Trasformazione
Ho scelto di rielaborare il capitolo 7 de 'Il mare d'inverno'
Eravamo rimasti così:
"La prof di latino ci rende la versione. ..."
TRASFORMAZIONE
Concentrata e persa com'ero nella mia testa, non mi sono neanche accorta che la professoressa mi sta rimproverando.
«Linsday, stai seguendo la lezione?»
Con disinvoltura la guardo negli occhi annoiata. La osservo per qualche secondo, poi continuo lo studio del mio riflesso. Con una mano mi sostengo la testa, come se ce ne fosse davvero bisogno… mio padre odia quando faccio così, a tavola ad esempio, dice che è da maleducati, e non ha tutti i torti. Credo che sia proprio per questo che continuo a farlo, perché lui non lo sopporta. Che vada a farsi fottere quel bastardo. E da un gesto così semplice, un vortice di brutti ricordi mi trasporta via, facendomi rivivere esperienze orribili.
Quando finalmente riesco ad uscire da quell’abisso, mi accorgo che la lezione non è ancora finita. Che palle, ma per quanto tempo deve ancora parlare questa qui?
Mi riconcentro perciò sul mio riflesso e mi accorgo che c’è qualcosa che non va: i miei capelli, marroni e mossi, si stanno schiarendo dall’attaccatura, contagiando la loro lunghezza. Sgrano gli occhi nocciola e m’infino il cappuccio della felpa, nascondendo per quanto possibile la mia chioma. Butto tutto quello che ho sparso sul banco nella cartella e mi dirigo verso il bagno. La prof cerca di contestare, ma non la degno di un solo attimo d’attenzione. Che mi sta succedendo? Spalanco la porta del bagno e per mia fortuna lo trovo vuoto. Mi concentro perciò sul mio viso riflesso allo specchio posto sopra il lavandino. Con molta lentezza tolgo il cappuccio e apro la bocca per lo stupore, boccheggiando in cerca d’aria. Ma che cazzo…? I miei lunghi capelli scuri e mossi si sono ora appiattiti e hanno assunto un inquietante colore: bianco. Metto le mani tra le setose ciocche candide, mentre lo shock mi assale. Che mi sta succedendo? Purtroppo per me noto che anche le mie iridi si sono schiarite, dandomi uno sguardo inquietante e spaventoso.
Non capisco, tutto questo non è possibile. Continuo ad esaminarmi con stupore: i capelli e gli occhi bianchi sono incorniciati dalla mia carnagione chiara che rende il tutto davvero raccapricciante e mostruoso.
«Non essere così sorpresa, Linsday. Dopotutto era ciò che volevi, no?»
Una voce melodiosa mi sorprende alle spalle. Trasalisco e mi volto di scatto, tenendomi aggrappata al lavabo alle mie spalle. Una ragazza sui vent’anni mi osserva da un angolo del bagno. Non l’ho vita entrare e sono più che sicura che la stanza fosse vuota quando sono entrata.
Lei mi osserva con un sorriso malizioso, incurvando le labbra dipinte di rosso. È bionda e alta, una bella ragazza, con due stupendi occhi azzurri. Indossa un lungo abito bianco che le da un’aria da dea greca.
«Chi sei? E cosa intenti dire? Io non ho mai voluto…»
Un dolore lancinante ai denti m’impedisce di finire la frase. Mi volto verso il lavandino e sputo il liquido che mi ha riempito la bocca: sangue. Per quale motivo sto sputando sangue? Sollevo lo sguardo e spalanco i miei allarmanti occhi bianchi: le mie labbra sono sporche di quel fluido scarlatto e i miei denti… o mio Dio, non è possibile. Ogni dente presente nella mia bocca è diventato spaventosamente appuntito, ora non ho niente di umano.
Un urlo disperato esce dalle mie labbra, mentre alle mie spalle la bionda sghignazza.
«Che mi sta succedendo? Non ho mai chiesto niente del genere!»
Osservo l’altra ragazza dal riflesso dello specchio, senza voltarmi. Lei si copre la bocca con una mano e continua a ridacchiare malignamente.
