«Chiamatemi Nick, signori» Nicholas Joseph Fury aveva accompagnato Clint e Tony al locale adibito a ufficio dello sceriffo.
Nella prima saletta cui si accedeva c'erano due scrivanie, e nel retro, a vista, quattro celle singole vuote e aperte, ognuna dotata di una branda. L'unico elemento estetico che ne rompeva la semplicità totale era una vecchia e consunta bandiera degli Stati Uniti, appesa accanto a uno dei tavoli, il Falco presunse quello del capo.
«È un albergo elegante con quattro suite! Farà concorrenza a Romanoff» Stark ne sottolineò lo squallore.
«Mi auguro le riempiate presto» il nero accennò alla vita di Rose Creek «Il villaggio che amministro è sempre stato caratterizzato dai rapporti pacifici fra i suoi abitanti. Mai un furto o una rissa da sedare. Le persone che si sono trasferite qui erano in cerca di un appezzamento di terreno o un lavoro per dare un futuro alle proprie famiglie, per costruirsi una professione o una carriera. Lo sceriffo era uno di noi e aveva ben poco di cui occuparsi. Fin quando non è giunto Zemo e le cose sono cambiate. Ha portato il male, con le sue velleità. Vuole la miniera ma di più un paese al suo servizio, dimostrare il suo finto potere attraverso la violenza e le angherie inflitte dai suoi uomini».
Barton posò la borsa su una delle brande con il baro che scuoteva la testa. Lui non avrebbe dormito lì! Meglio la proposta di Black Widow!
«E il bambino? Rafflesia ci ha accennato della sua morte».
«Falco, quando la signorina Tyler ha rifiutato di vendere la proprietà al barone, lui gliel'ha fatta pagare nel modo peggiore possibile. Indirettamente le ha inflitto un dolore immenso e un senso di colpa piuttosto gravoso, sperando che cedesse, a tutela della sorella e dei Coulson, i genitori del piccolo. Le ha dato un assaggio di ciò che potrebbe fare. Ma lei è una donna caparbia, ha reagito venendo a cercare te, la tua squadra di mercenari. Comunque lo sceriffo era già scappato da prima dell'omicidio del piccolo, aveva trovato un impiego in un'altra città; ho provato a indagare io sul delitto ma non ho trovato prove o testimoni disponibili. Nessuno ha visto nulla, il carro a cui Johnny era legato fu rubato in una tenuta vicina a quella delle sorelle Tyler, qualche giorno antecedente il dramma».
«Cercare di collegare l'omicidio del ragazzo a Zemo potrebbe essere una strada legale per iniziare a spaventarlo» Clint parve parlare più a sé stesso «cominceremo da lì. Sindaco, o se preferisci Nick, noi siamo sette e abbiamo il pelo sullo stomaco ma il numero degli scagnozzi del nostro nemico è più alto. Avremo bisogno di qualcuno che dia una mano almeno per piantonare strade, terreni, e altri eventuali obiettivi».
«I miei compaesani sono allevatori o contadini, non pistoleri. Qualcuno sa sparare perché appassionato di caccia, nulla più. Farò quel che posso per rimediarli. Anche voi avete problemi col colore della pelle?» essere sindaco in una cittadina del profondo sud a quattordici anni dall'abolizione della schiavitù era molto complesso. Ma Nicholas era nato leader, e nessuna catena gli aveva impedito di vivere da uomo libero e di affermarsi nella professione di calzolaio. Non si sarebbe piegato nemmeno davanti al barone, le cui tendenze razziste erano chiaramente manifeste.
«Ovviamente no. Nero è bello, Vedova compresa. Mi fai compagnia al saloon dell'affascinante Natasha? Ne ha parlato talmente tanto a lungo che mi ha rotto i timpani e voglio vedere la decantata meraviglia» Tony invitò Fury, dando per scontato che Clint lo avrebbe seguito.
«Certo, il whisky servito da Nat è il migliore dello stato» venivano in molti per degustarlo anche dai paesi vicini.
«Io passo, preferisco sgranchirmi le gambe con una passeggiata. Fammi recapitare qualcosa da mettere sotto i denti, Tony» Barton privilegiò un giro in città. Aveva voglia di stare solo coi propri pensieri e avrebbe approfittato dell'occasione per studiare la planimetria del villaggio.
