DEI NERVI (24.3)
<<Cavatela da sola>> esclama Nina, imitando malamente il vocione di Max. Butta giù l'ultimo sorso di birra nel bicchiere, dopo di che lo fa battere rumorosamente contro il bancone di legno che si ritrova davanti. <<Ecco, ha detto così. Poi si è girato e se ne è andato>>.
Il ragazzo al suo fianco prova a rimanere serio, ma Nina riesce ad accorgersi del sorrisino che tenta di di nascondere portandosi il boccale di birra contro le labbra.
<<Lo trovi divertente?>> gli chiede quindi, sollevando un sopracciglio.
Lui scuote la testa, negando. Gli angoli degli occhi, sollevali, sembrano però indicare tutto il contrario.
<<Sono io quella che dovrebbe ridere, Jeroen>> controbatte lei, indicandolo. <<Jeroen>> ripete, con un accento diverso. Il ragazzo in questione ride. <<Ma come si fa ad avere un nome del genere?>>
<<Non c'è niente da ridere, è piuttosto comune qui in Olanda>> le risponde, poggiando il boccale sul bancone. <<Sai cosa trovo divertente? La tua storia>> afferma prima di attirare l'attenzione del barista per chiedere un altro giro di birra <<E il fatto che pensavo di provarci con te quando mi sono avvicinato, ma ora vorrei solo sapere come va a finire questa avventura>>
<<Se sapessi chi è il soggetto in questione, rideresti ancora di più>> commenta lei, sollevando le sopracciglia <<Ma se ti rivelassi il suo nome, probabilmente poi qualcuno dovrebbe uccidermi>>
<<Come fai a sapere che lo conosco?>> domanda il ragazzo.
Nina lancia uno sguardo alla tavolata alle loro spalle, occupata da quelli che lui le aveva detto essere i suoi amici. Mentre Jeroen è vestito con abiti civili, molti dei ragazzi al tavolo indossano niente meno che T-shirt blu o arancioni con il nome di Max stampato sul petto.
La ragazza quindi scuote la testa.
<<Fidati>> afferma.
Il barman lascia davanti ai due altrettanti boccali la cui schiuma finisce per bagnare il bancone. Jeroen li afferra entrambi e ne avvicina uno a Nina, invitandola a bere ancora.
<<Lo sai, se stai cercando una tipa qualunque da far ubriacare e da portare a letto, non vorrei farti perdere tempo>> dice la ragazza, prima di accettare il bicchiere. Ogni tanto, la stanchezza è così forte da impedirle di darsi un tono e lascia scappare un tono sconsolato e l'espressione rammaricata. <<Sono un caso perso>>
Lui però le fa un bel sorriso e reitera l'offerta.
<<L'ho capito due minuti dopo essermi avvicinato, ma mi sto godendo la compagnia>> risponde.
Jeroen ha un modo di fare dolce ma schietto, un bel viso pallido, ricoperto di lentiggini, ed una massa di capelli rossi. Nonostante una prima impressione quasi di ingenuità, Nina si è accorta presto del guizzo furbo che accende i suoi occhi.
Deve essere uno che di donne, nella vita, ne ha conquistate tante.
Poco le importa.
Lei aveva bisogno di parlare con qualcuno e lui ha deciso di abbordarla davanti al bancone del pub che Nina aveva casualmente scelto. Forse lui non ne avrebbe ricavato niente, ma lei sì, e ne avrebbe approfitta finchè lui non avesse deciso di lasciar perdere.
Gestire da sola le situazioni non è mai stato il suo forte.
La compagnia di Jeroen, per quanto effimera, la fa sentire poco poco più leggera.
<<Quindi dopo essere arrivata in Olanda, aver litigato con il tuo ragazzo, aver mandato a quel paese il tuo ragazzo, essere stata abbandonata senza valige e senza sapere dove alloggia, cosa intendi fare?>> domanda lui, contando gli inconvenienti del viaggio di Nina sulla punta delle sue dita.
<<Grazie per il riassunto, davvero, ne sentivo un'estrema necessità>> lo prende in giro la ragazza, afferrando il boccale di birra e sollevandoglielo davanti, come a volergli dedicare un brindisi.
Lui ride, mostrando una fila di denti bianchissimi.
<<E come ci tiene a specificare lui, non sono la sua ragazza>> aggiunge Nina prima di buttar giù un ingente quantitativo di birra, i cui riflessi dorati diventano, per qualche momento, tutto ciò che riesce a vedere.
<<Allora credo che sia un fesso>> afferma Jeroen, convinto <<E uno stronzo>>
<<Di essere stronzo ne è pienamente consapevole, quasi ne va fiero. E' all'essere un fesso che deve ancora arrivare>>
<<Sai cosa? Mi fa sempre incazzare vedere ragazze come te correre dietro a questi mezzi uomini>>
Nina distoglie lo sguardo, focalizzandosi piuttosto sulla punta delle sue dita che comincia ad accarezzare le venature del legno del bancone.