«Come no? Hai sempre chiesto un mezzo per porre fine hai problemi della tua vita. Ora ce l’hai. Grazie a me, ovviamente.»
«Chi diavolo sei?» domando esasperata con tono isterico.
Lei continua a ridacchiare dietro la mano dalle dita affusolate.
«Mi chiamo Eris, la dea della discordia.»
La guardo ad occhi spalancati; non credo negli dei, questa povera pazza sta mentendo. Osservo per un’ultima volta il mio riflesso; come posso pensare una cosa del genere quando io stessa sono appena diventata una strana creatura mutante. Abbasso gli occhi, tutto questo non può essere vero, non può essere reale. Mi metto le mani nei capelli, sto impazzendo.
«No, non sei pazza. Ora hai il mezzo per punire chi se lo merita, fanne buon uso.» dichiara la presunta dea.
«Punire chi se lo merita… in che modo?»
Sollevo lo sguardo e noto solo ora che accanto alla bionda c’è un’altra ragazza, è una studentessa della mia scuola, ma non so come si chiama. Come diavolo ha fatto ad arrivare fin qui senza che io me ne accorgessi? Ha uno sguardo perso nel vuoto e la testa leggermente inclinata verso il basso. Eris spinge lievemente l'altra ragazza verso di me, le piega la testa da un lato e le sposta i capelli castani in modo da lasciare il collo esposto. Le accarezza l'incavo abbronzato con estrema delicatezza.
Una strana sensazione m’invade. Riesco a sentire i battiti del cuore che pulsano sotto la sua pelle e la mia salivazione aumenta improvvisamente. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla vena che si trova sul suo collo.
«Basta che tu moda la tua vittima.» spiega con tranquillità la dea.
Ci metto qualche secondo per riuscire a chiedere sottovoce:
«Cosa?»
Lei mi sorride incurvando le labbra in modo sensuale.
«La tua saliva, tesoro. Ha delle proprietà... speciali. Con un piccolo morso questa entrerà in circolo nel sistema della tua vittima e potrai, come dire... convincere qualcuno a cambiare. Provare per credere.» dice lei mettendo una mano dietro la mia nuca e guidandomi verso il collo dell' altra ragazza. Io, come se fossi in trans, seguo i movimenti della dea e dopo pochi secondi mi ritrovo con le mie nuove zanne nella pelle della giovane studentessa.
Sento il suo sangue solleticarmi il palato; ha un buon sapore. Lascio scivolare il liquido giù per la gola, assaporandolo per bene. Riesce a darmi delle belle sensazioni, mi sento in estasi, in balia del sangue di questa giovane donna.
Ma che stai pensando!? Stai davvero bevendo il sangue di questa povera ragazza?
Disgustata da me stessa mi allontano dalla mora e guardo inorridita il sangue che le sgorga dalla ferita che io le ho procurato. Come ho potuto fare una cosa del genere?
Eris intanto ride di gusto coprendosi le labbra con una mano.
Osservo il mio riflesso: i miei lineamenti non sono cambiati, sono un mostro!
La brunetta mi sta fissando, tiene ancora la testa leggermente inclinata e quando apre bocca, la sua voce non esprime nessuna emozione:
«Non siete felice. Ditemi che posso fare per rendervi felice.»
La guardo stralunata, lei rimane impassibile. Dirigo la mia attenzione verso la dea che mi osserva con un sopracciglio alzato per poi dire:
«Sta parlando con te, tesoro. Ti avevo detto o no che ora hai la possibilità di far cambiare le azioni delle persone?»
Sono scioccata, cosa diavolo sono diventata? E perché proprio io? Eris mi osserva assottigliando lo sguardo
«Non combattere la tua nuova natura, tesoro. Lascia che tutto vada come deve andare.»
Dopo aver finito di parlare, estrae un oggetto appuntito dai sui capelli e incide nuovamente il collo della ragazza che, impassibile, non protesta in alcun modo.