«Ci vediamo più tardi, verrò a darti il cambio. E scordati che dorma in una cella» il giocatore d'azzardo dai metodi non convenzionali, furbo e di mano lesta, era famoso per i trucchetti e gli inganni con cui aveva raggirato un certo numero di avversari su e giù per il paese, facendola sempre franca. Temeva le sbarre più di una pallottola. Prese la borsa, con l'intenzione di alloggiare alla locanda.
«Attenzione a cosa Romanoff ti verserà nel bicchiere, allora» il Falco uscì con loro, scegliendo la direzione opposta.
Un paio di ceffi gli si misero alle calcagna, a una ventina di passi. Uomini di Zemo, ritenne, che avevano ricevuto dal loro capo l'ordine di pedinarlo e di riferirgli dei movimenti suoi e dei sei altri pistoleri appena arrivati. Assunse la posizione più eretta possibile, col cappello in testa e il petto in fuori a mostrare la stella da sceriffo e salutò ogni persona incrociata sul suo cammino.
Non seppe perché, al termine della lunga passeggiata, le gambe lo avessero condotto nell'emporio ancora aperto, finché, curiosando nel reparto femminile di cappellini e stoffe vide dei rocchetti di nastri per capelli posati su una mensola. Ce n'erano di una varietà incredibile di colori, in lucido raso di ottima qualità.
Per il resto era una bottega che vendeva ogni cosa acquistabile, con un ampio bancone in legno in cui venivano tagliati i tessuti e pesati i prodotti più disparati, comprese le caramelle per i bambini allineate in enormi barattoli di vetro, che i genitori compravano ai figli nelle occasioni speciali, e che i piccoli acquistavano per conto proprio dopo la messa o la scuola con pochi spiccioli avuti in regalo.
«Cerca qualcosa di particolare? Posso aiutarla?» una commessa dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri chiari e acquosi, lo domandò al forestiero di cui tutti parlavano «È il nuovo sceriffo, vero? Sono Wanda Maximoff, il negozio è della mia famiglia» faceva la commessa lì a tempo pieno, col fratello Pietro.
«Sono il nuovo sceriffo, sì, Clint Barton. Vorrei un nastro per capelli! Quello» ne indicò con decisione uno color glicine, che spiccava fra i rocchetti, senza nemmeno chiederle il prezzo.
«È un omaggio per la sua fidanzata?» la commessa del negozio conosceva gli affari dell'intero villaggio attraverso chiacchiere e acquisti: taglie di capi d'abbigliamento, medicine utilizzate, gusti alimentari, possibilità economiche. Ma Wanda era una ragazza romantica, le interessavano solo i pettegolezzi amorosi. E sapeva chi aveva assoldato il mercenario!
Barton ebbe l'impulso di girare i tacchi ma il desiderio di comprare il nastro fu più forte dell'invadenza di Maximoff «È un regalo. Può incartarlo, per favore?».
Wanda prese la fettuccia dal rocchetto, e tagliatala a misura, la arrotolò su sé stessa prima di avvolgerla in un quadratino di sottile carta rosa chiaro. Vi applicò un fiocchetto e la passò al pistolero «Dieci centesimi. C'è solo una donna nel raggio di molte miglia a cui si addica indossare un nastro di questo colore e non è venuta, recentemente. Farà un figurone, sceriffo, perché è un pezzo arrivato da pochi giorni e non lo ha ancora visto» si riferì a Rafflesia, senza farne il nome apertamente.
«Buonasera, Wanda» pagato, infilò il pacchetto nella tasca della giacca, con il rammarico che l'indumento stesse perdendo l'odore della signorina Tyler. Era il primo regalo che comprava per una donna da tanto, tantissimo tempo. Si chiese perché l'avesse fatto, se fosse l'inizio di un corteggiamento galante e formale a una ragazza nubile o un semplice ringraziamento per una nuova amica, un pensiero innocente. L'immagine dei capelli corvini intrecciati sulla nuca col nastro del colore degli occhi di Rafflesia, aperti a ventaglio su un talamo matrimoniale su cui giacevano insieme, lo lacerò. L'inconscio era stato più forte della volontà, la riflessione non casta.
