DI PROMESSE E COMPROMESSI (14)




Come spesso accade con gli eventi traumatici, la mente di Nina decide deliberatamente di cancellare gli ultimi bruschi minuti di quel risveglio a casa di Max, rendendo le immagini, i discorsi - o meglio, quell'ultima, tagliente, frase - sfuocati, surreali. Anche quando si sforza di provare a riviverli i pensieri vengono autonomamente attratti da momenti più salienti, da quello sguardo attento nella luce calda della mattina, focalizzato solo su di lei; da quell'apparentemente insignificante confessione, sussurrata come fosse un peccato capitale; dal modo in cui i loro corpi avevano dato prova, durante la notte, di essere fatti ad incastro, l'uno per l'altra.

In confronto a quelle immagini, le cose brutte vengono messe da parte lasciando come segni del proprio passaggio piccoli frammenti insignificanti, come quando si passa una gomma da cancellare su un foglio bianco e i residui vengono spazzati via con un gesto indifferente della mano. Con la stessa leggerezza Nina si era persino messa a sorridere mentre, sulla Vespa, si era lasciata alle spalle casa di Max per tornare a casa, godendosi la bella mattinata estiva.

E allo stesso modo omette quel particolare mentre, una volta trascinata Benny in Atelier per la prova dei vestiti pronti, le riassume la scorsa serata tra un capo e l'altro. In realtà è ben poco ciò che si ritrova a poterle dire, con le orecchie dei presenti attorno, e comunque ciò che riesce a raccontare non ha lo spessore delle riflessioni che le avrebbe propinato se fossero state sole e avessero avuto più calma. Nina però è così impaziente di condividere quei momenti con qualcuno che non riesce a convincersi di aspettare.

Si interrompe ogni volta che la figlia della sarta, utilizzata come modella, esce dal camerino per mostrare le creazioni svolazzanti di Nina, accompagnata da un coro di "oooh" intonato dalle due ragazze e dall'esecutrice materiale del lavoro, per poi riprendere da dove si era fermata.

La prova degli otto vestiti pronti si articola quindi tra un <<Qui bisogna aggiustare l'orlo>> e un <<Ieri è stata la conferma che quello che c'è tra noi è diverso da qualsiasi altra cosa io abbia mai avuto>>, un <<Mi piacerebbe un po' meno tessuto qui>> e un <<Credo che d'ora in poi le cose andranno meglio>>.

Il tutto condito dalle espressioni di Benny, oscillanti in modo quasi schizofrenico dall'entusiasmo per i vestiti alla poca convinzione in merito alle affermazioni su Max.

In realtà, esattamente così come Nina si trattiene dal raccontarle determinate cose, allo stesso modo Benny non può esprimere liberamente il proprio parere sulla faccenda. Il che, per la prima, è tutto di guadagnato. Seta, cotone e chiffon dai toni pastello filtrano i giudizi della sua migliore amica, rendendo effimera qualsiasi cosa non sia leggera e candida come quei tessuti. 

<<Ho una sorpresa per voi>> esclama poi la sarta, parlando da dietro la tenda del camerino nel quale si era infilata per dare una mano a sua figlia a sfilare l'ultimo vestito.

Nina e Benny, rimaste sole nel salottino dell'atelier, si scambiano uno sguardo interrogativo.

La stanza è un graziosa, con le pareti circolari ricoperte di carta da parati rosa e stenditi colmi di vestiti incelofanati. Tre pesanti tende di velluto chiaro delimitano i camerini e uno specchio dalla cornice in oro occupa il centro esatto della circonferenza. Il suo riflesso rimanda l'immmagine delle due ragazze, sedute comode sul divanetto in stile retrò che sposa i gusti sofisticati della sarta.

La rossa, con i capelli intrecciati attorno alla testa e una delle sue solite camicette abbottonate sino al collo, emana come al solito una certa rigidità. Nei suoi occhi, tuttavia, è accesa una scintilla che difficilmente potrebbe passare inosservata. Qualcosa che sa di speranza viva, di sogni realizzati.

Qualcosa che si trova anche negli occhi dell'altra ragazza, che sono lo specchio di quelli dell'amica e vice versa, nonostante il colore diverso.

Qualcosa che, però, in Nina si spegne non appena la sarta rivela la sorpresa che aveva in serbo per loro.

<<Sono pronti anche i vostri vestiti>> esclama la donna con un tono stridulo, esaltato, lasciando alla figlia il compito di scostare la tenda del camerino e uscendo dalla stanzetta con le braccia sollevate e due lunghi porta abiti tra le mani.