Si prende qualche momento per rispondere.
<<Perchè, come sono io?>> domanda alla fine, con un mezzo sorriso malinconico.
<<Una principessa!>> esclama, con fare scherzoso. Il cuore di lei perde un battito. <<No dai, sul serio, secondo me sei una di quelle che ti migliorano la vita>> afferma poi, con convinzione.
Quando Nina solleva le sopracciglia, lui scrolla le spalle.
<<Questo è perchè credi ancora che riuscirai a portarmi a letto>> gli risponde.
La risata cristallina di Jeroen riempie nuovamente le sue orecchie. Le sembra quasi strano, come suono. Lo guarda ridere, lo sente ridere, e non se ne capacita.
Far ridere Max è così difficile che quasi si era abituata all'idea che, per instaurare un rapporto, ridere non sia poi così importante. Che quando due persone si vogliono, è una cosa superflua.
Eppure quel fragore improvviso la fa sentire così bene.
Pensa a tutto quello che si sta perdendo, aggrappandosi a quel poco che riceve da Max. Alle storie comuni, romantiche. Alla vita tranquilla. E ci pensa perdendosi nelle iridi verdi di Jeroen che ricordano tanto scenari di vita campestre, di passeggiate per i boschi e picnic tra prati rigogliosi.
Poi però la risata di Max s'insinua in quelle immagini, le strappa via, le rende insignificanti.
Il modo in cui gli si socchiudono gli occhi, e le piccole sfaccettature della pelle lì attorno. Lo sguardo sorpreso di chi li circonda, quando accade in pubblico. Il sorriso che inevitabilmente s'impossessa anche delle labbra di lei e quella stretta nel petto che sente ogni volta.
Così rara eppure così preziosa.
Mai sentito Max ridere, senza di lei attorno, aveva detto Susie.
<<Ho davvero bisogno di una sigaretta>> esclama allora Nina, che tutto vorrebbe, in quel momento, fuorché pensare alle cose belle di Max.
L'ha abbandonata.
All'estero.
Neanche una vita di risate potrebbe mai redimerlo per quel gesto.
<<Vado un attimo al bagno e ti raggiungo>> le dice il ragazzo, scendendo dallo sgabello nello stesso momento.
Nina gli rivolge un ultimo cenno di assenso, poi s'incammina verso l'esterno del pub.
Gruppetti di persone chiassose e molto probabilmente sbronze affollano il marciapiede davanti alla porta d'ingresso. Nella tranquilla cittadina di Zandvoort, è uno dei pochi elementi di disturbo tra le silenziose strade della zona più residenziale.
La movida serale sembra riversarsi nei locali sulla litoranea, ma a Nina era bastato uno sguardo a tutta quella gente divertita per sentirsi ancora più sola. Il pub nel quale era finita era stato il primo a trasmetterle un senso di accoglienza.
Con gli infissi in legno e la musica rock che proviene dalle casse, le era sembrato un posto completamente diverso da ciò che è abituata a frequentare. Quindi, un posto ideale nel quale nascondersi, in quella versione di se stessa che persino lei a stento riconosce.
Si porta una sigaretta alle labbra e se l'accende, poi sfila il telefono dalla tasca dei jeans e lo controlla.
Avrebbe dovuto mettere la modalità aereo, visto che è ormai scarico ed il suo caricatore è nelle valige che Max le ha sequestrato, ma non ha mai smesso di sperare che lui l'avrebbe chiamata da un momento all'altro.
In quel momento però lo usa per provare a sentire Cook.
Vivere a stretto contatto con Susie tutti quei giorni aveva creato, in Nina, una sorta di dipendenza e non essere riuscita a sentirla da quando è partita le aveva lasciava una strana sensazione addosso.
Se avesse immaginato come si sarebbe comportato Max, almeno avrebbe preferito Susie a lui. Sarebbe rimasta a stringere la mano della sua ritrovata migliore amica, piuttosto che rincorrere l'idea di qualcosa che non è mai stato.
Il cellulare però squilla a vuoto nel suo orecchio.
Nina riattacca prima che possa scattare la segreteria, pensando alla deprimente sensazione di ritrovarsi davanti alla conferma che Cook non avrebbe risposto.
Una morsa le attanaglia lo stomaco mentre prende un tiro della sigaretta, un misto di spossatezza e solitudine la ingloba, facendola sentire incredibilmente pesante, incredibilmente stanca.
Che faccio? Si domanda, forse per la prima volta seriamente.
I voli di ritorno per il Principato li ha già controllati, prima dell'indomani mattina non ce ne sono. Dovrebbe trovarsi un posto dove dormire. O potrebbe andare in aeroporto, appollaiarsi su qualche sedia in attesa del volo dell'alba.
Potrebbe chiedere a Jeroen di ospitarla per la notte. Forse persino rimanere e presentarsi nel paddock in tempo per la gara, giusto il tempo di gridare a Max un ultimo 'fanculo.