Ritornò sui suoi passi verso l'ufficio, notando White Star e Quicksilver legati alla staccionata dell'entrata e la porta aperta. La scia di profumo alla rosa lo condusse all'interno, certo di chi vi avrebbe trovato.
«Ciao, Clint» in un vestito in cotone calicò a collo alto e maniche lunghe, a minuscoli fiorellini lillà su fondo écru, proprio Rafflesia stava poggiando un cestino da picnic in vimini sulla sua scrivania.
Di forma squadrata, senza coperchio e con due pratici manici, era foderato di un tessuto a quadretti rossi e bianchi; dalla sommità spiccava una bottiglia di vino rosso, il resto del contenuto era coperto da un tovagliolo bianco «Ti ho portato la cena cucinata da mia sorella Erika, non sapevo se avessi mangiato alla locanda».
«L'ho accompagnata su Quicksilver, che resterà qui con te, Falco. Credevamo non ci fossi e stavamo per andarcene. Visto che ti abbiamo trovato, approfitto per un salto al saloon a vedere come se la passa Tony» Bruce spiegò in modo conciso e preciso le loro intenzioni, cosicché Barton non potesse opporsi.
Banner si era dato una ripulita, l'abito scuro col gilet gli calzava a pennello e faceva un'ottima figura, considerò il nuovo sceriffo. L'idea di trascorrere del tempo da solo con Rafflesia gli fece perdonare il sotterfugio evidente che avevano escogitato perché non si inquietasse. E il suo vice aveva scordato di fargli recapitare la cena, preso dalle carte e dal whisky. Tolse il cappello deponendolo sul letto accanto alla borsa «Grazie, Bruce, avverti Stark che deve fare la ronda del villaggio prima della sua ultima notte di vita».
«Ci vediamo più tardi; non troppo tardi, signorina Tyler. Clint, ti leccherai i baffi, Erika è brava ai fornelli come Tony a poker» li lasciò, con un sospiro rimasto a metà del petto, invidiando il pistolero.
In tono vagamente acido quest'ultimo si informò «Avete fatto amicizia, tu e il prete? Mi sbaglio?».
«Bruce è un uomo speciale, che fosse un sacerdote nella sua vita precedente è un valore aggiunto» durante il pasto serale e nel tragitto avevano chiacchierato ancora e si era confermato una persona mite e intelligente.
La bruna tolse il tovagliolo dal cestino di vimini e apparecchiò per Clint sulla scrivania, usando il quadrato di stoffa come tovaglietta.
Stoviglie di ceramica e posate di metallo, un bicchiere per il vino e servì il pasto lodato da Banner: spezzatino di vitello con patate accompagnato da frittelle di mais di forma rotonda «Siediti, per favore e mangia. La carne è una specialità di mia sorella; la polpa tagliata a dadini viene sottoposta a una lunga cottura e assorbe gli aromi del pomodoro e delle spezie del nostro orto. Meno male che lo aveva già preparato e cucina per un esercito, abbondando nelle quantità. A casa Loki e Thor hanno bisticciato per l'ultima porzione».
Aveva un ottimo aspetto e il Falco si accomodò dopo aver accostato al tavolino la seconda seggiola, mentre lei gli versava il vino «Chi ha vinto?». Lo immaginava, attese la risposta.
«Hanno discusso sulla prova da affrontare per stabilire chi fosse il vincitore, alla fine hanno optato per un tiro al bersaglio con la pistola. Ha trionfato Thor» Loki aveva sbagliato clamorosamente, e Rafflesia ne aveva intuito il motivo che tenne per sé.
«E poi il biondo ha diviso la carne col cugino. Ottima, fai i complimenti a tua sorella» il vitello si scioglieva in bocca, la carne risultava morbida e saporita, gli aromi e i condimenti bene amalgamati ma distinguibili «Thor è buono di cuore, un gigante di animo nobile».
«Concordo» lo osservò mangiare seduta accanto a lui. I bottoni del suo abito erano slacciati fino all'inizio del decolleté, in un atteggiamento più informale della cena della sera precedente. Ciononostante parlare con Clint la metteva in soggezione, si sentiva sempre sotto esame.
