3) IL LABIRINTO

A un tratto vedrete che proprio di specchi si tratta, ma non uno o poche decine: centinaia, migliaia di specchi sistemati uno di fianco all'altro a formare uno sbarramento che si perde oltre l'orizzonte, un labirinto immenso, interrotto in un unico punto al centro. L'entrata.

Ed è proprio in quella direzione che state correndo.

Fate attenzione, è un luogo molto pericoloso. Lasciate che a entrare sia soltanto la vostra fantasia, perché, certo come il sole e il giorno, voi vi perdereste e da quel labirinto non fareste più ritorno.

Fermatevi, riprendete fiato. Lasciate infine che la vostra fantasia vi superi e lasciate che soltanto lei vada con il giullare: egli non può risentire dell'effetto degli specchi, mentre voi ne sareste sopraffatti.

Solo la fantasia può farsi simile a lui e non soccombere sotto i colpi dell'illusione di ciò che non esiste. Lasciatela andare, non trattenetela ed ella potrà vedersi riflessa in tutte le sfaccettature del labirinto di specchi.

Eppure la fantasia non si ferma davanti alla vanità e ritorna paziente sui suoi passi con il giullare.

Guardatelo mentre studia tutte le immagini riflesse senza mostrare turbamento. La stessa cosa non si può dire della vostra fantasia costretta a osservarsi nei propri difetti, finalmente denudati da logiche scontate. E' affaticata, trema. Forse ha paura.

Vorreste non averla mai lasciata andare, vero? Vi comprendo, ardua è la prova.

Ormai è troppo tardi per richiamarla indietro. Dovrà trovare la strada da sola e voi non potrete fare nient'altro che attendere, sopportando gli scossoni che vi trasmetterà per quello che vedrà per la prima volta, anche se l'evidenza era sempre stata sotto i suoi occhi... o i vostri, se preferite.

Sperate nel giullare, perché se all'apparenza anche lui è stato tratto in inganno dal luccichìo degli specchi, non può perdersi nelle immagini che spietati riflettono... lui non ha difetti da cui difendersi perché tenuti nascosti, lui è solo quello che è. Appartiene al Mondo che non C'è, come voi appartenete al vostro.

Un' immagine riflessa gli sbarra la strada, sorride il giullare. Non fa come la vostra fantasia che invece si scontra con l' immagine della vergogna, dell'invidia e dello spergiuro; resistete ancora un poco, in fondo al labirinto ha visto l'uscita. Superate il riflesso dell'ignavia, della pigrizia e dell'arroganza e sarete salvi. Oltrepassate queste la rivedrete e potrete richiamarla a voi, facendola rientrare negli spazi che aveva, ma non stupitevi se ora vi andrà un poco stretta. Non allarmatevi se non riuscirete più a contenerla come prima, è del tutto normale.

Una volta liberata, la fantasia non accetta più di essere relegata in fondo a pensieri scontati. Dovrete lasciarla correre più spesso, se non vorrete che vi ricatti riproponendovi quello che ha visto nel labirinto con gli occhi puri del Mondo che non C'è.

Forse, senza saperlo, vi siete fatti un nemico con il quale dovrete coesistere per molto tempo e starà soltanto a voi accettare o meno quello che vi proporrà di volta in volta.

Starà a voi accettare l'importanza della fantasia, oppure perire senza di essa. La fantasia non è mai sbagliata, lo sono i pensieri contorti che la seguono.

Il Secondo dei Tre Tocchi arrivò improvviso e fece schizzare il giullare attraverso il salone del Mondo che non C'è.

E' inutile che cerchiate di seguirlo ancora, ormai va troppo veloce per voi. Accontentatevi di arrivare all'arazzo giusto in tempo per vederlo correre come un fulmine lungo una spiaggia.

É immensa, costeggiata da una parte da un mare tanto limpido da poterne scorgere il fondo e dall'altra da un deserto sterminato e pianeggiante, rotto nella sua monotonia da un unico monte perfettamente conico.

Guardatelo mentre si lascia lambire i piedi da quell'acqua salmastra e calda, di una purezza totale, prima di distoglierne lo sguardo e gettarsi a capofitto in direzione della montagna.

