DELL'ACQUA E DEL FUOCO (19.1)
Avere Cook di nuovo attorno è qualcosa che Nina ha sempre saputo non sarebbe durato, eppure vederlo partire, sta volta, è più dura del solito.
Cook è uno spirito libero, i confini non gli sono mai andati a genio. Erano troppo stretti quelli della casa dei suoi, tant'è che è si è impossessato del monolocale nel centro storico non appena ha compiuto diciott'anni. Poi sono diventati soffocanti quelli del Principato, così ha fatto armi e bagagli ed è emigrato a Lisbona, poi si è lasciato conquistare dalle melodie per le strade di Madrid. Quando si sentirà soffocare anche lì, metterà tutto nella sua bella valigia e troverà un posto nuovo, un posto grande abbastanza da poter contenere, almeno per un po', la sua esuberante personalità, la sua bellezza, le sue ambizioni.
Nina si è sempre chiesta se arriverà mai il giorno in cui sarà il mondo intero a stargli stretto, e cosa farà a quel punto.
Probabilmente si farà spedire sulla luna, o sarà il primo uomo a vivere su Marte. Nina scommetterebbe sulla riuscita di un simile piano. Si conoscono da vent'anni e non ha mai assistito ad un suo fallimento. Tutto ciò che vuole lo conquista a colpi di azzardi, testardaggine e, spesso, con la mano del destino.
La fortuna aiuta gli audaci.
E chi più di lui lo è?
Max, forse.
Ma Max con la fortuna non c'è mai andato troppo d'accordo. Per lui è un fattore capace soltanto di sminuire le sue imprese. Quando Max Verstappen dice "'fanculo, io vado", non lo fa per suonare una campanella e svegliare il fato, per essere aiutato. Lo fa perchè crede in se stesso, e crede nella gloria dell'averci provato, sempre e comunque, e dell'esserci riuscito, non sempre, ma abbastanza da convincerlo a provarci di nuovo la volta successiva.
Cook, invece, nei colpi di fortuna ci crede eccome.
Solo che sa di non trovarla nel Principato.
Così quella mattina ha impacchettato la sua audacia, la sua voglia di tornare alla vita errante che tanto ama e i suoi innumerevoli prodotti da bagno e ha cominciato a stritolare Nina tra le braccia sull'uscio del suo monolocale, dispiaciuto tanto quanto lei di doversi nuovamente separare.
<<Tanto, come sempre, troverai una scusa per tornare il prima possibile>> scherza Nina, ondeggiando leggermente sulle punte, con le braccia gettate attorno al collo dell'amico.
Cook si mette a ridere, consapevole della verità di quell'affermazione.
Perchè il Principato potrà anche essere troppo piccolo per lui, ma non è ancora arrivato il momento in cui non avrà bisogno di tornarci. Ogni tanto. Per riassaporare quegli odori, per organizzare i suoi amati aperitivi, per prendere in giro Nina e per farsi prendere in giro a sua volta.
Magari la prossima volta riusciranno anche a riunire il solito trio.
<<Non mi distruggere casa>> le dice il ragazzo, lasciandola finalmente andare. <<O se vuoi distruggerla, che almeno sia per qualcosa di estremamente divertente. Videochiamami, magari, così ne sono partecipe>>
Nina gli afferra una spalla e lo spinge via, ridendo.
<<Non ti distruggerò casa>> attesta, con i capelli che le accarezzano le spalle mentre scuote la testa.
Quelli di Cook, inondati della luce calda che entra dalle finestre sul pianerottolo, sembrano lunghi e sottili fili d'oro. Gli occhi hanno quella sfumatura verde di cui lui tanto si vanta e che appare solo con la giusta illuminazione, nella corretta angolazione.
La sua bellezza è disarmante.
Con o senza occhi verdi.
<<Certo, perchè senza di me non sai divertirti a dovere>> rilancia lui, facendole un occhiolino.
Poi allunga una mano per afferrare il manico del trolley e abbozza un ultimo sorriso dopo aver preso un grosso respiro.
<<Ciao Nena, mi raccomando>>
Nina non può fare a meno di pensare a quanto sia diverso, quello stesso soprannome, pronunciato da una bocca che non sia quella di Max. Anche se Cook ha tutto il diritto di chiamarla così, quasi la infastidisce il pensiero di poter essere Nena per qualcun altro, di condividere qualcosa di così intimo.
