Capitolo 9 Il valore di un sì


Erika, arrivata allo studio medico di Strange su Uranus, con Loki su Sirius e Banner su uno dei mustang della famiglia Tyler, incalzò i presenti senza nemmeno salutarli. Trafelata, aveva lasciato il ranch in fretta e furia, cambiando velocemente l'abito con calzoni e camicia «Come sta mia sorella? Novità?».

«Purtroppo no. Siamo ancora in attesa di Stephen, sono dentro da quasi un'ora» il dottore frequentava il saloon di Natasha come tutti i cittadini di Rose Creek e lei ne parlò in tono confidenziale.

Laufeyson aveva informato la bionda con tatto, cercando di spiegarle dell'incidente senza terrorizzarla. Nonostante ciò, il suo livello di ansia era altissimo «Ha sbattuto la testa, potrebbe essere una cosa seria. Era vigile, vero Clint?».

Nel tragitto aveva deciso di uccidere Barton, sulla scia del concetto che la vendetta si serviva fredda: lo avrebbe avvelenato più avanti con un biscotto speciale, farcito alla maniera di Vedova Nera. Quando se lo ritrovò innanzi, tuttavia, non riuscì nemmeno a rimproverarlo.

Il Falco, infatti, era pallidissimo e ricurvo su sé stesso, senza giacca. Portava il peso morale della caduta di Rafflesia sulle spalle perché certamente era stata provocata dallo sparo degli uomini di Zemo. Ma se non si fosse allontanato come un folle su Quicksilver, fraintendendo l'approccio fra Banner e sua sorella, quest'ultima non sarebbe mai salita su White Star priva di sella e di finimenti per corrergli appresso.

L'ex prete, vistala dalla finestra montare a pelo la cavalla, e non tornare, aveva compreso che le fosse accaduto qualcosa di grave e si era comunque confidato con Laufeyson ed Erika stessa sull'episodio.

«Sì» bisbigliò il pistolero, squadrando Bruce dalla testa ai piedi.

Rosso di troppo sole, e teso, gli parlò, giacché non aveva nulla da nascondere «Rafflesia mi stava aiutando con un unguento per la pelle. Le ho chiesto se volesse venire al ballo con me, poi sei arrivato tu, Falco...».

«Banner, non mi interessa, per conto mio potevi chiederle pure di sposarti, siete liberi entrambi» eri senza camicia, le stavi baciando la mano, e lei ti ha abbracciato. Glielo avrebbe strillato contro: non poté perché il dottor Strange li raggiunse sul portico dello studio. Lo sceriffo incrociò le dita mentalmente, augurandosi che portasse loro buone notizie.

«Allora, Stephen?» Erika pendeva dalle labbra del medico; aveva persino accettato il braccio che Loki le aveva posato sulla vita per sorreggerla, anche moralmente. Per la prima volta in vita sua il pensiero di perdere Rafflesia, ultimo affetto rimastole, l'aveva fatta sentire immensamente sola; considerò, allo stesso modo, che non fosse affatto sciocco desiderare accanto un amorevole compagno con cui formare una famiglia.

«Il taglio era profondo, ma netto, le ho dato dei punti. Ancora non vede bene, auguriamoci sia l'effetto temporaneo di una lieve commozione cerebrale. La terrò in osservazione almeno fino a domattina per accertarmi che non ci siano ulteriori conseguenze della caduta» il dottore abitava sopra lo studio e, per comodità, aveva una sala degenza al piano terra con alcuni letti per il ricovero dei pazienti «Erika, avrà bisogno di una camicia da notte e altri effetti personali; le abbiamo prestato un indumento pulito che avevamo qui, per permetterle di cambiarsi la camicia sporca di sangue dopo che la mia infermiera l'ha aiutata a lavarsi».

Un poco sollevata, la sorella si rammaricò «Avrei dovuto pensarci prima, dovrò tornare al ranch e rivenire in città».

