Capitolo 5 Il nuovo sceriffo


«Il calesse trainato dal cavallo del prete arriverà a Rose Creek dopodomani, dovremmo separarci nel tragitto» Tony si lamentò, velocizzata la preparazione di Bruce e dei due ex soldati, cui aveva scartato quasi ogni oggetto predisposto per la trasferta.

Aveva ragione Clint: Bucky e Steve tenevano l'artiglieria pesante sotto le uniformi tarlate. Appassionati della stessa casa produttrice di armi, si differenziavano nelle preferenze; Barnes era un asso nell'utilizzo del proprio fucile, un Remington Rolling Block a retrocarica, Rogers più avvezzo alle pistole, nello specifico due lucenti Rolling Block, pulite quotidianamente e con cui aveva continuato ad allenarsi fuori dalla Chiesa con l'amico del cuore.

«Il prete ha un fucile Sharps, roba da matti» il Falco spiegò a Rafflesia «questi fucili erano conosciuti anche come Beecher's Bibles, le Bibbie di Beecher. Era un predicatore che, durante la Guerra Civile, fece arrivare alle milizie nordiste non ufficiali delle casse piene di fucili Sharps; sulle casse c'era la scritta Beecher's Bibles».

«Debbo scusarmi con Steve, sono stata particolarmente aggressiva e non lo meritava» si era rammaricata di averlo apostrofato e di aver emesso un giudizio lapidario, pur non conoscendolo, poi smentito dalla decisione di aggregarsi al loro gruppo.

«Le tue parole lo hanno scosso. Non credo tu abbia bisogno di scusarti, non è il tipo che si offende. Perché non mi hai detto prima del bambino e della scadenza del mese data da Zemo?» si erano spostati a parlare fitto fitto, soltanto loro due, e le chiese spiegazioni sulla volontaria omissione.

«Perdonami. Volevo che accettassi, solo perché credevi di poter riuscire nell'incarico non per misericordia o spirito caritatevole o per me. È ancora così, vero?» alzò il viso per guardarlo negli occhi e cercare di capire cosa pensasse.

Lui percepì un battito perso nel petto a tanta fiducia riposta nel suo gruppo e si augurò di meritarla «Perdonata. Sì, siamo bravi, che credi?» le rimise dietro l'orecchio una ciocca ribelle sfuggita per il vento che si era alzato per poi rispondere a Stark. La visione di White Star e Quicksilver assieme lo aveva ispirato alla risoluzione dei suoi dubbi sulla traversata, gli stessi legittimi di Tony «Bucky monterà il ronzino di Bruce, Steve il cavallo di Nat, che detesta galoppare, Quicksilver trascinerà il calesse, che guiderai tu, Banner, con le due signorine. Rafflesia, posso montare la tua puledra?».

Era molto possessiva nei confronti della sua stella, ma non avrebbe potuto trovare un cavaliere migliore di Barton e acconsentì «Sì, che hai in mente?».

«Lo vedrai» le fece un sorriso enigmatico e amabile, segno che si stava sciogliendo dalla propria rigidità.

«Sei sicuro, Clint? Quicksilver è uno stallone, non un somaro da traino» Rafflesia temette che il meraviglioso animale potesse risentirne.

«Si tratta di un solo giorno e sarà più utile così» le confermò la propria decisione con un pratico piglio.

Impiegarono una decina di minuti a smontare e risistemare selle, finimenti e, infine, il calessino; era dotato di quattro ruote anziché due, una panca imbottita per il guidatore e prevedeva dei posti per i passeggeri collocati su una piattaforma quadrata, trasversali rispetto alla marcia, con sedute una di fronte all'altra.

Quando la bruna si accomodò nel retro del mezzo e Banner mosse il carro, capì le intenzioni di Barton.

Aveva lanciato White Star al galoppo e, immediatamente, Quicksilver, con uno strappo, aveva cercato di raggiungerla, aumentando l'andatura. Lei si resse al sedile, con una risatina.

«Il mustang del Falco è innamorato della tua cavalla, arriveremo prima degli altri» Bruce sottolineò l'ovvio.

«È grazie a questo amore che siamo qui, non facevo Barton tanto romantico» Natasha gli accennò dell'accordo che prevedeva l'accoppiamento dei due animali.