<<Ciao Cook> risponde, cacciando quei pensieri e ricambiando il sorriso. Si poggia sullo stipite della porta e resta ad osservare il ragazzo mentre scende l'unica rampa di scale che li separa dalla strada.
<<Chiamami>> grida lui dopo averne fatta mezza.
<<Chiamami anche tu>> controbatte lei, sporgendosi per guardarlo meglio.
<<E ascolta quello che ti dice Benny>> aggiunge, la voce che rimbalza sulle pareti spesse dell'antica palazzina nel centro di Monaco-Ville.
<<E tu ascolta quello che ti dice Jerry>>
Alla fine, di Cook, rimane solo l'eco di una risata.
Quando Nina torna in casa ha ancora il sorriso sulle labbra e cerca di non lasciarlo andare, sperando che gli effetti della presenza di Cook svaniscano il più tardi possibile.
Vederlo partire è difficile non solo perchè Cook era stata la mano nel buio da afferrare nel momento più difficile della sua vita, ma anche perchè, andato via lui, Nina si ritrova incredibilmente sola.
E lo ringrazia per averle dato la possibilità di continuare a stare nel monolocale. Tuttavia, senza la sua voce, quella murar non fanno altro che ricordarle i motivi per cui si ritrova lì.
Benny continua ad evitarla ogni volta che può e ad essere diffidente nelle risposte ai messaggi, alle chiamate. Nina sa che prima o poi riuscirà a farla scogliere, solo non è particolarmente in vena per focalizzare tutta se stessa in quell'intento. Anche perchè l'unico, vero, modo di far tornare Benny nella sua vita sarebbe dimostrarle la bontà d'animo di Max o lasciarlo perdere per sempre. Sinceramente, non saprebbe quale tra le due considerare più facile.
Quanto a Max, è in uno dei suoi momenti no. Di quelli che rischi di farti azzannare soltanto per avergli detto ciao. In cosa si differenziano quelle giornate da tutte le altre? E' ancora più irritabile, intrattabile e irascibile del solito, una specie di upgrade del suo bel caratterino. Chi lo conosce da tempo impara a riconoscere i segnali e a stargli alla larga.
Le occhiaie profonde sotto gli occhi.
La voce più grave.
Lo sguardo assente.
Persino Nina non si azzarda a cercarlo, preferendo piuttosto la maturità di lasciargli i suoi spazi, di capire che ci sono cose che neanche lei potrebbe mai cambiare. Solitamente, quando attraversa quei momenti c'è di mezzo qualche problema con la sua famiglia, o qualche gara andata male. Dovendo escludere per forza di cose quest'ultima, Nina è convinta che sia successo qualcosa con suo padre. Max però non parla di certe cose, e lei non vuole costringerlo a farlo.
Tuttavia, vorrebbe almeno la conferma che quella sera l'accompagnerà alla laurea di Kevin.
Quest'ultimo le aveva inviato un messaggio la scorsa settimana, invitando all'evento allo Yacht Club (ovviamente). Le aveva anche detto di portare qualcuno, se voleva. Per quanto andarci con Max sarebbe stato un sogno, Nina aveva razionalmente pensato prima a Cook. Kevin infatti, se avesse saputo che Cook era nel Principato, sicuramente l'avrebbe invitato. Portandolo probabilmente gli avrebbe fatto un favore.
Con la partenza del suo migliore amico, però, le opzioni rimaste sono diventate tre.
Andarci con Benny.
Costringere Max.
Non andarci affatto.
La prima è stata presto scartata e, per quanto la terza fosse più che appetibile, le sarebbe dispiaciuto non passare almeno per congratularsi. Infondo, era stato gentile con lei quando avevano parlato al pranzo. Nina non avrebbe voluto farlo rimanere male.
Così, ha concentrato tutte le sue energie sulla seconda opzione.
Il convincimento è partito prima da dati fattuali come "vuoi davvero che vada alla festa del mio ex da sola?", o "avremo un sacco di nuovo materiale per prendere in giro Kevin", ancora "giuro che rimaniamo un paio d'ore al massimo", dopo di che aveva provato a parlare una lingua che Max certamente conosceva meglio, fatta di promesse su come avrebbero potuto passare la notte dopo la festa, una volta tornati a casa. In alcune delle idee proposte, a casa non ci sarebbero neanche dovuti arrivare.
