I Dolori del Giovane Cico - III -La Giulia era corsa ai ripari
Giulia era corsa ai ripari al più presto: tramite il telegrafo umano dei pettegolezzi tra adolescenti o poco più le sue più strette amiche erano riuscite a sapere con buona approssimazione chi poteva essere lo spasimante, ma non erano convinte di rivelarlo, non sapevano bene come l'avrebbe presa lei.
- Basta con queste storie, ditemelo dai!
Lei aveva quelle faccine da bimba che sta per scartare il regalo di natale, le sfuggivano gli sguardi evasivi che le altre tenevano mentre parlavano del fantomatico Mister X.
- Giu, secondo noi non dovresti riporre tutta questa fiducia su un mazzo di fiori e una audiocassetta...
- Oh ditemi chi cazzo è o mi metto a raccontare in giro le cose che sapete!
Ok, a quelle parole le amiche gliel'avevano additato con garbo, si era sentito chiaramente il rumore del cuore che va in frantumi. Era stata sul punto di sentirsi male: quella roba lì era il suo spasimante? Piuttosto si sarebbe suicidata.
Oppure avrebbe riso ad una battuta del fratello, che più o meno era la stessa cosa.
Lunedi 12 giugno 2000
Pareva che tutti gli sforzi di Cico fossero destinati a finire nello scarico del cesso quando lui e la Giulia si erano ritrovati vis-à-vis nel piazzale antistante l'Alberghiero, in uno degli ultimi giorni di scuola del 2000, quell'anno la Giulia era in quarta e Cico, per sua disgrazia, era all'esame di maturità.
Per brevità e per rispetto della vittima, non riporteremo esattamente quello che si erano detti, ma forniremo un sunto esauriente: la Giulia, stizzita dalle battute delle amiche, si era presentata presso un Cico in adorazione, e mentre lui pareva aver visto la Madonna, lei lo aveva liquidato con un paio di frasi lapidarie e molto cinismo, Cico aveva incassato elegantemente, talmente elegantemente che a qualcuno era venuto un dubbio: ma Cico aveva capito di esser stato scaricato?
Purtroppo no, il suo contegno era poi venuto a meno quando un paio di componenti del gruppo, temendo soprattutto di perdere il loro paroliere ispirato, avevano tentato di consolarlo con frasi tipo "Dai che al mondo ce ne sono tante" oppure "non ti meritava", così Cico indirettamente aveva capito di essere stato scaricato e gli era scesa pesantemente la catena, così tanto che il povero Stecchino non poteva neanche più andare a scroccare un paio di orette di Rally virtuale.
"Qui bisogna tirare su il morale a mister Sforezza" aveva detto a Binotto, mentre zavagliavano per il bar, in preda ad una certa noia: di quei tempi il Bomba preparava l'esame di maturità, sperando che lo ammettessero, e Valerio era stato spedito giustamente a fare il militare. Loro due al bar erano un po' soli, senza nessuna spalla da sbeffeggiare.
- Dai Sforezza, prendi su che andiamo da Cico, e gli diciamo "Ehi, oh! Tirati su subito sennò ti spacchiamo tutto" e sai cosa facciamo?
- No.
- Prima passiamo dal distributore di paglie.
Lunedi 26 giugno 2000
I due in missione speciale erano giunti da Cico che fingeva di studiare, in realtà rimuginava su dove aveva sbagliato pur non venendo a capo di niente. Chino e Binotto si erano attaccati al campanello e Cico, vedendoli dalla finestra, era stato sul punto di piangere per la disperazione. Allora aveva ideato il piano di spogliarsi in fretta e buttarsi in doccia per non farsi trovare quando aveva sentito un urlo dal cancello:
- Oh! Apri subito! Ti abbiamo visto dalla finestra! Dai, che qui è ora della riscossa, eh! Dai Sforezza, apri 'sto cazzo di cancello!
In fondo erano giovani, ed avevano questa abitudine di innamorarsi di una parola, in quel periodo si erano innamorati di "sforezza" e la ripetevano continuamente, come una specie di mantra.
Cico si era trascinato fino a citofono ed aveva aperto il cancello, poi si era seduto ad aspettare come un condannato che appoggia la testa nella ghigliottina, i due erano entrati e si erano disposti ai suoi lati, come i due bravi con Don Abbondio.
- Senti, Cico, te non è che puoi sparire dalla circolazione in questo modo solo perché una se la tira, che tra l'altro se la tira con tutti, sia cos'è che devi fare? Eh?!
- Eh?
- Eh?!
- Cosa?
- Come "cosa"?!
- Cosa devo dire?
- Che adesso ci ho qui il piano per spaccare tutto! 'Scolta, te lo dico io quello che facciamo. A proposito, hai mica da bere?
Così Cico era andato di sotto ed era tornato su con beveraggi e pastarine. Finito di mangiare a sbafo, Binotto aveva ricominciato:
- Allora, quand'è che fate la prossima suonata?
- Domani.
- Registrala!
- Ce l'ho già un nostro concerto registrato.
- Bravo Sforezza! Fanne una copia, e mandaglielo con un biglietto fatto per il verso, non le stronzate che le mandi di solito, capito, Sforezza?!
Cico aveva annuito, almeno valeva la pena provarci.
- E se proprio non funziona, ci abbiamo anche l'idea di riserva, infallibile, vero Sforezza?!
Lo Stecchino si era ridestato, quella volta lo "Sforezza" era destinato a lui.
- Eh?
- Vero che abbiamo l'idea infallibile di riserva?
- Eh? Si, si, te non ti preoccupare, Sforezza, che l'idea infallibile non può fallire, adesso dai, 'cendi il computer che ci facciamo un Fifa '98.
Cico aveva affidato le sue speranze alla cassetta registrata del suo gruppo che si impegnava al massimo nei migliori pezzi, poi si era messo a pregare per la buona riuscita, ma ogni giorno di più perdeva le speranze, e ciò non era bello, soprattutto perché poi alla sera trovava mille scuse per non uscire e lo Stecchino e Binotto non avevano nessuno che li riportava a casa da sbronze memorabili.
Una sera che i due sopra nominati, imbarieg cum dal ciozi, in macchina avevano urtato un pino nel fare manovra, si erano decisi che era ora di finirla, e che forse occorreva tirare fuori il piano di riserva, il famoso Piano Infallibile.
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