Alla ragazza bruna si chiude immediatamente lo stomaco, mentre il suo guardo non riesce a lasciar andare il sacco trasparente dal quale si intravede il tessuto rosa, quello che aveva scelto con cura per l'abito che aveva disegnato per sé, l'abito che ha disegnato per primo, ispirando tutto il resto della collezione. L'abito nel quale si immaginava come una dea, disegnato simile ad un peplo, con il suo colore pallido e le sue fattezze morbide, la cui idea di fondo era quella di sembrare tessuto scomposto poggiato sulla sua pelle, diventando quasi parte integrante di lei.

Benny batte ripetutamente le mani e salta giù dalla sua poltrona, fiondandosi con un sorrisone verso il vestito di destra, quello verde salvia. Nina l'aveva disegnato senza neanche chiedere consiglio a Benny, consapevole dei gusti dell'amica forse anche più di Benny stessa. Quest'ultima, infatti, l'aveva adorato sin dal primo schizzo, e Nina non vedeva l'ora di poter constatare quanto bene le stesse indossato.

E vorrebbe essere più felice di come si sente in quel momento nel vederla correre a provarlo.

Non riesce però, troppo presa da un'improvvisa realizzazione, un inaspettato cambio di programma.

Cerca il proprio riflesso nello specchio, ritrovandosi ora sola.

Guarda i vestiti che indossa, le maniche lunghe della camicia di lino allacciata in vita, il body a collo alto, i pantaloni lunghi e larghi.

Nina non è solita coprirsi così tanto d'estate, è stata piuttosto una scelta necessaria la sua.

Non ha potuto fare altrimenti, nel momento in cui si è resa davvero conto (e non con l'entusiasmo di quel primo sguardo che si era data, ancora a casa di Max) di quanto il suo corpo fosse ricoperto di lividi.

Quella mattina, appena sveglia, la cosa non l'aveva minimamente toccata. Anzi.
L'idea di portare con se i segni di quella notte le era sembrata piacevole, come se guardandoli potesse ripercorrere tutte le volte che voleva la sensazione del tocco di Max, la sua stretta, i suoi morsi.

Non ricordava di aver provato dolore quella notte.
Anzi, sfiorandosi una macchia violacea sul petto, si era ricordata di aver quasi voluto di più, chiesto di più. Se Max fosse stato capace di risucchiarle il cuore, Nina glie l'avrebbe lasciato fare. Così come non gli avrebbe mai chiesto di allentare la presa sul suo collo, apprezzando piuttosto il modo in cui si era sentita di appartenere completamente a lui mentre lui la stringeva, mentre teneva tra sua vita tra le mani.

Più tardi però, mentre si vestiva per andare all'atelier, la ragazza si era ritrovata non più così convinta di tali pensieri. Non quando si era vista costretta a rinunciare ad un bel vestitino con le spalline sottili, dovendo optare per qualcosa di più accollato per non far spaventare nessuno. Chiunque, vedendola, avrebbe iniziato ad inveire contro il fautore di quei segni, e invece lui non aveva fatto niente di male. Al massimo era la pelle di Nina ad essere troppo pallida, troppo fragile, troppo delicata per gestire l'impetuosità con la quale il suo corpo e quello di Max si cercavano.

E anche questo, nessuno sarebbe stato in grado di capirlo.

Neanche in quel momento, però, Nina trova più troppo piacevole l'idea di quei segni violacei sul suo corpo. Non quando deve scuotere la testa davanti al vestito che la sarta continua ad agitare per aria, impaziente di vederglielo addosso.

<<Non sono convinta di volermi presentare con quello>> mormora, provando a sembrare convincente nonostante la voce improvvisamente rauca.

<<Perché?>> esclama subito Benny, di un'ottava più su rispetto al suo normale tono. <<Vediamolo dai>>

Perché ci sono le mani di Max sul mio collo, si risponde Nina. E i suoi morsi sul mio petto. E la sua stretta sulle mie braccia.

La sarta procede ad aprire la custodia, noncurante, fino a liberare il tessuto e a passarci sopra una mano.

Nina deglutisce davanti a tanta meraviglia.

La contrapposizione della sensualità di uno scollo che copre solo ciò che è necessario con la fanciullezza del colore, della gonna lunga e svolazzante. È esattamente come se l'era immaginato, come si era immaginata di essere lei, il messaggio che avrebbe voluto comunicare.

Max, vedendola, l'avrebbe chiamata come al solito principessa.
E tale si sarebbe sentita in quel vestito.
Quel tipo di principessa che è quando sta con lui.
Regale e ribelle.
Impavida, oltraggiosa, ma pur sempre una principessa.

Piuttosto però il suo sguardo è costretto ad abbandonare il tessuto rosa per cercare un altro appiglio, qualcosa su cui concentrarsi mentre quasi cominciano a bruciarle gli occhi.

<<Mi piace troppo come è venuto il completo>> afferma d'istinto, trovando la salvezza nelle fattezze squadrate di uno dei due completi giacca-pantalone della collezione, color glicine. <<Quel vestito starebbe meglio addosso ad una modella>> mente.