Il sangue continua a sgorgarle dalle ferite e diventa per me come una calamita; non riesco a distogliere lo sguardo da quel fluido cremisi.
«Lasciati andare Linsday. È questo che sei ora.»
La dea spinge nuovamente la brunetta verso di me ed io non riesco a resistere a quella tentazione; mi fiondo a fauci spalancate sul collo della mia vittima, squarciandole la pelle e bevendo con ingordigia.
«Brava bambina» sussurra la dea accarezzandomi i capelli «Nutriti completamente di lei, fino all’ultima goccia.»
Afferro con prepotenza la testa della mia compagna e mi accascio a terra. Non riesco a controllarmi e continuo a mordere la pelle della ragazza fino a quando non sento un rumore raccapricciante, un crac, un suono di ossa rotte. Inorridita da me stessa, mi allontano lentamente dalla mia vittima e la osservo sgranando gli occhi.
«Sta tranquilla, fa tutto parte dei piani. Non me ne faccio niente di un servo, è un cadavere quello che ci serve.» dice la bionda continuando ad accarezzarmi la testa, come se fossi il suo nuovo cagnolino.
La mia compagna di scuola è invece accasciata al suolo, tutt'attorno a lei una pozza di sangue si è formata a causa mia. Lei, inerme, ha uno sguardo assente fisso nel vuoto, il collo ha assunto una strana angolazione. È morta. L'ho uccisa io.
«L'ho uccisa. Sono diventata un mostro! Sono peggiore di coloro che dovrei punire!»
«Oh, non preoccuparti.» dice Eris sollevandomi il viso prendendomi il mento tra il pollice e l'indice «Tu ora sarai il mio piccolo punitore, tesoro. Non devi sentirti in colpa, il suo sangue ti richiamava solamente perché era impuro; era macchiato dal peccato. La ragazza che hai di fronte ha ucciso una sua coetanea poco tempo fa, l’ha buttata giù dal balcone per il semplice fatto che le aveva rubato il ragazzo. Ci pensi? Uccidere qualcuno per gelosia. Che idiozia.»
Dentro di me si forma un senso di sollievo. Ho ucciso una ragazza, ma non era del tutto innocente, forse è davvero questo che sarò d’ora in poi: una punitrice.
Mi sollevo da terra, la determinazione che invade tutto il mio essere.
«Ormai non posso tornare indietro, vero? È questo che sarò ora?» domando guardando il mio riflesso che riprende le solite sembianze umane.
«No, tesoro. Ormai è troppo tardi. Non prendertela, d’ora in poi potrai essere un giustiziere, potrai punire tutti coloro che se lo meritano.» risponde la dea sorridendomi.
«E tu che ci guadagni da tutto questo?» questa non me la racconta giusta.
Eris si volta verso lo specchio e mi sistema i capelli, sorridendomi con perfidia.
«Un po’ di caos, ovviamente.» mi sussurra all’orecchio.
Subito dopo vedo la sua sagoma affievolirsi, come se si stesse tramutando in fumo e in pochi secondi, è scomparsa.
«Aspetta! Come faccio a…» ma non c’è più.
Come al solito, dovrò arrangiarmi da sola. Mi volto ed esamino la figura senza vita della studentessa. Distorco il naso in segno di ribrezzo, dovrò occuparmi io del cadavere. Faccio un bel respiro e mi passo una mano sul viso; questa sarà una bella rogna. Mi inginocchio vicino al volto del cadavere, le chiudo gli occhi e non posso fare a meno di pensare che ho appena ucciso un essere umano e che non sarà l’ultimo. Non posso più scegliere, dentro di me sento qualcosa che mi spinge a cercare ancora, a scovare ogni anima impura e a strapparla dalla faccia della Terra. Un ghigno malefico mi incurva le labbra, so già chi sarà la mia prossima vittima: preparati caro paparino, tra non molto avrai una visita non desiderata.
Spero di aver rispettato il carattere del personaggio :)
Io mi sono divertita a scrivere questo capitolo :D spero vi sia piaciuto ;)
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