Capitolo 23.

«Devi raccontarmi qualcosa?»
«Credo che tu abbia molto di più da dirmi» replicai.
Io e Clara, dopo aver fatto il turno di mattina al NosParis, avevamo deciso di fare una passeggiata tra le strade di Brooklyn. Entrambe avevamo molto da raccontarci ma nessuna delle due voleva iniziare. Dopo esserci comportate da bambine tra "inizia tu" "no inizia tu", riuscii a convincerla e cominciò a parlare.

«Quel ragazzo con cui ho parlato alla festa»
«E non solo» la interruppi ammiccando. Il bacio tra Nash e Clara e le occhiate che si lanciavano tra di loro, forse era una delle poche cose che ricordassi della festa. Inoltre Jonathan mi aveva raccontato per bene tutto ciò che era successo meglio di un dvd registrato.
«Esatto. Abbiamo parlato, per quello che abbiamo potuto, e ho scoperto molte cose sul suo conto. Quel ragazzo in realtà è il figlio del preside della mia scuola però non lo avevo riconosciuto quella sera. Nash è un ragazzo fantastico ed è così simile a me. Vorrebbe andare all'estero per lavorare e fare carriera nel mondo di psicologia. Credo di provare qualcosa per lui però non so se ricambi. Inoltre è troppo presto per dirlo. Sono così confusa» si mise le mani tra i capelli scompigliandoseli. Alcuni ciuffetti scamparono al controllo dell'elastico che prima li teneva ordinati in una coda alta.

«Non fasciarti la testa prima di rompertela. Secondo me qualcosa ci sarà tra di voi» dissi con un piccolo sorriso malizioso.
«Invece tra te e Jonathan è già successo?»
«Cosa?» mi aveva preso in contropiede così da spiazzarmi completamente. Arrestai la camminata lasciando mezzo passo in sospeso e la bocca semi aperta per lo stupore. Non me l'aspettavo una risposta del genere.
«Tra te e Jonathan? Cosa sta succedendo e soprattutto cosa è successo?»
«Non è successo niente di speciale. Preferisco pensarla come uno sbaglio fatto sul momento per colpa dello stato in cui mi trovavo» ed era la pura verità. Preferivo pensarla come se tutto quello che successe fu solo un sogno così reale da sembrare vero.
«Farò finta di crederci» sbuffò assecondandomi.

Continuammo la nostra camminata fermandoci ogni tanto ad ammirare le vetrine dei negozi, troppo costosi, per due semplici ragazze con un misero lavoro. Preferivo oltrepassare quei negozi in cui non sarei mai entrata almeno che non avessi trovato un buon lavoro. Al contrario, Clara, con gli occhi sognanti di un bambino davanti al negozio di giocattoli, si fermava ad osservare ogni singolo capo.
«Quanto vorrei avere quella gonna» disse perdendosi ad ammirare quel capolavoro di abbigliamento.

«Magari lo potremmo indossare in una vita futura» ironizzai beccandomi un'occhiataccia da Clara prima di proseguire il passo offesa.
«Lasciami sognare in pace» brontolò proprio come una bambina infelice per non aver ricevuto l'oggetto tanto voluto.

«Ho voglia di gelato» continuò.
«Anche io» fui attratta dalla grande insegna "ice-cream" dai colori pastello dall'altra parte della strada che subito mi venne voglia di un bel gelato. Mi immaginai un bel cono con cioccolato, stracciatella e vaniglia, e immediatamente mi venne l'acquolina in bocca.

