Capitolo 1.
«Svegliati è ora di andare» gridò Kelly per svegliarmi.
«È tardi. Se non esci immediatamente, verrò a prenderti con la forza.» continuò costringendomi ad alzarmi contro ogni mia volontà.
«Sto arrivando», raggiunsi a malavoglia la cucina ancora con gli occhi chiusi e con qualche ciuffo di capelli davanti agli occhi.
«Buongiorno» mi salutò Jet con il suo solito sorriso stampato sulle labbra.
«Buongiorno Jet» lo salutai a mia volta ma non con il suo stesso entusiasmo. Mi misi seduta su una delle sedie intorno al tavolo anche se sapevo bene che non avrei toccato cibo.
Jet era il figlio di Kelly e bastava vederli per capirlo. Erano molte le caratteristiche che avevano in comune, entrambi avevano grandi occhi color nocciola e capelli biondi. Avevano lo stesso taglio di occhi e le stesse labbra. Era impressionante come si assomigliassero. Jet era un ragazzo molto affascinante sia per il fisico ma anche per i suoi modi da gentil uomo che avrebbero fatto sciogliere qualsiasi ragazza.
Kelly anche era una donna di tutto rispetto. Aveva dei modi graziosi e dolci, classici di una mamma. Era solare e allegra ed era strano come riuscisse a trasmettere quella allegria anche a chi le stava vicino. I suoi capelli biondi erano sempre raccolti in una strana crocchia con i soliti ciuffetti più corti che le sfuggivano qua e là. Lavorava nello stesso ufficio di mio padre e fu li che si conobbero, per una fotocopiatrice.
Incredibile come le storie d'amore fra due persone inizino nei modi e nei luoghi più impensabili. Insomma chi lo avrebbe mai detto che mio padre si innamorasse di una sua collega che per giunta non aveva mai visto prima se non quel giorno nella sala della segretaria per delle fotocopie?
«Dov'è Kayl?»
«È uscito prima» nella voce di Kelly percepì una nota di tristezza o forse era solo una mia impressione.
Dopo cinque anni dalla morte della mamma, mio padre si sposò con Kelly anche se Kayl ed io non ne fummo contenti, ne tantomeno lo appoggiamo o ci congratulammo con lui come sperava. Quando nostro padre ci diede la notizia io non dissi niente limitandomi a stare in silenzio come facevo ormai negli ultimi anni, al contrario, Kayl si arrabbiò molto e le uniche parole che riuscì a dire furono "Ti odio". Da quel giorno Kayl iniziò a evitarlo più di quanto non faceva prima e, quando provavano ad avere una conversazione, mio fratello finiva sempre per discuterci.
«Mangi qualcosa, tesoro?» mi chiese con tono dolce e con un meraviglioso sorriso sulle labbra.
«No, non ho fame» Mi alzai da tavola e mi diressi in camera chiudendomi la porta alle spalle, una volta entrata. Presi dall'armadio un paio di jeans chiari e un maglione pesante. Preparai la mia borsa e uscii a grandi passi. Il vento freddo dell'inverno pungeva sul viso provocandomi numerosi brividi insopportabili che mi obbligarono a stringermi di più nella calda stoffa. Svoltai l'angolo e, come immaginai, vidi l'auto di Kayl.
Appena ne ebbe la possibilità, Kayl decise di trovare un lavoro che, allo stesso tempo,gli avrebbe permesso di continuare gli studi. Così all'età di diciannove anni era riuscito ad avere abbastanza soldi per comprarsi la sua amata Audi 80 del novantaquattro.
«Buongiorno sorellina» mi salutò, mentre entrai nella sua auto.
«Pronta per il tuo primo giorno di college?» aggiunse per poi baciarmi su una guancia.
«Non proprio» deglutii cercando di scacciare l'ansia ma con carsi risultati.
«Tranquilla, ci sarò io con te. Poi c'è anche Jason» mi rassicurò Kayl. Annuii e gli feci un sorriso tirato cercando di non farlo preoccupare.