Senza dire altro, consapevole di non aver bisogno del permesso delle altre donne presenti per decidere quale abito della sua collezione indossare, Nina lascia il divano per andare ad afferrare il completo e sparire dentro uno dei camerini.
Almeno può provare la giacca senza doversi sfilare il top a collo alto, senza dover mostrare neanche un centimetro di quella pelle che in quel momento la fa arrossire dalla vergogna, e che comunque non riesce del tutto a rinnegare.

<<Avresti almeno dovuto vedere come ti stava>> la rimbecca Benny mentre, poggiate contro il muro accanto all'ingresso dell'Atelier, fumano tranquillamente una sigaretta.

Nonostante sia quasi ora di cena il cielo sopra le loro teste è chiaro, luminoso. Il tramonto, come un ricordo lontano, è accennato solo in qualche sfumatura.

<<Dai ma mi ci vedi su quel palco tutta scollata>> controbatte Nina, osservando la sigaretta stretta tra le dita. <<E poi il lilla mi sta meglio del rosa>>

<<Ma se c'hai messo settimane a trovare la stoffa perfetta>> controbatte l'altra, senza però darci però troppo peso.
La sua attenzione è tutta rivolta al cellulare che tiene tra le mani.

Scrive velocemente un messaggio, poi ridacchia.

<<Ho scritto a Greg che abbiamo visto realizzata già metà della collezione. È furioso. Della loro non è pronto neanche un abito>> spiega non appena il suo sguardo incontra il cipiglio interrogativo dipinto sul volto di Nina.

Quest'ultima coglie l'occasione per lasciar andare una risata liberatoria, trovando nella rabbia di Greg la scusa per mettere da parte l'inconveniente del vestito.

<<Chissà Luc come se la starà vivendo>> commenta la bruna. Prende l'ultimo tiro della sigaretta prima di gettarla via, poi incrocia le braccia sul petto. <<La dura vita dei maniaci del controllo>>

Luc, che in realtà lei sa sempre come si sente.

Se non fosse stato per Max, che le ha impegnato notevolmente la testa nell'ultimo periodo, anche Nina avrebbe cominciato a dare di matto se nessuno dei pezzi della propria collezione fosse stato pronto.

<<Greg l'ha portato a bere>> le risponde Benny, ruotando il telefono per mostrarle la foto ora apparsa nella chat. Nell'immagine, Luc alza un calice con il porto di Monaco sullo sfondo.

Sono al Jack.

<<Guardalo, in realtà vorrebbe mettersi a gridare>> afferma Nina, continuando a ridacchiare.

<<Chiedono se ci va di raggiungerli>> aggiunge l'altra <<Che dico?>>

Benny osserva l'amica con uno sguardo leggermente inquisitorio, una domanda implicita nascosta tra le sue parole. Forse c'è persino una critica già pronta a lasciare le sue labbra, qualora Nina dovesse rispondere come lei si aspetta.

Nina però si stacca dal muro e la sorprende, facendole segno di mettersi in marcia.

No, non ha programmi con Max quella sera, né stupidi piani per provare ad incontrarlo. Perchè l'esitazione di Benny riguardava sicuramente questo.

Anzi, per la prima volta da settimane, Nina non è neanche smaniosa di sentirlo, di vederlo a tutti i costi. Non si chiede perchè lui non le abbia ancora scritto, non cerca di sviscerare la situazione, programmando la propria vita nella speranza di passare la serata con lui.

Sa cosa è successo tra loro la scorsa notte, sa cosa significa la confessione di Max di quella mattina, sa quanto è stato bello per entrambi ritrovarsi tra le chiacchiere confuse e sincere sul balcone, che un po' è sembrato a entrambi di essere di nuovo sul loro muretto.

E questo le basta.

Che non significa che non vorrebbe essere con lui in quel preciso momento, ma che va bene anche così. Rimanere con la mera consapevolezza che torneranno l'uno dall'altra, presto.

E conscia, anche, che non appena sentirà la sua mancanza potrà scostare i vestiti e vedere le impronte delle sue mani addosso, sfiorarle e quasi risentire il suo tocco. Che forse, tirando le somme, è una sensazione che vale più di poter indossare quello stupido vestito che si era disegnata.

Senza l'ossessione di doverlo sentire e messo da parte qualsiasi malumore generatosi nell'atelier, inspirando a pieni polmoni l'aria fresca del Principato, Nina prende a braccetto Benny e la conduce per le strade che amano, pronta a godersi una serata come non faceva da tanto, forse troppo tempo.

Quella sensazione di pace si libra nelle note della sua risata e convince e coinvolge anche Benny, che finalmente si rilassa in presenza dell'amica. Capisce che, per qualche ora, non sarà costretta a fare commenti insidiosi o a dare giudizi ammorbiditi sulla situazione tra Nina e Max, che già ha dovuto sorbirne abbastanza quel giorno, e questo la fa tornare la ragazza che a Nina un po' mancava.