«Avete fatto breccia nella corazza del nostro pistolero, da tempo non lo vedevo motivato, ed è un bene. Sta guarendo» gli era sembrato meno rancoroso del solito, e la motivazione non poteva che essere la donna seduta dietro di lui. Se ne rallegrò per l'amico e dispiacque per sé, stupidamente, data l'evidente affinità fra i due. Rafflesia lo aveva colpito, per la bellezza esteriore e per le qualità intrinseche, era una perla rara nell'universo femminile.

«È malato? Di che?» Romanoff non comprese il senso dell'affermazione.

«Non si tratta di un male fisico» ritenne di parlare liberamente; non era un pettegolezzo ma un fatto davvero accaduto «Negli anni della gioventù conobbe una ragazza e non fu un incontro favorevole».

Rafflesia ascoltava con attenzione, lo sguardo fisso sul mercenario. Si chiese se i comportamenti e il blocco palpabile che l'avventuriero aveva nei suoi confronti avrebbero trovato una spiegazione logica.

«Lei non era sincera, finse un amore che non provava. Clint, all'epoca, era già un pistolero famoso e con un certo patrimonio acquisito. A seguito del ritorno da un incarico molto remunerativo, la ragazza insistette per dormire assieme pure se non erano sposati. La mattina dopo il Falco si svegliò rintronato e con la testa pesante. Era stato drogato e derubato di ogni cosa che possedeva, dal cavallo alle pistole agli abiti. Rimase solo con la biancheria che aveva indosso» la cassaforte che aveva in casa era stata aperta perché la ragazza gli aveva estorto la combinazione: non lo raccontò per rispetto dell'amico, fattosi fregare come un pollo.

«Gli ha sottratto la dignità più dei beni materiali» bisbigliò la mora «aveva abbassato la guardia con quella donna che, invece, l'aveva ingannato. Era una professionista, Bruce?» molte persone vivevano di sotterfugi e imbrogli anche nella terra promessa del nuovo west.

«Sì, aveva diversi talenti, a quanto ci raccontò Stark, che era presente e l'aveva conosciuta; era riuscita a imbrogliare persino lui che di trucchi e magie se ne intende» Banner difese Clint, per affetto, criterio e solidarietà maschile «E meno male che c'era Tony, gli prestò i propri vestiti e dei soldi per ricomprare il cavallo e le pistole». Da lì Occhio di Falco si era ricostruito una ricchezza ingente e la sua fama si era accresciuta. Ma aveva lasciato indietro il vecchio Clint, più solare e socievole, in cambio del nuovo, burbero e diretto, quasi scontroso, pessimista nei confronti del prossimo e su un chi va là perenne.

«Il Falco non l'ha cercata per fargliela pagare? Fosse successo a me, l'avrei scovata e uccisa con un veleno inodore, incolore e dagli effetti molto dolorosi» Romanoff se la sarebbe legata al dito fino a che non avesse avuto la sua vendetta.

«Disse che non voleva più vederla. Posto che si era volatizzata, da maestra del suo lavoro, Barton era più arrabbiato con sé stesso, per essere caduto nella sua trappola, per non aver capito che fingesse un sentimento che non provava. L'episodio lo segnò, a tal punto da non aver più riposto la propria fiducia nel cuore di un'altra donna» era semplice e comprensibile, con un tasto dolente: la segregazione sentimentale durava davvero da troppo tempo.

«Si è bruciato col fuoco una volta, ha paura che possa succedere di nuovo, è giustificabile» Romanoff si voltò verso l'amica «Però tu gli piaci, non ha mai guardato nella mia scollatura ed è raro. Cerca solo te con gli occhi, quando non lo guardi. Sono anticonformista per eccellenza e regole e consuetudini borghesi mi infastidiscono, ma hai superato l'età in cui si è un buon partito e stai virando sullo stato civile di zitella, amica mia, potresti considerarlo come un buon partito. Non è sano pensare soltanto a cavalli e pannocchie di mais, giusto, padre?».

La rossa cercò appoggio in Bruce «Saresti un'eccellente moglie e madre, dal poco che ho visto, purché il matrimonio nasca da un presupposto di amore e rispetto reciproco. Se e quando arriverà la persona giusta, lo capirai e sarete fortunati e benedetti da Dio, entrambi» le dette lo stesso suggerimento che forniva ai parrocchiani, senza secondi fini.

