo con tutti i denti in vista.
Tutto ciò che avviene da quel momento a quando si ritrova seduta sul sellino della sua Vespa, stretta a Max per le strade di Monaco, è confuso. Ricorda di aver salutato Jerry e Cook ma non come; ricorda di essersi aggrappata a Max per camminare ma non per quanti metri, in che modo, o quanto è stato imbarazzante; ricorda che l'insegna del Buddah vorticava; ricorda che lui le ha messo il casco e glie l'ha stretto, ma non riesce a ripescare altri particolari di quel momento.
L'aria fresca che le investe il viso però la aiuta a riprendersi, mentre tiene il mento poggiato sulla spalla di Max e gli occhi semi aperti. Il principato scorre sotto di loro, su di loro, attorno a loro, e le strade dalle dolci curve sembrano molto più fluide ora che guida lui rispetto a quando è lei lì davanti al comando. Il rombo familiare del piccolo motore rende inutile qualsiasi tipo di conversazione e riempie le loro orecchie finchè non arrivano a destinazione, salendo sul marciapiede dove Max spegne lo scooter.
Il tentativo di Nina di scendere dal sellino e rimanere elegantemente in piedi fallisce miseramente, così appena mette i piedi per terra allunga un braccio e si poggia al muro accanto al portone di casa, aspettando che Max finisca di sistemare la Vespa sul cavalletto. Mentre lui si toglie il casco, poi, Nina riprende posto sulla moto e gli fa silenziosamente intendere di volersi fermare per un'ultima sigaretta.
<<La perfezione>> esclama il ragazzo con un palese tono ironico, dando un colpetto sulla testa di lei che scopre, in quel momento, di avere ancora il casco.
Nina arriccia il naso e provvede a slacciarselo, immaginando quanto debba essere divertente la vista di lei, seduta sul sellino con le gambe penzoloni, lo sguardo perso, il casco ancora in testa e una sigaretta spenta tra le labbra.
Però un po' è convinta anche che quella, per Max, sia davvero la perfezione, perché per lei la vista di lui lì, con le mani affondate nei jeans e lo sguardo fisso su di lei, lo è.
La ragazza dà fuoco al tabacco e lui le sfila la sigaretta dalle labbra, portandosela tra le proprie dopo averci passato sopra la lingua. Nina se lo aspettava così ne tira fuori un'altra dal proprio pacchetto che è pronta a gustarsi mentre una leggera eccitazione comincia a scorrerle nelle vene.
Quando poi allunga una mano per afferrare il polso di Max e trascinarlo fino a farlo sedere al suo fianco non sta troppo pensando a quello che fa, sta solo seguendo l'istinto.
<<Sicura, Nena?>> le chiede lui, ora improvvisamente vicino.
Nina scuote la testa e si morde leggermente le labbra, con la frangetta che le va da una parte all'altra del viso.
Si sorprende che Max si sia premurato di porle quella domanda ma il suo tono di voce è così basso che, anziché farle venire qualche dubbio, la accende ancora di più.
<<Dovremmo rifarlo, qualche volta>> pensa piuttosto a dire la ragazza, riferendosi alla serata ma lasciando appositamente un velo di mistero sulla questione.
<<Senza Jerry e Cook>> controbatte lui mentre il fumo che fuoriesce dalle sue labbra si mischia a quello proveniente dalla bocca di Nina, creando una nuvoletta fatta dei loro respiri lì, davanti a loro.
<<Senza Jerry e Cook>> afferma la ragazza, annuendo <<Solo noi>>
<<Solo noi>> ripete Max, guardandola con una tale forza che lei è costretta a distogliere lo sguardo. Poi però lo riporta subito sul suo viso, non volendo perdere niente di quel momento in cui sono così vicini che Nina vede chiaramente il piccolo neo che lui si ritrova sul labbro, le folte ciglia chiare che gli incorniciano gli occhi, i pigmenti più azzurri in quelle iridi quasi trasparenti.
<<Magari la prossima volta bevo un po' meno>> dice Nina.
<<O magari un po' di più>> azzarda lui, sollevando le sopracciglia.
Nina gli da una mezza spinta con la propria spalla. Quando si ricompone, se possibile lui si ritrova ancora più vicino di prima e la ragazza, mentre prova a gestire il battito frenetico del suo cuore, è convinta che lui stia per darle un bacio.
Non lo fa però.
Rimane così, incredibilmente vicino, con quegli occhi incredibilmente belli puntati sulle sue labbra.
Nina non riesce quasi più a respirare ma continua a fumare, sentendo un brivido salirle lungo la schiena nel vedere come Max segue attento il modo in cui la sigaretta accarezza le sue labbra.