«Erika, porterò io il necessario, non sarà un disturbo» Laufeyson si offrì, dando una pacca sulla spalla di Barton con la mano libera dalla stretta della Tyler piccola, che gli si era aggrappata, naufraga in un mare di incertezze.

«Se non vi offendete» Wanda, il cui negozio era posto di fronte allo studio e che si era prodigata in generi di conforto ai pistoleri in attesa, propose una soluzione pratica «Conosco la taglia di Rafflesia e le sue abitudini, prima di essere frequentatrice dell'emporio è un'amica. Sceglierò le cose indispensabili per la notte e la toeletta e gliele farò avere in capo a pochi minuti. Si tratta di un regalo, non dovrete pagarle» le sorelle Tyler erano ottime clienti e avevano convinto i sette mercenari a proteggere Rose Creek con l'utilizzo dei propri mezzi economici: ritenne che i suoi genitori non avrebbero avuto nulla in contrario, dato l'imprevisto e il difficile momento finanziario che stavano attraversando.

«Grazie mille, Wanda. Ci sdebiteremo. Posso vederla?».

«Ha bisogno di riposare, principalmente. E ha chiesto di incontrare lei, sceriffo, prima degli altri, anche di te, Erika» Strange fu molto chiaro, presagendo il peggio.

«Come sarebbe? Prima della sorella e di me, la sua migliore amica? Stephen, che storia è? Non puoi permetterlo!» Natasha inveì verso il medico, puntando l'indice contro il suo mento senza toccarlo, a diversi centimetri di distanza poiché lui era alto più di un metro e ottanta.

«Devo rispettare la volontà della paziente, Nat, per favore, non discutiamo» affrontare una donna impetuosa in abbigliamento nero particolarmente vistoso davanti al suo studio, quasi al termine della giornata di visite, era l'ultimo problema che si augurava di dover fronteggiare.

«Vai, Clint e salutala da parte di tutti noi» Bruce pose fine alla diatriba alla sua maniera e invitò il Falco che, nervoso, attraversò la sala d'attesa appresso al sollevato dottore.

«Amen» Stark aggiunse un tocco di religiosità all'epilogo della conversazione.

«Per di qua. Si trattenga il minimo indispensabile» Strange lo introdusse in una grande stanza di tre letti singoli, posizionati ai corrispondenti lati. Solo quello accanto alla finestra era occupato, proprio da Rafflesia.

Era stesa sotto una coperta leggera marrone che arrivava all'altezza del seno, a nascondere una camiciola candida e pulita, gli stivaletti erano collocati a terra. Sulla seggiola accanto al letto erano posati la giacca del pistolero, la camicia beige sporca di sangue, i calzoni, il bustino e l'intimo appartenenti a lei.

«Clint» sveglia, lo chiamò teneramente non appena lo vide, tendendogli la mano.

Incerto, si mosse a piccoli passi, osservando la fasciatura di tessuto garzato bianco che attraversava la testa e teneva bloccata la medicazione sulla tempia dove il dottore le aveva ricucito la ferita. Il colorito della donna era cinereo, eccezion fatta per le labbra di un intenso rosso ciliegia; stranamente, non sembrava arrabbiata.

«Scusami» le gambe cedettero e lo sceriffo si ritrovò in ginocchio accanto al letto a chiedere perdono, il cappello volato sul pavimento. L'aveva raggiunta senza il coraggio di prendere la mano che lei usò per arrivare dietro la sua nuca e tirarlo a sé «Te ne approfitti perché vedo ancora male, Falco, e non posso rimproverarti come si deve, lo meriteresti».

«Mi vergogno di come mi sono comportato; avrei dovuto fermarmi e parlare con te. Invece la gelosia e la sofferenza di vederti assieme a lui hanno offuscato la mia razionalità» non fece il nome del suo rivale e tentò di giustificarsi, spiegandole cosa avesse sentito in quel momento.

«Non c'è nulla fra me e Bruce, te lo giuro, Clint. Credimi, hai frainteso» sembrò quasi volersi difendere lei dall'accusa certamente presente nei suoi occhi, che ancora non riusciva a distinguere bene.

