From Disco To Disco

Se conosci i Miei Amici, non hai bisogno di contesti stimolanti: bastano loro a stimolarti. A volte pure troppo.

Prendiamo una normale serata assieme a loro, un sabato di metà ottobre. Cioè in realtà partiamo da un po' prima, partiamo dalle dieci di mattina di sabato, quando Binotto si sveglia con un gran cerchio alla testa per la sbronza della sera prima.

Più che altro, è costretto a svegliarsi, ne farebbe volentieri a meno, continuando a dormire ad libitum. La sera prima sono andati in una qualche trattoria di collina (non quella di Oriola, dove ormai ci sono le loro facce fuori con sotto la dicitura IO NON POSSO ENTRARE), e non si sa bene come, sono riusciti anche a tornare a casa salvi.

Mamma Fantini però non è della stessa idea e entra alla chetichella nella stanza sgradando la tapparella, poi sgrada ancora, poi ancora, fino a inondare la stanza di una scialba luce ottobrina. Binotto trattiene le bestemmie, si alza e si infila in bagno per sistemarsi i capelli che in quel momento lo fanno tanto assomigliare a Maga Magò.

Lui è solo uno dei reduci di Oriola, ma più o meno alle due e mezza del pomeriggio una buona parte di loro si ritrova al bar dove certi vecchietti, pranzando alle undici e tre quarti, hanno già occupato i migliori tavoli da un'ora buona buona.

I ragazzi si guardano nelle palle degli occhi, iniettate di sangue per sonno, alcol o... altro. Hanno due modi per passarsi un pomeriggio ottobrino in un bar di Cervia: o si giocano qualcosa a biliardo, oppure si siedono in attesa, che tanto qualcosa di stupido succederà sicuramente. Quelli bravi a biliardo non ci sono, e cercano di evitarli perchè veder ridere gente mentre gioca con palline e stecche, non è molto piacevole.

Il buon Marco Mordenti, soprannominato il Cinghia per la stazza da cinghiale, siede un po' in disparte, assorto a leggere la gazzetta con addosso un vecchio giaccone da calcio che non si capisce da dove sia saltato fuori, se non da uno scatolone destinato alla Croce Rossa.

Pende floscio addosso alla figura del ragazzo, nonostante questi sia tozzo, è di un colore indefinibile ma, a occhio e croce, negli anni '90 doveva avere degli inserti sgargianti come una divisa di Jorge Campos.

Binotto, appena lo vede, cerca la battuta simpatica «Bello 'sto giubbotto, cos'è, di Armani?»

Il Cinghia, senza nemmeno alzare la testa dal giornale risponde «No, è di mio babbo.»

Binotto, dopo un attimo di smarrimento, lo guarda con accondiscendenza. Sta per rispondere con una battuta sul numero di neuroni accesi in quel momento, poi realizza che sarebbe inutile. Butta un'occhio nel parcheggio e vede la macchina della barista che sta parcheggiando. Non è un bel momento per vedersela davanti: non più tardi della sera prima, assieme a Valerio, devono aver fatto un po' troppe battute perché persino Luca del bar ha intimato loro di "chiudere quei cazzo di forni".

In realtà non si ricorda bene cosa ha detto, ma considerato chi era il suo compare, sicuramente non hanno parlato di sonetti in dolce stil novo.

Così Binotto, per evitare il vis-à-vis con la barista, esce per allontanarsi, pensando che può sempre provare a scroccare una partita alla playstation da Cico, che delle volte è pure disposto a dargli gratis le sue merendine. In realtà le darebbe anche a voi sconosciuti, a patto di arrivare abbastanza arroganti e non supplichevoli. Se siete supplichevoli lui vi sente deboli e si oppone.

«Oh nello!» gli fa lo Stecchino, incrociandolo.

«Oh sbaffarò! Dai, andiamo da Cico a giocare alla play.»

E così girano i tacchi e si dirigono alla macchina di Binotto, la sua splendida Ford Ka gialla.

«Oh, ma se facciamo un due contro due al parchetto oggi pomeriggio?» fa lo Stecchino.