«Perché sei venuta? Uno dei ragazzi avrebbe dovuto riportarmi il cavallo e ti avevo pregato di restare al ranch. Mi sfugge cosa non sia stato chiaro delle mie parole» la riprese, interrompendosi per un sorso di vino. Era arrossita perché l'aveva colta in fallo, se ne dispiacque.
«Sono una donna indipendente, per quanto si possa esserlo nel nostro secolo senza destare scalpore o scandalo, ma le mie attività, seppur stanziali, necessitano che possa muovermi dalla tenuta. Non a mio piacimento, non si tratta di scampagnate, ma di lavoro» l'acquisto di sementi e concimi, la vendita del mais, la cura dei cavalli comportavano che si allontanasse dal ranch quasi ogni giorno «Non posso essere vincolata a uno dei tuoi pistoleri per recarmi in città o dovunque debba andare».
«Cosa suggerisci? Che ti metta un bersaglio in testa e ti lasci galoppare da sola con White Star in lungo e in largo?» non vedeva soluzioni diverse da un rallentamento della sua operosità. Terminò con calma lo spezzatino, alternando bocconi di vitello alle deliziose frittelle di mais.
Rafflesia aveva serrato la mascella, e stretto le mani sull'esterno della seduta di paglia. La fronte corrugata, era rimasta in silenzio.
Barton temette stesse per sbottare dalla rabbia e prevenne il problema «Quando le cose non vanno come dice lei, diventa un'altra persona, signorina Tyler, è più testarda di un mulo, vero?».
«Me lo diceva sempre mio padre, Clint e me lo ripete il sindaco Fury» cercò di rilassarsi: opporsi al nuovo sceriffo che aveva assoldato per tutelare la sua comunità non era una trovata brillante «E affermato da lui è un complimento. Quando era ancora schiavo, in una piantagione del paese, fu fra i primi ad accorrere per aiutare i genitori di una bambina caduta in un pozzo».
«Erano i tuoi genitori?» capì che la storia era personale, che riguardava lei e la sua famiglia.
«Ero io quella ragazzina, avevo cinque anni. Mi piaceva andare in giro, e mi allontanai troppo nonostante gli ammonimenti di papà. Il chiusino del pozzo era rotto, mi affacciai per guardare e caddi nell'acqua a molti metri di profondità dal terreno. Avevo un braccio rotto e non riuscivo ad aggrapparmi alla corda che pensarono di passarmi. L'alternativa era calarsi nel pozzo. Nessuno voleva scendere o credeva di riuscire, era davvero stretto e un uomo normale si sarebbe calato con difficoltà, mettendo a repentaglio la propria salute e la propria vita. Una persona insistette per farlo... nonostante la mole, l'altezza e la muscolatura, Nick provò. Lasciò pelle e sangue sui mattoni del pozzo, ma mi portò in superficie sana e salva. Devo la vita a Nicholas Joseph Fury» lo spiegò in tono solenne, ricordando l'episodio che l'aveva unita al sindaco.
«I tuoi gli saranno stati riconoscenti».
«Molto, sono diventati amici, mia madre lo ospitò a casa nostra per curare le sue ferite. Il coraggio di Nick è una forza invisibile che lo lega alla nostra comunità. La stima di cui ha sempre goduto è meritata e gli ha permesso di superare i pregiudizi verso i negri, radicati nel nostro profondo sud» concluse.
«La colpa della caduta nel pozzo è stata tua. Sant'uomo, tuo padre, con una figlia come te, una vera monella» Barton stemperò la serietà del discorso.
Lei lo seguì, con spirito «Smettila di prendermi in giro, in caso contrario non avrai il dolce; niente dolce ai bambini cattivi, è la regola».
«Non sono più un bambino da decenni. Mi trovi cattivo? Ora lo vedrai, il cattivo!» ingrugnì il viso in una smorfia, mettendosi a braccia conserte.
«Solo un pochino. Spaventi tutti col tuo cipiglio burbero e la tua fama. E, Clint, le tue due mogli non aiutano» indicò le sue pistole, compagne di vita.
Sbottò a ridere come un pazzo alla sua battuta e si coprì la bocca con il tovagliolo «Le sto lasciando».
«Davvero? Perché?» stette al gioco.