Non la persona a cui chiedere consigli che comunque non ascolterà, ma l'amica con la quale ridere e scherzare in una serata estiva alla volta di un po' di frivola spensieratezza.

Anche i musi lunghi dipinti sui volti di Greg e Luc si smussano quando le vedono arrivare.

Il Jack si sta lentamente riempiendo e Nina e Benny devono quasi fare a gomitate per riuscire a spiegare al maître che non hanno bisogno di un tavolo ma che devono semplicemente raggiungere delle persone all'interno. Vale la pena lottare, però, perchè il giardino quella sera è particolarmente bello. Fili di lucine sono stati aggiunti per creare atmosfera e, passando sopra le teste dei presenti, creano un tappeto di stelle incredibilmente vicino, incredibilmente luminoso.

I due ragazzi sorridono nella loro direzione. Luc ha un calice sollevato verso di loro, Greg muove la mano a mo' di saluto. Nina ha sempre temuto che, con la fine delle lezioni, il loro quartetto si sarebbe sciolto. Ma sono così simili tra loro, l'uno con l'altro, e al tempo stesso diversi, l'uno dall'altro, che anche se non ci fosse nessuna sfilata per la quale lottare probabilmente si sarebbero ritrovati comunque a vivere momenti insieme.

<<Greg ha avuto un'indiscrezione>> afferma Luc al posto di qualsiasi parola di saluto, muovendo il mento spigoloso per fare un cenno all'amico.

Benny guarda il ragazzo in questione con le sopracciglia aggrottante, prendendo posto accanto a lui sullo sgabello alto del tavolino quadrato.

Il ragazzo scuote leggermente la testa, con il ciuffo di capelli castani che gli accarezza la fronte ad ogni movimento, temporeggiando per creare suspence.

Beve un sorso di vino, poi guarda Nina, poi Benny.

<<So come vogliono decidere chi far sfilare tra noi allo Yacht Club>> afferma, esagerando la serietà del discorso.

La ragazza rossa gli afferra un gomito e lo spinge via, sbuffando, come a voler sottolineare l'inutilità di aver creato tutta quella aspettativa.

<<Mi hai fatto spaventare>> borbotta, mentre Nina si sporge sul tavolo e ad occhi spalancati afferma <<Dai diccelo>>

Luc ridacchia, finendo il proprio calice di vino.

<<Alla festa per la fine dell'anno accademico>> mormora l'altro, poggiando i palmi aperti sul tavolo e allungando il busto verso il centro <<Presenteremo quattro pezzi della collezione ciascuno, in una mini sfilata davanti a tutti i presenti, e il corpo docente sceglierà a chi dare il premio>>

<<E tu come faresti a saperlo?>> controbatte Benny, non troppo convinta della rivelazione.

Gregory ridacchia, poi lancia uno sguardo d'intesa all'amico.

<<Che c'è?>> domanda Nina, con lo sguardo che salta curioso da un ragazzo all'altro << Che succede?>>

Luc fa per parlare, ma qualcosa lo scuote da sotto al tavolo.

Un calcio.

<<Ei ma sei scemo>> esclama il biondo, guardando Greg con gli occhi spalancati.

<<Compro il tuo silenzio con un'altra bottiglia di vino>> propone quest'ultimo.

E' il turno delle ragazze di scambiarsi uno sguardo interrogativo, incuriosite dalla scenetta davanti ai loro occhi.

Nel frattempo Luc annuisce e Greg si gira per attirare l'attenzione del cameriere, scuotendo per aria la bottiglia. Non appena il personale prende la comanda entrambi i ragazzi tirano un sospiro.

Poi un sorrisino diabolico si dipinge sul viso di Luc.

<<Greg si porta a letto la Prof. di Marketing>> afferma, poco prima di scoppiare a ridere. E tirare la pioggia di parolacce di Greg. E le occhiate sconvolte di Benny e Nina. E poi anche le loro risate.

Una volta cominciato il caos, nessuno riesce più a smettere di parlare, di ridere, persino di far volare qualche schiaffetto scherzoso. Il loro piccolo tavolo diventa il fulcro di una briosa felicità, così diversa dal divertimento più impostato che aleggia su tanti altri gruppetti.

E consumano una bottiglia di vino, poi un'altra, qualche stuzzichino, senza smettere mai di prendersi in giro, di sorridersi, di chiacchierare.

Nina si rende conto di quanto sia vero tutto questo soltanto quando qualcosa le ricorda il modo finto in cui aveva passato le scorse serate, nascosta dietro un sorriso impostato nella speranza che Max la vedesse divertirsi con qualcun altro, che la vedesse felice anche senza di lui.