Nonostante tutto, è convinta che la prospettiva più allettante di tutte sia stata: "immagina la sua faccia quando ci vedrà arrivare insieme".
Non saprà mai, però, quale delle tante cose con cui l'ha assillato abbiano portato a fargli borbottare un "d'accordo". A dirla tutta, in quel momento, non sa neanche se quella promessa valga ancora.
Ed è nell'incertezza che passa il resto della giornata.
Perde più tempo possibile a sistemarsi nella stanza di Cook, svuotando la valigia di vestiti che è andata a recuperare da casa, cambiando le lenzuola, sistemando i propri prodotti in bagno, nettamente inferiori a quelli di Cook.
Si fa una doccia, così da avere i capelli pronti per la serata. Sotto l'acqua decide persino che, qualora Max dovesse venir meno alla sua promessa, si presenterà da sola alla festa. Fare amicizia con tutti è sempre stata la sua grande abilità, il suo super potere. Doverlo adoperare con qualcuno che probabilmente è molto simile a Kevin rende soltanto il tutto più semplice.
Quando Max più tardi la chiama per chiederle "devo mettere la cravatta?", Nina ricomincia a respirare senza più sentire quel peso sul petto che aveva cercato con tutta se stessa di ignorare.
Almeno finchè non si infila nella sua macchina, quella sera.
Allora riempire i polmoni d'aria torna a diventare difficile, ma per ben altri motivi.
<<Sto ancora cercando di capire come tu sia riuscita a convincermi>> dice Max, mettendo la macchina in moto e facendo un gesto con la mano.
Nina ride e scivola sul sedile, fino a mettersi comoda. Gli lancia uno sguardo di traverso, con la frangetta che le copre metà della visuale.
Non lo vede da giorni.
Si complimenta con se stessa per la pazienza, per la forza di volontà, ma non riesce a non pensare a quanto le sia mancato. E a quanto vorrebbe che lui la lasciasse esserci nei momenti già bui, anziché chiuderla fuori.
<<Sono anni che ti chiedi come faccia a trascinarti in queste cose>> afferma però, tornando alla conversazione e mantenendo un tono leggero <<Forse dovresti smetterla di chiedertelo>>
<<E semplicemente assecondarmi>> decide di aggiungere dopo qualche momento, scrollando le spalle.
Max scocca la lingua contro il palato e la cerca con la coda dell'occhio, incontrando per la prima volta il suo sguardo. Un cipiglio sarcastico anima il suo volto.
<<Forse dovresti prendere in considerazione l'idea di tornare con Kevin>> la stuzzica, con l'aria di chi non ha il minimo dubbio di star dicendo qualcosa di altamente improbabile..
Nina allunga una mano e gli da uno schiaffetto sulla spalla con il dorso della mano, sfiorando il tessuto elegante della giacca blu.
<<Non sopravviveresti un secondo a vedermi con lui>> lo sfida la ragazza a sua volta, con una nuova luce negli occhi.
<<Più che altro, non sopporterei l'idea di piacere a qualcuno a cui piace anche lui>>
La frase rimane un po' così, sospesa nell'abitacolo della macchina.
Nina si chiede se questo è ciò che ha pensato per tutto il tempo, in quegli anni separati, pensando a lei e Kevin insieme.
Razionalmente non ha torto, Kevin e Max sono diversi come l'acqua e il fuoco. Uno non sa cosa voglia dire avvampare, l'altro non ha mai saputo come non farlo. Eppure nella vita di Nina hanno rappresentato cose diverse, momenti diversi, bisogni diversi.
Perchè Kevin non sarà mai stato fuoco, ma la fiamma non avrebbe saputo lenire certe ferite che altrimenti sarebbero rimaste aperte per sempre. Max sa bruciare. Kevin è stato capace di curare le scottature, con una carezza gentile, come l'acqua tiepida della baia del Principato di Monaco al tramonto, in un placido giorno d'estate.
Non dimentichi l'affetto delle persone che si sono prese cura di te.
Anche se prenderle in giro è il divertimento preferito di chi hai accanto.
Max parcheggia a pochi passi dall'ingresso dello Yacht Club e, durate la passeggiata fino al cancello, Nina non riesce a staccargli gli occhi di dosso. Il blu è sempre stato il suo colore e il taglio della giacca fa risaltare le spalle larghe, il colletto aperto della camicia mette in evidenza il collo largo che a lei tanto piace. E il fatto che abbia deciso di non mettere la cravatta anche se lei gli aveva detto di farlo, in realtà, la fa soltanto sorridere.