Stretto dal suo braccio piegato sul collo, cercò di non toccare la fasciatura. La fragranza dell'essenza di rosa superava l'odore dell'alcool della medicazione, e lo inebriò «Poteva accaderti di peggio e non me lo sarei mai perdonato» sorvolò sulla vicenda di Banner, cercando le pozze violette. Rafflesia era dolce e indifesa, aveva lasciato indietro l'indipendenza e la caparbietà per rivelarsi semplicemente una donna bisognosa di affetto. E fra tanti che le volevano bene e aspettavano fuori dalla porta di Strange lo aveva fatto chiamare per primo.

La mano femminile fra i capelli castani li accostò maggiormente «Sei più sciocco di ciò che credevo, pistolero famoso. Clint Barton, sei irascibile, irruento, spesso poco avvezzo alle regole e non c'è nulla di più comprensibile, vista la pressione a cui sei sottoposto. Il tuo essere fallibile ti rende molto umano. E anche per me gli istanti trascorsi assieme sono stati i più belli della mia vita, ho sentito ciò che mi hai detto mentre cavalcavamo».

Il respiro veloce, Clint abbassò il volto verso il basso. Studiò la sua bocca, timoroso di offenderla o affrettare i tempi. Lentamente, sfiorò il labbro superiore con il proprio. Un alito soave lo raggiunse.

Rafflesia aveva diviso l'arco gioioso per offrirglielo e lui non si tirò indietro. Lo imprigionò fra le sue labbra, assaporandolo, centellinando l'impeto del gesto, non la sua emozione.

Clint era premuroso, attento, il suo bacio carico di una passione che tratteneva a stento.

La bruna godette del loro contatto, gustando il busto maschile, muscoloso e guizzante attraverso la stoffa della camicia, legato al suo petto libero dal corsetto e dalla coperta, abbassata fino alla vita. Durante la medicazione, stesa sul lettino, aveva riflettuto sulla scena apparsa a un occhio esterno, discolpando il mercenario dal comportamento giustificabile. Probabilmente, se fosse accaduto al contrario, lei, ugualmente amareggiata, avrebbe agito in modo diverso; non poteva giurarlo e desiderava concentrare la sua attenzione sul loro essersi ritrovati.

Barton avrebbe voluto esplorare il paradiso del suo miele, dedicarsi ad adorarla con un bacio più focoso ma si frenò, lasciandole un lungo bacio a stampo, gradito e consolatorio per entrambi. Le forme femminili, la percezione della sfericità del seno, gli effluvi zuccherini lo avevano letteralmente ammaliato.

«Stringimi forte, non lasciarmi» lo implorò.

«Sì, signorina Tyler, non c'è bisogno che tu me lo chieda» tolto il cinturone che trovò posto sul comodino accanto alla brocca dell'acqua, si sistemò vicino a lei.

Rafflesia si era messa di fianco con la parte della testa sana sul cuscino.

Il Falco, i piedi negli stivali fuori dal letto, la sentì poggiare il viso sulla sua spalla.

«Ho sporcato la tua giacca con qualche goccia di sangue, la pulirò appena starò meglio. Per stanotte lasciala qui, prendi solo la stella» avrebbe indossato la casacca sopra la camiciola, come in precedenza, per avvolgersi della lana tessuta imbevuta del suo profumo.

Barton le massaggiò il collo con le dita intanto che le loro gambe si incrociavano con naturalezza, nonostante la nudità muliebre «Certo, tutto quello che vuoi».

«Perché eri venuto alla fattoria?» lo interpellò, incuriosita perché si era presentato a metà del pomeriggio, orario insolito per le sue visite.

L'uomo esitò qualche secondo, decidendo infine di essere completamente sincero «Oggi ho fatto stimare al banco dei pegni il tuo ciondolo con ametista».

«Non l'hai venduto, però; lo porti al collo» lo aveva notato e ci giocherellò con le dita.

«Ho dato a ciascuno dei ragazzi la propria parte, sulla base della valutazione del signor Scott».