Ci pensa proprio mentre, con un sorriso smagliante sul viso e la mano poggiata sul braccio di Luc, il suo sguardo incontra quello di Max, dall'altra parte del giardino.

Inevitabilmente, il suo cuore perde un battito.

Nina non ritrae la mano, né perde il sorriso.

Semplicemente il mondo trema sotto i suoi piedi mentre continua a guardare il ragazzo che si fa strada tra la folla. Il suo viso è indecifrabile, gli occhi fissi in quelli di lei.

E' la ragazza a fare la prima mossa, sollevando verso di lui il calice che tiene nell'altra mano.

Max risponde con un cenno della testa.

Accanto a lui, Nina scorge una mano che si muove per aria. Serge che la sta salutando.

Serate. Serate intere passate a sperare di incontrarlo per caso, per non fare la figura della disperata e chiamarlo per l'ennesima volta. Serate passate a fingere di divertirsi, di avere una vita che non dipendeva da lui, dal bisogno di vederlo, di sentirlo. E poi, appena ha smesso di sperare, eccolo che appare.

In tutta la sua bellezza.

Tutta la sua potenza.

A ricordarle che potrà anche divertirsi con gli altri, e stare bene circondata dai propri amici, ma che niente sarebbe come sentire le sue braccia stringerla.  O anche solo sapere che è nella stessa stanza .
Sapere che lui è lì e che la guarda.

In quel momento Nina vorrebbe alzarsi, ringraziare tutti della bella serata e correre da lui. Parlare con lui. Bere con lui. Giocare con lui.

Però non lo fa. Non va a salutarlo, nello stesso modo in cui neanche lui accenna a farlo.

<<Che succede?>> domanda Luc, la cui voce appare improvvisamente lontana.

<<Guai>> risponde semplicemente Benny.

Nina vorrebbe scuotere la testa, ma ogni muscolo del suo corpo è teso, ogni neurone troppo concentrato a guardare lui per pensare a mandare impulsi sufficienti per a muoversi.

No, niente guai.

Sa che Max non farebbe mai una scenata, anche se il suo sguardo per una frazione di secondo ricade sulla mano che Nina tiene sul braccio di Luc. Vederla sfiorare amichevolmente un altro non è abbastanza per fargli scattare qualcosa dentro, qualcosa che potrebbe quasi far pensare che tiene a lei. Neanche trovarla lì con due ragazzi è abbastanza.

Allora Nina si chiede, sentendo un brivido al solo pensiero, quanto sarebbe abbastanza per vederlo reagire. Sopratutto, di cosa sarebbe capace in preda alla gelosia.

Un sorrisino malizioso le si dipinge sul viso.

E mentre Max passa a guardare Serge che si fa strada verso il bar, Nina si dice che provare a farlo ingelosire non le costerebbe nulla.

Anche se la vera sfida sarà non cedere alla voglia di lasciar stare tutti e correre da lui.

Per il resto della serata si sforza a tornare la ragazza allegra e sorridente che era prima dell'arrivo di Max, ma ha l'impressione di non riuscirci al meglio. I suoi movimenti sono meccanici, la sua risata forzata.

Abbandonano presto il tavolo per fare due passi al centro del locale, dove come al solito dopo una certa ora la gente decide di mettersi a ballare. Nina si muove con fare festoso, la sua schiena contro quella di Benny, i suoi occhi che saltano tra i due ragazzi davanti a loro. E poi arrivano oltre le loro spalle, dove Max è intento a chiacchierare con Serge e un gruppo di ragazze.

Hanno ripreso il loro gioco.

Il gioco degli sguardi.

L'impertinenza di non voler fare il primo passo verso l'altro, ma la necessità di almeno, almeno, guardarsi. Che poi, è uno sguardo così denso che pare quasi avere uno spessore. A volte sembra una carezza, a volte una stretta impetuosa.

Per Nina è una scena già vissuta, ma questo non significa che sia meno eccitante di quella prima volta che proprio lì, al Jack, in quella folla, quasi con le stesse persone, avevano dato vita a quel pericoloso scambio.

Sta volta, però, Nina può contare anche su Luc per movimentare il tutto.

Quest'ultimo non fraintenderà, sono sempre stati quel tipo di amici che non si fa problemi a sfiorarsi, senza mai mettere in dubbio il loro status quo. Max però non lo sa. Così Nina, dopo tutti i sorrisi languidi che ha rivolto a Luc, dopo tutte le occhiate maliziose sparse appositamente nel corso della serata, ora gli afferra la mano e lo invita a tirarla tra le sue braccia.

Il biondo, ridendo, la fa girare e girare e girare, finchè non finisce a stringerla contro il proprio petto. Poi comincia ad ondeggiare. Quel ballo non ha niente di sensuale, ma è intimo. E Nina quell'intimità la rimanda a Max, guardandolo mentre le braccia di Luc la stringono, e lui guarda lei, mentre la mano di una ragazza gli si poggia sulla gamba.