Arrivammo con venti minuti di anticipo e Kayl ebbe anche il tempo di farmi vedere i vari edifici e dove si sarebbero svolti i miei corsi. Conosceva bene ogni angolo dell'istituto dato che lo frequentò anche lui fino a un anno prima. Finito il college aveva in programma di andare a lavorare in Italia ma, una volta uscito, i suoi piani cambiarono con la rottura con Sthefany. Così prese la decisione di restare e di dare ripetizioni agli studenti in difficoltà dell'istituto, e questo mi avrebbe dato la possibilità di vederlo di tanto in tanto.
«Amore?» mi chiamò una voce che non potei non riconoscere. Mi girai e fui completamente rapita dal bacio del mio ragazzo.
«Jason» lo abbracciai forte e lui ricambiò tirandomi su da terra. Io e Jason stavamo insieme ormai da tre anni e fu proprio mio fratello a presentarci dato che Leth, il fratello maggiore di Jason, usciva sempre con Kayl.
«È molto preoccupata, la nostra Abby» disse Kayl scompigliandomi i capelli ed io arrossii per l'imbarazzo.
«No, non è vero» dissi e lui rise di gusto vedendo i miei capelli tutti disordinati.
«Bene. È ora di andare ci vediamo dopo, sorellina» mi salutò Kayl che fece per andarsene fino a quando lo bloccai per una manica costringendolo a fermarsi.
«Ti voglio bene» gli dissi cercando di non far trasparire nel mio sorriso l'ansia che era presente nel mio corpo.
«Anche io» mi stampò un bacio sulla fronte e ricambiò il sorriso.
Jason si avvicinò e mi diede un bacio come saluto.
Iniziai a incamminarmi verso l'edificio centrale dove avrei avuto la prima lezione, cercando di ricordarmi l'aula che mi aveva fatto vedere Kayl un attimo prima. Dopo qualche tentativo, trovai l'aula ed entrai a passo veloce. Seduto nella seconda fila vidi un ragazzo biondo che probabilmente, avendo sentito i miei passi poco delicati, si girò sorridendomi. Mi fece cenno di sedersi vicino a lui e, buttando giù la timidezza, lo raggiunsi.
"Su Abby... Farsi degli amici, è il primo passo." pensai.
Mi avvicinai al ragazzo e mi sedetti al posto vicino al suo.
«Ciao, benvenuta alla Cost University. Io sono Thomas.»
«Io sono Abby.»
«Posso?» chiese indicando il mio orario. Annuii timidamente e gli porsi il foglio.
«Ti vedrò spesso Abby. Abbiamo molti corsi in comune» sorrise.
Parlammo molto prima che gli altri entrassero. Mi raccontò che suo padre se ne andò prima che nascesse e la madre fu costretta a crescere lui e suo fratello da sola. Non capivo come trovava il coraggio di raccontarmi la sua vita dato che ero solo una sconosciuta per lui ma, a quanto pare, lo trovava così naturale che mi trattò come se ci conoscessimo da una vita.
Io non gli raccontai molto, anzi quasi nulla. Gli dissi solo che vivevo con mio fratello e che mia madre se ne era andata quando avevo solo cinque anni. Non gli dissi nient'altro. Non gli dissi che mio padre iniziò a bere dopo la morte della mamma come non gli dissi che divenne violento nei confronti di mio fratello e nei miei.
Mano a mano iniziarono ad entrare anche gli altri studenti seguiti dal professore. Thomas si girò varie volte cercando qualcuno tra gli studenti sembrando arrabbiato. Ma la sua espressione cambiò non appena incontrò lo sguardo di qualcuno. Mi girai per vedere chi fosse quando vidi due ragazzi che non trasmettevano grande serietà.
«Ma guarda un po', come si chiama questa bella ragazza, eh Thomas» vidi thomas fulminarli con lo sguardo cercando di ammutolirli.
«Lasciatela in pace» gli disse stringendo le mani in due pugni.
«Bellezza, sei disposta a venire con me dopo le lezioni? Posso anche pagarti se vuoi» disse il ragazzo dai capelli rosso fuoco lanciando un'occhiata al compagno vicino che si mise a ridere. Ridussi gli occhi in due fissure e feci per lasciar perdere quando aggiunse:
«Cosa c'è bellezza? Ti sei offesa?» misi gli occhi sul libro. Thomas notò il mio sguardo e sapevo che mi stava per chiedere se andasse tutto bene così lo fermai.
«Non ti preoccupare, va tutto bene» lo riassicurai. Ed era vero andava tutto bene, di certo non volevo avere a che fare con due ragazzi come loro.
