DEI SILENZI DI UNA FESTA (22)



<<Sicuro di non voler venire?>>

Nina parla con un tono di voce carezzevole, passando distrattamente le dita sui post it appiccicati sul frigorifero. La scrittura sua e quella di Cook sui foglietti colorati si alternano come a creare i pezzi di un mosaico, fino a diventare, a tratti, simili.

Deve lasciar perdere i biglietti per aggiustarsi il telefono contro l'orecchio, mentre il grugnito di Max esce dall'altoparlante e le inonda le orecchie.

<<Nena>> pronuncia alla fine, trasformando quel suono gutturale in qualcosa che, per Nina, suona improvvisamente come una melodia. <<Sopportavo le feste di Susie soltanto perchè c'era un muretto lontano dalla gente e della birra, tanta birra. Non mi sembra che queste due cose siano previste oggi>>

<<Sono quasi convinta di aver avuto un ruolo di un certo spessore nella tua sopravvivenza in questi eventi>> puntualizza Nina, divertita.

<<A me risulta che tu facevi parte delle cose che dovevo sopportare>> controbatte Max, con un  tono leggermente canzonatorio.

La ragazza scuote la testa, mordendosi però le labbra sulle quali si sta formando un sorriso.

<<Bla, bla, bla...>> lo prende in giro <<e comunque, questa è la prima volta che sono io ad organizzare una festa per Susie e non Susie per... beh, per qualsiasi ricorrenza possibile e immaginabile>>

<<Grande. Ora che me lo fai notare, quasi quasi cambio idea>>

<<Allora ti passiamo a prendere!>>

<<Stavo scherzando, Nena>>

<<Ma dai?!>>

Nina alza gli occhi al cielo anche se Max, dall'altra parte del telefono, non potrà vederla accompagnare il suo tono sarcastico a quel gesto.

Piuttosto la ragazza incrocia lo sguardo di Benny, seduta al tavolo della cucina dell'appartamento di Cook ed intenta a guardarla.

Le fa un gesto con la mano come a volerle dire "un minuto ancora".

<<A parte gli scherzi Max, se vuoi andare tu, da lei, annullo tutto e...>>

<<Nina>> la interrompe lui.

<<Che c'è?>>

<<Stai diventando pesante>>

<<Per forza, con tutto il tempo che passo con te>>

Max risponde con un suono incomprensibile, probabilmente facendole il verso.

<<E tu che farai?>> si azzarda a domandargli poi, sfruttando quel momento di particolare tranquillità.

<<Me ne starò a casa, a contemplare il soffitto dal divano, crogiolandomi nella felicità di non dover socializzare per tutto il pomeriggio e senza il peso di dover intrattenere una persona in procinto di morire>> afferma Max, con il tono di chi è già da tempo, sul divano, a contemplare il soffitto. <<L'ultima parte era troppo?>>

<<Già, un po'>> risponde Nina, ondeggiando leggermente sui talloni. <<Vuoi una mano a chiudere le valige, più tardi?>> cerca di cambiare argomento, o forse di trovare, senza insistere troppo, un modo per passare giusto un po' di tempo insieme prima della partenza per l'Olanda, dove lo aspetta il primo Gran Premio dopo la pausa estiva. E la prima volta che saranno lontani.

<<Già fatto>> dice Max, che è anche un modo carino per farle capire che no, non c'è speranza di vedersi quel giorno.

Ma Nina ha imparato ad accettare e comprendere i suoi momenti no, a non farglieli e a non farseli pesare.

<<Buon crogiolamento, ciao>> lo saluta, cercando di fargli arrivare un po' del suo sorriso.

<<Buona festa, e non pensarmi troppo>>

<<Egocentrico>>

<<Realista>>

<<Ciao>>

La ragazza allontana il telefono dall'orecchio e va a poggiarlo sul bancone della cucina dove, prima di chiamare Max, aveva lasciato due bicchieri ed una bottiglia di succo. Li riempie entrambi e li porta sul tavolo, lasciandone uno davanti a Benny.

Quest'ultima continua a guardarla con un che di indecifrabile nello sguardo.