O forse potrebbe diglielo in quel momento.
Potrebbe davvero, perché una figura che gli somiglia tanto si sta facendo spazio sul marciapiede davanti al pub. Ha le stesse spalle di Max, solo un po' più ricurve del solito. Ha il suo petto largo, e l'incavo del collo scavato in un modo che sembra quasi poter accogliere perfettamente il viso di Nina, come quello del suo pilota.
Indossa persino quello stupido cappellino che usa per aggirarsi tra i comuni mortali e non essere riconosciuto subito.
E quando i suoi occhi, scrutando la gente davanti al pub, trovano quelli di lei, la terra trema proprio come quando quelli di Max si incastrano nei suoi.
Ma Nina è convinta sia solo una visione.
Perché la sua presenza lì, in quel posto, solo tanto quanto lei e con l'espressione desolata impressa nei tratti del viso, significherebbero cose che lei ha impiegato troppo a credere non vere. Cose che non può più illudersi di vedere in lui.
Così continua a fumare, fissando il fantasma di Max.
La nuvoletta di fumo che le si crea davanti al viso smussa i contorni di quello di lui, ora intento a camminarle incontro.
Nina muove una mano per disperderlo, convinta che, una volta dissolto il fumo bianco, sarebbe sparito anche lui.
Invece Max le si para davanti.
Tiene il volto leggermente piegato in basso, coperto quasi integralmente dalla visiera del cappellino, e per riuscire a guardarla deve inclinare la testa di lato, mettendo in mostra la linea dura della mascella serrata. Una felpa griglia gli avvolge le spalle, le mani sono affondate nelle tasche.
Nina riesce a sentire il suo profumo.
Lo distingue chiaramente anche in mezzo a quello di tutti gli altri, agli odori della città.
Ma è solo quando parla che si convince della sua presenza.
<<Andiamo>> dice, il tono tanto profondo da farle contorcere parti di se che non sapeva di avere prima di quel momento.
La sigaretta le cade di mano.
Il respiro è fermo in gola.
Max apre e chiude la mano nascosta nella tasca, Nina ne percepisce il movimento attraverso il tessuto.
<<Nina, andiamo?>> ripete.
L'inflessione che trasforma la frase in una domanda sorprende anche lui, tanto da fargli sollevare di scatto le spalle.
La ragazza fa inevitabilmente un passo indietro.
<<Ho controllato dieci ristoranti, sette bar e cinque pub prima di arrivare qui>> le spiega, ora tradito da una voce non più così ferma. <<Andiamo via, andiamo in albergo>>
<<Avresti potuto chiamare>>
Nina riesce a mettere insieme le parole, ma il tono che voleva spacciare come una sfida assomiglia più ad un lamento.
Max scuote la testa.
Sfila una mano dalla tasca della felpa e la infila in quella dei bermuda larghi, tirandone fuori i resti del suo cellulare.
Lo mostra a Nina tenendolo tra due dita e ruotandolo lentamente. Lo schermo è nero, il vetro completamente distrutto.
<<Ora possiamo andare?>>
Nina lo guarda in silenzio.
Sente un brivido sulla pelle al suono di quella frase - mormorata quasi fosse una preghiera - e, come per proteggersi, si stringe le braccia al petto.
<<No>> risponde in un soffio.
Magari è anche da quella decisione che deve proteggersi e per sopportarne il peso si stringe un po' più forte, quasi scavando un solco con le proprie dita nella pelle del braccio.
Lui sembra colto di sorpresa.
La bocca gli si schiude, ma per la prima volta sembrano mancargli le parole giuste.
<<Ei, principessa, sei qui>> afferma una voce che non subito suona familiare. Nina non si era accorta della porta aperta alle sue spalle, ma il suono che fa quando si richiude la fa saltare su se stessa. L'attimo dopo si ritrova un boccale di birra sospeso davanti. <<Avevi dimenticato questo dentro>>
No, pensa Nina, mentre come a rallentatore osserva Max intento a sollevare il viso quanto basta per guardare il nuovo arrivato.
Jeroen aspetta che la ragazza afferri il bicchiere e, non appena il braccio è libero, decide in maniera davvero poco intelligente di gettarlo sulle spalle di lei.
Gli occhi di lui, totalmente focalizzati su Nina, non hanno minimamente intercettato il pericolo.
Max invece, probabilmente, ha già studiato cento modi per ammazzarlo.
<<Gli altri vogliono andare via, vieni con noi, stai con me. C'è ancora tanto da fare, tanti modi per divertirsi>>
<<Jeroen>> lo interrompe Nina, sfuggendo dalla presa del suo braccio. <<Buonanotte>>
<<Divertirsi>> ripete invece Max, attirando per la prima volta l'attenzione dell'altro ragazzo. Quest'ultimo aggrotta le sopracciglia. <<Perchè l'hai toccata?>> continua il pilota.
Jeroen si prende qualche momento per ricambiare il suo sguardo. Poi, di scatto, mette le mani avanti.