«Sicura?» mi chiese ed io annuì.
Il resto della lezione passò tranquillo e così anche le altre che furono sempre in compagnia di Thomas.
«Abby» mi chiamò Jason ed io gli andai incontro abbracciandolo. Ci staccammo leggermente permettendo che le nostre labbra si scontrassero.
«Come è andata oggi?» mi chiese.
«Bene» dissi e con la coda dell'occhio vidi qualcuno avvicinarsi. Mi girai e scoprì che era Thomas «Ti voglio presentare un mio compagno» aggiunsi.
«Lui è..»
«Ciao Thomas» lo salutò Jason.
«Jason» si salutarono ed io rimasi leggermente perplessa.
«Vi conoscete?» gli chiesi.
«Si, l'anno scorso avevamo tutti i corsi in comune» parlò per primo Jason e Thomas si limitò ad annuire come per confermare.
«Io vado, ci vediamo Abby. Jason ci vediamo in giro.» ci salutò Thomas andandosene.
«Sono contento che hai trovato una persona affidabile come Thomas. Di lui puoi fidarti» mi disse Jason mentre ci incamminammo verso il parcheggio.
Mi riaccompagnò a casa e, a mia grande sorpresa, vidi mio padre coricato sulla poltrona del salotto. In quel momento avrei voluto avere Kayl al mio fianco. Ero troppo felice per farmi rovinare la giornata e la cosa migliore era evitarlo.
«Abby, com'è andata oggi?» mi disse appena varcai la porta.
«Bene, grazie» dissi con tono pacato e freddo velocizzando il passo verso la mia stanza.
«Vuoi mangiare con me? Kelly si è data così tanto da fare»
«Non ho fame» andai nella mia stanza e mi appoggiai con la schiena sulla porta e sospirai.
Presi i miei appunti ed iniziai a studiare.
Nell'esatto momento in cui cominciai, il mio stomaco iniziò a lamentarsi. Andai in cucina dove trovai Kelly, e la mia prima reazione fu di andarmene ma ci ripensai non appena sentii la mia pancia lamentarsi ancora una volta.
«Abby. Vuoi mangiare qualcosa?» mi chiese gentilmente ma non mi diede neanche il tempo di rispondere che aveva gia pronto un piatto con della carne.
«Ehm, S-si grazie» dissi e mi sedetti. Dopo qualche boccone ero gia sazia anche se sapevo che se avessi continuato per quel passo mi sarei trovata immersa in altri problemi che non potevo permettermi.
«Perché non hai mangiato con tuo padre?» mi chiese.
«Dovresti instaurare un rapporto con lui. Ti vuole bene.»
«Grazie per il pranzo» mi alzai ed uscii di casa sospirando. Non amavo parlare di mio padre e tanto meno con Kelly. Non sapeva cosa avevamo passato e non conosceva l'altro lato di suo marito, quel lato che aveva tirato fuori solo con la sua vecchia famiglia.
Come di abitudine decisi di andare da Clara dato che era l'unica persona di cui mi potevo fidare veramente al di fuori di mio fratello ovviamente.
Bussai e sulla porta comparve la signora Shery. Era la migliore amica della mamma e, dopo la sua morte, ci aiutò tutti i giorni fino a quando mio padre non si riprese. Clara ed io ci conoscevamo fin da quando eravamo due neonate e visto il legame delle nostre madri, siamo state sempre insieme. Con il tempo la nostra amicizia crebbe insieme a noi e finii per considerarla come una sorella. Non di sangue ma per una semplice scelta.
«Abby» mi salutò con un suo abbraccio.
«Salve signora Shery» la salutai. Anche se la conoscevo da tanto ormai non riuscivo a non darle del "lei" forse perché ero troppo chiusa in me stessa.
«Devi finirla di chiamarmi in quel modo. Da quanto conosci Clara? Da una vita.» mi disse con un sorriso.
Mi fece entrare e Clara comparve nel salotto.
«Amica» mi saltò addosso e dopo averla salutata ci rinchiudemmo nella sua stanza.
Ci raccontammo le nostre rispettive giornate nei minimi dettagli e si fecero presto le nove. Andai a casa e appena arrivai, la porta si aprì senza che io bussassi. Sulla soglia comparve Kayl e non sembrava affatto tranquillo, anzi, aveva uno sguardo fulminante di cui avrebbe avuto paura chiunque.
