I meme e il politainment
Il meme può essere a tutti gli effetti considerato un oggetto del linguaggio politico, che configura una "partecipazione non convenzionale" (Mazzoleni, 2019, p. 87). Sebbene gli utenti possano condividere i contenuti che desiderano per le ragioni più disparate (4), è chiaro che qualunque cosa si pubblichi finisca per essere l'espressione delle idee degli internauti.
D'altronde, i meme rientrano alla perfezione in una delle principali tendenze sul web: quella del visual thinking. Racchiudendo immagini e parole in un unico quadro, possono essere considerati efficaci veicoli per la diffusione di temi e idee.
A riprova di ciò, citando il titolo di un articolo del Corriere della Sera, "I meme sono diventati una cosa seria" (Severgnini, 2018). Grazie alle loro caratteristiche, essi possono essere usati per combattere battaglie online, tra fazioni opposte, basate su idee condivise a suon di meme. Il termine per definire ciò è meme wars (5).
I meme sono, quindi, parte di quel circuito virale che prende la realtà, la inserisce in un frame, la offre in chiave umoristico-satirica e ne determina un'appropriazione: ciascuno dà e diffonde una propria chiave di lettura a un tema.
È opportuno attuare una sistematizzazione al fine di comprendere qual è il loro ruolo nel politainment online. Di seguito si riporta l'analisi di entrambe le sfaccettature di quest'ultimo.
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(4) Su Twitter molti utenti hanno pubblicato la frase "retweet are not endorsement" per enfatizzare questo aspetto.
(5) Il termine "meme wars" viene anche utilizzato per indicare ciò che è avvenuto nella campagna presidenziale americana del 2016. Il sito urbandictionary.com lo usa come sinonimo di quella che definisce la "Great American Internet War" in cui i due contendenti erano i supporter di Trump e i supporter di Clinton. Per una trattazione completa dell'argomento si rimanda a Merrin, William (2019), President Trump: Trump, 4Chan and Memetic Warfare, in Trump's Media War, pp.201-226.
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