E' un raro sabato dove diversi ragazzi non hanno ha particolari impegni calcistici amatoriali. Lo Stecchino ha voglia di giocare ed è per quello che tenta di organizzare al volo un calcetto 2x2 al giardinetto dietro casa. Questo difficilissimo sport ha il suo culmine nei divertenti battibecchi tra Binotto e il Bomba. Il tema è ricorrente: la mancata applicazione degli automatismi difensivi. In realtà il Bomba di calcio non ne ha mai avuto un'idea, ma ammettere di essere una tragedia sportiva, e quindi il maggior responsabile della sconfitta non è mai stato nel suo stile, per cui di solito preferisce scaricare la colpa su qualcuno che non può replicare, questo qualcuno è Binotto, che al termine della partita è sempre chinato in due a sputare catarro e pezzi di polmoni e mormorare frasi tipo «Cioè, cazzo, non si può andare avanti così, cioè, basta, questa è la mia ultima partita.»

Non è ben allenato, in questo periodo, e le serate piuttosto grevi con i Miei Amici peggiorano la situazione. E pensare che, sistemato a dovere, Binotto è un'ala che certe squadre di amatori se la sognano, considerato che sono costrette a far giocare gente come il Cinghia e Bertozzi.

Il calcetto 2x2 al giardinetto, e i suoi strascichi fisici e polemici, rimane argomento anche della prima parte della serata quando, docciati, sbarbati e profumati come delle stripper sul punto di esibirsi, i miei amici si ripresentano al bar.

«Valerio dove cazzo è?» chiede il Bomba.

Binotto non può fare a meno di guardare verso la barista, il cui sguardo si incendia al solo sentire quel nome.

«Lo passeremo a prendere» chiude il discorso.

«Oh, volete ridere?» fa Bertozzi. Tutti sanno già che sta per raccontare un aneddoto su Valerio, uno dei Gemelli del Destino, che fa il portiere amatoriale, ma lo fa in maniera fin troppo scrupolosa.

Il pomeriggio, come racconta il buon Berto, hanno subito un calcio di rigore: Valerio si è sistemato, si è concentrato guardando intensamente la palla in una posa plastica.

«Fischio dell'arbitro, bom! Palla in gol e Valerio fermo, con la faccia ebete. E il mister "Fantini! Porcodiaz! Almeno non ridere! Cazzo!". Vale, sei un coglione!»

Valerio entra in quel momento al bar, subito guarda in maniera torva il buon Berto e esordisce con una bestemmia e un goffo tentativo di discolparsi.

Luca, da dietro al bancone, li prende continuamente in giro per come si vestono, come si pettinano, come si profumano, mettendo sempre in discussione la loro virilità. Deve fargliela pagare ancora di più per le battute grevi fatte alla sua barista la sera prima.

«Ma che cazzo gli avete fatto?» chiede il Bomba, che vedere il barista che li percula e, soprattutto, la barista che li odia, non lo fa certo felice.

«Ma dai ma ormai non si può pur dire niente!» risponde il buon Valerio, aggiungendo la bestemmia canonica.

Ma in realtà nessuno dice esattamente cosa ha detto, c'è una specie di imbarazzo anche nei due Fantini sull'argomento. E come altre volte, ad un certo punto il gruppo si rompe le palle di farsi insultare sottilmente e, con ampio ritardo, parte alla volta di una qualche trattoria, o un qualche ristorante, ancora non è chiaro.

Di solito cercano posti di poche pretese e con il vino della casa non troppo imbevibile, posti dove si possa far cagnara senza paura di essere sbattuti fuori. O per lo meno non subito.

Una volta non prenotavano mai perchè non sapevano mai esattamente quanti fossero: in trattoria, o al pub o simili, si partiva da un numero fisso di presenti, che poteva lievitare all'arrivo di altri Miei Amici, oppure deflazionare nel caso gente avesse di meglio da fare. O trovasse di meglio da fare.

Da un paio di mesi a questa parte si sono fatti furbi e prenotano sempre a nome di Cicognani, anche se lui non c'è. Lasciano anche il suo numero, che non si sa mai.

Partono in meno una decina, Valerio, Binotto, lo Stecchino, il Bomba, il Cinghia e altri. Finiscono in un posto che sembra dimenticato da dio, un incrocio tra una trattoria e un circolo ARCI. Incredibilmente, mangiano senza tanti casini. Ma poi ne arrivano un altro paio che ve li raccomando, e per certi conoscenti un po' schizzinosi, la serata diventa intollerabile, così se ne vanno con scuse fintissime.