<<Ei amico, non ho fatto niente>> esclama, sulla difensiva.
Nina non sa cosa Jeroen abbia riconosciuto, se il pilota nascosto dietro la visiera o la persona dei racconti di Nina o entrambe. Tuttavia, sembra improvvisamente in difficoltà.
Anche perchè Max si fa di un passo più vicino.
<<Magari puoi divertirti con me>> gli dice, minaccioso.
Da sotto la visiera del cappellino, il suo volto sembra un concentrato di rabbia e angoscia.
Per questo Jeroen cerca di allontanarsi.
Per questo Nina scatta sull'attenti.
<<Era un modo di dire>> spiega il ragazzo rosso, scuotendo la testa.
<<Un modo di dire>> mormora Max, fissandolo <<Un modo di dire>> ripete, questa volta accompagnato da una risata. Quella che Nina conosce bene, e che non ha niente a che fare con le cose divertenti.
<<Basta>> lo riprende Nina <<Lascia perdere>> cerca di tagliare corto.
Max la guarda per la prima volta da quando è arrivato Jeroen.
Poi guarda lui.
E gli si lancia contro.
Nina riesce a prevedere la sua mossa e nello stesso istante scatta verso Max per mettersi tra lui e Jeroen, ma a scansarla basta una mossa previdente del braccio di Max. Indietreggiando finisce col colpire una ragazza che dava loro le spalle, intenta a fumare con il suo gruppo di amici.
<<Ei, sta' attenta>> le dice questa. Quando però il suo sguardo incontra quello di Nina, deve leggerci il puro terrore di cui è preda. <<Che succede?>> domanda allora.
Ma Nina non ha tempo per rispondere.
Perchè Max ha appena appiccicato Jeroen al muro, accanto alla porta d'ingresso del pub.
Fa per gridare il suo nome, ma poi pensa che forse, forse, qualcuno potrebbe ancora non averlo riconosciuto. Non può confermare i sospetti di tutti i presenti sull'identità del ragazzo che sta per dar via alla più insulsa delle risse da strada.
<<Emilian!>> grida, quindi. <<Smettila, cazzo>>
Nina sente scariche di rabbia travolgerle tutto il corpo, farle tremare le mani e il cuore.
Davanti ai suoi occhi, Max tiene Jeroen dalla maglietta e lo lancia una seconda volta contro il muro, mentre quest'ultimo si dibatte.
<<Lasciami, non volevo fare niente>> esclama, con disperazione <<E non ho fatto niente!>>
<<Emilian>> ripete la ragazza, avvicinandosi ai due e cercando di afferrare la spalla di Max per trascinarlo via.
Che poi, chiamarlo così è come pugnalarsi nel petto ancora più in profondità.
Anche perchè lui non si girerà per chiamarla Antonia. Sono andati ben oltre quel punto e Nina, per la prima volta, è convinta che non potranno tornare indietro.
<<Ei, ma che cazzo fai?>> si intromette un ragazzo dei tanti presenti, correndo ad aiutare Nina nell'intento di tirar via Max da Jeroen. <<Lascialo stare>>
<<Che volevi farci con lei?>> domanda però Max, guardando il ragazzo tra le sue grinfie con gli occhi spalancati e i denti in mostra, come fosse un animale. <<Dai, dimmi come volevi divertirti>> rincara la dose, sbattendolo una terza volta contro il muro.
Nina vorrebbe gridare ma si trattiene, incanalando tutte le forze nell'allontanare Max.
<<Niente, non ci volevo fare niente>> risponde ancora il rosso, cercando di divincolarsi dalla sua presa.
A quel punto, però, Jeroen decide di reagire.
Con uno scatto in avanti la sua fronte prova a colpire quella di Max, che si scosta giusto in tempo per limitarsi a ricevere una testata di striscio. La mossa, però, lo fa imbestialire, così con tutta la forza che si ritrova scaraventa il ragazzo per terra, finendogli sopra a cavalcioni.
Nina rischia di finire travolta da loro, ma un braccio l'afferra giusto in tempo per essere allontanata. E' la ragazza di prima, che si premura anche di gridare <<Qualcuno chiami il proprietario>>
<<Chiamate la polizia>> esclama qualcun altro, prima di provare ad intervenire.
Braccia, mani, cercano di allontanare Max dal ragazzo nella sua morsa, ma lui non molla. Neanche quando qualcuno gli sferra un calcio nel tronco.
O quando Jeroen riesce a raggiungere la sua guancia con un pugno.
Nella confusione del tutto, tra grida e lamenti, insulti, la porta del locale si spalanca e ne vien fuori un uomo corpulento che si rimbocca le maniche non appena il suo sguardo si focalizza sui due ragazzi per terra.
<<Non ci si mena davanti al mio locale>> afferma l'uomo, avvicinandosi con passo sicuro.