Se potesse guardarsi, è convinta che lo sguardo nei propri occhi non sarebbe certo meno acceso, meno interessato, meno bramoso.
Anzi.
Però poi la sigaretta finisce, così come sembrano terminate le parole da scambiarsi per quella sera.
Resta solo nell'aria un desiderio e un punto di domanda,
arrivati qui, che si fa?
<<Io vado>> afferma lui, in un sussurro che le solletica le labbra.
È questo che si fa? Ci si separa?
Lei annuisce, deglutendo rumorosamente.
<<Buonanotte>> gli dice.
Nina allunga leggermente il collo, quanto basta per far sfiorare le proprie guance e lasciargli un bacio proprio lì, dove la barba leggermente sfatta le pizzica le labbra.
<<Buonanotte Nena>> sussurra lui nel frattempo, quasi nel suo orecchio.
Nina sente un battito venir meno, portato via da quella voce così vicina, così sua.
E mentre sfila il viso, prima di ritornare a posto, prima di lasciarlo andare, indugia ancora un attimo, quanto basta perché le labbra di Max catturino le proprie, o che le sue catturino quelle di Max. È troppo confuso per capirci davvero qualcosa, troppo intenso perché importi davvero chi sia stato a baciare l'altro.
Nina porta una mano sul viso di Max mentre apre lentamente le labbra, accarezzando la lingua che come un tornado si abbatte contro propria, senza darle via di scampo.
Questa volta però a scappare non ci pensa neanche.
È un bacio che non ha niente a che vedere con quello scomposto, dubbioso e quasi forzato che si sono scambiati da adolescenti.
È tempesta, come se la pioggia che aveva provato a rovinare i piani si stesse abbattendo nuovamente su di loro. È travolgente, come Nina, come Max.
Non è qualcosa.
È tutto.
E come tale, quando finisce, lascia un vuoto che pare incolmabile.
<<Devo andare>> mormora Max, allontanandosi di scatto e scivolando via dal sellino della moto. Si porta una mano tra i capelli e poi la guarda, con gli occhi languidi, le labbra gonfie.
Nina davanti a quella visione perde totalmente la testa. Scende a sua volta dal motorino e gli si piazza davanti, quasi pregandolo silenziosamente di baciarla ancora.
Lui però non accoglie quella richiesta, le dà le spalle, fa per raggiungere la macchina.
<<Max>> lo richiama però lei prima di afferrargli il polso, prima di farlo girare con uno strattone, prima di lanciarsi nuovamente verso le sue labbra.
Questo bacio sa di conti in sospeso.
Glie lo deve per quella notte di tanti anni fa, per ricucire definitivamente quella ferita, forse anche per sentirsi un po' stupida, perché se questo è ciò che si è persa per tutto questo tempo, allora la vita fino a quel momento è stata solo tempo perso.
Lui lascia le braccia stese, con i pugni chiusi, come impedendosi di toccarla. Però la bacia a sua volta.
La bacia con così tanta intensità che a lei tremano le gambe e deve aggrapparsi al suo viso per rimanere in piedi, per non venire trascinata in un mondo ben lontano dalla realtà, un mondo che quelle labbra, e quella lingua, sembrano conoscere fin troppo bene.
Lasciarlo andare è come colpirsi da sola ma si costringe malvolentieri a farlo, prendendosi però ancora un secondo per fissare i suoi occhi in quelli di lui, assaporando quel momento come fosse una piccola vittoria.
<<A domani>> gli dice, forse più come una domanda che come affermazione.
Max annuisce semplicemente, tornando alla macchina quando lei lascia cadere le mani.
La fa ridere il modo in cui, dopo essere arrivato allo sportello, lo richiude per andare a dare una botta sul cofano. Nina al gattino non ci stava pensando già più. In realtà, non riesce a pensare più a niente.
Dalla macchina non provengono più rumori così Max può definitivamente andar via, ma prima di lasciarsi scivolare nell'Aston Martin si gira un'ultima volta a guardarla.
Alza una mano, a mo' di saluto, ed è tutto ciò che a Nina basta per sorridere ancora.
E ancora.
Si porta una mano a sfiorarsi le labbra, come aveva fatto tante volte la mattina dopo quel loro primo bacio.
Questa volta sa.
E sa che inaspettatamente, anche quella notte si è trasformata in qualcosa che rimarrà impresso nella storia.
Non potrebbe essere altrimenti, non se quando rientra in casa si rende conto del modo furioso in cui il cuore non ha smesso per un attimo di battere, delle sue guance rosse, delle mani che ancora le tremano.
Il tutto per due baci e niente più.
In cosa ti sei cacciata, Nina?
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