«Ho conosciuto un'altra» ribatté, fissandola negli occhi violetti. Era chiaro si riferisse a lei. Si sporse per sfiorarle il viso. Le dita sulla tempia scesero lentamente fino allo zigomo, superarono la guancia a sagomare il profilo del mento, nel silenzio statico calato nella stanza. La cute femminile era compatta e serica, morbidissima.
I colpi ritmati delle folte ciglia scure scandivano i battiti del cuore di entrambi.
Il loro mondo da bianco e nero si era dipinto di innumerevoli colori, Clint pensò immediatamente al glicine di una siepe immersa in un caldo tramonto californiano.
«Posso avere il dolce, signorina Tyler? Prometto che sarò buono» lo pronuncio con l'inflessione della voce stridula caratteristica proprio di un bambino.
«Sì, direi che lo hai meritato, piccolo Clint» ne avrebbe volute cento, di quelle carezze, Rafflesia; il pudore le impedì di chiederle o di aprirsi a una corrispondenza fisica. Servì il budino di pane e frutti rossi direttamente nella ciotolina in cui Erika lo aveva cotto. Accompagnato da una panna montata zuccherata posta in un contenitore a parte, era uno dei cavalli di battaglia della sorella «È un pudding di derivazione anglosassone, la ricetta è stata modificata leggermente da Erika che usa le more raccolte da noi nella zona durante il periodo estivo» pose la crema di latte sulla crosticina del dolce e lo informò mentre prendeva la prima cucchiaiata.
Il Falco trasecolò; il dessert era un assaggio di paradiso sulla terra, la tentazione per i peccatori dello zucchero «È squisito».
«Ti ho portato anche dei biscotti» aveva avvolto una decina di cookies rotondi alle noci e miele in un altro tovagliolo; era un alimento che si conservava più a lungo e avrebbe potuto mangiarlo i giorni successivi.
«Grazie per la cena» Barton udì il nitrito acuto di Quicksilver e, interessato, si alzò per guardare dalla finestra cosa facesse.
«Che combina?» Rafflesia lo aveva raggiunto, ponendosi un metro indietro.
«Meglio che tu non lo sappia» i due mustang amoreggiavano in modo sfacciato, si girò in dubbio toccandosi il mento «Sei certa che non sia già il periodo della monta?». Sapeva che i cavalli tendessero ad accoppiarsi in primavera inoltrata ma forse gli era sfuggita qualche nozione di zoologia.
«Clint» lei ridacchiò «si dice che i cavalli siano più focosi in alcuni momenti dell'anno ma sono come le persone, possono fare l'amore sempre. Accoppiarsi, scusa» usò il termine giusto, stavolta senza arrossire.
«Fare l'amore mi piace di più» la frase suonò ambigua. I fiorellini violetti dell'abito femminile ricordarono il pacchetto che aveva in tasca. Lo strinse nel palmo della mano, molto sudato, e glielo passò «Dovevo prendere delle cose all'emporio, ho visto questo e ho pensato a te. È troppo tempo che non compero un dono per una donna, ce l'ho messa tutta, spero ti piaccia».
Rafflesia fece un passo verso di lui, prendendolo «Sono sicura di sì. So tutto, Falco, dello spiacevole episodio che ti ha coinvolto, non preoccuparti» facendo intendere che conoscesse la vicenda della truffa subita, si dedicò a scartare il regalo. Un fiocco di seta viola comparve nella carta da regalo. Era la classica fettuccia venduta al negozio della famiglia Maximoff ma di un colore mai visto prima. L'emozione sconvolgente fece scivolare il pacchetto a terra, la mora riuscì a tenere stretto nel pugno solo il nastro.
«Grazie, Clint, è bellissimo» alzandosi sulle punte dei piedi, si mosse, impulsiva, per lasciargli un bacio leggero sulla guancia sinistra, nel punto esatto a metà strada tra l'orecchio e la bocca.
Le labbra vellutate sfiorarono la rasatura del mattino, in un attimo di sublime armonia.
Il Falco evitò mosse sconvenienti e tenne le mani al loro posto, quando in realtà avrebbe voluto abbracciarla e stringerla al petto. Si limitò a lusingarla, almeno con le parole «E' per una donna bellissima, ciò che sei tu».
La mora si allontanò con pacatezza e gli passò il nastro «Vuoi aiutarmi a metterlo?».
«Non saprei da che parte iniziare, meglio lo faccia tu».
