5) L'ammazzadraghi e il drago Walgun

Sulle praterie del nord che i miei passi raggiunsero al secondo anno di viaggio, il vento spirava senza sosta, come volesse soffiare via l'ultimo stelo d'erba dalle colline di terra gelata.

Al mattino la rugiada copriva tutto d'acqua, il vento l'asciugava durante il giorno e quella rimasta congelava la notte. Se non per il poco sole, solo il fuoco di una piccola capanna mi salvò dal gelare a morte.

«Arrivo dal sud» balbettai sul battere dei denti «Laggiù, ti assicuro, il sole è così basso solo la sera tarda.»

«Questa è la terra dei draghi» rispose il proprietario della capanna.

La barba bianca gli sfiorava le ginocchia, si tolse il mantello per aggiungerlo a quello sulle mie spalle. Non possedeva mobilio, bruciava sterpaglie nella stufa e mangiava patate in acqua,  ma teneva appesa alla parete una spada più lunga di me e di lui.

«Perché "terra dei draghi"?»

«Perché i draghi non amano il sole.»

Ipnotizzato dall'arma non lo guardai in faccia mentre mi rispondeva, lui si alzò e la tolse dalla parete.

«Sei curioso?» tra le mani dell'uomo la punta della lama sfiorava il legno del soffitto «Io sono cavalier Herlinger» declamò col metallo di fronte al naso «cavaliere caduto in malora e mai aiutato a rialzarsi.»

Estasiato, presi diario di viaggio e carboncino se non che lui mi porse la spada

«Vuoi tenerla in mano?»

Presa con la destra subito mi piegò la spalla in avanti e la lama ricadde sulla testa di cavalier Herlinger, questi l'afferrò al volo.

«Pesa, vero?» disse lui «Pesa come tutta l'acqua che puoi bere in tre giorni. Eppure la sollevo ancora.»

«Sono curioso, lo ammetto, tanto che sarei disposto a pagare per conoscere la vostra storia.»

«Prego.»

«Tuttavia, io vado alla ricerca dei nani...»

«Anche di nani tratta la mia storia.»

Tolsi dalle mie tasche tutto ciò che mi era rimasto per metterglielo in mano. Tuttavia il cavaliere rifiutò e mi chiese un'unica cosa, aiutarlo a sconfiggere un drago. Se non quella, nulla lo convinse a raccontarmi dei nani e della sua storia.

Accettai di aiutarlo. Perché? Perché non credevo esistessero draghi.

Sulla soglia di una caverna dall'odore sulfureo e il soffitto annerito, la voce di Herlinger bisbigliava

«Gli ammazzadraghi non hanno moglie, nessuna donna sposerebbe un condannato a morte. Tuttavia, non gli si nega nessuna concubina.»

«Temo di morire prima di conoscerne una.» l'aria soffiava dall'interno a tratti, come il sospiro di un'enorme creatura, le gambe mi tremarono «Raccontami dei nani.»

«È una storia lunga.»

«Fallo di fretta, vecchietto, che ho paura di non sentirne la fine.»

«Si trattava di una compagnia: io cavaliere, due mercenari scavezzacollo e un nano.»

Cavalier Herlinger allungò il passo dentro la caverna, pur di ascoltare dovetti seguirlo, sicché al terzo passo mi inciampai.

«Perché non abbiamo una torcia?»

«Il fuoco accende l'alito del drago.» sussurrò Herlinger «Eravamo una compagnia di ammazzadraghi appena composta e vendemmo tutto per acquistare un terreno nel quale, si diceva, ci fosse la tana di un drago.»

«Questa tana?» domandai a voce strozzata, come se il gas me l'avesse ristretta.

«Sapevamo» proseguì lui «che la tana di un drago valeva cento volte tutti i nostri averi, ci mancava soltanto di svuotarla del proprietario.»

«Io non sono un nano e non sono un mercenario. Sono solo un... un ragazzo.»

Herlinger parve non ascoltarmi. Con una mano sulla sua spalla seguivo i suoi movimenti nel buio, decisi come quelli tra i mobili di casa propria la notte. Qui chinava il capo, lì aggirava una roccia, tanto più svelto tanto più scendevamo, per grotte che non vedevo, attraverso ombre dense di odore forte e calore crescente. Cominciai a sudare come non facevo da due estati.

«Smettila di tremare» sibilò lui «a questo nemico la tua paura serve, come a me serve la spada.»

«Non è paura, è saggezza.»

«Mh» mugolò «I due mercenari provarono paura, quando voltarono le spalle per fuggire, il drago ne prese le teste e le conficcò una sul suo corno destro e una sul sinistro.»

«È terribile.»

Qualcosa tintinnò sotto il passo di Herlinger, immobile all'improvviso «Ecco.» la sua mano prese la mia e la portò a terra.

Toccai monete, fredde monete, impossibili da piegare tra i denti, più tendevo la mano e più ne trovavo, giunsi a infilarla fino al gomito in quella che mi sembrò una montagna d'oro senza fondo.