Nel frattempo, il pugno di Jeroen ha fatto volare anche il cappello dalla testa di Max che ora è del tutto a volto scoperto, con una chiazza rossa sullo zigomo.
Nina si libera dalla stretta della ragazza che ancora le teneva un braccio attorno al busto e si fionda verso Max, intromettendosi tra la sua schiena e il proprietario del pub ormai vicino.
<<Andiamo>> grida, con disperazione <<Ti prego andiamo>>
Max scuote violentemente la testa, preda di una follia che sembra essere sempre più sua.
Nina gli stringe un braccio attorno al petto, facendolo passare da sotto le braccia che ancora tengono la maglia di Jeroen. Quando, poi, incrocia lo sguardo di quest'ultimo da sopra la spalla di Max, il fiato le manca un po' di più.
E' quello che capita a chi prova ad intromettersi tra loro. Viene trascinato via dalla corrente che li porta sempre più in basso.
Mi dispiace, vorrebbe dirgli. Mi dispiace che sia successo a te.
<<Tocca la ragazza e non vedrai la luce di domani>> minaccia l'uomo alle spalle di Nina, probabilmente notando che, anche tra le braccia di lei, Max non smette di dimenarsi.
Quella sfida riesce ad attirare la sua attenzione però, almeno quanto basta per dare un attimo di tregua al ragazzo immobilizzato sotto di lui, per studiare la nuova minaccia.
E' in quel momento che, in lontananza, cominciano a sentirsi le sirene.
Nina gli scuote una spalla con violenza.
<<Corri>> gli sussurra nell'orecchio, cercando di rimanere lucida. Per farlo, però, ha bisogno della sua collaborazione. Altrimenti non ci sarà più niente da fare.
Il battito frenetico del cuore le rimbomba nelle orecchie, fondendosi al rumore assordante che si fa sempre più vicino.
<<Corri, Max>> ripete, un po' più forte, un po' più decisa.
Potrebbe lasciarlo lì, fargli avere quel che si merita.
Forse dovrebbe.
Ma non riesce a convincersi che sia la cosa giusta.
Non riesce, nonostante tutto, ad abbandonarlo.
Non dopo avergli promesso che non l'avrebbe fatto mai.
Nina dà un ultimo strattone e Max la guarda.
Nella loro testa, quello scambio di parole silenziose dura attimi infiniti. Nella realtà, una manciata di secondi.
Poi Max lascia di scatto la maglia di Jeroen e si mette in piedi. E' lui, ora, ad afferrare il gomito di Nina e, senza guardarsi ulteriormente attorno, fa esattamente ciò che gli aveva suggerito lei.
Comincia a correre. E Nina al suo fianco.
Lei però si guarda eccome, attorno.
Scorge tutti i telefoni puntati verso di loro, intenti a registrare il momento una volta riconosciuto il volto del loro campione di casa. E cattura lo sguardo del proprietario del locale, che decide di non seguirli. Quello di Jeroen, steso per terra e col naso sanguinante. Quello dei suoi amici, che cominciano a correre verso di loro.
<<Ci seguono>> esclama Nina, avvisando Max che subito prova ad incrementare il passo.
La corsa è scandita dai loro respiri affannati, dai loro passi confusi e da quelli in lontananza, dalle sirene di una macchina della polizia che quasi li ha raggiunti.
E loro corrono.
Max tiene stretto il gomito di Nina, dettando il passo, costringendo i loro piedi a volare sull'asfalto.
Nonostante tutto quello che è successo quel giorno, e quello prima, e quello prima ancora, Nina conosce il valore di quella presa. Riconosce il suo peso, la sua importanza.
Non ti lascerò mai andare, sembra gridare.
Non davvero, non volendolo.
Svoltano l'angolo e la strada s'illumina di blu.
Max, senza smettere di correre, si volta per guardare Nina e lei guarda lui. La luce fredda disegna ombre aguzze sul suo viso ed i capelli, scompigliati, umidi, gli accarezzano la fronte, ondeggiando a ritmo dell'andatura.
I suoi occhi sembrano volerle dire qualcosa, ma nel tumulto del momento non riesce a comprendere il messaggio scolpito tra le punte dei suoi ghiacciai.
Poi si sente strattonare.
Per un momento crede che la fuga sia finita, che li abbiano presi, ma è Max ad aver cambiato improvvisamente strada, trascinandola con se in un angusto e maleodorante cunicolo. Dalla strada sulla quale sbucano, parallela alle precedente, scorgono un vicolo gemello e ci si fiondano dentro. Scendono così di qualche isolato, finchè le sirene della volante non si sentono quasi più e gli unici rumori ad accompagnarli sono quelli dei loro stessi passi.
Nina, con i polmoni in fiamme e le gambe tremanti, vorrebbe darsi una tregua, ma come una doccia fredda la investe il pensiero di tutto ciò che è appena successo.
Istintivamente le sue mani corrono sul petto di Max e cercano di spingere via. Cercano, perchè in realtà a malapena il ragazzo indietreggia.