C'è una strana stanchezza sul suo viso, lascito di quelle giornate che forse avrebbe preferito non vivere, ma quando viene illuminato dalla luce dei faretti che segnano il percorso, i suoi occhi risplendono.
Sarà il completo blu, sarà che quella sera Nina è felice anche soltanto per averlo accanto - cosa che non riesce mai, davvero, a dare per scontata -, sarà che non è abituata a vederlo così, ma quella sera Max è così bello che le vien voglia di piangere, e di baciarlo.
Non le è chiaro come le due cose si concilino nella testa, eppure è l'unico modo in cui riesce a dare un nome alle sensazioni che le aggrovigliano lo stomaco.
<<Ah, comunque, sei bellissima sta sera, Nena>> scherza lei, imitando la sua voce profonda e andando, con uno slancio, ad afferrargli il gomito. Lo sguardo di lui subito cade sulla sua mano che lo stringe, così Nina si mette a ridere per distogliere l'attenzione. <<Oddio grazie Max, davvero, sei così gentile>> prosegue in una presa in giro di se stessa.
Max cade nella trappola e anziché andare a contestare quel gesto, pensa ad alzare gli occhi al cielo.
<<Hai davvero bisogno di sentirtelo dire?>> le domanda, continuando a guardare dritto davanti a se. Il suo tono è una provocazione.
Come fa una persona che non ha bisogno di niente a comprendere certe cose?
Da te, vorrebbe rispondergli Nina.
Da te, sì.
<<Quanto sei antipatico>> dice piuttosto, facendogli il verso.
Lascia la presa sul suo braccio non appena arrivano davanti all'ingresso dello Yacht Club. Non è qualcosa che fa perchè le persone li guardino, fa parte di quei piccoli passi, piccoli gesti, che tiene per se.
Lo spazio della banchina all'interno dei confini del Club è addobbato a festa. Fiori bianchi adornano tutti gli spazi, assieme ad eleganti lanterne che provvedono alla maggior parte dell'illuminazione, inondando il posto di una luce calda e tremolante, intima.
C'è già un sacco di gente che, vestita di tutto punto, passeggia con un flûte di champagne in mano, o che crea dei piccoli campanelli di gente intenta a fare quattro chiacchiere.
Kevin, da perfetto festeggiato, non si muove dall'ingresso così da poter salutare ogni ospite appena arrivato.
Nina a stento si trattiene dal ridere mentre gli si avvicina, immaginando l'imminente reazione nel vederla arrivare con Max. Quando gli si para davanti, però, si rende conto che Kevin neanche si accorge di lui.
Posa gli occhi su di lei e lei quasi riesce a vedere le sue pupille dilatarsi.
<<Congratulazioni>> esclama Nina, sentendosi improvvisamente in imbarazzo.
Il ragazzo deve scuotere la testa per riprendersi e sul suo viso compare un sorriso impacciato, presto sostituito da quello preimpostato in stile perfetto damerino.
<<Sei stupenda>> non si trattiene dal dire, poggiando la mano sulla schiena nuda di lei mentre la ragazza si sporge per dargli due baci sulla guancia. Il profumo del suo dopobarba è lo stesso di sempre.
Ad onor del vero, Nina è bellissima quella sera, indipendentemente da quanto possa elogiarla Kevin o da quanto possa decidere di non farlo Max. La stoffa color perla del vestito le accarezza il corpo come fosse una seconda pelle, solo più morbida, più lucida, e a discapito dell'inesistente scollo sul davanti, la sua schiena è completamente scoperta.
Nina ha sempre amato la sua schiena, forse più di qualsiasi altra parte del corpo. Pari soltanto ai capelli.
Anche Kevin l'amava.
Per un momento, avendo ancora Kevin vicino, con i suoi capelli castani sistemati in modo ordinato e la faccia pulita, da bravo ragazzo, Nina ripensa ai baci che era solito lasciarci.
Un brivido la percuote.
Mai un'immagine le è parsa più sbagliata nella testa.
Riuscirà mai a farsi toccare, a farsi baciare, un giorno, da qualcuno che non sia Max?
La risposta non è così certa.
In quello stesso istante osserva il modo in cui gli occhi di Kevin lasciano il suo viso e trovano, alle sue spalle, quello di Max.