«Perché?» ripeté la domanda, in un termine spesso abusato dai bambini esasperanti.

«Come perché? Perché mi dona, l'ha detto pure il sindaco Fury» scherzò, per ridiventare immediatamente serio «Per restituirtela, perché tornasse al posto che le spetta». La tolse dal proprio collo e, con attenzione alla bendatura, la infilò su quello della legittima proprietaria, sistemando la catenina sotto i capelli «L'amore è vasto e complesso, sfugge a qualsiasi definizione; per me è sempre stato un concetto difficile e astratto, invece da quando ci conosciamo ho compreso che avesse una sola sfumatura, il colore del nastro, dell'ametista e dei tuoi occhi, in cui mi perdo ogni volta che ti guardo» non osò sbilanciarsi sui propri sentimenti in maniera diretta, ritenendo di essere stato comunque esaustivo.

«Clint, grazie, soprattutto delle parole che mi hai detto» le braccia sul suo torace, la goccia di ametista nell'incavo dei seni, si turbò alla riconsegna inaspettata del monile di sua mamma. Il Falco aveva compreso cosa rappresentasse per lei e l'aveva stupita, con un gesto di incredibile sensibilità.

«Sei stupenda e sta meglio a te che a me, lo sapevo già» lo sfiorò con il dorso delle dita «In cambio vorrei qualcosa, però, se sei d'accordo anche tu. Ero venuto al ranch anche per un altro motivo» aveva un desiderio da esprimere e non si limitò, seguendo il proprio cuore che galoppava e il suggerimento del capitano.

«Dimmi, se posso» un sorriso aperto e sincero rappresentò una ricompensa sociale preziosa, che ne incoraggio l'ottimismo.

«Un tuo sì» sussurrò, trepidamente.

Rafflesia conosceva il contenuto della domanda che voleva porle, ciononostante glielo rubò «Devi essere più esplicito, spiegati meglio». Non ne avevano mai parlato in precedenza e lei non aveva tirato fuori l'argomento, perché desiderava che la proposta nascesse spontaneamente, inconsapevole che, viceversa, lo sceriffo non fosse a conoscenza dell'organizzazione dell'evento.

«Posso avere l'onore di farti da cavaliere al ballo d'autunno?» i vocaboli uscirono tutto d'un fiato, frettolosamente, per la paura di un rifiuto.

«Sceriffo, l'ho già promesso a un altro». Lui si irrigidì subito fra le sue braccia, e Rafflesia cercò di mantenersi seria. Con le dita gli sagomò il viso a occhi chiusi «Ha i capelli castani, gli occhi azzurri che saranno sicuramente virati al grigio, adesso, perché è arrabbiato, il sopracciglio sinistro alzato per l'incertezza della mia risposta». Ogni volta che citava una parte della sua faccia la accarezzava con la punta delle dita «Il naso a patata!».

«Non ho il naso a patata, signorina antipatica» capito il gioco Barton, lo borbottò.

«Ce l'hai, spiacente e lo adoro» strofinò la punta del proprio naso incurvato all'insù con il suo, ricevendo un bacio lì.

«È che tu sei tutta bella, molto più di me, sei perfetta, persino adesso che sei infortunata» ne constatò l'avvenenza oggettiva, mischiata al proprio sentimento.

«Oggi meno perfetta, ti vedo maluccio» commentò, schiuse le palpebre; Stephen le aveva detto che era un effetto reversibile dell'urto della commozione cerebrale, ma sarebbe stata serena solo nel momento in cui avesse messo bene a fuoco.

«La meno perfetta accetta l'invito? Ti avviso in anticipo: non sono avvezzo alle feste danzanti» Clint aveva una scarsa vita sociale e non sapeva ballare minimamente.

«Ti guiderò io. Non sarei andata al ballo con nessun altro. Quindi è un sì, sceriffo Barton» fu lei a posargli un bacino sul naso, puntando le prime tre dita della mano a mo' di pistola sul suo torace «Colpito».

«Mi fai felice».