<<Cosa?>> domanda quindi, sedendosi al suo fianco. Controlla l'orario sull'orologio che ha al polso e, notando il ritardo, grida un <<Cook, ti muovi?>> che spera riesca a sovrastare la musica latino-americana che proviene dal bagno.

Benny, prima di rispondere, scrolla le spalle.

<<Ti trovo bene>> afferma poi, semplicemente.

<<Che ti aspettavi?>>

<<Non so, sei sparita per tanti giorni, la febbre, poi la notizia di Susie...>> comincia la ragazza, spostando dietro l'orecchio un ciuffo di capelli rossi che le accarezza il viso <<E Max... insomma, pensavo che le cose continuassero ad andare male, e invece...>>

E' il turno di Nina di scrollare le spalle, forse un po' anche per scacciare i ricordi di quella settimana durante la quale aveva convinto Benny di avere la febbre e invece semplicemente non poteva farle vedere il bozzolo violaceo che si era ritrovata al posto del naso.

Neanche di Susie sa tutta la verità, Nina ha deciso di omettere la parte della storia in cui ha scoperto che è lei la persona di cui Max è innamorato. E a volte lo dimentica anche lei stessa.

<<Credo che sapere di Susie ci abbia unito>> afferma Nina.

Ed è vero.

Nonostante lo sconvolgimento iniziale, una volta accettata la situazione, Max è cambiato nei suoi confronti. Sono piccole cose, piccoli gesti appartenenti alla vita ordinaria che per Nina, però, sono tutto e non hanno niente a che fare con qualsiasi cosa abbiano mai avuto. Sono i segni di una persona che, forse, ha capito che quella con Nina non è una battaglia da combattere. Fuori dalle lenzuola, almeno.

Che arrendersi a lei forse gli farà vincere almeno una parte di quella guerra che da sempre combatte con se stesso.

<<Stare con lei, poi, fa sembrare tutti gli altri problemi come inesistenti>> aggiunge Nina.

<<E Susie come sta?>> domanda allora Benny.

Le sue dita affusolate giocano con il bordo del bicchiere, il cui contenuto è intatto. Neanche Nina ha troppa voglia di berlo. In realtà, sono giorni che a stento ha fame.

<<A volte è cosciente e lucida, altre a malapena riesce a tenere gli occhi aperti>> risponde Nina.

Quando chiude gli occhi, ormai, dietro le palpebre, non vede altro che Susie stesa nel letto, addormentata, mentre il pc ancora acceso e poggiato tra le lenzuola rimanda l'ennesimo episodio di una serie che nessuna delle due stava guardando davvero.

Ormai va a trovarla quasi tutti i giorni, curandosi sempre però di lasciare dei momenti per Max soltanto, o per sua madre. A volte per qualche minuto, altre per qualche ora, ritrova in quella persona la sua vecchia migliore amica, e sa che ne è valsa la pena. Altre volte, Susie è soltanto un corpo fragile e malato. Nina le rimane accanto anche in quei momenti. E pensa.

Fino a pochi giorni prima, aveva accettato di vivere in un mondo dove lei e Susie non erano niente l'una per l'altra.

Allora perchè, improvvisamente, le sembrava così difficile far pace con l'idea di un mondo senza di lei?

<<Sono pronto>>

L'arrivo di Cook in cucina interrompe i suoi pensieri e, in modo quasi automatico, la fa scattare in piedi.

<<Andiamo dai, tra poco finirà i controlli>> afferma.

Lancia un'occhiata al suo migliore amico, arrivato nel Principato giusto quella mattina. I suoi occhi sono duri come mai li aveva visti, ma sulle labbra morbide è disegnato un sorriso dolce, dolce come il modo in cui i capelli chiari e mossi gli sfiorano le spalle.

Nina gli lascia una carezza sul braccio prima di sparire nella camera da letto alla ricerca della sua borsetta.

<<Che hai lì?>> domanda una volta tornata in salone, notando la busta da lettere che Benny tiene stretta sotto il braccio. Con la sua domanda mette fine al discorso acceso che i suoi due amici sembravano aver intrapreso. 