«Posizionalo come più ti piace, non è difficile» lo esortò e lui aprì la stoffa con entrambe le mani, la fece passare sotto il manto dei capelli che la ragazza sollevò per agevolarlo e lo appoggiò sulla nuca, a qualche centimetro dalla fronte, dove unì i due lembi in un semplice fiocco laterale. Come nell'immagine sognata di lei con i capelli sul letto che gli si era materializzata nella mente al momento dell'acquisto.
Era bella da togliere ogni fiato e ogni pezzo di razionalità rimasta davanti alle sue grazie e agli occhi d'ametista fuggì via assieme al suo respiro.
«Sei stato in grado...» non le permise di finire la frase che l'attirò a sé. Non in modo repentino, ma con le dita posate sul suo fianco.
Rafflesia appoggiò le manine sul suo torace e la testa di tre quarti all'altezza della spalla, sull'amata giacca che lisciò sul bavero, sopra la stella.
L'altra mano maschile raggiunse la compagna per tenerla più vicina possibile senza imbarazzarla o costringerla, sopra le fossette di Venere.
Le labbra della ragazza erano i lati di una visciola matura, succulenta, armoniosa.
I sospiri divennero leggeri come voli di piume, nell'aria rarefatta del minuscolo ufficio.
Nessuno dei due proferì una sillaba, restarono a fissarsi in quella posizione, persi l'uno negli occhi dell'altra.
Finché Rafflesia pronunciò una frase che era solita ripeterle sua mamma «La vita è una sola, Clint, bisogna affrontarla col cuore tenero ma con robusti artigli per farsi largo in mezzo ai rovi. Il tuo cuore si è indurito per la cattiveria altrui, perché ti hanno fatto del male. Io no, non te ne farò mai, te lo giuro». Percepì la bocca di Barton sulla fronte, dove in precedenza era partita la sua carezza, ferma, familiare e sconosciuta nello stesso tempo.
«Lo so, signorina Tyler». Si era fidato dopo un lunghissimo periodo di clausura mentale e fisica, della creatura dolce, idealista e volitiva, il vero motivo per cui aveva accettato l'incarico; il passato era un lontano ricordo, contava solo il presente e, sperò, il futuro. Contava soltanto Rafflesia.
Aveva sempre pensato che la perfezione di per sé fosse un'utopia: credette nell'esistenza di momenti perfetti, perché quello che stava vivendo con lei lo era.
L'arco finalmente lieto scese sul sopracciglio e avrebbe continuato la sua strada, se non avesse avvertito dei passi in avvicinamento, col suo orecchio sopraffino «C'è qualcuno, restami accanto» estrasse la pistola dalla fondina sinistra e si mise in posizione, mirando verso la porta d'ingresso, e, al contempo, coprendo Rafflesia col braccio destro. Non aveva scordato le figure degli uomini del barone che lo seguivano per la città.
«Disturbo? Buonasera, signorina Tyler, sceriffo» toccandosi il cappello a bombetta, Helmut Zemo entrò senza bussare, seguito da due scagnozzi.
Barton riconobbe gli elementi del gruppo che gli aveva dato il benvenuto all'arrivo a Rose Creek.
«Sono Helmut Zemo, avevo piacere di presentarmi» un paio di occhiali dalla montatura rotonda in oro velavano gli infidi occhietti castani. Un cappotto di lana sottile e pregiata alla moda d'oltreoceano il cui collo era arricchito da una pelliccia superflua per il clima della California e un abito tre pezzi ugualmente raffinato palesavano la sua ricchezza manifestamente ostentata. «È sempre così ospitale, Occhio di Falco?» l'austriaco si riferì alla pistola che Clint non aveva abbassato. Continuava a tenere il braccio destro su Rafflesia, percependone l'agitazione.
«La sua presenza non è gradita qui, la prego di uscire» Barton rispose in modo asciutto ma il suo antagonista non si fece spaventare e camminò verso la coppia, dal lato di Rafflesia «Non torcerò un capello alla nostra signorina Tyler, ho bisogno della firma sua e della sorellina sul contratto di vendita del ranch».
Osservò il pacchetto regalo dell'emporio, caduto a terra, intuendo la provenienza del nastro lilla «Ottima scelta, sceriffo». Era giunto davanti alla mora e cercò di tastare il fiocco sulla sua nuca.