Rimangono solo i Miei Amici, a tirarsi un po' di piadina, qualche forchetta e chiedendo il conto rigorosamente alla romana.

Il Bomba è sempre stato il più furbo, questo bisogna ammetterlo. Gli basta guardarsi attorno per capire che pagare per ultimi è rischioso, così scatta lungo l'out di sinistra, guadagna la cassa, paga per primo e fugge dicendo «Oh vado a prendere la sforezza», e promettendo di contattare i superstiti in un secondo momento via cellulare.

Gli ultimi due come sempre, sono i due Gemelli del Destino, attardatisi al carrello dei superalcolici. Binotto, buttato un occhio alla comanda e giudicatala ancora un po' troppo gremita, fa uno scarto secco, passando davanti a Valerio impiegato a guardare un tavolo di cougar in libera uscita.

Paga con un gran sorriso, si sistema la cotonatura e aspetta l'inevitabile, sorridendo e succhiando una Fisherman's.

Dopo cinque minuti buoni esce anche Valerio, sbraitando come una sirena antinebbia che gli è toccato pagare così tanto in più e doveva subito saltare fuori chi se n'è andato senza pagare la roba perché a lui non gli sta bene di pagare anche per gli altri, eccetera.

Povero illuso: gli altri, già in macchina, lo insultano dicendogli che lavora e quindi è giusto che paghi anche per gli studenti, e poi passano a litigare per decidere in che discoteca andare, finestrino abbassato, da una macchina all'altra.

La discussione sembra non avere fine quando il Bomba toglie tutti dagli impicci, telefonando a Binotto e dicendo che è già davanti a una discoteca scelta da lui stesso, e gli altri si sentono immediatamente in dovere di seguirlo, anche perchè lui ha la sforezza.

E non ha solo quella, perchè ha fatto pure il tavolo.

«Oh coglione, fai il tavolo e non dici niente?» lo infama Binotto.

«Te l'ho detto oggi pomeriggio, imbumbito. C'erano anche il Cinghia e lo Stecchino, imbumbito

Lo Stecchino, chiamato in causa, alza le spalle dicendo che non stava ascoltando. Il Cinghia è nell'altra macchina quindi chissà.

Ma la discoteca chiama e le macchine partono strombazzando. Si lasciano alle spalle una lunga scia di cani che abbaiano nei giardini che fanno facciata sulla strada. E così, oltre a sbronzarsi a modico prezzo, i Miei Amici rimediano anche il posto prenotato per fare gli scemi del villaggio, rigorosamente Only Men Allowed: al tavolo con loro raramente ci sono donne. Più spesso circola qualche Cinzia, sempre se qualcuno va a prenderle nei paesi sperduti dove abitano.

La storia delle Cinzie è piuttosto buffa, anzi, a ben pensarci è una teoria, ma dati sperimentali sembrano confermare le teorie: esiste al massimo una Cinzia per ogni Fantini, per cui se ci sono Valerio e Binotto, al massimo ci sono due Cinzie, se invece ce n'è solo uno, ci sarà al massimo una sola Cinzia, se per caso al gruppo si unisce anche il cugino di Binotto (il mitico Corrado Fantini detto Torero, per le movenze sul campo di pallone), le Cinzie diventano tre.

Giuro, succede puntualmente così!

Le Cinzie sono una vera e propria specie a parte e mi sembra strano che nessun libro di biologia ne parli: sono sempre piuttosto basse, leggermente tondette, non particolarmente attraenti. Hanno un'indole silenziosa e dimessa ma sanno uscire alla distanza, e si dice sappiano essere grate al loro accompagnatore.

Ma nonostante ci siano ben due Fantini, non si vedono Cinzie all'orizzonte, così i passatempo diventano l'alcol, il fumo, gli insulti. A un certo punto, alle tre o le tre e mezza, Binotto e lo Stecchino iniziano a sentir fame, ma essendo nello stesso tempo un pezzo in là con l'alcol, decidono «Vamos da Morrissssss!»