<<L'ho trovato nella posta una volta scesa di casa, credo sia il numero di Vogue di questo mese>> risponde l'altra, mostrando un lato della busta completamente bianco. <<Avevo dimenticato di metterlo in borsa>>

<<Prestamelo quando finisci di leggerlo>> dice Nina, passandole accanto.

Fa strada verso l'uscita e con Cook in coda alla fila, addetto a portare una busta piena di festoni, scendono le scale fino a raggiungere il marciapiede davanti al quale è accostata la macchina di Benny.

Una strana aria riempie l'abitacolo.

Ci sono le aspettative di Nina per quella festicciola, le sue speranze, e anche un po' la felicità di poter far conoscere le sue due migliori amiche, che è un po' come far incontrare le sue due vite. Cook, dal canto suo, non riesce più di tanto a reprimere il nervoso. Anche lui non vede Susie da anni e certamente non è neanche lontanamente pronto all'idea di doverla rincontrare in condizioni ben diverse rispetto a quelle dell'ultima volta. Così, cerca di sforzarsi di ricordarsi quale è stata, quell'ultima volta. Magari anche per avere qualcosa di cui parlare.

Benny non sa cosa aspettarsi. Per lei essere in quella stanza sarà più facile, quella che avrà sarà la sua prima impressione di Susie. Al tempo stesso si sente profondamente turbata e non riesce a razionalizzare quel sentimento. Forse perchè non è mai stata in un ospedale, forse perchè non ha mai conosciuto qualcuno così malato. Forse perchè non fa altro che pensare alla sua amica Nina, a quel modo di fare leggero e spensierato che sembra essersi nuovamente impossessato di lei, e che ha paura di non rivedere più quando la situazione di Susie arriverà al tracollo.

Così, per quanto silenziosa, in realtà la macchina di Benny è teatro di pensieri e macchinazioni tanto ingombranti da creare un rumore a sé stante. La sinfonia del traffico monegasco fa di sottofondo, portata dall'aria calda attraverso i finestrini mezzi aperti.

Come sempre, le strade affollate rendono qualsiasi tragitto incredibilmente lungo e, una volta davanti alle porte dell'ospedale, trovano già Jerry, intento a sbracciarsi.

<<I soliti ritardatari>> esclama quest'ultimo, spalancando le braccia per accogliere la ragazza che gli si fionda contro.

Mentre Cook non fa altro che cercare scuse per bazzicare le strade del Principato, Nina vede a malapena Jerry, più dedito alla vita che ha scelto di vivere a Parigi.

L'ultima sera che hanno passato insieme, tutti e tre, sembra appartenere ad un'altra vita. Ed era soltanto inizio estate.

Cook si aggiunge a quel loro abbraccio e Nina saltella allegra, circondata dai suoi due migliori amici. Averli accanto, in un momento del genere, è aria fresca nei polmoni, è arti più leggeri, è una, per quanto effimera, parvenza di pace.

Si costringe a lasciarli andare solo perchè è consapevole di essere in ritardo sulla tabella di marcia. Così, senza neanche concedere a Benny e Jerry di presentarsi per bene, si infila tra le porte vetrate dell'ospedale e comincia a far strada tra i corridoi che ormai conosce a memoria.

<<Ei Nina>> la saluta la donna dietro il bancone, all'accettazione. La ragazza le manda un bacio da lontano. <<Nina!>> esclama un ragazzo in divisa blu, lo stesso che aveva incontrato quella prima sera, uscendo dall'ascensore del quinto piano.

<<Andres>> risponde lei, con un cenno della mano ed un sorrisone. Il ragazzo è uno degli specializzandi della dottoressa che si occupa di Susie ed anche un piccolo miracolo mandato per facilitarle la vita. <<Dov'è Susie?>>

<<Le stanno facendo l'ultimo controllo, avete una ventina di minuti per sistemare tutto>> li informa, camminando assieme a loro prima di arrivare davanti ad un bivio davanti al quale le strade si dividono.

<<E' un giorno buono?>> chiede la ragazza, speranzosa.