Se non fosse per la stretta di Luc, probabilmente Nina scatterebbe verso di loro, con tutta l'intenzione di staccarle la testa.

E Max deve leggerle nel pensiero, perchè subito dopo un sorrisetto beffardo gli si apre sulle labbra piene e pensa bene di mandarle un occhiolino.

Max, però, non lascia mai che la mano della ragazza si sposti da qualche parte più compromettente, esattamente come Nina continua a ballare con Luc senza mai dare l'impressione di poter fare qualcosa di più.

<<Voglio una sigaretta>> esclama Greg, superando la musica e richiamando il gruppo all'attenzione.

Benny annuisce vigorosamente, cominciando a fare strada verso qualche punto più appartato del Jack dove poter fumare in pace. Luc non lascia mai la presa su Nina, gettandole piuttosto un braccio attorno alle spalle mentre lei ancora saltella a ritmo di musica, così attraversano il locale finchè Benny non decide di aver trovato il posto giusto.

Greg si siede con un salto sul muretto che delimita il Jack dal resto della banchina del porto e Luc si poggia con la schiena al suo fianco, facendo fare a Nina un'ulteriore giravolta per poi tirarla contro il proprio petto, il braccio non impegnato nella ricerca delle sigarette poggiato svogliatamente sulle sue spalle.

Nina si mette comoda in quel mezzo abbraccio, si infila una sigaretta in bocca e poi sporge il collo verso Benny, la quale con il proprio accendino dà fuoco alle sigarette di tutti.

<<Chissà se dopo l'annuncio del vincitore ci vorremo ancora così bene>> mormora con tono scherzoso Luc, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

<<Chi perde paga la prossima sbronza>> rilancia Benny, ottenendo un grugnito di approvazione da parte di Greg. <<Così dovremo rivederci per forza>>

Nina sorride ma fuma silenziosamente, la testa poggiata contro il petto di Luc che si solleva con un ritmo regolare.

Nonostante siano all'estremità del Jack riesce comunque a tenere d'occhio Max, intento in quel momento a sussurrare qualcosa nell'orecchio di Serge. La camicia bianca che indossa, con i primi due bottoni lasciati aperti, lo rende particolarmente bello quella sera. I colori chiari fanno risaltare la sua carnagione pallida e rendono più luminosi i suoi occhi, più biondi i suoi capelli.

Nina si assenta mentalmente, pensando a quanto vorrebbe in quel momento poterci passare una mano attraverso, rovinare quella perfetta capigliatura che non gli rende giustizia,  non rispetto alle immagini di lui tutto scomposto tra le lenzuola del letto.

Persa tra quei ricordi, quasi non si accorge che Max è tornato a guardarla.

Si sintonizza giusto in tempo per catturare il cenno che le fa con la testa.

Non un saluto.

Andiamo.

La ragazza fa un passo in avanti, allontanandosi da Luc e facendo cadere quel braccio che le circondava le spalle.

<<Devo andare ragazzi>> esclama, prendendo un tiro della sigaretta e guardandoli uno ad uno con un sorrido di scuse dopo aver espirato.

<<Quindi basta un cenno e via? Corri da lui?>> le domanda la voce improvvisamente tagliente di Benny, la quale deve aver assistito a tutta la scena.

Nina non ha voglia di fare polemica, non dopo aver passato una serata tanto bella, non prima di passare a tutto ciò che la aspetta ora. Così non risponde.

Scrolla le spalle, continuando a sorridere.

<<Spero mi capirai>> si azzarda solo a mormorare dopo aver salutato tutti con la mano, lo sguardo rivolto verso la sua migliore amica. Una parte di lei, però, è convinta che quelle siano solo parole buttate al vento.

Che Benny non capirà mai.

Che nessuno capirà mai.

La ragazza dà loro le spalle e deve trattenersi per non correre da lui, per mantenere un'andatura normale.

Max, nel frattempo, si è spostato verso l'uscita del locale e lì la aspetta, ricominciando a camminare non appena lei è al suo fianco.

Non una parola, non un sorriso.

Mentre camminano verso il marciapiede però, spalla contro spalla,  le loro dita si sfiorano.

E' un gesto involontario e dura pochi attimi, eppure basta a mandare scosse di elettricità in tutto il corpo di Nina, a farla sentire viva e su di giri, come soltanto uno come Max potrebbe fare.

La macchina di lui è parcheggiata poco distante, ma Nina si ferma prima di aprire lo sportello, ricordandosi della sigaretta che ha ancora tra le dita e che non intende buttare.

<<Fammi finire questa>> esclama attirando l'attenzione di lui prima di poggiarsi contro la carrozzeria scura dell'Aston Martin.

