2) LA COLLINA

Guardate con quale velocità scruta ogni più piccolo particolare; con quanta attenzione non si lascia scappare anche il minimo movimento. E non ci pensa due volte ad allontanarsi se su quell'arazzo non vi è niente di interessante; troppi sono gli arazzi da controllare, inutile soffermarsi su mondi innocui.

Freneticamente passa dall'uno all'altro prima di trovare qualcosa che lo induca a corrugare la fronte. A prima vista c'è soltanto una collina verde che solleva i suoi morbidi fianchi dalla pianura tranquilla. Tutto e pace e silenzio. Il vento percuote l'erba e nel cielo alti uccelli volteggiano senza sforzo.

É assorto il giullare, incuriosito. Solleva un lembo del tessuto, vi entra. Se ci tenete andate ancora con lui e camminate leggiadri godendo dell'armonia di quella scena, ma fatelo subito, prima di giungere sulla cima della collina.

I vostri occhi non sono allenati come quelli del giullare, probabilmente non avete prestato attenzione agli stormi di uccelli che veleggiano lenti nel cielo, appena oltre la vista. Guardateli bene, strizzate le palpebre e in lontananza vi accorgerete che volano in cerchio, abbassandosi poco per volta, sfruttando le correnti d'aria ed emettendo striduli suoni dai lunghi becchi adunchi. Fate in fretta a riempirvi gli occhi di bellezza, perché appena oltre la collina vedrete tanta orrida bruttura da sentirvene sconvolti. Non separatevi mai dal giullare, fino a che sarete in sua compagnia non vi potrà accadere nulla di male, ma non attardatevi dove passa oltre: se lo perderete di vista non potrete più tornare nel salone del Mondo che non C'é. Soltanto a lui è concesso entrare e uscire dagli arazzi a piacimento. Senza il suono dei campanellini del suo abito ad aprirvi la via, dovreste passare tutti gli anni che vi restano bloccati in quel mondo.

All'improvviso il giullare ha una smorfia di dolore, ode un rintocco metallico, una vibrazione cristallina che squarcia l'aria e i suoi timpani. Non preoccupatevi se vedrete comparire per un attimo il panico nei suoi occhi. Non è per le nefandezze che tra breve vedranno, che si agitano in quel modo, ormai sono abituati al peggio, ma è per quello che le vostre orecchie non hanno potuto comprendere.

Lui solo sa che le vibrazioni che l'aria porta con sé hanno un sapore amaro, puzzano di morte: sono quelle del primo dei Tre Tocchi della Sciarada. Il tempo stringe, ora dovrà agire con maggiore cautela, perché non ha la minima idea di quanto può rimanere prima che i Monti degli Dei giungano a distruggere il Mondo che non C'é. Non stupitevi se con un balzo riesce a coprire la distanza che una gazzella con un salto non può eguagliare, ma per il Mondo che non C'è le regole a cui siete abituati non valgono... anzi, provate a imitarlo; potreste scoprire di riuscire a fare altrettanto.

Visto? Cosa vi dicevo?

É bella la sensazione che state provando, vero? Ma non dimenticate di guardarvi anche attorno, mentre superate velocemente gli ultimi metri che vi separano dalla sommità della collina. E quando sorvolerete quei fossati che vedete laggiù, in lontananza, non confondetevi. Non sarà acqua quella che vedrete scorrerci dentro, ma sangue... il sangue di quelle migliaia di cadaveri che sfiorerete appena quando poserete il piede in terra. E se guarderete bene vedrete che ribolle... ribolle della rabbia impotente dei guerrieri sconfitti, stesi in mucchi disordinati dai vincitori. Rabbia per vedere denigrato il motivo che li ha portati a battersi; rabbia per non essere stati in grado di far diventare vincente la causa che difendevano, per essere divenuti coloro che la storia scorderà perché fedeli all'idea sbagliata.