<<Oggi è particolarmente serena>> afferma l'altro, annuendo convinto. <<La riporto io in stanza dopo>>

Si infila le mani nei tasconi del pantalone e con un cenno della testa ed un sorriso saluta i ragazzi.

Tutto il resto del tragitto è costellato di persone che per Nina sanno ormai di quotidianità.

L'assistente dagli occhi dolci che presidia il quinto piano, gli infermieri del reparto, dei quali ormai lei quasi ricorda i turni - fondamentale per evitare il malefico Ronald, dal quale ha richiato più volte di essere sbattuta fuori -, e gli altri specializzandi, che corrono su e giù per i corridoi a tutte le ore del giorno. Persino gli altri pazienti.

Non c'è persona, in quel reparto e forse anche in parte di quell'ospedale, con cui Nina non abbia scambiato una parola almeno. Lasciano che lei e Max si intrufolino anche quando dovrebbe essere vietato, i più giovani le hanno insegnato tutti i modi per sgattaiolare lì dentro senza essere visti - e senza far scattare gli allarmi alle porte anti-panico, cosa che una volta ha richiato di fare -. Si scambiano piccoli favori, quattro chiacchiere e qualche caffè delle macchinette, provando a rendere più piacevole la peggiore delle situazioni.

Quel modo di fare, comunque, non è niente di cui sorprendersi, almeno per Cook e Jerry. Quella è la Nina che hanno sempre avuto affianco, la bomba di energia e socialità, la persona che tutti portano nel cuore, il punto focale di ogni stanza.

E anche Benny l'ha conosciuta così, quella è la Nina alla quale si è affezionata, della quale si è fidata, sulla quale ha scommesso tutto, ma loro non l'hanno vista spegnersi. Loro non c'erano come c'è stata Benny. E quest'ultima, più che essere contenta di ritrovarla nel suo solito modo di essere, è spaventata dal cambiamento repentino.

<<Eccovi, finalmente>> esclama una donna accomodata accanto ad una delle tante porte identiche del reparto, scattando in piedi non appena i suoi occhi incrociano quelli di Nina. <<Che emozione, non vi vedevo tutti insieme da quanto? L'estate del 2016?>>

La mamma di Susie non riesce a trattenere una lacrima mentre i ragazzi si avvicinano. Cook corre in suo soccorso, lasciando cadere la busta con i festoni e andandole incontro con le braccia aperte. Miriam scompare contro il petto del ragazzo. E' una donna minuta, con una chioma di capelli biondi che assomigliavano tanto a quelli della figlia, sempre elegante, ma è da un po' che rinunciato ai completi con i quali si acconciava un tempo e sono giorni che Nina la vede aggirarsi per i corridoi dell'ospedale con una tuta slabbrata e i capelli legati.

<<Scusate, davanti a Susie riesco a trattenermi, ma quando non c'è...>> mormora la donna, allontanandosi da Cook quanto basta per potersi passare le dita sulle guance ed asciugare le piccole gocce che nel frattempo si sono accumulate, riempiendo i solchi delle rughette sotto gli occhi.

<<Voi fate pure, io comincio>> afferma Nina, sorridendo affettuosamente alla donna prima di afferrare le decorazioni abbandonate per terra e fiondarsi nella stanza vuota di Susie.

Per quando il lettino di quest'ultima fa capolino davanti alla porta, la triste camera d'ospedale è stata trasformata in qualcosa di meno tetro e più familiare. File di lucine illuminano lo spazio, passando da sopra le loro teste, mentre festoni rosa addobbano i muri di cartongesso. Una leggera musica proviene da un piccolo stereo a forma di boombox e l'unica sedia della stanza è occupata da un paio di bottiglie di bevande zuccherate.

Fa che sia un giorno buono, fa che sia un giorno buono, fa che sia un giorno buono, continua a ripetersi Nina, guardando l'ingresso di Susie con gli occhi spalancati e le mani strette davanti al petto, intenzionata a non perdersi neanche la minima reazione.

<<Nina!>> esclama Susie, con fare ammonitorio.