«Tante monete...» ci misi dentro anche l'altro braccio e cominciai a nuotare nell'oro, verso l'alto, scalai la montagna tintinnante fino alla vetta, solo lassù mi ricordai d'esser nel buio più completo.

«Il nano veniva dal sud, trainava un carro d'ossa di vitello.» sussurrò cavalier Herlinger e la mia schiena si rizzò «Il resto della storia a lavoro finito.» detto questo si allontanò e io non sentii più alcun suono, se non il rombo d'una voce di tuono

«Se non hai mai visto un vero tesoro, hai ragione a non credere ai draghi.»

Colore rosso di brace disegnò la sagoma di due narici da bue, due occhi di rettile e il profilo di zanne nere davanti a una gola giallo incandescente. Una spirale di fiamma sprizzò da quel muso, luccicò riflessa su un pavimento ricoperto d'oro, tanto oro da salire lungo le pareti e riempire una sala da ballo.

Non fiatai, io, sulla cima della montagna d'oro come la preda di un falco sul trespolo. Lui invece parlò con gli stessi suoni del ribollire di una nuvola nera.

«Non è il drago a fare il tesoro, bensì il contrario. Sai da chi l'ho sentito dire?»

Al chiarore rossastro di fuochi e riflessi vidi conficcati nelle corna del drago due teschi d'uomo, due gioielli su una corona di morte posta sul capo ferale di un mostro, di un drago, il principe dei mostri,  sdraiato di pancia sui desideri nascosti di ogni uomo.

Mi pentii con tutto il cuore, con le mie mani sudate, con le gambe di pietra e con tutto il resto del corpo, mi pentii della mano che poco prima toccava le monete e della mente che immaginava di portarle a mia madre e dirle «Visto? Hai visto? Io sono qualcuno» di farle l'elemosina e andarmene sostenuto dalle mie sole gambe  Altro che vaso di sale e panini.

«Lo sentii dire da coloro che invadevano la mia tana...» proseguì il drago «"Quando vedi così tanto oro l'avarizia ti nasce dentro e cresce maligna, un demone di cui il drago è soltanto la forma." Questo lo dissero alcune persone con le mani già nelle mie monete, saggi e ipocriti, li mangiai.» allungò il collo e mi parlò da vicino, quasi con confidenza «Ipocriti, come bambini che ripetono l'avviso della madre mentre corrono sul ciglio del dirupo.»

Muovere la bocca non mi riusciva, il fiato mi mancava anche per mugolare, gli occhi non mi si muovevano da quelle due palle rosse di fuoco che mi penetravano la mente.

«Non dire nulla.» ordinò «Il mio spirito è più antico delle rocce da cui trassero quest'oro, tant'è che io stesso potrei averlo creato. Le tue parole già le conosco tutte, non mi interessano, ma sono curioso di quali mie parole susciterebbero le tue domande.»

A quel punto il drago si ritirò, nascose i suoi fuochi dietro una zampa, cercò di calmarmi per farmi uscire delle domande di bocca.

«Puoi chiedere tutto, chissà che non esca l'impensabile.»

Recitai, non domandai davvero, dalla paura non ci riuscì. Recitai la domanda che da mesi rivolgevo a chiunque incontrassi

«Io cerco i nani, sto andando a nord, cosa sai sui nani?»

«Ah!» il drago tornò a sollevare il collo e a sprizzare fiamme da bocca e narici «Allora sei nel posto giusto» parve alterato nella voce «I nani sono noti come ammazzadraghi. Solo per qualche piccolo aneddoto, aggiungerei io, tanto piccolo. Nani ammazzadraghi!» dondolò la testa come per canzonarli «A quanto pare, nella vostra società diventi un grande personaggio solo se superi in possanza un drago, sono molto lusingato.»

L'agitare di quella lingua nera sullo sfondo giallo fornace mi svegliò dall'ipnosi e d'improvviso voltai le spalle.

«No!» urlò dietro di me la bestia «Non scappare, o mi verrà da ucciderti.» scesi fino all'orlo del tesoro quando il drago disse «Devo dirti come trovarli!»

Mi fermai con la punta del piede sull'ultima moneta, non voltai gli occhi, soltanto l'orecchio. Provai a tranquillizzare il respiro corto e posai la pianta dell'altro piede, ferma che il tintinnare di monete mi lasciasse sentire.

«Dove?» bisbigliai, per qualche motivo la paura non mi impedì di rimanere e chiederlo «Dove sono?»

«Sei così curioso che nemmeno la paura. Scapperesti come una lepre se non fosse per la tua ricerca dei nani. Forse... Forse verresti pure qua a toccarmi il naso col dito o guardarmi in gola con la testa tra le fauci, pur di sapere.»

«Dove sono?»

«Ti svelo un trucco per trovarli, uno solo, il peggiore, poi ti lascerò andare sapendo che a causa di quel trucco ti uccideranno loro. Vuoi saperlo?»