Nelle battaglie l'unica idea giusta è quella del vincente e gli altri, quelli che sono morti, lo sono a causa di un errore.

É triste morire per uno sbaglio, non credete ?

E adesso guardate quegli uomini che camminano in fila, portando in testa delle ceste che rovesciano dentro quegli enormi bracieri metallici che ricordano gli altari di qualche divinità pagana. I loro volti traboccano di festosa ferocia, tanto quanto la materia putrida dentro ai bracieri sgorga a ogni nuovo cesto svuotato. Riuscite a scorgerli nella loro totalità? Riuscireste a dire quanti sono?

Difficile, sono sparsi per tutta la pianura. E le colonne di fumo che si levano da quei fuochi si scorgono fino al limitare dell'orizzonte. Sono alti quei bracieri, quasi quanto quattro uomini. E sono grandi, quasi quanto tre uomini stesi in terra.

Fate attenzione! Non distraetevi!

Balzare alti e leggeri come l'aria è bello e divertente, ma se in uno di questi balzi sbagliaste direzione o lunghezza, potreste finire anche voi dentro a uno dei bracieri arroventati; niente potrebbe salvarvi, nemmeno il giullare che continua a passare oltre, curandosi appena di vedere che dentro a quelle ceste ci siano le mani dei vinti morti o catturati, che ora bruciano per la gioia dei vincitori.

Non perdetelo di vista, non lasciatevi distanziare; stategli vicino e vi porterà verso quell'altra collina che si scorge laggiù in fondo, biancheggiante al sole.

Siate pronti a considerarvi fortunati per non aver mai preso parte a battaglie simili, perché quella collina non è fatta di solida roccia; i teschi calcinati dei perdenti, rovesciati a mucchi dai bracieri di rame, la sollevano fino al cielo.

GUARDATE!

Il giullare si è messo a correre come non lo avete mai visto fare. Non perdete tempo, fate come lui, levatevi dal terreno veloci come il vento di primavera. A dirvi quello che sta succedendo alle vostre spalle ci penserò io. E se credete a qualche divinità delle vostre terre, questo è il momento, imploratela che ponga la sua mano sulla vostra schiena e vi spinga veloci come le aquile in cielo o come delfini nel mare.

Solo così, forse, riuscirete a salvarvi, a non farvi coinvolgere in quello che sta per accadere a coloro che si trovano in quella pianura.

Se solo poteste vedere!

Vi narrerò con maggiore esattezza possibile, ma mi mancano le parole... non ne esistono di adeguate per descrivere quella... COSA... quell'essere mostruoso che si è alzato in piedi... sempre se piedi sono quelle escrescenze su cui poggia.

É alto come una montagna e le braccia sono fiumi impetuosi, si allungano ovunque e come acque tumultuose, schioccando in aria le agita al pari di fruste.

E la bocca... o se solo poteste vederla, quale orrendo spettacolo!

Un antro, una caverna pare. Spalancata e affranta, muta attende. E dentro si scorge... O Dei degli Elementi! Abbiate pietà! ... tutte le bocche dei guerrieri sconfitti, uccisi in battaglia e martoriati dalla ferocia di quelli che come loro sono uomini. Anche quelle bocche sono mute, e chiuse. Ma solo fino a quando non iniziano a socchiudersi, lasciando uscire il grido di dolore custodito fino ad allora per l'umiliazione subita.

Migliaia e migliaia di bocche urlanti e imploranti vendetta.

E il colore, il colore di questo essere...

É rosso come il sangue che i guerrieri hanno versato nella battaglia. Ribollendo si è unito in un patto diabolico nella forma di un guerriero che possa ottenere vendetta per tutti coloro che morirono ingiustamente. I morti hanno stretto tra loro un patto ancor più che fraterno; il loro sangue si è fuso in un unico crogiolo di rabbia e di disperazione, coagulato in un corpo grande come la loro delusione e forte quanto la ferocia dei loro nemici.