«Tu a me» si accoccolò contro il suo petto, ascoltandolo raccontare quanto avvenuto fuori dallo studio medico.

Lo fece per distrarla, per evitare di parlare di Zemo o di Banner dopo il terribile pomeriggio «Nat era arrabbiata perché mi hai voluto vedere per primo. Si è esibita in una scenata col povero dottore che non sapeva più che pesci prendere» Barton percepì dall'arrendevolezza della muscolatura che la bruna avesse un estremo bisogno di dormire «Riposati, verrò domani mattina per offrirti la colazione».

Esausta, con una leggera emicrania pulsante sul lato del capo dove aveva riportato la ferita, lei crollò nelle braccia del pistolero, non riuscendo nemmeno a dargli la buonanotte come si era ripromessa.

Clint attese che il sonno divenisse più profondo, per potersi alzare liberamente senza svegliarla o disturbarla. La baciò sulla nuca e, staccata dal bavero la stella da sceriffo per agganciarla al gilet, la coprì con la sua giacca, accomiatandosi da lei a malincuore.

«Rafflesia si è addormentata, era stremata» informò Erika e Loki, gli unici presenti nella sala d'attesa oramai vuota dai pazienti e illuminata da una lampada a olio posta sulla scrivania della segretaria di Strange.

Il pistolero moro teneva ancora la mano della piccola Tyler fra le sue, con compostezza.

«Vorrei entrare almeno per vederla e lasciarle le cose portate da Wanda; non è riuscita nemmeno a cenare, poverina, né a indossare la camicia da notte» la sorella si introdusse in stanza in punta di piedi, recando una grande borsa di stoffa con gli oggetti provenienti dall'emporio Maximoff.

«A presidio di Rafflesia resterà un uomo di Fury, tutta la notte. Ce lo ha assicurato, voleva correre qui anche lui ma aveva un impegno inderogabile. Gli altri sono al saloon, se vuoi raggiungerli, io aspetterò Erika e la persona mandata da Nick» Laufeyson non si era alzato e si stava sistemando i capelli con le dita, più damerino di Stark.

«Spicciati, quando arriva, abbiamo molto di cui parlare» lo sceriffo lo rimarcò, dirigendosi ad ampi passi al locale di Romanoff.

All'entrata era appeso un ritratto in una cornice ovale dorata: raffigurava Sam Wilson, defunto marito di Natasha, un attraente ragazzo di colore nella divisa dell'esercito statunitense.

Inquietante era il termine giusto per descrivere il dipinto, secondo Clint, tanto sembrava vero. Gli occhi scuri e sferici del giovane del quadro avrebbero allontanato qualsiasi pretendente dalla rossa tutta pepe, soprattutto vista la sua sciagurata sorte.

«Falco, buonasera. Rafflesia come si sente?» Banner lo chiamò al tavolo affollato dove i colleghi stavano bevendo il rinomato whisky del bar.

Lo sceriffo notò fra loro la presenza di Wanda; Natasha si divideva fra i clienti per fare gli onori di un'ospitale padrona di casa. «Sta abbastanza bene, vedremo domani» rimase vago, sedendosi e accettando un bicchierino di liquore. Provò a rilassarsi, aveva una leggera cefalea e la muscolatura della schiena e delle gambe era assai tesa.

Romanoff aveva creato un locale raffinato e familiare, dove era impossibile non sentirsi a proprio agio. Attenta maniacalmente ai dettagli, aveva optato per un legno del mobilio e delle pareti di faggio chiaro, tende in tessuto broccato bordeaux ai finestroni rettangolari che davano sulla strada, lampadari di ferro battuto per candele bianche profumate di pino. Un pianoforte verticale era posizionato accanto al lungo bancone, dove un paio di baristi esperti servivano gli innumerevoli alcolici da bottiglie posate sulle mensole alle loro spalle. Le cameriere erano agghindate con un identico abito scollato rosso, senza maniche, arricchito di rouches bianche e stivaletti di capretto ai piedi. Lo stesso vestito di Romanoff, preferitolo in nero.