La ragazza solleva leggermente la schiena, cercando di guardare meglio la sua amica. Quando i loro occhi si trovano, Nina ricomincia a respirare. È sorpresa, sorpresa in senso buono, non nel senso "se ne avessi le forze ti strangolerei".

<<Non è una delle tue feste>> le dice, avvicinandosi al lettino e aiutando Andres a sistemarlo al solito posto. <<Ma spero che possa andar bene. Ho avuto un'ottima maestra>>

<<Il problema non è com'è la festa, ma la festa>> controbatte.

<<Oddio, Susie, posso abbracciarti?>> si intromette Cook, senza neanche aspettare che l'altra finisca di parlare. Ha la voce di qualche tono più alta del solito e, quando tende le mani verso l'amica, Nina si accorge che tremano.

<<Andiamo, Cook, non fare il pappammolle>> prova a respingerlo Susie.

E' scontato per tutti i presenti, però, che questo non fermerà Cook, il quale si ritrova pochi attimi dopo piegato sul lettino, alla ricerca di un modo per stringere la ragazza a sè senza farle male, evitando aghi e tubi. Jerry, che era rimasto a guardare la scena a braccia conserte, non riesce più a trattenersi e imita l'amico, finendo col circondare sia Susie che Cook.

L'attenzione di tutti viene però presto catturata dalla figura che compare sul ciglio della porta, semi coperta da un mazzo di fiori più grande della sua stessa testa.

<<Che mi sono perso?>>

Kevin scopre il suo sorriso smagliante ed entra incerto nella stanza, guardandosi attorno.
<<Devo abbracciarti anche io?>> aggiunge, riuscendo finalmente a trovare il coraggio di guardare Susie.

Quest'ultima alza gli occhi al cielo.

Nello stesso modo in cui era solita fare sempre, pensa Nina. E nello stesso modo in cui lo fa lei stessa.

<<I miei veri amici sono quelli che non mi stanno abbracciando>> risponde Susie, ricambiando lo sguardo di Kevin per quanto possibile, incastrata com'è tra la spalla di Jerry e i capelli di Cook.

<<Shh>> sussurra quest'ultimo, non intenzionato a lasciarla andare.

Nina ridacchia.

<<Lei è Benny, comunque>> afferma poi la bruna, indicando la ragazza rimasta in disparte, come fosse una nuova pennellata su un quadro già visto. Lei agita una mano pallida, a mo' di saluto, e sorride timidamente.

<<Lo sai Benny, se non fossi nella situazione in cui mi trovo, sarei molto gelosa di te>> afferma Susie, la cui schiettezza, già famosa un tempo, non ha fatto che prendere il sopravvento assieme alla malattia.

Benny ride della sua frase, forse sciogliendosi per la prima volta quel pomeriggio.

<<Siamo tutti?>> chiede poi Kevin, sistemando i fiori nel mazzo che nel frattempo la mamma di Susie si è premurata di procurare.

C'è uno scambio silenzioso di sguardi, da Kevin a Nina, poi da Nina a Susie. Un nome si disegna nell'aria, come pulviscolo illuminato dalla luce calda delle lucine. Nessuno lo pronuncia, eppure tutti pensano a lui.

<<Chi vuole un bel bicchierone di coca - cola?>> domanda allora Nina, battendo le mani davanti a sè.

Il silenzio risponde per lei alla richiesta di Kevin, ma non è un silenzio amaro ed è condiviso nello sguardo che si scambiano Nina e Susie.


***


Alla fine, le preghiere di Nina vengono ascoltate in parte.

E' un giorno buono, per Susie. Ma non uno dei migliori.

L'idillio della festicciola ha breve vita, Nina manda tutti via non appena la voce di Susie comincia ad affievolirsi. Forzarla a mostrarsi in forma per gli altri è l'ultima cosa che vorrebbe vederla fare.

Così, presto, il ritrovato gruppetto di amici finisce col lasciarsi cadere sulle scale dell'ospedale, preda di un mutismo che non saprebbero neanche come rompere.

