MARGOT (contest)
Ecco a voi un altro disegno, fatto con la tavoletta, per il concorso di tipa-anonima ! Il tema era disegnare un personaggio, tra i dieci e i venti anni, con degli oggetti che rappresentassero il suo passato e inventare noi, per l'appunto, un passato difficile per il nostro personaggio. Ed eccomi qui con questo disegno e la sua storia! Pronti?
*se non vi interessa la storia saltare direttamente alla fine per le news*
La ragazza che vedete si chiama Margot ha vent'anni e, come chiesto dalla giudice, ho evitato di disegnare gli oggetti a caso, così ho messo gli oggetti del suo passato proprio addosso a lei! Gli oggetti sono due (si lo so non sembra ma continuate a leggere):
1. L'anello, che porta al dito, ma che è parzialmente coperto dalla felpa. È un anello di famiglia che si tramanda da padre in figlio. I suoi genitori lo avrebbero dovuto dare a suo fratello maggiore quando avesse deciso di sposarsi e metter su famiglia.
2. La felpa, che apparteneva al fratello e per questo le sta larga. Quando si sente sola, triste o comunque pensierosa, la indossa e ci si avvolge mettendo su il cappuccio e pensando così ai bei momenti trascorsi in famiglia.
Okay finalmente dopo questa luuuuunga premessa posso raccontarvi la storiella, anche perché vi starete chiedendo che cavolo ci fa quel coso alle sue spalle.
Bene allora Margot viveva una vita tranquilla con i suoi genitori e il fratello. Lavorava, usciva con gli amici, dava una mano in casa... tutto tranquillo, finché un giorno si trattenne a chiacchierare con alcuni colleghi finito di lavorare e senza accorgersi fece tardi. Mancavano pochi minuti a mezzanotte per la precisione. Alcuni amici la presero in giro chiamandola Cenerentola, altri le raccontarono storie paurose per non farla andare via a quell'ora, ma lei ci rise su e andò via lo stesso. Per tornare a casa poteva scegliere se fare una mezz'ora di passeggiata o prendere l'autobus che sarebbe passato tra sei minuti. Ripensando alle storie dell'orrore di quegli stupidi, decise, riluttante, di aspettare.
Avrebbe voluto mettere le cuffiette e ascoltare un po' di musica per tenersi compagnia, ma nemmeno a farlo apposta, quel giorno le aveva dimenticate a casa. Si guardò un po' intorno mangiucchiandosi un'unghia: non si vedeva nessuno. Fece un sospiro. Controllò quanto tempo mancava all'arrivo del bus e sospirando decise di avvicinarsi ad una panchina poco lontano per sedersi. Fece solo qualche passo che subito andò a sbattere contro un ragazzino. Era magrolino e con un cappuccio chinato sul viso che rendeva impossibile vederlo in faccia. Margot chiese scusa mentre si affrettava a sedersi su quella panchina. Doveva farlo o sarebbe caduta a terra dalla paura come una pera cotta! Il ragazzino rimase in piedi a testa china sotto il segnale dell'autobus. Inquietante.
Ma da dove diavolo era spuntato fuori quel tipo? Continuava a chiedersi lei. Si guardò ancora intorno: forse era uscito da una di quelle stradine private che portavano ai condomini lì vicino! Si, doveva essere così. Anche se non aveva sentito rumori di cancelli che si aprono o porte che si chiudono. Margot spezzò l'unghia che aveva tra i denti quando l'autista del bus le chiese se doveva salire o meno, perché, presa dal vortice di quei pensieri assurdi, non si era nemmeno accorta del suo arrivo. Subito ci si buttò dentro e prese posto. Anche lo strano ragazzino si sedette non molto distante da lei. La stava forse seguendo? Ah! Era troppo paranoica! Certo che il fatto che il bus fosse completamente vuoto non aiutava affatto. Provò a pensare ad altro e in men che non si dica scorse la sua fermata. Scendendo dal mezzo fu un sollievo vedere l'altro passeggero restarsene seduto tranquillo al suo posto. Tirò un sospiro di sollievo e, senza mai guardarsi indietro, entrò in casa, si preparò per andare a dormire e si tuffò felice nel suo bel lettino, prendendo sonno nel giro di qualche minuto.