Elargitegli un poco della vostra forza quando ansimante ne raggiungerà la base; è stremato da tutte quelle corse e per raggiungere la cima deve seguire il sentiero che l'avviluppa arrotolandosi come un'interminabile spirale che centuplica la distanza.

Soffiate con lui, per dare un poco di aria ai polmoni. Quando si trascinerà carponi alla fine della salita, cedetegli una parte della vostra forza di volontà. E quando poi dovrà trascinarsi negli ultimi metri che lo dividono dalla cima, sostenetelo.

Non stupitevi se vedrete un bambino seduto in terra, nel piccolo spiazzo rotondo, alla fine del sentiero. Alle sue spalle, in lontananza, vedendolo arrivare, il mare si increspò lievemente. Si ritrasse piano.

Il giullare guarda il bambino ansimando a bocca aperta, disperato nel vederlo giocare con una piccola mazza di metallo legata a un disco di rame appoggiato in terra, accanto a lui.

"Aspetta a suonare il Terzo Tocco!" esclama il giullare "Dimmi dove si trova Erma" .

"Non l'hai ancora indovinato?" gli rispose il bambino "Eppure ci sei arrivato così vicino da poter lanciare la moneta senza fatica" .

"Dov'é, qui?" aggiunse speranzoso il giullare.

Il bambino annuì.

"In questo mondo, sì"

"Dimmi dov'è, ti prego, o perlomeno attendi ancora, prima del Terzo Tocco!" insistette disperato.

Il bambino sorrise senza malizia. Forse provava pena per il giullare. Scosse piano la testa.

"Non posso aiutarti, giullare. Lo sai che le regole non le faccio io. Se trasgredissi verrei distrutto anche io con il Mondo che non C'è".

"Quanto mi rimane?"

"Poco, molto poco. Anche se indovinassi, oramai non faresti più in tempo a lanciare la moneta sui Monti degli Dei"

"Dammi almeno un'indicazione. Anche piccola, piccolissima. Qualunque cosa!" gli urla disperato, nella vana speranza di raggranellare ancora un poco di tempo. Inginocchiandosi davanti a lui, gli afferra i piedini rosei e morbidi. É allo stremo delle forze e nemmeno si vergogna di lasciarlo vedere.

Questa volta il bambino ha pietà di lui. Se non può fermare la pena, almeno lo può aiutare a comprendere.

"Recita la Sciarada; la risposta è lì" gli dice con un filo di voce.

"Me la sono già ripetuta migliaia di volte, ma non ho mai trovato nulla che potesse aiutarmi"

"Soltanto perché non l'hai capita. Mi dispiace, ma il tempo è scaduto" sentenziò abbassando lo sguardo. Con un lieve movimento del polso fece roteare la piccola mazza che teneva in mano. Sfiorò appena il disco di metallo che emise una vibrazione quasi impercettibile.

Il giullare lasciò cadere la testa, sconfitto.

"É finita, allora. Puoi dirmi dove sono, adesso?" gli domandò affranto, andandosi a sedere accanto al bambino. Seduti, erano quasi alti uguali. Davanti a loro, il deserto infinito.

"Sono dietro di te" gli rispose indifferente, scrollando le spalle.

Il giullare si voltò e vide soltanto il mare: "Non vedo niente che assomigli a dei monti, laggiù. É inutile che mi prenda in giro, tanto ormai ho perduto"

"Non ti sto no prendendo in giro, giullare. Ripeti le ultime due strofe della Sciarada e ti darò la risposta"

Il giullare riflette un momento, poi:

"Mera l'illusione, rovente il rame,

arriva a Erma tralasciando l'arme.

La soluzione ti abbiamo dato,

ma la Sciarada non hai capito".

Il bambino sorrise e disse:

"É tutto lì. Il resto della Sciarada non serviva a molto, in effetti. Se avessi compreso che ERMA, RAME, MERA e ARME altro non erano che anagrammi di un'unica parola, avresti vinto. MARE, quella era la risposta. Se l'avessi compresa, avresti evitato tutte quelle corse. Questo era l'unico arazzo che contenesse un mare"

Sconsolato, il giullare scosse il capo.

"Sconfitto da uno stupidissimo gioco di parole. Pazienza. Sei stato più bravo di me" disse mesto.