E la bocca gli si spalanca.
Torna su Nina con uno sguardo interrogativo e lei scrolla le spalle, trattenendo un sorriso, facendosi da parte per lasciar passare l'altro.
Tra i due ragazzi cala il gelo, ma Kevin è pur sempre Kevin e ad un certo punto abbozza persino un mezzo sorriso. Max invece allunga una mano verso di lui, con uno sforzo non indifferente.
<<Auguri>> gli dice, la faccia di chi sta facendo delle condoglianze.
<<Venite, accomodatevi>> taglia corto l'altro dopo una stretta di mano durata mezzo secondo. Fa loro segno di entrare e con il braccio indica il resto del cortile. <<Servitevi pure, l'american bar è aperto. C'è un po' di gente che potreste conoscere, altri sono amici dell'università. Fatemi fare gli onori di casa e poi vi presento qualcuno>>
Nina gli sorride, apprezzando fortemente le sue qualità e la forza con la quale sta palesemente cercando di ricacciare indietro le migliaia di domande sulla presenza di Max. Dopo di che fa strada all'interno dello Yacht Club e Max la segue. Hanno silenziosamente deciso che la loro prima meta sarà il bar.
<<Sopravvierò a questa serata pensando a tutti i modi in cui potrei fartela pagare>> le annuncia lui, sottovoce, tanto vicino che le loro spalle si sfiorano.
La ragazza si lascia sfuggire una risata davanti a quell'affermazione.
<<Eccitante>> risponde, ridendo anche dell'occhiataccia che lui le lancia.
Poi le loro mani si sfiorano.
E' un movimento totalmente accidentale ma, così come Max ha i suoi metodi per sopravvivere alla serata, Nina comincia a crearsene dei propri a partire da quel momento.
**
L'indole poco incline alla socialità di Max non impedisce agli invitati della serata di trovare una scusa qualsiasi per avvicinarsi a lui.
Il primo a farsi coraggio è un ragazzo che lavora con una testata sportiva del Principato, e che il pilota in realtà già conosceva. Si scambiano qualche parola sulle prossime gare, il che dà finalmente a Max il tempo di orientarsi.
Sarà anche poco socievole, ma quando si tratta del suo sport la musica cambia. Odia gli adulatori, chi lo rincorre per una foto, chi per carpire qualche particolare indiscreto, tuttavia, avvicinarlo con qualche domanda seria su quello che fa è forse il solo ed unico modo per un estraneo di intrattenere una conversazione con lui. Nina rimane al suo fianco ad ascoltarli con un flûte in mano che sorseggia piano, perdendo tempo a guardarsi intorno.
<<Non ti ho mai chiesto cosa pensi di loro>> si azzarda a chiedergli quando il ragazzo del quale non è riuscita ad afferrare il nome li lascia.
Fanno qualche passo, muovendosi lungo i bordi perimetrali del cortile.
La luce delle fiammelle nelle lanterne gioca con le ombre sui loro volti.
<<Di loro chi?>> domanda Max, tranquillo.
<<Dei giornalisti>> risponde Nina <<Dei fan>> aggiunge poi <<Della fama>>
<<Tutto ciò che i giornalisti vogliono da me è provocarmi>> dice <<Quello è in gamba però>> indica con un cenno della testa il ragazzo con cui stava parlando prima e che era tornato lì dove aveva lasciato Max e Nina, probabilmente sperando di riprendere la conversazione.
<<Perchè sanno quando è divertente vederti arrabbiato>> puntualizza la ragazza, ricordando certi titoli, certi commenti, che alla gente piaceva fare su Max non appena aveva cominciato a correre. Niente che non si confacesse alla sua indole.
Tuttavia, se ci fossero andati meno pesanti, probabilmente sarebbe stato più facile trovarsi davanti un Max diverso da quello che loro hanno contribuito a plasmare.
<<E' una soddisfazione che non gli do più>> risponde Max, scrollando le spalle. <<Non davanti alle telecamere>>
Nina annuisce.
Sorseggia tranquilla il suo champagne e Max fa lo stesso, in un quasi surreale momento di pace.
La musica in sottofondo è leggera, qualcuno balla. Nina si chiede se, magari, quella sera riuscirà persino a trascinarlo in pista.
<<E i fan?>> continua con la conversazione, non intenzionata a perdere nessuna delle parole che lui è disposto a condividere quella sera.