La sveglia suonò come sempre alle sette in punto e, con l'entusiasmo di un condannato al patibolo, si alzò dal letto e uscì dalla camera per andare in bagno ma appena fatto un passo fuori storse il naso sentendo qualcosa di umido sotto ai piedi. Alzò gli occhi al cielo e sollevo il piede nudo per controllare cosa fosse. Il battito si fece più veloce e spalancò gli occhi notando la pozza di sangue che aveva appena calpestato. Con orrore seguì le tracce di sangue con lo sguardo: dei segni di sangue erano sul muro, come se delle unghie gigantesche avessero percorso il corridoio fino alla sua camera. Rimase ferma ad osservare quella scena, incapace di muovere un muscolo. Seguendo con lo sguardo quei segni si poteva capire che andavano a finire nella camera dei suoi genitori e in quella del fratello, che avevano entrambe le porte aperte. Suo fratello non teneva mai la porta aperta.
La salivazione era ormai a zero e le gambe erano pronte a cedere. Apri la bocca per chiamare qualcuno dei suoi familiari, ma non venne fuori nessun suono. Incerta, si costrinse a fare un passo, ma da quando lo decise a quando lo fece, passarono alcuni minuti. Poi, finalmente, fece il primo passo, poi un altro, poi un altro. E alla fine si ritrovò a percorrere il corridoio di corsa, finché non raggiunse la posizione perfetta, una posizione nel corridoio che le permetteva di vedere all'interno di entrambe le camere, e a quel punto le gambe cedettero. Quello che vide le colmò gli occhi di lacrime e le face mancare qualche battito a quel suo cuore che batteva così forte da soffocarla quasi. Nelle orecchie un fischio la isolava dal mondo mentre un urlo strozzato le usciva dalla gola.
Quando arrivò la polizia alcuni agenti diedero di stomaco alla vista di tale massacro. Le vittime sembravano essere state squartate da un qualche genere di animale con grossi artigli, che li aveva conficcati nel ventre dei soggetti spargendo le interiora per tutta la stanza e macchiando di sangue le pareti.
Margot stava seduta sulle scale della veranda, avvolta in una coperta mentre l'agente le chiedeva ancora una volta se aveva visto qualcosa che potesse aiutarli nelle indagini.
Qualcosa lo aveva visto. Lo aveva visto prima di chiamare la polizia, quando, dopo essere caduta a terra alla vista del massacro, aveva sentito qualcuno sghignazzare alle sue spalle. Con orrore si era voltata verso la sua stanza e incapace ormai di respirare aveva visto il colpevole. Solo che alla polizia questo non poteva dirlo. Perché? Perché quello che aveva di fronte era una vaga sagoma nera, curva su se stessa e con enormi dita artigliate ancora bagnate dal sangue dei suoi familiari.
Ormai Margot era al limite, sarebbe svenuta nel giro di poco, ma prima che questo accadesse, il mostro parlò. Le spiegò la ragione del suo gesto.
-Non ti hanno mai detto di non uscire per strada a mezzanotte? Noi spiriti in penitenza camminiamo per le strade scontando la pena che qualcun altro ci ha assegnato. Ma a mezzanotte i nostri due mondi si fanno molto vicini e venendomi contro per strada hai interrotto la mia penitenza. Se la penitenza viene interrotta, dobbiamo ricominciare tutto da capo, ed io ero quasi alla fine, ma tu mi hai interrotto e ora dovrò ricominciare tutto da capo. Non potevo certo fartela passare liscia, nessun interrotto lo fa. Perciò eccoti la tua punizione. Io dovrò fare tutto da capo, ma almeno mi sarò portato via chi ti era più caro.
In verità non so se c'era bisogno di scrivere una piccola storia per spiegare il passato del nostro personaggio...
In ogni caso spero vada bene!
So che gli oggetti del disegno non sono molti ma ho preferito concentrarmi sul suo passato.
E... dovevo dire altro? Mmmh
Ah si! È iniziato l' Inktober!
Una sfida dove bisogna disegnare giorno per giorno qualcosa di inchiostrato seguendo, o no, la lista ufficiale dei temi del giorno. Un disegno al giorno per tutto il mese! Se vi va potrei postare anche qui i disegni della sfida, altrimenti li trovate comunque sul mio profilo Instagram @eleonora carta !
Se volete che li posti anche qui (magari settimanalmente) fatemi sapere lasciando un commento!
P.s. Penso che questo sia il capitolo di questo libro dove ho scritto di più ahahah
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