«Sì»

«Non sei tentato dall'oro quanto invece ti tenta il desiderio di scovare i nani, e questo mi fa impazzire!» soffiò tra i denti come ne stesse godendo «Un trucco segreto e mortale, che ti porterà alla perdizione più di tutto l'oro che potrei offrirti, te lo dico apertamente: ti ucciderà. Eppure non te ne vai»

«No»

«Tu vuoi saperlo, sei un vizioso! Lo desideri sapere con tutte le viscere! E non ti preoccupare, te lo dirò subito: il trucco per trovare un nano è levargli un chicco del suo oro.»

«Io non ce l'ho.»

«Prendi la pepita più piccola che trovi qui dentro e racconta di averla tolta ai nani: vedrai che i nani verranno a riprendersela di corsa e ti uccideranno per punizione, addirittura cercheranno i tuoi complici e, dopo averli uccisi, scaveranno più a fondo per nascondere meglio il loro oro.»

Mi chinai e infilai le dita tra le monete, il drago scoppiò a ridere di gusto mentre cercavo quel pezzetto d'oro utile a scovare i nani, si rotolò sulla schiena dallo sghignazzare, euforico, compiaciuto, appagato del mio seguire il suo suggerimento. Tentennai

«No! No, ti prego, continua! Non ti mento, lo sai anche tu, te li farà trovare e assieme a loro troverai la morte.»

«Ho capito.» cercai ancora e trovai una pepita larga come un'unghia.

Il drago tossì fiamme e braci tanto i singulti delle risa gli scossero la gola e tutto il corpo, con la coda che sbatacchiava al ritmo del riso e le zampe che ballavano per aria.

«È così divertente?» domandai, senza guardarlo, con le sopracciglia sugli occhi,

«Sì!» fece lui «La tua tentazione ti governa, vedi la morte, te la indico e tu non ti trattieni dal camminarle incontro.

«I nani non mi uccideranno.»

«No?» si ribaltò ancora, sul dorso, col collo tutto disteso sull'oro, le sue risate scossero le pareti della caverna fino a non sentire altro e rimbombarono fin all'esterno, gli occhi strizzati dalle palpebre, le zampe a tenersi la pancia.

Cavalier Herlinger comparve dal buio, posò il piede sul tesoro e abbatté lo spadone sul collo della bestia. La testa di drago si staccò d'un colpo che Herlinger venne bagnato da capo a piedi da un fiotto di sangue. Il corpo decapitato si mosse ancora, scosso come se le risa stessero ancora uscendo, mute. Nella caverna tornò il buio.

Cavalier Herlinger mi condusse fuori per il gomito, appena la luce toccò i nostri volti, scoprii i suoi occhi fissi su di me, come spaventati

«Cosa stai pensando?» mi chiese con un sospetto sottinteso.

«Cavalier Herlinger, voi pensate che mi interessi il tesoro?»

Il cavaliere tirò un sospiro di sollievo «In realtà no, ma sono un po' teso, ora che lo possiedo, ho paura anche di un viandante giovane come te.»

«Posso tenere questo?» gli mostrai la pepita.

«Quello?» deglutì come contasse quante monete gli rimanessero senza quella pepita «Te lo sei meritato.» si decise a dire.

«E il nano? Mi avevi promesso la storia, giusto?»

«Il nano della mia compagnia si chiamava Ror, faceva parte dell'ultima stirpe di nani sopravvissuta: gli avari, questo il drago lo sapeva. Scendemmo nella sua tana e appena il drago lo vide gli cominciò a dire "Tu sei originario di Cava inferno, vero? Sai che non è più tua? Ho saputo che è andata a uno di nome Lologgi: il tesoro di Cava inferno ormai te l'hanno rubato." Ror uscì dalla tana senza menar un solo colpo, mi lasciò qua da solo.» indicò la baracca «Dopo aver comprato la terra, dopo aver perso i due mercenari, dopo aver intravisto il tesoro. Lui doveva andare, mi disse, doveva andare a riprendersi il proprio, non voleva un altro tesoro finché il proprio non rimaneva suo. Gli avari, appunto, l'ultima stirpe di nani.»

«Dov'è la Cava inferno?»

«È un buco maledetto, ancora più a nord.» strinse le labbra e lanciò una moneta d'oro per poi riprenderla al volo «Bravo ragazzo, grazie.» chinò il capo «Ricorda solo due cose: se mai incontrassi di nuovo un drago, scappa e basta, scappare è onorevole a volte.»

«Potevi dirmelo prima.»

«Questa era un'eccezione, la prossima volta scappa e basta.»

«Nei libri l'eroe non scappa mai.»

«Non so leggere.» rispose quello, voltate le spalle e agitata una mano si congedò da me.

«Non so leggere?» ripetei stordito, convinto che questo non lo esentasse dalla verità racchiusa nei libri, cosa di cui tutt'ora sono convinto. Tuttavia mi accorgo, dopo aver incontrato un drago, che chi scrisse i libri dove non si scappa dai draghi molto probabilmente non li aveva mai incontrati. Ammazzare un drago sarà anche leggendario, ma anche soltanto sopravvivergli è più che sufficiente.

E se mai foste costretti a incontrarne uno, senza via di fuga... Drizzate la schiena come Bimbur nella tana della bestia e stringete i denti come me di fronte a Walgun, che se moriste non trovino il vostro cadavere in lacrime.

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