Morris è un Piadinaesalsicciamobile che parcheggia davanti ad una nota discoteca, smerciando piadine bisunte ed ipercaloriche a chiunque se le possa permettere, dati i prezzi che hanno l'ovvia maggiorazione notturna e festiva. La sua specialità è la piadina con peperoni e cipolla fritti, più salsiccia, una bomba lipidica che fa la felicità di tutte le Wanna Marchi del circondario.

Da Morris c'è sempre un gran casino, e lui ha sempre molto da fare, così quando Binotto gli chiede «Mi fai una piadina con... con...», Morris si indispettisce immediatamente al solo sentore di indecisione.

In certi posti è meglio essere dei coglioni decisi che degli intellettuali dubbiosi.

Lo Stecchino prende al volo l'occasione suggerendo all'orecchio di Binotto «Chiedigli una piadina col Giaguaro», e Binotto paro paro:

«Un piadina col Giaguaro!» paro paro.

Morris si gira sibilando inviperito «Cazzo fai, prendi per il culo?!».

Binotto un po' ci rimane, ma non trova miglior risposta che «Cioè, io non... cioè, me l'ha detto lui... cioè, cazzo me ne frega, oh... bim bum spacco tutto!».

Lo Stecchino gli monta sopra urlando «Vai Morrissss facci due piadine salsiccia e peperonessss!». Alla fine, rifocillati, rientrano dentro, tornando al tavolo e vedendo Valerio stranamente incantato.

Intendiamoci, Valerio è incantato di suo, però stavolta sembra più incantato, sembra trasognato. Pare un pastorello in visione della Madonna di Fatima. I due si mettono più o meno dietro di lui, si pongono alla sua altezza ed guardano dove guarda lui. Finalmente capiscono: c'è una tipa che balla su un muretto che divide due divani.

O meglio, cercando di mettersi nei loro panni, nel loro tipo di attenzione ai dettagli: c'è un culo superbo che balla.

«Oh Nello, hai fatto la pozzanghera della bava qua sotto» lo sfotte Binotto.

«Oh scemo, di' quella prima, fuori l'ho vista litigare col suo tipo. Adesso è libera, oh, guarda come balla!» replica il buon Valerio, con un ghigno diabolico.

«Come balla? Balla. Sei proprio un inciciuito, e dai, dalle addosso!» lo esorta Binotto, spingendo il suo Gemello del Destino, infamandolo ancora un po' per creare l'effetto competizione.

Valerio ovviamente balza sul muretto con le movenze dell'orso Yoghi, ed inizia a fare un po' la scimmia. Quello che Valerio non può sapere è che la tipa ed il suo ex, dopo una pacata discussione e alcuni minuti chiusi nel bagno del locale, si sono già felicemente pacificati.

Valerio non vede nemmeno arrivare il tizio. Quest'ultimo sale agilmente sul muretto, i due si guardano e il povero Valerio prova ad estrarre un sorriso amichevole, che però risulta più una smorfietta ebete.

Come può mai finire? Il tizio lo prende di peso e lo tira di sotto.

Valerio, ovviamente non cade dalla parte dove c'è il tavolo degli amici, ma dall'altra parte, in mezzo a sconosciuti,

su un tavolino di pietra,

su cui gli zelanti camerieri della discoteca hanno appena appoggiato una marmitta di Max o comunque di qualcosa del genere.

Il suo carpiato rovesciato entusiasma i giudici, che gli assegnano due 10 e tre 9. Il tuffo di Valerio però ha il difetto di alzare un'onda anomala che investe tutti gli astanti ed i loro vestitini della festa.

E qui si vede il vero valore dell'amicizia! Il Bomba si para davanti agli inferociti mentre Valerio guadagna l'uscita guardato alle spalle dallo Stecchino e da Binotto.

Una volta fuori, a un isolato di distanza, si appoggiati ad una transenna per riprendere fiato. La transenna a tradimento si sposta abbattendosi su una vecchia Uno scassata. Dopo il pericolo scampato, i tre si mettono a ridere come coglioni, mentre lo Stecchino, rialzatosi dal cofano della Uno, ci sale sul tettuccio, poi con un salto di inaspettata agilità passa su quello di un ben più costoso Chrysler Voyager, e poi via di tetto in tetto fino alla fine del parcheggio, e ritorno.