Barton non frequentava il saloon assiduamente quanto il suo vice, ma lo apprezzava per un bicchiere di qualità o un pasto gustoso ogni tanto «Raccontatemi cosa avete scoperto».

«Possiamo parlare liberamente, Wanda è un'amica e discreta» Barnes la guardò di sbieco inanellarsi i lunghi boccoli biondi con le dita e proseguì «Il proprietario del terreno lo ha recentemente affittato con regolare contratto a Brock Rumlow, sapete tutti chi sia».

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Frank Grillo è Brock Rumlow

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Era considerato il factotum di Zemo, suo primo luogotenente. Uomo imponente, alto quasi come Thor, ma con occhi neri e capelli scuri e tetri, si riconosceva per le ustioni sul volto deturpato che gli conferivano un'aria ripugnante e minacciosa.

«Secondo Fury, si è addirittura gettato nel fuoco per salvare la pellaccia del barone, in un incendio divampato in un albergo in cui alloggiavano insieme e di cui porta ancora addosso i segni. Gli è fedele e Zemo lo ha abbondantemente ricompensato».

«Talmente fedele, Buck, da uccidere un bambino: è l'esecutore materiale di un'incombenza svolta per un mandante malvagio» Barton postillò.

«Davanti a un'accusa formale, troverebbe con facilità un alibi falso grazie alle conoscenze e ai soldi dell'austriaco. Era talmente gradasso e strafottente mentre replicava alle nostre domande da avermi fatto saltare la mosca al naso. Gli piace affogarsi in acque alte! Affogherà davvero, gli spingerò la testa giù personalmente» ricevute risposte al limite della stupidità, Stark, mostrata la stella, lo aveva costretto a seguirli dalla villa del suo datore di lavoro al fienile e ad aprirne la porta. Lì aveva constatato la presenza del terreno argilloso rinvenuto sulla camicia di Johnny, comunque comune della zona da loro battuta a cavallo e prova troppo debole per un'imputazione «Beviamo il divin fuoco liquido di Natasha per dimenticare, è meglio».

«Zemo ha comunque un alibi vero, Falco, per il giorno della morte del bambino: purtroppo sono io» Romanoff ricordava perfettamente che si fosse piazzato al tavolo centrale del locale con alcuni dei suoi scagnozzi, restando fino all'ora di chiusura.

«Parli del diavolo e spuntano le corna» Loki, ascoltata l'ultima frase, mostrò i coltelli al barone che entrava nel saloon appena dietro lui e Erika.

«Che sfacciato a presentarsi pure stasera, non si vergogna di nulla» Wanda ondeggiò sulle punte degli stivali, quasi cadendo dalla seggiola alla sua vista.

«Buonasera, gentiluomini! So che l'adorabile signorina Tyler ha avuto un piccolo infortunio, portatele i miei saluti» uno dei suoi si premurò di aiutarlo a togliere il cappotto di pelliccia e di reggergli il cappello, un altro a impugnare la pistola senza estrarla.

«Lo faremo, grazie» Erika lo sibilò, fuori dai denti.

«L'avevo avvisata di stare attenta, non ha voluto ascoltarmi» Zemo ironizzò verso lo sceriffo in modo provocatorio, sedendosi a un tavolo ad alcuni metri da loro.

Barton portò una mano sul collo, per scaramanzia, cercando un ciondolo che non c'era più, quella goccia di ametista che gli aveva alleviato preoccupazioni e ansie per tutto il tempo in cui l'aveva indossata, la presenza materiale e tangibile del suo mondo di glicine.

«Gli taglio la gola, capo? Basta una tua parola e lo sgozzo qui, morirà dissanguato sul pavimento come un porco, con tutto il rispetto per gli animali, e la cuoca del saloon lo cucinerà con un limone in bocca» Laufeyson si esibì, giocoliere di pugnali intarsiati, lanciandoli in alto e riprendendoli. Voleva impressionare Erika e l'astio per un avversario tanto crudele era un'ottima motivazione.