"Non io, non sono io che ho stabilito le regole"

"Chi dei tre, questa volta?"

"Il Maggiore" rispose il bambino e il giullare annuì, un sorriso amaro gli increspò le labbra.

"Bah, ormai non ha più importanza. E di questa cosa ne faccio?"  il giullare mostrò la piccola moneta d'oro che portava con sé.

"Quello che vuoi" gli rispose il bambino con una scrollata di spalle "Tanto non serve più a niente".

Senza aggiungere altro il giullare lanciò la moneta lungo il pendio della montagna e stette ad ascoltarla mentre tintinnava, rotolando e saltellando lungo il sentiero.

Un sordo boato arrivò dalla terra, rimbombando a lungo prima di svanire. Seguì un lungo silenzio in cui non successe nulla, facendo trasalire il giullare.

"Tutto qui? Erano questi i Monti degli Dei?" domandò incuriosito.

"No, questo era solo l'inizio. Se vuoi vederli, voltati. Stanno per arrivare" gli rispose il bambino, indicandogli il mare alle spalle.

Il giullare si voltò e in lontananza vide una leggera increspatura delle acque, gli parve corresse verso la riva. Lentamente, poco per volta, la vide crescere e diventare un'onda, alta come una montagna e larga come l'orizzonte.

Si avvicinava a una velocità incredibile e con sé portava un muggito sommesso che scomparve nel momento in cui la gigantesca onda si scontrò con la spiaggia, rovesciandosi e rotolando su di essa. Un enorme quantità di sabbia si mischiò all'acqua dandole la colorazione di una catena montuosa in movimento impetuoso verso di lui. A vederli, deglutì.

"Ecco i Monti degli Dei, giullare" disse il bambino, per nulla intimorito da quello che vedeva.

"Bello" disse mentendo il giullare, tentando di mantenere un contegno "Ma spero che la prossima volta la Sciarada sia più semplice" aggiunse guardando imperturbabile verso il mare. Ormai nulla di quello che vedeva gli importava ancora.

"Non lo so, non dipende da me. Arrivederci, giullare, alla prossima"

"A presto, bambino" gli rispose lui, dopodiché l'immensa onda li raggiunse, lambendo appena la cima della montagna a forma di cono. L'acqua sfiorò appena un piede del giullare e lo trascinò via con sé. Senza un lamento lui si lasciò andare, seguì i flutti color terra, lasciando solo il bambino che imperturbabile lo vide galleggiare un istante, prima di scomparire inghiottito in esse.

Potete anche uscire dal salone del Mondo che non C'è, tra breve l'onda lo raggiungerà e lo cancellerà completamente dalla vostra memoria, ma se vi è piaciuto questo viaggio, non disperate. Può darsi che ritorni.

Come, non lo so; in fondo le regole non le faccio io, ma finora è sempre ritornato.

EPILOGO:

"Bambini, adesso basta giocare! Andate a lavarvi e poi venite a mangiare"

"Ma mamma... così non vale! Odino ha di nuovo barato! Vuole sempre vincere lui, uffa!"

"Odino, non fare disperare tuo fratello, altrimenti lo dico a vostro padre quando arriva"

"Ma mamma, è Mercurio che non accetta di perdere. É contento soltanto quando lo lasciamo vincere!"

"E tu lascialo vincere ogni tanto, no ? Sei il più grande e dovresti avere più giudizio"

"É meglio non insistere, Odino" gli disse all'orecchio il terzo bambino "Mi sembra che oggi mamma sia un po' nervosa"

"Hai ragione, Dio. Andiamo a lavarci. In fondo possiamo riprendere a giocare dopo; abbiamo tutto un eterno pomeriggio a disposizione"

"Sì, però mi sono stufato di giocare ai Monti degli Dei. Ho pensato a un nuovo gioco e voglio provare con quello"

"Perché no? Anche a me questo gioco è diventato noioso. Sai già come chiamerai quello nuovo?" gli domandò Mercurio, svolazzandogli attorno incuriosito dalla novità, agitando vorticosamente le alucce che aveva ai piedi.

"Penso che lo chiamerò UNIVERSO. Ti piace?"

"Sì, bello!" fece Mercurio sgranando gli occhi "Ma sbrighiamoci, che sta arrivando papà".

FINE

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