«Ciao Kayl» lo salutai cercando di oltrepassarlo ma non me lo permise.
«Ti sembra questa l'ora di rientrare» mi disse con lo stesso sguardo che io evitai.
«Scusami...mi sono trattenuta a casa di Clara» cercai di spiegare per farlo tranquillizzare.
«Dovevi avvisare» disse con tono più calmo.
«Kayl. Sta bene dovresti preoccuparti di meno» disse mio padre. Vidi negli occhi di Kayl una scintilla di rabbia carica di tensione e tristezza.
«Non te ne è mai importato niente di lei. Non ti permetto di farmi la predica di come mi preoccupo per mia sorella, tua figlia. Non ti intromettere» gli gridò contro Kayl.
«Kayl per favore» lo pregai. Mio padre si avvicinò e allungò una mano verso Kayl.
«Stupidi ragazzini. Avete paura di vostro padre?»
«Kayl ti prego alzati..Kayl»
Le lacrime mi rigarono il viso e mi ritrovai davanti a Kayl facendo da muro.
«Abby» mio padre mi guardò incuriosito e ritrasse la mano.
Guardai Kayl che improvvisamente divenne triste e allo stesso tempo confuso. Corsi nella mia stanza e mi misi sul letto persa nel vuoto, quel vuoto che avevo ormai da anni. Nessuno era riuscito a colmare, ne mio fratello ne Jason. Avrei dovuto conviverci per tutta la vita.
«Abby?» Kayl entrò e si sedette sul mio letto.
«P-Pensavo che...»
«Va tutto bene. Vieni qui.» si sdraiò al mio fianco e mi abbracciò forte.
«H-Ho paura che accadrà quello che è accaduto più di dieci anni fa... Kayl ho paura di rivivere quell'angoscia e quella tristezza mischiata alla rabbia» iniziai a piangere sul serio, ogni lacrima era seguita da un'altra e non riuscivo a fermarle.
Non piansi per la morte della mamma, ma tutta la tristezza provata si stava impadronendo di me mano a mano che il tempo passava.
«Ci sono io con te.» mi riassicurò «Sarò sempre al tuo fianco. Qualunque cosa accada» aggiunse. Mi rilassai tra le sue braccia e chiusi gli occhi.
«Andiamo a mangiare» mi invitò Kayl prendendomi a se e mettendomi a terra.
«Non voglio» mi lamentai, ma Kayl evitò le mie parole e mi portò fuori dalla mia stanza.
Mi prese per mano e andammo in cucina dove ci subimmo le occhiate meravigliate di nostro padre, Kelly e anche di Jet. Mi sedetti tra quest'ultimo, a cui feci un sorriso, e Kayl. Kelly servì la cena e come sempre mio padre iniziò a eloggiarla per la sua cucina. A volte mi ero ritrovata a pensare che forse preferiva la sua nuova moglie che la mamma. A quei pensieri le lacrime mi salirono agli occhi e con fatica cercai di ricacciarle all'interno.
«Non mangi tesoro?» mi chiese con dolcezza Kelly.
«Non hai toccato cibo. Dovresti mangiare altrimenti ti sentirai male.» aggiunse mio padre.
«Assaggialo» mi incitò Jet. Annuì e ne presi un boccone. Ne presi altri due per poi sentirmi piena. Lasciai la metà di quello che era presente sul piatto ma Kelly fu felice ugualmente.
Andai in camera e mi rilassai sul letto, ma non riuscii ad addormentarmi. Sapevo benissimo quale era la soluzione migliore così senza far rumore, mi alzai e mi diressi verso la stanza di Kayl che era alla porta accanto alla mia. Feci capolino nella stanza ma non lo trovai. La mia attenzione finì sulla porta del bagno della camera dove si sentiva l'acqua scorrere. Mi misi nel suo letto per attenderlo e poco dopo uscì dal bagno indossando dei boxer e una maglietta bianca.
«Posso?» gli chiesi.
«Certo» si mise al mio fianco e mi cinse con le braccia. Iniziò ad accarezzarmi delicatamente i capelli ed io chiusi gli occhi trovandomi immediatamente tra le braccia di Morfeo.
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