Il ragazzo interrompe il suo percorso, finendo col mettersi proprio davanti a lei, le punte delle loro scarpe che si toccano, gli sguardi incatenati.

<<Non pensavo di incontrarti sta sera>> afferma Nina, portandosi la sigaretta alle labbra.

La vista di Max così, davanti a lei, le fa girare la testa.

E comincia a girare al contrario quando sulle labbra di lui si disegna un ghigno.

<<E' stato un piacevole incontro?>> aggiunge il tono interrogativo solo all'ultimo, facendo passare la frase più come un'affermazione.

Nina scrolla le spalle. Vorrebbe dirgli che, alla fine, avrebbe gradito più passare la serata insieme che semplicemente incontrarlo, ma considerando che sono lì, in quel momento, non vede motivo di lamentarsi.

<<Chi erano i ragazzi?>> domanda poi, con nonchalance.

Lei sorride e prende un altro tiro della sigaretta, il cui fumo finisce tutto sul viso di lui.

<<Compagni di corso>> afferma, mantenendo lo stesso tono leggero di lui. Il volto di Max rimane fermo in una maschera di indifferenza, ma con il corpo si sporge verso di lei, la mano poggiata sulla macchina proprio accanto alla sua palla.

Il sorriso di Nina si espande mentre tutto il suo corpo si accende riconoscendo la presenza di lui, così vicino, così Max.

<<Eri geloso?>> gli domanda dopo aver racimolato un po' di coraggio, un'espressione di pura insolenza sul viso, la vista tagliata dalla frangia che le è ricaduta proprio davanti agli occhi.

Max resta a guardarla in silenzio per qualche attimo, la luce dei lampioni che rende il suo sguardo particolarmente letale, il suo volto tagliente. Lentamente, con fare da predatore, Max allunga il collo finchè con le labbra non sfiora la guancia di lei. La meta finale, però, è il suo orecchio.

<<Non puoi essere geloso di qualcosa che non è tuo>> sussurra, leggero eppure pungente, come la brezza nei giorni di maestrale.

Subito dopo lascia un bacio proprio lì, sull'orecchio, e quando ritira il viso non si scosta completamente, rimanendo piuttosto a contemplare ogni reazione sul viso di Nina.

Quella frase, che potrebbe quasi sembrare una promessa di libertà, di un rapporto non oppressivo, è in realtà ben altro.

L'ennesimo tentativo di ricordare a Nina ciò che Max vuole da quel rapporto.

Niente di serio, di formale. Niente che preveda legami o promesse.

Niente di tutto ciò che Nina ha sempre avuto o voluto.

<<Avrei potuto baciarlo e non te ne sarebbe fregato niente?>> continua lei.

L'ultimo tiro della sigaretta le viene rubato da lui, che la inforca tra le proprie dita l'attimo prima che il filtro possa raggiungere le labbra di lei. Labbra che poi è lui a sfiorare, prima con il fumo che espira, poi con le proprie, in un contatto più leggero di una piuma.

<<Avresti potuto>> afferma lui, tranquillo, pacato.

Ora che la mano di Nina è libera non ci pensa due volte a portargliela tra i capelli, a scompigliarglieli con una carezza che forse rivela fin troppo affetto.

Per questo poi si ritrova a stringerli, quando Max si riavvicina. Le sue labbra finiscono sul collo di lei, arcuato per potergli permettergli di sfiorarlo meglio.

<<Tanto, nel mentre, avresti comunque cercato me>> sussurra, proprio contro la sua pelle.

Una delle mani di lui sale fino ad afferrare il tessuto della camicia larga, che poi scosta sino a rivelare uno dei tanti lividi che si intravede lì sotto. Un morso sulla spalla fin troppo profondo.

E proprio lì lascia il bacio successivo, coprendo la macchia violacea con le proprie labbra, passandoci sopra la lingua, come se potesse farla scomparire. O rimarcare il suo significato. E in quella carezza si nasconde il senso di tutto. Quella dolcezza che nessuno avrebbe mai potuto avere da lui, solo lei. Quella dolcezza che si è guadagnata in modo contorto, ma alla quale non rinuncerebbe per niente al mondo, e che lenisce non solo le ferite esterne ma anche il suo cuore.

<<Avesti sentito me>> continua, spostando ora parte del top per arrivare a livido che spunta proprio sul petto, semi nascosto dal reggiseno.

Poggia un altro bacio umido lì, tanto intenso da far tremare le gambe di Nina.

Non si preoccupa di essere vista, la gente sembra incredibilmente lontana ora. O forse è solo l'effetto della schiena di Max che, larga e imponente, li nasconde da tutto e tutti.

<<Avresti sperato fossi io>>

Nina tira ancora i suoi capelli, costringendolo a sollevare lo sguardo fino a incontrare quello di lei. Quando i loro visi si ritrovano l'uno di fronte all'altro, lei cattura le labbra di lui in un bacio per suggellare quella verità.