«Ho intuito perché ti chiamano prete, mi piaci, Banner» Natasha trovò la raccomandazione azzeccata; veniva da un uomo provato dalla vita alla stregua degli altri due eremiti con cui abitava e del Falco. Probabilmente ognuno di loro aveva un fardello pesante da portare, lei compresa.

Poiché Rafflesia non aveva commentato i suoi consigli, limitandosi a osservare Clint cavalcare, Romanoff si era dedicata a chiacchierare con Bruce, offrendo a entrambi i compagni di viaggio anche uno spuntino recuperato alla locanda dove avevano alloggiato.

«Per arrivare alla mia tenuta dovremmo attraversare il paese, è la via più breve» Rafflesia li informò della strada da percorrere «E lasceremo Nat al saloon per le sue incombenze, già manca da tanto tempo».

«Come vi sistemerete? Il ranch è grande abbastanza per tutti, però se voleste dormire in città potrei riservarvi delle stanze» Romanoff si offrì.

«Vedremo, sicuramente sarà utile dividerci. E Nat, no, non ci dormirò sotto il tuo tetto con la paura di essere avvelenato, Black Widow» Tony la canzonò, beccandosi un gestaccio.

«C'è qualcuno» Steve li avvisò.

«Sono gli uomini di Zemo, li avranno informati» la bruna si mise in piedi sulla piattaforma del calesse perché da lontano aveva intravisto cinque energumeni schierati all'altezza della banca e riconosciuto il braccio destro del barone.

La via era completamente sgombra, gli abitanti si erano nascosti nelle case e nei negozi per evitare problemi.

In carne, sudato e viscido, quando furono così vicini da udirlo, l'attendente di Zemo la interloquì «Signorina Tyler, bentornata, l'aspettavamo. Ed è in compagnia. Dolce?» alla guida del gruppo, il cavallo del succulento bocconcino era cavalcato da un uomo castano che aveva il suo ciondolo viola al collo e due vistose pistole alla vita. Anche gli altri erano armati.

«Se siete solo di passaggio è un conto; in caso contrario, se intendeste fermarvi, ci sarebbe una tassa di soggiorno da pagare e credo che nessuno di voi sette possa permettersela, branco di cani randagi che altro non siete» volle spaventarli per mandarli via e i suoi quattro compari alzarono le carabine verso Banner, Loki, Tony e Thor, che rimasero impassibili, non dando segno di volersi difendere.

Un sorriso ironico percorse le labbra di Laufeyson, Stark aggrottò il sopracciglio in una strana smorfia, strofinando le unghie sulla giacca.

«Pivelli» sussurrò Bruce a Natasha, senza scomporsi minimamente.

Barton osservò la figura di Rafflesia sul calessino.

Lei, spaventata, incrociò il suo sguardo che le restò incollato addosso anche nel momento in cui estrasse la pistola dalla fondina sinistra e colpì la rotula del manigoldo a fianco del ciccione.

Mai il Falco aveva smesso di fissarla: aveva sparato semplicemente mirando con la coda dell'occhio.

Rimise la rivoltella al suo posto la frazione di secondo successiva, in cui il sergente Barnes puntò il suo fucile Winchester sugli altri quattro.

Le grida di dolore del malcapitato riempirono l'aria umida del tardo pomeriggio, inframezzate dalla voce ferma di Clint «Palla di lardo, di' al tuo capo che se vuole la città venga da me».

Come previsto, piuttosto che reagire in un conflitto in cui sarebbero stati inferiori per capacità e numero, gli scagnozzi di Zemo si dileguarono più velocemente possibile, trascinandosi dietro anche il ferito.

«State bene?».

«Mai stata meglio, che spettacolo» Romanoff scese dal carretto, elettrizzata. Clint sarà stato anche freddo e antipatico, ma aveva la mano agile e pronta, la mira eccellente e la lingua più acida della sua.

Alcuni coloni si materializzarono sulla strada, uscendo dai loro nascondigli e il Falco raccolse un lieve applauso, smontando da cavallo unitamente agli altri pistoleri.

«Allora ce l'hai fatta, signorina più testarda di un mulo» un nero altissimo con un cappello cilindrico schiacciato sulla testa batté le mani con forza, dirigendosi verso Rafflesia.

«Pare di sì. Vi presentò Nicholas Joseph Fury, il nostro sindaco» lei ne accettò l'aiuto per scendere dal calesse.