«Siediti, cugino, abbiamo ordinato qualcosa da mangiare e dobbiamo terminare di parlare» Thor scosse la testa e il ciuffo biondo sulla fronte si scompigliò, intanto che spostava lui la seggiola per Erika. Si accorse con stupore che fosse compiaciuta della corte esplicita di Loki e dell'atteggiamento protettivo tenuto nei suoi confronti.

«Clint, hai notato qualcosa di particolare sul luogo dell'incidente?» Steve lo sperò.

Le unghie conficcate nei palmi delle mani per la rabbia che non poteva sfogare contro Zemo, ricordò brevemente l'accaduto «Avevo lanciato Quicksilver al galoppo, stava andando molto veloce. Comunque non ho visto nessuno; lungo la strada dove White Star si è imbizzarrita per lo sparo le siepi sono alte e fitte. Ho trovato segni di due persone e due cavalli, residui di tabacco da sigaro a terra dietro le fronde dove erano nascosti. E questi» dalla tasca del gilet estrasse la pallotta e il bossolo, passandoli proprio al capitano.

L'esperienza nell'esercito fu provvidenziale; rigirò il metallo fra le dita ed espresse la sua doppia sentenza per lui già nota «Falco, addirittura un bossolo? È di un modello Colt Peacemaker, come le pistole che usi tu! Sapete tutti, forse tranne le affascinanti signore, che è una pistola completamente rivoluzionata rispetto alle precedenti ad avancarica. Ha il tamburo scavato e non più piatto, il cane con il percussore a punta, l'asta espulsore e, soprattutto, presenta il caricamento a retrocarica: il tamburo è aperto in modo da contenere le cartucce inserite direttamente da dietro, aprendo uno sportellino a fianco del cane. Una volta scaricato il tamburo, per espellere i bossoli, lo si deve portare manualmente in linea con l'espulsore e tirare la molla di quest'ultimo per spingerlo all'esterno. Appositamente, ribadisco!».

«Quindi è stato lasciato con uno scopo preciso» persino Wanda lo intuì dalla narrazione di Steve.

«Il colpo era un ulteriore monito a Rafflesia, lei ha assoldato Clint e si frequentano; per questo chi ha sparato ha usato la sua stessa pistola. Falco, era un agguato che i sicari del barone avevano preparato da tempo. Avrebbero esploso il proiettile tra le zampe di White Star anche se la nostra cara amica fosse stata accompagnata da uno di noi o da Coulson; pure i nostri cavalli si sarebbero imbizzarriti e non avremmo fatto in tempo a reagire che gli sparatori si sarebbero dileguati fra le campagne. Aspettavano il momento giusto e il fatto che Rafflesia fosse sola li ha spronati. Ti invito a trasformare il senso di colpa in un sentimento più proficuo, per il tuo bene e il nostro» si era confrontato con i compagni e avevano stabilito un discorsetto per Barton, prima che arrivasse.

Loro annuirono e l'interessato mosse il capo in segno di assenso, chiudendo la questione più personale.

Rogers si concentrò nuovamente sull'arma «Purtroppo la Colt Peacemaker è una pistola molto diffusa e chi l'ha usata un vero asso, data la velocità della mustang, che non ha colpito».

«Cerchiamola, con discrezione, buttando un occhio in più alla cintura dei calzoni degli uomini di Zemo» Clint si interruppe per permettere a una delle cameriere di servirli.

«Ho provato ogni pietanza del menù, e ho scelto polpettone con patate» Tony era rimasto ospite della locanda dal suo arrivo «Falco, dobbiamo intensificare controlli e presidi. Il sindaco ha rimediato quattro collaboratori, sottolineando siano pochi ma buoni».

«Ieri Nick è passato all'emporio, uno sarà mio fratello Pietro, sceriffo» Wanda chiarì il primo nome, con orgoglio.

«Ci penso io» Natasha distribuì le porzioni dai grandi vassoi lasciati al centro della tavolata.

«Un ragazzino, di bene in meglio» Barton affondò la forchetta nella tenera carne. Non aveva fame, si sforzò.