Lento avanza, la terra scuote e con la forza della vendetta raccoglie a piene mani le armi dei vinti ammucchiate sul campo di battaglia. Comprimendole e modellandole, dà loro la sagoma di un' enorme spada che calerà con violenza irrefrenabile sull'esercito vincitore. Squassando corpi in fuga disordinata avanza sicuro e rovescia i bracieri ardenti che sversando al suolo fluide mani infuocate, finalmente liberate si metteranno a correre come folletti del bosco. Inseguiranno i nemici, si incolleranno alla loro pelle nuda fino a che non avranno attraversato il corpo intero, carbonizzandolo come un tizzone consumato.

Solo così potranno placarsi, appagate nella dolce vendetta al vilipendio subito.

E il mostro incantato arriverà alla collina dei teschi, prendendoli in mano a mucchi e scaraventandoli con potenza incredibile verso coloro che ancora rimangono in piedi, facendo esplodere i loro corpi non appena toccati. Continuerà instancabile, fino a quando anche l'ultimo di quella genìa non sarà cenere o poltiglia.

Ma ormai il giullare è lontano da tutto questo e voi con lui. E' giunto al limitare della pianura, potete smettere di correre, siete al sicuro e tra poco raggiungerete il salone del Mondo che non C'è.

Guardatelo nel momento in cui solleva il bordo dell'arazzo; osservate quanto disgusto è segnato sul suo volto. Se avesse saputo quello che aveva attirato quegli stormi di uccelli oltre la collina, non avrebbe perso in quel modo il suo tempo prezioso. Specialmente ora che il Primo dei Tre Tocchi era risuonato, non poteva più permettersi errori così madornali.

Fu sciocco a lasciarsi attirare, perché la Sciarada lo recitava in modo chiaro:

"Mera l'illusione, rovente il rame,

arriva a Erma tralasciando l'arme".

Non erano le armi quello che cercava, ora di questo ne era certo. Erma non si trovava di certo in quella pianura maledetta dagli uomini... altrove avrebbe dovuto guardare, non perdere tempo in una stupida battaglia senza vinti né vincitori come quella...

Come tutte le battaglie, d'altronde.

Gli altri invitati del salone del Mondo che non C'è si scansano quando vedono arrivare il giullare; al pari vostro non hanno udito il primo dei Tre Tocchi. Ma avvertono che egli non è come loro, non appartiene a nessuno dei mondi rappresentati dagli arazzi. Anche se può entrare in ognuno di essi, il suo vestito, stravagante tra gli stravaganti, non porta i colori di nessun clan o epoca e questo li sconcerta.

Non sanno del compito che lo aspetta, lo assilla. Solo lo vedono aggirarsi tra di essi a scrutare ciò che succede in quelli che diventeranno i loro mondi. Lo riconoscono, è diverso.

Non da averne paura, forse, il numero da il coraggio, ma da evitare, sì.

Poco a poco lo scansano, ma lui non bada agli sciocchi.

Solo tra i soli, egli continua imperterrito nel suo compito incurante di tutto e si precipita verso altri arazzi. Se riuscite a stargli dietro seguitelo ancora , vi porterà con mano sicura e occhio inquieto lungo le nebbie del Mondo che non C'è.

Veloci, sempre più veloci, osservando appena quello che lui ha studiato a fondo, stupendovi quando sosta un attimo in più del solito, pronti a catapultarvi alle sue calcagna nel mondo che nuovamente sceglierà di visitare.

Non fatevi domande, lui vede cose a voi proibite.

E il luccichio che ha visto in lontananza lo porta ad alzare il lembo di un arazzo e precipitarsi correndo come il vento verso di esso, come uno specchietto attira l'allodola.

E nella vorticosa corsa vedrete che passo passo il luccichìo aumenterà, abbagliandovi a tratti mentre vi precipiterete assieme al giullare verso la sorgente di quella luce. Paiono specchi!

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