Il sindaco la strinse affettuosamente e si diresse verso Barton, accostato a White Star.

Il drappello di persone si era schierato a semicerchio attorno a loro, percependo che stesse per accadere qualcosa di rilevante.

Il rapace inciso sulle fondine sciolse i dubbi dell'identità del mercenario al furbo amministratore «Benvenuti a Rose Creek, pistoleri. Vedete la scritta, lassù?» indicò un cartello sbilenco su cui era dipinto Ufficio dello sceriffo «Beh, lo sceriffo ha dato le dimissioni dopo la morte del piccolo Johnny; ora sei tu lo sceriffo» una stella dorata a sei punte comparve sulla giacca di Clint, all'altezza del cuore. Il nero l'agganciò, notando il ciondolo con la goccia di ametista che era stato di Rebecca Tyler, la mamma di Rafflesia «Hai buon gusto in fatto di gioielli, ti dona».

«Ehm, no, sono un mercenario, signore, non un uomo di legge» il Falco si oppose, sentendo lo sghignazzare di Tony alle sue spalle.

Fury proseguì imperterrito proprio verso Stark «Tu che hai tanto da ridere? Sei il baro, vero? Non più. Da oggi sei vicesceriffo e vedi di rigare dritto» un'altra stella analoga fu appuntata sul bavero della giacca rossa del giocatore d'azzardo, preso in contropiede.

«Clint, chi meglio di te per una funzione simile? Congratulazioni» Thor gli dette una pacca sulla schiena. L'amico non avrebbe rifiutato, davanti a Rafflesia, che lo guardava speranzosa. Già un guizzo negli occhi lilla era comparso allo sparo perfetto del pistolero, e l'aveva vista spellarsi le mani, con entusiasmo, alla dimostrazione di stile e talento cui aveva assistito.

«Le stelle sono nel mio destino, dovrò abituarmi» Barton capitolò, e carezzando la macchia bianca sulla fronte della mustang, la restituì alla proprietaria «È una cavalla molto brava».

«È vero, ma dipende anche dal cavaliere» era euforica per l'incarico del Falco, non si aspettava di vederlo subito all'opera anche nel ruolo di tutore della legalità.

Lui dette i primi ordini alla sua truppa «Io e Tony resteremo qui. Voi altri andate diretti fino al ranch senza fermarvi, e riportatemi il cavallo quando vi sarete sistemati. Rafflesia, non muoverti da casa se non sotto scorta di uno di noi. Organizzeremo dei turni per pattugliare la città e i campi. Tutto chiaro?».

Nessuno rispose, in segno di assenso.

«Mi sembra esagerato, so sparare meglio di come tu usi il lazo e posso difendermi da sola» lei si oppose, ricordando simpaticamente la sera precedente. Era abituata a essere indipendente e a muoversi giorno e notte a seconda della necessità, non credeva di dover arrivare al punto di aver bisogno di una guardia armata per girare nella sua città.

«Mi hai voluto qui per proteggervi, ubbidirai anche tu alle mie disposizioni e senza discutere. Ci vediamo domani. Sindaco, mi faccia strada» presa la borsa dal calesse, si affilò a Fury verso il suo nuovo ufficio, in modo professionale e austero. Era il momento di reprimere i propri sentimenti personali e concentrarsi sull'impegno che gli era stato richiesto. Inoltre, non desiderava che l'interesse per la signorina Tyler si evidenziasse coi concittadini di Rose Creek più di quanto già era trapelato con i suoi sei colleghi e Natasha.

Rafflesia salì su White Star con un commento «Lo sceriffo vuole chiudermi dietro le sbarre di casa mia, vorrà dire che ci andrò al galoppo, su, bella». Risentita dall'atteggiamento freddo del Falco, lanciò la cavalla, non ancora doma, in direzione nord.

«Stiamole dietro, non si sa mai» Bucky usò i fianchi della mustang come bussola «Steve, se ho ben capito, il bambino morto, sempre pace all'anima sua, non si chiamava come te, ma Johnny. Natasha è una manipolatrice, ti ha aizzato, ha buttato legna sul fuoco».

«L'ha detto in assenza di Rafflesia, che l'avrebbe smentita. Ci ha provato, probabilmente, ma siamo qui per un nome, Bucky?» Rogers ci aveva riflettuto, durante il viaggio. Si era sorpreso lui stesso della propria reazione alle parole della bruna e al discorso di Clint, ma a mente fredda aveva compreso di non essere più in grado di tollerare coloro che vivevano di soprusi e angherie nei confronti dei più deboli.