«È molto motivato e spara bene, non lo sottovaluti» la sorella lo difese.

«Chi altri abbiamo?» Barnes voleva appurare i nomi degli uomini a disposizione.

«T'Challa, un ragazzo di colore, principe, un bel tipo» Stark interpellò Natasha e Wanda, schernendole «Era principe nella vita precedente, sul serio, pettegole?».

«Ha parlato il linguacciuto. Sì, la famiglia proviene dal Wakanda, un paese africano dove uomini, donne e bambini furono resi schiavi con la forza per essere condotti e venduti negli Stati Uniti. I suoi antenati erano i reali del loro stato e lui, per discendenza, è principe. Il suo soprannome è Pantera Nera» Romanoff non dovette descrivere ulteriormente il giovanotto dal fisico scattante e dalla pelle molto scura, poiché i pistoleri l'avevano già individuato per le vie di Rose Creek.

«Conosci gli ultimi due: il dottor Strange e il gestore del banco dei pegni, Everett Ross» Tony si riferì all'incontro per la valutazione del ciondolo di Rafflesia e lo rassicurò sull'avvenuta distribuzione dei centocinquanta dollari «Il capitano onesto ha provveduto a consegnare a ciascuno la parte spettante, a fronte delle stima dell'ametista, come gli avevi chiesto».

Loki ne aveva accennato a Erika nella sala d'attesa dello studio medico e poi lei aveva veduto la pietra violetta al collo della sorella. Nel sonno teneva fra le dita come da bambina stringeva la sua bambola, avvolta nella giacca nera dello sceriffo. «Hai restituito il gioiello a Rafflesia, Clint, te ne sono grata. Per lei è molto importante». Probabilmente, a causa di preconcetti, aveva giudicato male Barton, conquistato da Rafflesia in modo sincero. Anche troppo attratto, visto quanto accaduto a causa della sua fuga.

«Anch'io ti devo delle scuse» Natasha si allineò «Ho esagerato a darti del maiale, non lo meritavi ma non ti conoscevo affatto e ti sei presentato in modo oppositivo, devi riconoscerlo».

«Nat, dici sempre ogni piccolo pensiero che ti passa per la testa. Non sarebbe un difetto se riuscissi a essere più diplomatica, solo un pochino» Bruce osservò il sorriso sul volto di Clint, sicuro di chi lo stesse ispirando in quel preciso momento. In assenza del loro capo aveva dettagliato ai compagni cosa fosse capitato alla tenuta, non potendo fare a meno di sentirsi in colpa a propria volta per l'accaduto, nei confronti della donna che gli aveva rubato il sonno.

«Ha invitato Rafflesia al ballo, sceriffo Barton?» Maximoff aveva gli occhi a cuore, immaginando la coppia di innamorati «Lo previdi già, quando le vendetti il nastro per capelli color glicine, ho l'occhio lungo per un certo tipo di faccende, ma non mi azzarderei mai a sottrarle lo scettro di Occhio di Falco, beninteso».

«Ehm, sì, Wanda, ti confermo che andremo assieme; e a questo punto, dopo avermi messo in imbarazzo davanti a tutti i miei amici, puoi darmi del tu» rosso di vergogna per la scarsa riservatezza del proprio invito, sentì la voce malinconica di Banner, in cui non riconobbe alcuna sfumatura di falsità «Congratulazioni, Clint, sei un uomo fortunato».

Il Falco rifletté di come un sì potesse rappresentare la porta del paradiso per una persona e quella dell'inferno per un'altra.

«Anche tu, prete, sei fortunato. Potrai sentirmi suonare, alla faccia di chi ci vuole male!» Stark si diresse al pianoforte, col benestare di Natasha, e iniziò a strimpellare con maestria Shall we gather at the River, canzone dei pionieri spesso usata per l'accompagnamento nuziale, facendo l'occhiolino a Barton. Nelle orecchie gli giunsero le voci degli amici che lo avevano seguito in un brioso coro.

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Ritratto di Robert Downey Jr. for Samerry from Pinterest

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