<<Corro per me, non corro per gli altri>> risponde lui, con la fermezza di chi ha ripetuto quel concetto molte più volte di quelle che avrebbe voluto.
<<Eppure gli altri ti amano>>
Era facile, per Nina, dimenticare di dover dividere il suo amore con innumerevoli persone che avrebbero fatto altrettante pazzie per lui.
<<Non sanno cosa significhi>> le sue parole arrivano assieme ad un'occhiata di traverso che le fa venire la pelle d'oca. Infondo, Nina è l'unica persona al mondo a poter sapere davvero cosa significhi amarlo. <<E se mi conoscessero, non gli piacerei così tanto>>.
<<E ti dispiacerebbe? Non piacergli?>>
<<Neanche un po'>>
Max abbozza un sorriso appena accennato, Nina gli dà una mezza spallata.
Se non incrociassero continuamente persone durante il loro percorso, probabilmente si dimenticherebbe persino di essere ad una festa.
<<Sono sicura che a molti piaci proprio perché sei la tipica persona che non piace a nessuno>> dice, dopo un po'.
Trovano un divanetto e un tavolino vuoto e Max le fa segno di volercisi sedere.
<<Nena, è forse per questo che ti piaccio? Perchè non piaccio a nessun altro?>> le domanda con fare quasi divertito.
<<Forse>> risponde la ragazza, assieme ad occhiolino <<Se per nessun altro intendiamo qualche milione di persone>>.
In nome del non piacere a nessuno, la presenza di Max continua inspiegabilmente ad attirare gente. Non importa che siano seduti nel punto più defilato dello Yacht Club, tutti trovano una scusa per passare davanti a loro, accanto a loro. Valentine e Roberto ad esempio, il migliore amico di Kevin e la sua storica fidanzata, si siedono assieme a loro con la scusa di voler salutare Nina e cominciano ad intavolare un discorso che quest'ultima asseconda con educazione.
Dopo di loro arrivano due ragazze che si presentano come Bella e Tori, le quali senza troppe cerimonie avvicinano ai divanetti già occupati altre due sedie e si accomodano lì attorno al tavolino, ora pieno di nuovi calici.
Probabilmente Max toglie persino la scena a Kevin, il quale è costretto a poggiarsi sul bracciolo del divanetto sul quale sono accomodati Valentine e Roberto per poter passare la sua festa di laurea con i suoi migliori amici.
Più gente arriva, però, più Nina vede Max spegnersi.
Il ragazzo prende il telefono e, mentre lei si costringe a tenere banco con i presenti, lui se ne sta stravaccato sulla seduta, intendo a premere tasti e a fissare lo schermo, ignorando tutti i presenti.
La compagnia non è neanche così male.
Se non ci fosse Max, Nina direbbe addirittura che è piacevole. Dopo un primo momento di conversazione quasi forzata si crea una gradevole armonia. Bella e Tori sono due ragazze spigliate, spiritose, appena tornate da un viaggio ad Ibiza che si accingono a raccontare nei minimi dettagli. Fanno ridere nei loro vestiti monospalla speculari, creando quasi due pezzi di uno stesso quadro.
Valentine, invece, fa da PR per il Jimmy'z e ha cento e uno pettegolezzi sulle star che hanno deciso di passare la loro estate nel Principato, e che ovviamente frequentano il suddetto locale. Fa persino il nome di Charles Leclerc, ad un certo punto, probabilmente per attirare l'attenzione di Max. Quest'ultimo non mostra il minimo segno di interesse e lei per fortuna cambia argomento.
Roberto invece è un tirocinante in uno studio che si occupa di contabilità e si è laureato solo qualche settimana prima. Nel tempo libero gira il mondo, la sua passione è la cucina e il suo sogno provare i piatti tradizionali di ogni paese del mondo. Ha un blog dove tiene traccia dei suoi progressi e convince subito Nina a seguirlo su tutti i social.
<<A te come va l'università?>> domanda Kevin a quest'ultima, facendole ricordare soltanto in quel momento del suo saperla ancora impegnata con la carriera universitaria.
Tra l'altro, la domanda è indice anche del fatto che sua madre, probabilmente vergognandosene, non ha condiviso i problemi della propria famiglia con le sue amiche da cocktail, tra le quali spicca certamente la mamma di Kevin. La disgrazia di Nina è ancora un segreto per la famiglia Duval.
