I Dolori del Giovane Cico - I - Pilo aveva una morosa
20 settembre 1999
O meglio, Pilo aveva avuto una morosa, la Cristina Padovani, che l'aveva sopportato per non più di tre o quattro mesetti, diciamo il tempo dell'estate. Lui era stato bravo a farle credere di essere un tipo ed invece era una altro, e l'estate per certe cose è una cartina al tornasole quasi troppo spietata. Se n'era accorta e se l'era svignata dicendogli "E' durata anche troppo, ci vediamo".
30 ottobre 1999
Ci era stata male tre o quattro giorni (di cui due festivi), dopodiché lei era riuscita a superare il trauma di quei mesi e, facendo conto della sua bella voce, come passatempo aveva trovato una specie di "impiego" come cantante di un gruppetto di baldi giovani, gli "Unables" che in inglese suonava anche bene, dava l'idea del pop britannico, anche se la traduzione dall'inglese suonava come un beffardo "incapaci".
Se non altro avevano autoironia, tra i fondatori faceva bella mostra di sé, come seconda chitarra, Francesco Cristiani detto Krik, gli altri tre della banda erano personaggi relativamente poco importanti nell'economia del racconto, ma quello che ci interessa di più è che pur essendo sostanzialmente una cover band, non si limitavano a riprendere altrui canzoni, ma avevano anche una piccola produzione propria, con la prima chitarra Andrea Lugaresi che arrangiava i testi dell'uomo dietro le quinte, l'oscuro manovratore di sentimenti, ovvero Augustino Cicognani, detto Cico.
Cico, a detta di chi lo conosceva, non era certo il prototipo di paroliere, solitamente, quando parlava, si esprimeva con abbondanza di "cioè", "coso", "cosare", "roba", "quello", "bagaglio", ma quando si metteva davanti ad un foglio di carta con la seria intenzione di comporre una canzone, spremeva le meningi e si trasformava in un poeta dalla palpitante vena sentimentale.
"Potenza dell'amore" dicevano divertiti gli amici, in primo luogo lo Stecchino, che di Cico, suo ex compagno di classe, sapeva vita, morte e miracoli: Cico aveva un'esistenza che definire banale era a tratti un complimento, i suoi amici lo bullizzavano soft e lo sfruttavano come autista ufficiale. Era poco incline alle sbronze, poco incline all'assalto alle donne, poco incline a qualsiasi cosa non fosse il suo piccolo universo musical-internettiano.
Cico spesso veniva accostato al Fabbro, da chi li conosceva entrambi, perché ci vedeva una somiglianza nello stile, in entrambi c'era una specie di low profile, qualcuno li confondeva per via dell'aspetto, e comunque si assomigliavano così tanto che il Fabbro veniva soprannominato "il Cico di Montaletto". La sostanziale differenza è che, grazie alla musica, Cico aveva sprazzi di classe che il povero Fabbro non aveva nemmeno per sbaglio.
Cico aveva altre qualità importanti, come la sua abilità nell'uso del PC, che gli permetteva di non essere proprio beffeggiato totalmente dai suoi conoscenti, di mantenere un minimo di rispettabilità oltre a quella che si era guadagnato come paroliere del "gruppo con la cantante buona" come affettuosamente venivano chiamati gli "Unables" da chi non li conosceva bene.
Ad esempio Pilo lo usava per le falsificazioni. Un paio di anni prima, determinato a non prendersi il solito cazziatone per il pessimo andamento scolastico presso l'istituto privato dove frequentava, si era presentato da Cico e, praticamente senza manco bussare, l'aveva segregato davanti al computer per falsificare la pagellina di metà quadrimestre.
Le pagelle di Pilo erano sempre piuttosto drammatiche, il collegio professori era arrivato ad alzare la bandiera bianca con lui, ed a togliere persino la frase a cui si aggrappavano per salvare la faccia a tutti i più zucconi "Ha le qualità, ma non si impegna abbastanza", per lui avevano abbandonato anche quella speranza e si erano dati a commenti lapidari sulla sua completa inattitudine alla scuola: le parole "Pilastrini" e "Scuola" non potevano stare nella stessa frase, se non c'era anche una negazione.
Pilo era stato sul collo del povero Cico tutto il pomeriggio, strigliandolo ad ogni errore e bestemmiando di gioia ad ogni passo che facevano verso la copia perfetta della pagella, quando lo scheletro era stato pronto, Pilo si era sbizzarrito nei giudizi falsi da inserire.
- Matematica, dunque, matematica scrivi "ragazzo lodevole per l'impegno, notevolmente migliorato"
Aveva quattro secco, ma Cico aveva scritto, ossequioso.
- Condotta, ah... condotta "Condotta irreprensibile, raramente disattento", che ne dici?
Che Pilo in realtà era una sciagura scolastica, e non aveva neppure quel briciolo di intelligenza per scrivere una pagella non dico che rispecchiasse la realtà, ma almeno che fosse verosimile: chi poteva credere ad una sua improvvisa conversione da capo dell'Intifada scolastica a angioletto matematico?
Era quello che si era chiesto anche Cico, che scriveva tutto impegnato, alla fine aveva stampato l'improbabile documento e l'aveva messo nelle mani di Pilo, che lo aveva letto sempre più compiaciuto e sempre più fuori dal mondo, alla fine aveva esclamato:
- Ha! Va là che la fotto questa volta, quella troia di mia mamma!
Cico stentava a credere che persino la mamma di Pilo, convinta che il figlio fosse solo un po' indisciplinato, potesse bersi una pagella del genere. Ma la parte più incredibile era stata la firma senza batter ciglio della donna, che si era persino complimentata col figliolo.
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