Solo Nina cerca di tenere alto lo spirito, rimanendo in piedi davanti alle loro facce mogie e regalando loro più di uno dei suoi famosi sorrisi.

<<Pensate a quanto l'abbiamo fatta felice oggi>> dice, con entusiasmo.

Tuttavia non ottiene risposta.

Soltanto Benny decide di affiancarla, portandole una mano sulla schiena e dandole una leggera pacca.

<<Sono sicura che vi siete voluti tutti un mondo di bene, e certe cose non svaniscono>> afferma, guardando prima Nina, poi tutti gli altri. <<Volete andare a casa?>>

Cook è il primo ad annuire, allungando una mano verso Nina che lo aiuta a tirarsi su.

<<Mi sto sforzando con tutto me stesso, ma non riesco a ricordare Susie com'era prima>> dice Jerry, di punto in bianco. Lo sguardo è lontano, perso tra le macchine del parcheggio.

La ragazza bruna si sporge anche verso di lui, cercando le sue dita.

<<Lo so>> afferma con fare consolatorio, pensando che quella frase assomiglia tanto ad un pensiero che ha fatto anche lei, quella prima volta che è andata a trovare la sua migliore amica.

Vorrebbe dirgli che le cose diventano più facili da accettare ma, in realtà, non è affatto così.

Si diventa solo più bravi a gestire il tutto.

I ragazzi si dividono lì, in trepidante attesa di rimanere finalmente soli, di poter processare quel pomeriggio ognuno a modo propio.

Nina e Benny intrattengono in macchina una conversazione tranquilla, la prima racconta qualche episodio con Susie come protagonista e la seconda commenta ridendo, mentre Cook si limita a lasciarsi andare in piccole esclamazioni pronunciate con la voce rotta.

<<Vi sareste odiate davvero>> afferma la bruna, ridendo.

<<Sì, probabilmente sì>> le dà man forte l'altra, scuotendo la testa con rassegnazione. <<Ma infondo, è solo un'altra delle tante cose che ci rendono idealmente incompatibili>>.

<<Per fortuna, solo idealmente>> risponde Nina.

Benny, nel frattempo, accosta la macchina davanti al portone di casa di Cook. Solo allora, guardando casualmente fuori dal finestrino, Nina si accorge del ragazzo poggiato contro il portone. La testa bassa, il viso coperto dalla visiera di un cappellino, le braccia incrociate.

Qualcosa le si muove dentro.

<<Indovinate chi non dormirà sta notte?>> esclama Cook, accorgendosi a sua volta della presenza di Max. <<Io, ovviamente>>

La battuta non fa ridere Benny, che davanti alla vista di Max torna a rabbuiarsi, mentre Nina si limita a levare gli occhi al cielo.

Subito dopo, Cook scende dalla macchina. Attraversa il marciapiede e, una volta davanti a Max, gli lascia una pacca impacciata sulla spalla, pronunciando il suo nome a mo' di saluto.

Max gli fa un cenno mentre l'altro apre il portone e comincia a salire verso l'appartamento.

Nina osserva la scena prima di girarsi a guardare Benny, poi le sorride.

<<Grazie per essere venuta, significava tanto per me>> esclama, allungando una mano verso la maniglia.

La rossa, però, le afferra il polso.

<<Nina, c'è una cosa...>> mormora, con fare incerto. Nina aggrotta le sopracciglia, la invita a continuare, ma Benny rimane semplicemente a guardarla per qualche altro momento, tenendo le labbra strette e con gli occhi che sembrano andare alla ricerca di risposte. <<Niente, lascia stare>> afferma poi, mollando la presa.

<<Andiamo Benny, qualsiasi cosa puoi dirmela>> la incoraggia Nina, facendosi più vicina.

Benny però scuote la testa, i capelli rossi che ondeggiano sul petto, stranamente sciolti.

<<Vai, hai bisogno di riposarti un po'>> risponde, dando una pacca sulla mano dell'amica <<Ne parliamo domani>>.

Nina la guarda da sotto le folte ciglia. Vorrebbe indagare oltre, ma con Max lì fuori, ad aspettarla, e dopo il pomeriggio che hanno passato, non se la sente di forzarla. Non ne ha lo spirito.