Aòòa ragazza sembra di sentire l'accenno di una risata di Max, ma non si gira a guardarlo.
<<Non è la mia serata questa>> controbatte, provando a salvarsi senza dover mentire né dare spiegazioni. <<Raccontaci dei tuoi progetti, dai Kev>>
Il soprannome le sfugge e, per qualche motivo, se ne pente immediatamente.
Sopratutto perchè lui sorride mostrando tutti i denti nel sentirlo pronunciare.
Si aggiusta la cravatta rossa e si schiarisce la gola, poi comincia a parlare. Nina però stacca il cervello, non riuscendo minimamente a seguire il discorso. Vorrebbe avere il coraggio di voltarsi e guardare Max, il cui ginocchio è a pochi centimetri dal suo, le cui spalle sono proprio lì, a un soffio dalle sue, e che invece sembra incredibilmente distante. Vorrebbe vedere se sul suo viso è apparsa qualche reazione davanti a quella scenetta, ma si sente bloccata e piuttosto continua a guardare Kevin. Vorrebbe, tra le altre cose, sapere con chi diamine si sta scambiando messaggi da quella che sembra un'infinità di tempo.
<<Che ne pensi, Max?>> sono le parole magiche, pronunciate da Kevin, capaci di riattivare l'attenzione sia di Max che di Nina.
Nina freme.
Max si muove al suo fianco.
<<Tutte cazzate>> afferma poi il diretto interessato, e cala il silenzio.
Nina si volta di scatto a guardarlo, incredula.
E anche stranamente arrabbiata.
<<In che senso?>> si azzarda a chiedere Kevin, dopo attimi in cui il silenzio non era spezzato neanche dal battito del suo cuore nel petto.
<<Quello di cui parlate, tutte cazzate>> precisa Max, alzando lo sguardo dal telefono solo in quel momento. La sua espressione è di pura sufficienza. <<Tutte cazzate di cui a me non frega assolutamente niente>>
<<Forse dovresti tornare a farti i cazzi tuoi sul telefono, allora>> controbatte Nina.
Il suo guardo è duro, la mascella solitamente tondeggiante appare ora quasi affilata.
Non si capacita da dove siano venute fuori quelle parole, e per Max sono inaspettate tanto quanto lo sono per lei, eppure le sembrano doverose.
Tutti sono stati incredibilmente gentili con loro. Forse l'hanno fatto per ottenere quei quindici minuti di visibilità, stando a chiacchierare ad un tavolo assieme a Max Verstappen. O forse sono semplicemente persone a cui piace fare amicizia, e dire qualche cazzata sulla scia di un bicchiere di troppo di champagne, e ridere un po'.
Forse, la vera pecora nera di quel tavolo è proprio Max.
O forse è Nina, per aver pensato che Max sarebbe riuscito a comportarsi bene in una situazione del genere.
I due si scambiano uno sguardo silenzioso finchè lui non decide di alzarsi con una lentezza ed una precisione chirurgica. Solo gesti necessari. Non uno sguardo in più, tanto meno una parola.
Nina lo imita senza curarsi di niente se non della furia con la quale continua invece a tenergli gli occhi addosso.
Lui si allontana dal tavolo con passo deciso, ma lei non ha intenzione di lasciarlo scappare così facilmente.
Tanto, la brutta figura ormai l'hanno già fatta.
<<Che stai facendo?>> gli domanda, scansando le persone che ballano in mezzo al cortile per rincorrerlo.
La musica di sottofondo non è alta abbastanza per coprire la sua voce, Max sa che Nina è dietro di lui.
Seguirlo la fa andare fuori di testa ma non ha la minima intenzione di provare a fermarlo. Il cuore le pompa furiosamente nel petto e sente uno strano formicolio alle mani che le suggerisce che l'unico modo in cui vorrebbe toccarlo sarebbe dandogli uno schiaffo.
Ha sempre saputo che la normalità, con lui, non sarebbe mai stata all'ordine del giorno. Eppure, in momenti come quello, vorrebbe essere cattiva almeno la metà di quanto lo è lui e chiedergli perchè. Perchè non potevano essere come tutti gli altri?
Perchè non poteva darle almeno quella sera, soltanto quella sera?
No, Max è troppo egoista per farlo. Per essere un po' più gentile, o almeno starsi zitto. Per farle godere un momento di tranquillità, un momento in cui lui non è il centro delle sue attenzioni.