<<Non ce la faccio più>> gli dice, mettendogli ancora una volta le mani addosso e premendo con rabbia. <<Io non ce la faccio Max, così non ce la faccio. Sei fuori controllo. Non ce la faccio>>
Max rimane a guardarla, fermo, nel buio del vicolo sferzato soltanto dalla luce di taglio proveniente da un lampione sulla strada principale.
<<Principessa>> afferma, con una voce che non sembra neanche appartenergli. <<Io ti chiamavo così>>
Nina cerca di non farsi prendere in giro dalla nostalgia di quel ricordo. Scuote la testa. Ruba quella sua risata sadica.
<<Tu mi chiamavi così, è vero>> dice, girando il volto e cercando qualcosa alla quale aggrapparsi, con lo sguardo, che non sia il viso di lui <<E mi chiamavi per nome quando litigavamo, ma sono cose che non fai più. Perchè siamo cresciuti, hai detto. Perchè siamo diversi>>
<<Ma io ero in giro a cercarti da ore>> controbatte Max, sembrando quasi ferito. E' una sensazione sbagliata, però. Lui prova tutto in modo sbagliato. Come può essere lui, quello ferito, se è stata lei ad essere abbandonata? <<E ti trovo in compagnia di un idiota che ti mette le mani addosso, che ti chiama in quel modo>>
Nina lo vede gesticolare con la coda dell'occhio, ma non si rigira finchè non si decide a rispondergli.
<<E questo credi che basti come motivo per spaccargli la faccia?>> domanda allora, con la bocca stretta, cercando di contenere il volume della voce.
Lui alza gli occhi al cielo, probabilmente pronto a minimizzare il tutto.
<<Cazzo, l'ho fatto per te>> risponde invece, allungando le braccia che fino a pochi momenti prima erano spalancate per afferrare le spalle di Nina e scuoterla leggermente.
La ragazza, però, lo scaccia malamente.
<<Io non ti ho chiesto di prendere a pugni nessuno!>> sbotta con esasperazione, gli occhi spalancati, il fiato corto <<Tu non stai bene Max, non stai bene per niente>>.
<<Ed è solo colpa tua!>>
Max si passa una mano tra i capelli e Nina quasi pensa che possa strapparseli tutti con un solo gesto. O forse vorrebbe farlo lei per lui.
Fargli del male.
In cambio di tutto quello che lui ne fa costantemente a lei.
<<No Max, no, la colpa è tua>> trova il coraggio di rispondergli, anche se le costa tutto.
Lui boccheggia davanti a quell'accusa, guardandola come se avesse appena detto la cosa più folle del mondo.
<<Tu mi hai reso un mostro>> controbatte lui.
Nina scuote la testa e stringe le labbra, mentre lo stomaco le si contorce ed una prima, silenziosa lacrima le scivola via dal viso.
E' questo che succede, quando provi a dare amore a qualcuno che non ne ha mai ricevuto? Crede che tu abbia fatto di lui un mostro?
<<No, io ti ho reso umano>> lo corregge Nina, con la voce inevitabilmente strozzata. <<E non c'era mai riuscito nessuno prima, neanche Susie, che tu credi tanto di amare>> continua, decisa a non tenersi più niente dentro <<Sei tu che stai cercando di combattere te stesso. E me, perchè devi continuare a combattere anche me?>>
<<Perchè almeno prima non avevo ...>> esclama, frettolosamente, per poi fermarsi sul più bello.
Come il giorno precedente, al telefono, Max si blocca sul più bello. Scuote la testa violentemente, come se stesse cercando di combattere qualcosa, dentro di sé.
<<Dillo Max, ti prego, dillo>> lo prega Nina, battendo i piedi per terra.
Max si porta una mano sul viso e preme due dita sulle palpebre, quasi con disperazione.
<<Max, dillo>> ripete lei, che questa volta non ha intenzione di accontentarsi di una frase lasciata a metà, a costo di affogare entrambi nel mare delle parole che lui non riusciva a dire, e di quelle che lei aveva ormai deciso di gridargli contro.
Mentre fissa Max in attesa di una risposta, però, la sua attenzione viene catturata da un rumore di passi in lontananza. Anche lui se ne accorge e subito si scopre gli occhi, facendoli guizzare nel buio alla ricerca della loro provenienza.
Una persona compare dalla parte opposta del vicolo, seguita subito da un'altra.
Il suono di una zip che viene abbassata.
Poi scrociare d'acqua.
<<Che cazzo di sbronza>> esclama uno dei nuovi arrivati, ridacchiando. <<E che serata>>
<<Assurdo>> gli risponde l'altro <<E comunque Jeroen due schiaffi in faccia se li meritava proprio>>
Nina cerca lo sguardo di Max nel buio mentre lui si schiaccia contro il muro. Con un cenno della testa le indica di imitarlo e lei, silenziosamente, lo raggiunge.
Il freddo della parete dietro la schiena la fa sussultare, ma mai come il leggero contatto tra la sua spalla e quella di Max.