Lui potrà anche non considerarla sua, ma lei lo è. Interamente. Consapevolmente.

E' soltanto coraggiosa abbastanza da ammetterlo, e da non sentirsene spaventata.

Ma una parte di lei è convinta che quel tentativo di farlo ingelosire gli sia piaciuto.
È un pensiero che la pervade mentre con la mano lui le accarezza lentamente la gamba, mentre le loro lingue si accarezzano quasi con violenza, mentre lui mormora quasi senza fiato <<Andiamo a casa>>.

Continua a rifletterci mentre salgono in macchina e coprono la distanza tra il Jack e l'appartamento di Max, arrivando poi ad una conclusione.

Lui ha bisogno di sapere che lei non è sua.

Di sapere che lei non è la sua fidanzata, che non è questo che lei vuole.

Per qualche suo malato e intricato ragionamento, Nina si rende conto che questo potrebbe bastare a far funzionare le cose.

Esserci, ma senza pretese.

Venerarlo, ma senza amarlo.

Farsi del male, per poi meritare il bene.

Da quella sera, Nina decide di essere quel tipo di persona per lui.

Suggella silenziosamente quella promessa afferrandogli la mano poggiata sul cambio e portandosela tra le labbra, lasciando un bacio su ogni dito e poi cominciando lentamente a succhiarne uno.

Per la prima volta, la scena di quella mattina le ritorna in mente. Quella che non era riuscita ancora a rivivere, o che non aveva voluto rivivere.

"Dovresti andare" le aveva detto, prima di sparire dietro la porta del bagno.

E la mattina dopo, Nina non lascia che sia lui a dirle di andar via.

Se ne va e basta, silenziosamente, tornando a piedi a casa accompagnata dalle luci dell'alba.

Diventa quella persona che non pensava potesse essere, quella con cui non devi svegliarti accanto, e che non devi portare a cena fuori, che non devi tenere per mano. Anche se tutto ciò che vorrebbe fare è svegliarsi accanto a lui, e cenare con lui e tenerlo per mano.

Farlo però non le pesa più di tanto. Per lui, può essere quella persona. Perché è l'unico modo che lui conosce. E anche per le cose che lui le concede in cambio, ogni volta che dà prova di non tenerci.

Quando non sente la minaccia di stare costruendo qualcosa di più, lui si lascia andare.

In una carezza in più , in un sorriso in più, in una chiamata improvvisata, o un messaggio senza perchè.

Tornarono a parlare come erano abituati a fare tanto tempo prima, con quell'intesa che è sempre stata solo e soltanto loro, mentre il mondo attorno scompare. E continuano a passare le notti l'uno nell'altra, a graffiarsi, a sbattersi contro il muro, e contro il pavimento, e il tavolo, a farsi male in quel modo in cui solo loro sanno fare.

Continuano a perdere loro stessi negli occhi dell'altro, nei gesti dell'altro, nelle parole dell'altro.

Il giorno della sfida con Luc e Greg, Max non va a vederla.

Nina non se la prende, non glie l'aveva neanche chiesto.

E proprio perchè non se la prende, quella sera stessa lui le prepara la cena, per festeggiare la vittoria - perchè sì, lei e Benny hanno vinto, lei e Benny sfileranno allo Yacht Club-. Mangiano pasta scotta nudi sul tappeto del salone, e Nina non sa se essere più felice per il premio ricevuto o per quel piccolo gesto.

<<Vieni a vedere la sfilata>> si decide a chiedergli una sera <<E porta qualche altro pilota magari, sai quanta pubblicità mi fareste?>>

È la prima cosa che gli chiede da settimane.

E Max sa - sa benissimo - che se non fosse di vitale importanza per lei averlo lì, non glie l'avrebbe mai domandato.

Sa quanto Nina ci tiene.

E Nina, Nina sa che infondo lui capirà.

Che dopo tutti gli sforzi fatti, non potrebbe mai mancare a qualcosa di così importante.

E che se mancherà...

Se mancherà, allora non sono mai stati davvero Max e Nina.
Se mancherà, tutta la rabbia, e il sesso, e il fingere di non tenerci, e scappare all'alba, e guardarlo di nascosto, e amarlo di nascosto, accarezzarlo di nascosto, tutto, tutto sarà stato inutile.

Tutto inutile.

Ma lui ci sarà.

E Nina ci crede, perché è una promessa che le fa al buio, tra le lenzuola, la notte prima della sfilata, mentre le bacia i polsi che quella notte ha stretto un po' troppo forte.

<<Ci sarò Nena>>

Ed è una promessa che prescinde da tutto ciò che sono diventati. È una promessa che Max fa a Nina.

Ci sarò.

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