Un momento a cui, se lui glie l'avesse chiesto, lei avrebbe ben presto rinunciato. Sarebbe bastato uno sguardo, un cenno del capo, un sussurro. Torniamo a casa. Avrebbe salutato tutti e sarebbero andati via, e sarebbe stata comunque contenta per aver fatto qualcosa di carino per Kevin, una persona alla quale inevitabilmente teneva, e per aver scambiato quattro parole in leggerezza con delle persone piacevoli.
Ma no, lui deve essere drastico. Deve essere quello che non sa trattenersi.
<<Rispondimi>> si ritrova perciò a ripetere, accelerando il passo e mettendosi davanti a lui prima che riesca a varcare il cancello d'ingresso.
Bloccandogli la strada, Max è costretto a fermarsi. Non prova a spostarla, probabilmente neanche lui ha così tanta voglia di toccarla.
<<Ho fatto la mia parte>> risponde Max, scandendo ogni parola con una freddezza disarmante. Una freddezza che Nina sperava si fossero da tempo lasciati alle spalle. <<Ci sono altri posti in cui potrei essere>>
Anziché stare qui con te, è la conclusione sott'intesa alla quale arriva.
<<Con altre persone?>> gli domanda, ritrovandosi improvvisamente senza fiato.
Max mette il volto di traverso. L'unica cosa che lei riesce a vedere della sua espressione, ora, è il modo in cui stringe la mascella.
Il silenzio è un nodo allo stomaco che le fa venir voglia di vomitare, il viso che fino ad un attimo prima sembrava in procinto di andarle a fuoco, ora perde qualsiasi segno di vita.
Schiude le lebbra ma non esce alcun suono, non saprebbe cosa dire comunque.
<<Se pensi che non ...>> prova ad aggiungere lui, ma si interrompe non appena un'altra voce esclama <<Hai qualche problema con me?>>
Kevin compare prima alle spalle di lui, poi lo sorpassa e si mette al fianco di Nina, aiutandola a sbarrare la strada.
Max alza gli occhi al cielo.
<<Kevin...>> mormora la ragazza, intenzionata a chiedergli di andar via.
Nella sua mente non fa altro che ripetersi se pensi che non, se pensi che non ... se pensi che non, cosa?
<<Ho un sacco di problemi con te>> risponde allora Max, con un tono quasi scocciato.
Nina porta un palmo improvvisamente sudato sulla spalla di Kevin e prova a spingerlo via, ma lui pianta i piedi e rimane al suo fianco.
In quel momento, le iridi gelide di Max trovano gli occhi di Kevin. E la terra sotto i loro piedi trema.
<<Allora che ci fai qui?>> domanda il festeggiato, facendo stupidamente un passo verso l'altro.
<<Chiedilo a Nena>>
Nina non ha mai odiato così tanto essere chiamata in quel modo.
Max usa il soprannome come arma, riportando alla loro mente i ricordi di quelle estati passate insieme, di quando Max era tutto ciò che Nina vedeva e Kevin una mera presenza, evocando un'intimità che lui pare conservare e che con l'altro, invece, non c'è più.
Deve sembrare piuttosto soddisfatto del risultato ottenuto perchè non si cura di aggiungere altro. Cammina dritto verso di loro e devia il suo percorso soltanto all'ultimo, buttandosi sul lato di Kevin e dandogli una spallata per ricavarsi un passaggio oltre il cancello dello Yacht Club.
<<Davvero? Una spallata?>> commenta l'altro, girandosi a guardarlo.
Max spalanca le braccia, camminando all'indietro pur di non abbandonare il contatto con gli occhi di Kevin, pur di non fargli perdere l'aria di sfida che si è impossessata del suo viso.
<<Se vuoi di più, basta chiedere>>
Nell'esatto momento in cui Nina si avvicina all'orecchio di Kevin, Max si volta.
"Lascia perdere" voleva sussurrargli, ma l'altro è già andato via.
Un braccio di Kevin si muove fino a circondarle il bacino. Lei vorrebbe urlare di toglierlo.
Gridare a Max di tornare indietro e di staccarglielo a morsi.
È difficile, se non impossibile, per lei, tornare a nuotare.
O forse, semplicemente, non lo vuole più fare.
Non da quando ha provato davvero cosa vuol dire giocare col fuoco. Bruciare.
Anche se chi brucia non fa altro che distruggere e scappare.
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