Si impegna con tutta se stessa a rimanere ferma ed in silenzio, a respirare piano nonostante l'affanno, nonostante il cuore che le rimbomba furiosamente nel petto.
<<Si, ma chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stato Max Verstappen a darglieli>> commenta il ragazzo. <<Che scena pazzesca>>
<<E totalmente senza senso>>
<<Lui è più fuori di capoccia di quel che si dice, comunque>>
<<Fra, ma serio>>
Nina si morde le labbra, temendo il peggio.
Max però non si muove.
Il ragazzo si tira su la zip. Nella penombra e con la lontananza, tutto ciò che si riescono a vedere da dove si trovano sono due figure indistinte che decidono, finalmente, di abbandonare il loro nascondiglio.
Anche quando i passi dei due sembrano allontanarsi, però, Nina e Max rimangono immobili contro il muro.
Si prendono del tempo per respirare, per mettere apposto i pensieri, per apprezzare un momento il contatto tra le loro braccia prima di ricominciare a gridarsi contro.
Max gira leggermente il volto, finendo col guardarla in silenzio.
Mentre Nina lo imita, uno spiraglio di luce trova i suoi occhi e per un attimo li fa risplendere.
La sua bellezza le spezza il cuore.
La sua rabbia le spezza il cuore.
La loro totale incapacità di stare insieme le spezza il cuore.
L'odio, l'amore.
E quella cosa nel mezzo, che è un po' entrambi, dove si trovano loro.
Che li costringe a vivere tutto al massimo. Non il meglio o il peggio di loro stessi, solo il massimo, al di là del bene e del male.
Come energie sprigionate senza controllo.
Come la legge dell'attrazione.
Quella regola che spinge Max ad abbassare lentamente il collo e Nina a sollevare il mento, quanto basta perchè lui riesca ad arrivare a lei, perchè possano trovarsi, ancora una volta, con le labbra di uno incastrate in quelle dell'altra e vice versa.
Max allunga un braccio e lo infila tra la schiena di Nina ed il muro, per poi tirarla verso di sé quando riesce a circondarle il bacino. Lei atterra contro il suo petto e fa salire frettolosamente le mani verso il viso di lui, tenendolo stretto.
Le loro bocche sanno di rabbia, ma ascoltano e seguono anche quella parte più profonda del loro Io, consapevole della precarietà del tutto. Come fossero tra le mura di un palazzo in procinto di crollare, o su di un pullman che si ribalta oltre l'asfalto o dispersi, in mezzo all'oceano, preda delle intemperie, così si stringono, sperando che quella forza, quella disperazione, sia sufficiente a farli sopravvivere.
Sopravvivere insieme.
<<No, Max>> prova però a dire Nina, di punto in bianco. Nel parlare, la lingua di lui le accarezza le labbra ed è difficile, se non impossibile, per lei, continuare a pensare razionalmente.
Max le stringe i fianchi con forza, tenendola il più possibile attaccata a sé, e Nina si perde in quella stretta, pensando a quanto si era sentita sola, poco prima, senza di lui, e a quanto invece ora si senta completa.
Ma qualcosa continua a riaffiorare in superficie, nonostante tutto.
Non è abbastanza, le continua a suggerire una parte del suo cervello. Non è abbastanza.
E' per questo che ricomincia a piangere, mentre ancora le labbra di lui sono sulle sue, non intenzionate a lasciarla andare.
E' per questo che gli poggia le mani sul petto e si dà lo slancio per allontanarsi.
<<No>> ripete, scuotendo la testa <<Non questa volta>>
<<Nena>> mormora lui gettando il capo all'indietro, fino a toccare il muro. <<E' tutto così ... così difficile, non possiamo semplicemente passarci sopra? Domani ho una gara da correre>>
La ragazza continua a fargli segno che no, questa volta non può funzionare così.
<<Io non ce la faccio più, Max>> dice lei <<Ti ho detto che avrei potuto amare io per entrambi e l'ho fatto, ma ora non mi basta. Ho bisogno di qualcosa di più>>
<<Come cosa?>> domanda, incerto.
Il pensiero che possa anche solo prendere in considerazione l'idea la fa sobbalzare.
<<Garanzie>> gli risponde lei, colta alla sprovvista. Prende un grosso respiro e si aggiusta i capelli dietro le orecchie, poi ritratta. <<Promesse, almeno>>
Max, ora, la guarda in silenzio, con le mani dietro la schiena e il volto contratto tradito dalle guance accaldate.
<<Devi essere disposto ad ammettere che hai bisogno di me, e che mi vuoi al tuo fianco, forse persino che mi ami tanto quanto io amo te>>
Silenzio.
<<E se pure non mi ami, allora che tieni a me>>
Silenzio.
<<Che ci tieni abbastanza da dimostrarmelo, da starmi accanto, da sorreggermi anziché distruggermi>>
Silenzio.