«Andiamo lì» afferrai Clara per mano e, attraversando la strada, raggiungemmo il carretto dei gelati. Dovetti aspettare un po' prima di assaporare il mio bottino ma ne valse assolutamente la pena.
«È buonissimo»
«Molto»

«Ecco il mio appuntamento ideale: gelato e shopping» annunciò Clara facendomi ridere.
«Potresti chiedere a Nash» la schernì e subito i suoi occhi si trasformarono in due cuoricini palpitanti.
«Sarebbe perfetto. E tu con Jonathan?» mi chiese con un ghigno divertito.
«Già è un grande traguardo se riusciamo a parlare per più di venti minuti senza urlare. Credo che se passassi un'intera giornata insieme a lui, leggerai sui giornali "Abby Taylor uccisa e ritrovata a casa del nemico"»
«Che titolo banale per una notizia»rise.
«Non c'è nulla di divertente»
«Sei tragica, dovresti rilassarti e goderti il momento.»
«Lui non mi piace, non mi piacerà mai. Non ci potrà mai essere qualcosa.» alzai la voce esasperata facendo girare alcuni passanti che mi guardarmi come se fossi pazza. Sospirai e guardai mortificata Clara che di certo non si aspettava una reazione del genere.

Finimmo per passeggiare lungo il ponte del quartiere tanto rinomato dai visitatori che si trovavano incantati a quella vista spettacolare. Per un cittadino era diverso, quasi infastidivano le persone che camminavano lentamente lungo i marciapiedi che si godevano il panorama. Perditempo, così li avrebbe chiamati una volta allontanato. A volte anche un cittadino si sarebbe dovuto soffermare di più sulla città in cui viveva tralasciando la famigliarità che ormai aveva in quei posti. Doveva fare proprio come quelle persone, perdersi con lo sguardo dietro un obiettivo fotografico e immortalare ogni singolo particolare che poi avrebbe rivisto una volta tornato a casa. Quello sì che si chiamava "godersi la vita".

«Ho un'idea» la voce di Clara mi riportò alla realtà facendomi distogliere lo sguardo dal nulla per portarlo su di lei.
«Siccome penso che tutto quello che stai facendo con Jonathan sia solo un grandissimo errore»
«Errore? Non capisco» mi intromisi continuando a guardarla curiosa mentre oltrepassammo l'ultimo tratto del ponte.
«Ti ostini a convincerti che non ti piace prendendoti in giro da sola. Provi qualcosa per lui anche se non lo vuoi ammettere ed io ne sono più che sicura.»
«Va bene, ma quale era la tua idea?» svincolai.
«Per questo motivo ho deciso di fare una scommessa» mi guardò dritta negli occhi fermandosi esattamente davanti a me costringendomi a fare lo stesso.
«Prova a passare del tempo con lui senza convinzioni e pensieri affrettati. Prova a conoscerlo per quello che è davvero»
«Ma-»
«Solo per un mese» allungò la mano nella mia direzione per far sì che la stringessi ma continuai a guardarla negli occhi con un'espressione di stupore sul volto. Era completamente impazzita se avesse anche solo pensato a una relazione tra me e...Jonathan?!
«Mi hai dato la prova della tua pazzia» la oltrepassai proseguendo con passo veloce come se qualcuno mi stesse seguendo.
«Non puoi nascondere i tuoi sentimenti, Abby» mi raggiunse e con il suo tono di voce fin troppo alto fece spostare l'attenzione dei passanti un po' più curiosi su di noi.
«Non urlare»
«Ascoltami» sovrastò la mia voce.
«Se sei così sicura, cosa ti costa accettare?» continuò provando di nuovo a porgermi la mano in segno di patto.
«Non ti sopporto quando fai così» sbuffai stringendole la mano.
«Mi ringrazierai» fece spuntare un sorriso soddisfatto sulle labbra e continuò a guardarmi con il labbro inferiore tra i denti.
«Ne vedremo delle belle» esultò ed io sbuffai ancora.

Dovevo dimostrarle che si sbagliava e non gliela avrei data vinta facilmente.
Jonathan era un quasi-amico.
Anzi no, un conoscente.
Jonathan era un semplice compagno di corso.
Un nemico.
Uno sconosciuto.
Jonathan non era nulla per me.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top