Così, semplicemente, si allunga per lasciare un bacio sulla guancia di Benny. La saluta con un "a domani" e scende dalla macchina, rimanendo ad osservarla mentre inserisce la prima e va via.

Solo allora si gira, trovandosi sola, sul marciapiede, vestita solo dello sguardo di Max.

La temperatura sembra improvvisamente abbassarsi.

Mentre cammina verso di lui ed i loro occhi si incastrano, Nina sente tutta la gioia, la forza, la leggerezza, tutte le emozioni positive che aveva sbandierato e regalato a tutti per tutto il giorno, abbandonarla.

E ha come l'impressione che Max se lo aspettasse, che anzi, fosse lì proprio per il momento della débâcle.

Quando arriva davanti a lui è ormai in lacrime.

Allunga una mano per afferrare con le dita la sua maglietta, all'altezza del petto, e subito dopo affonda il viso nell'incavo del suo collo, senza neanche pensare a quanto un gesto del genere possa non appartenere alla loro quotidianità.

La reazione di Max è meccanica, ma arriva.

Circonda il busto di Nina con le braccia, la stringe forte e più forte ogni secondo che passa, abituandosi alla sensazione, facendo da collante per tutti i pezzi di lei che andrebbero altrimenti in frantumi.

Nina ha promesso di tenere duro. Ha promesso di badare a Susie, e a tutti gli altri. Ha promesso di essere forte, e di sorridere, non importa quanto questo la distruggerà.

Ma con lui non sa farlo. Con lui, sa essere soltanto se stessa.

<<Perchè?>> si ritrova a chiedere Nina, soffocando i singhiozzi contro la sua pelle.

Inutile aggiungere altro, a quella domanda.

I perché sono così tanti che elencarli sarebbe impossibile.

E comunque Nina non si aspetta una risposta.

Ma Max è lì, per lei. Spoglio di tutto, se non della voglia di esserci.

E non sarà una risposta, però è la salvezza. La promessa che ci sarà ancora un modo di vivere, anche quando di vita non ce ne sarà abbastanza per tutti.

Max non muove un muscolo. Nina aspetta di versare tutte le sue lacrime prima di scostarsi. E comunque, quando lo fa, è giusto quanto basta per arrivare a poggiare le labbra su quelle di Max.

Quelle di lui sono calde, inaridite.

Ma tutto ciò che viene dopo è un fiume in piena.

Nina ha imparato a capirla, un po', la rabbia di Max. Capisce la foga, il suo modo di perdersi nel sesso, di pensare ad ogni amplesso come fosse una guerra. Prima le piaceva e basta. Ora è parte di lei, come lo è lui.

Infondo, è una guerra tanto più dolce e più piacevole, rispetto a quella che devi combattere col mondo, con te stesso.

Ed i confini di ciò che è permesso sono più sbiaditi.
Nina si dimentica persino di sussultare quando Max si muove, cosa che ultimamente, nella vita quotidiana, accade più spesso di quanto le piaccia ammettere.

Salire le scale risulta difficile, avvinghiati come sono l'uno all'altro. Ad aprire la porta di casa quasi finiscono per terra. L'importante però è non staccarsi. Non permettere al modo di mettersi tra loro, né alla vita di trovarli.

E quanto è bello abbandonarsi, l'uno all'altro. Quanto è bello fingere di esistere soltanto l'uno per l'altro, con l'altro, nell'altro.

Ma l'incantesimo, per quanto ci provino, arriva sempre ad una fine.

E con il rumore di un bicchiere infranto per terra, più tardi, quella notte, la magia scompare e ricomincia la vita.

<<Che cazzo significa questo?>> grida Max, più tagliente del vetro, stagliandosi nella penombra.





🙆🏼‍♀️🙆🏼‍♀️

Mi sono fatta attendere, lo so. Ma posso definitivamente togliere quel "in pausa estiva" dal titolo.
Scappo come sempre.
Ma ci sentiamo più tardi nei commenti e su IG.
Un bacio grande,
vostra per sempre
Donna

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