<<E devi proteggermi. Proteggermi da te.>> dice, ora con il volto rigato dalle lacrime, pronta per la parte peggiore e, al tempo stesso, la più vera. <<E da me. Devi impedirmi di tornare da te, quando mi fai del male. E di accontentarmi di stupide cose, quando invece dovresti darmi il mondo. Di farmi piacere i lividi che mi lasci. Di credere alle tue bugie, e alle mie stesse bugie. Perchè io non ce la faccio a starti lontano, ma starti vicino mi uccide>>.
Silenzio.
<<Puoi farlo, Max?>> chiede. <<Per me, puoi farlo per me?>>
E Max, nella sua immobilità, neanche sembra respirare.
Ma, alla fine, almeno ritrova la voce.
<<No>> afferma.
Nina boccheggia, portandosi una mano sul petto e stringendo la propria maglietta all'altezza del petto.
Lo sapeva, infondo.
<<Perchè?>> prova a chiedere, sperando che la risposta possa darle pace nelle lunghe notti che seguiranno a quella. Sperando che almeno lui abbia un valido motivo per voltarsi le spalle, definitivamente.
<<Perchè ci sarà sempre qualche nuova scusa per farti male>> dice, con un cenno di amarezza <<E quando succederà, starò come sempre lì, ad aspettare che torni>>
La ragazza quasi non riesce più a respirare, ma anche Max è irrequieto.
Cambia posizione, si guarda attorno, poi guarda Nina, poi distoglie lo sguardo.
<<Quindi è davvero un no?>> domanda ancora lei.
Magari, anziché lasciarla soffocare, questa volta le prenderà la mano, la riporterà a galla.
Salvami, vorrebbe gridargli. Non respiro Max, salvami.
Il ragazzo però scuote la testa.
<<Sapevi di non potermi cambiare>> risponde, tradito da un tremolio nella voce. L'attimo dopo si allontana dal muro e corre verso quello di fronte, battendoci contro una mano con forza. <<Cazzo, io non posso cambiare>>
Nina sussulta, senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso.
<<Dimmi che ci proverai>> sussurra, con un filo di voce.
<<E' vero, è vero, io ho bisogno di te>> esclama allora Max, gridando <<Ma no, non posso dirti che farò quello che mi chiedi>>
<<L'hai appena fatto>> gli fa notare lei.
<<E non sai quanto mi è costato>>
Nel silenzio che cala nel vicolo, quasi si riesce a sentire il suono di due cuori che si spezzano. Magari quello di Max lo fa in un modo diverso, ma questa volta, Nina è convinta che faccia male anche a lui.
<<Allora vado>> dice Nina.
Eppure rimane ancora un attimo a guardarlo, preda di se stesso.
<<E ricorda che sei stato tu, a mettermi nella condizione di andare via>>
Aspetta un momento ancora.
<<Io non voglio lasciarti andare>>
Nel frattempo, il telefono comincia a squillarle in tasca ma decide di ignorarlo.
Almeno finchè non gli dà le spalle, finchè non comincia a camminare verso l'uscita del vicolo.
Cerca di asciugarsi le lacrime dal viso, ma finisce solo col bagnarsi la mano.
Probabilmente, se non fosse Cook a chiamarla, non risponderebbe neanche. Quando vede il suo nome in sovrimpressione però, dopo aver provato a raggiungerlo per tutta la giornata, non può che accettare la chiamata.
<<Cook?>> dice con voce rotta, per poi alzare gli occhi al cielo.
Non vuole farsi sentire così, ma non sa neanche come smettere.
<<Sei con Max?>> domanda l'amico.
Nina non capisce se il segnale è disturbato o è Cook ad avere qualche problema.
Non c'è neanche un modo giusto per rispondere a quella domanda.
Fisicamente sì, sono ancora vicini. Eppure non sono mai stati così lontani.
<<Sì, sì è qui>>
<<Puoi passarmelo?>> continua Cook, facendole aggrottare le sopracciglia. Un sospetto le s'insinua in mente e le fa saltare un battito. <<Non voglio che sia tu a dirglielo>>
Nina non ha bisogno di chiedere "cosa".
Il singhiozzo di Cook le basta come conferma.
<<Mi dispiace, Nina>> mormora l'amico.
Nina, però, ha già allontanato il cellulare dall'orecchio.
Gira su se stessa e torna a guardare Max, fermo lì dove l'aveva lasciato.
Totalmente svuotata da qualsiasi emozione cammina verso di lui e gli porge il telefono, perchè tutto ciò che può fare, in quel momento, è seguire le indicazioni di qualcun altro.
E osserva la vita abbandonare anche lui, mentre Cook gli dà la notizia.
<<Susie non ce l'ha fatta>>
Ma non è l'unica che non sopravviverà quella sera.
***
Io dopo questa storia chiudo con le robe drammatiche, promesso.
Solo pace, amore e gioia infinita.
Max e Nina,
vi amo
e vi odio
troppo.
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