Lei, schifata, indietreggiò con un sussulto.
«Non si azzardi a toccarla, o le pianto un pallottola in testa» alla sfrontatezza dell'uomo borioso, lo sceriffo oppose una minaccia concreta, armando il cane della pistola. Tuttavia non poteva sparargli solo per un tentativo di carezza, la difesa doveva essere proporzionata all'offesa, non alla maleducazione o alla sfrontatezza.
I due accompagnatori reagirono, immediatamente, esibendo i propri revolver e mirando a Clint.
«Ragazzi, la festa la facciamo da voi? Non mi avete invitato? Sono uno che si offende con facilità, dovresti saperlo, Falco» la canna della pistola dall'impugnatura d'avorio di Tony spuntò nel buio del crepuscolo di Rose Creek. Lui aveva meno da conto il codice penale.
La corporatura massiccia di Banner, appaiato al baro, nell'abito nero, mimetizzava la sua carabina, le cui canne grigio metallizzato erano indirizzate alla testa di Zemo.
«La festa non è nemmeno cominciata, signor Stark. Ero passato per un saluto che non è stato gradito, evidentemente, toglierò il disturbo» con lo sguardo ordinò alle sue guardie del corpo di non reagire «Buonasera, signorina, a presto, e si riguardi; gli incidenti accadono frequentemente dalle sue parti e farei la maggiore attenzione possibile, fossi in lei» si fece largo fra i quattro che occupavano la porta per dileguarsi sul suo calesse, lasciando indietro una minaccia tutt'altro che velata.
«Siete a posto?» Bruce vide Clint riporre la pistola, raccogliere la carta strappata di un pacchetto regalo e abbracciare Rafflesia che tremava come una foglia.
«Vedi che ho ragione io? Devi muoverti solo accompagnata da uno di noi, te ne prego. Se ti accadesse qualcosa di brutto non potrei perdonarmelo, è la ragione per cui siamo venuti» la sostenne, confermando al suo solo orecchio la necessità che non andasse in giro da sola.
«Clint, Phil Coulson, dipendente della fattoria, se la cava con la pistola e i riflessi, a quanto abbiamo visto. Potrebbe alternarsi con noi se Rafflesia o Erika dovessero aver bisogno di lasciare il ranch» Banner si intromise, certo della frase pronunciata dal suo capo, preso dalla medesima preoccupazione. La bruna aveva i capelli legati da un nastro violetto, e Barton si era affrettato troppo celermente a prendere da terra la carta per riporla in tasca. Le stava donando il nastro di seta quando era arrivato Zemo, era indubitabile.
«Hai capito, signorina Tyler?» il Falco la cinse con le mani sulle braccia per guardarla negli occhi. Doveva concentrarsi sul lavoro ed essere tranquillo che lei fosse al sicuro.
Rafflesia annuì «Sarà meglio rientrare». Sistemò le stoviglie sporche nel cestino, il tovagliolo coi biscotti restò sulla scrivania.
«Ci vediamo domani» Stark uscì fuori dall'ufficio con Barton, per vederla salire su White Star. Dietro di lei montò il prete, che, da quella posizione e con le mani libere sull'arma, avrebbe potuto sparare con più facilità nel caso di spiacevoli incontri.
La bruna incastrò il cestino sul gomito sinistro, incitando la mustang «Puledrina, saluta il tuo fidanzato. Ti prometto che domani potrete rivedervi, se il nostro nuovo sceriffo lo permetterà». Con le ametiste brillanti nell'oscurità implorò Clint di un piccolo aiuto e lui accarezzò la schiena di Quicksilver «Fai il bravo, ragazzo, ogni promessa è debito!».
Come avessero capito, i cavalli non opposero resistenza alla doverosa separazione.
Il Falco osservò il manto di capelli scuri ornati dal nastro di seta lilla scomparire dietro una nuvola di polvere.
La mustang nera con una stella fatata sulla fronte portava via un pezzo di sé, di loro.
Augurandosi che domani arrivasse in fretta, si toccò la guancia sinistra con le dita, nel punto esatto a metà strada tra l'orecchio e la bocca, nel nuovo mondo di cui aveva appena scoperto l'esistenza: un mondo color glicine.
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