Sta ancora raccogliendo applausi e ululati di soddisfazione quando uno che ha assistito gli chiede «Oh Nando Orfei, ce l'hai una sigaretta?»

«E te cosa mi dai, Nando?»

«Dai, se ce l'hai, dammela.»

«No, Nando. Te mi presenti una figa, sennò non ti do proprio niente.»

«Allora dai, ti presento la mia morosa che lei ci sta, tanto lei è una troia.»

«Ah. E dov'è?» chiede lui interessato.

«Al Thai.»

(Nota del narratore: il Thai è oltre il Centro di Cervia, oltre il canale, oltre la rotonda Cadorna, oltre lo stadio, i due locali distano circa quattro chilometri e almeno tre ingorghi stradali)

«E cosa fa al Thai da sola?»

«Quello che faccio io qui: cerco da chiavare.»

«Oh Nando, ma non hai la morosa?»

«Ma lei è stronza guarda cioè, da quando ho finito il militare, sono tornato gli faccio "eh dai" ma poi lei "sì, quella sera" e guarda: se ti prende... ma però lei va. Ascolta...»

Valerio ha la faccia di uno che ha appena ascoltato una conferenza stampa di Edmeo Lugaresi per intero. A metà della discussione va da Morris a prendere una piadina perchè la fuga gli ha fatto venire fame. Binotto e lo Stecchino invece ascoltano tutto dall'inizio alla fine, non credono di aver capito proprio tutto tutto ma i concetti principali si. Arriva però un tizio, amico del primo.

«Oh, cazzo fai qui fuori al freddo?»

«Sto parlando qui col mio amico Nando» indicando lo Stecchino.

«Dai, che qui è freddo, ascolta o andiamo dentro! Oh, ascolta, sai cosa ci ho qui? THC, ce lo andiamo a fumare?»

Gli occhi dello Stecchino e di Binotto si illuminano, e scatta la fumata in amicizia: i quattro se ne vanno verso un posto imboscato. Quando Valerio torna con la piadina, non trova nessuno, abbandonato a sé stesso si mette a sedere a mangiare senza la minima intenzione di rientrare: non vuole ritrovarsi vis-à-vis con l'altro tavolo.

E' al terzultimo morso quando vede arrivare Mick seguito da un altro paio di tizi.

«Oh Vale, hai visto il Fabbro?»

Il Fabbro è un bravo ragazzo, lavoratore, poco dedito alla patata. Difficile che si sia andato ad imboscare con una, e nello stesso tempo non è solito lasciare a piedi gli amici. Ama alla follia la sua macchina che lava, profuma e tiene in ordine ed odia quando gli altri spostano i pupazzi o inzaccherano i tappetini, ma non appiederebbe gli amici per così poco.

«No, perchè?»

«Non si trova da nessuna parte. Non risponde nemmeno al telefono» dice Mick, preoccupato.

«Oh, cazzo ne so, va a vedere alla sua macchina, prima o poi si andrà a casa.»

Stupiti del consiglio saggio, Mick e gli altri si dirigono verso la macchina del Fabbro, parcheggiata sulla strada ad una distanza siderale

E, incredibilmente, lo trovano: piangente e vomitante, a sedere sul sedile della macchina aperta, il vetro della portiera infranto, l'autoradio estirpata.

Il povero Fabbro è un uomo distrutto, inconsolabile. Mick e gli altri provano a tirarlo su di morale, ma è come se al Fabbro avessero violentato la zia. Ma alla fine decide di partire per riportare gli altri a casa e andarsene a letto. Dentro l'abitacolo, col finestrino rotto, tira una bora fredda che neanche a Trieste, c'è un vago odore di vomito, che le narici assiderate sentono appena. Transitano a passo d'uomo davanti a Valerio, che non perde occasione per fare la battuta facile.

«Oh Fabbro tira su il finestrino che è inverno! He he!» con il suo solito ghigno.

Una serie di bestemmie lo investe, oltre al lancio di alcuni oggetti, cartacce, forse uno sputazzo, il Biscia che gli urla «Alla prima partita ti ammazzo!». Valerio non ha ben capito perché tutto quell'astio. Appallottola la carta della piadina, poi sventuratamente vede una Cinzia che spicciona col Bomba.

Non gliene va dritta una, poveraccio.


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