«No, per un fatto». Erano amici per la pelle fin dai tempi dell'asilo; Steve, a causa di una malattia che lo aveva colpito da piccolino, era rimasto minuto per anni, soggetto agli sfottò e alle prese in giro dei compagni, che non volevano avere a che fare nulla con lui. James, al contrario, l'aveva preso in simpatia e minacciava chiunque lo trattasse male. Col tempo, Rogers era guarito e, nello sviluppo adolescenziale, era diventato persino più muscoloso di lui. Ma il feeling fra di loro non era cambiato, si capivano con un'occhiata, e a volte sembrava ragionassero con un unico cervello, tanto da far credere a qualche pettegolo di essere legati da ben altro che un'amicizia.

«Se non ho capito male la piccola Tyler è una cuoca coi fiocchi e ho una fame da lupo! Muoversi!» Bruce spronò Quicksilver, memore dei complimenti di Romanoff a Erika.

«Non mangerete più solo fagioli» Thor istigò il cugino, più giovane di un anno «Facciamo una gara a chi arriva primo, novellino?».

Loki raccolse il guanto di sfida, superandolo con il cappello in una mano ed entrambe le redini nell'altra «Yahoo». Sorpassò pure Rafflesia sulla via che conduceva in un'unica direzione e lei lo lasciò fare, allietata del suo impeto.

Ai lati del passaggio c'erano delle casette, ognuna col suo terreno alle spalle.

Ma fu quando Laufeyson vide aprirsi alla vista i campi coltivati a mais, oramai vuoti dei contadini rientrati a casa, che capì fosse il senso giusto.

Alla fine degli appezzamenti si stagliava un cancello di legno con la scritta intagliata Famiglia Tyler.

Sulle sponde del viale cespi di buganvillee color glicine e rosso acceso guidavano alla magione.

Costruita su due piani, aveva due ali laterali, unite da un porticato centrale di tre colonne con scale esterne per ciascun lato che conducevano a un balcone arricchito di vasi di piante di rose bianche ad altezza d'uomo. Le mura della struttura erano ricoperte di edera rampicante, diventata tanto fitta da nasconderle.

Attorno all'edificio principale, adibito a residenza del fattore e della sua famiglia, contò due dependance, una scuderia e un recinto di forma circolare con una decina di splendidi mustang, uno più bello dell'altro.

Un odorino di cibo succulento, ipotizzò carne, gli arrivò alle narici. Balzò giù con il cappello in mano, udendo il cane di un fucile che qualcuno stava armando.

Due hare di taglia media, bianco panna, chiamati anche cani degli indiani, gli corsero incontro dal retro della stalla, mostrandogli i denti. Lo stavano puntando con le orecchie piuttosto grandi e ben dritte, la coda folta ricurva sulla schiena per lo stato di attenzione. Erano i classici esemplari dal manto folto e ispido e dal cranio di forma asciutta che ricordavano chiaramente il coyote, per nulla rassicuranti.

Un pappagallo amazzone svolazzò, posandosi sulla spalla della sua proprietaria.

«Vattene immediatamente dalla mia tenuta o sparo» una ragazza bionda teneva il pistolero nel mirino della propria carabina, dal balcone del primo piano. Longilinea e con gli occhi di un curioso verde bottiglia, visibili da lontano, in un vestito che ne riprendeva la tonalità, indossato sotto un grembiule da cucina grigio, non poteva che essere Erika Tyler. Al collo portava lo stesso ciondolo a goccia della sorella, lavorato da una pietra di smeraldo, sfaccettata: probabilmente la mamma delle due ragazze non aveva voluto disparità e ne aveva donato uno a entrambe, con una gemma differente.

«Che accoglienza» alzò le mani bene in vista in segno di pace, la sinistra col cappello «Calma! Sei Erika, vero? Sono Loki, un amico di tua sorella Rafflesia» amico, più o meno, si disse.

«Amico? Se non ti ho mai visto! Risali sul tuo cavallo e torna da dove sei venuto, sennò sparo» quando aveva sentito arrivare qualcuno, si era premurata di prendere uno dei fucili da caccia di suo padre nell'armadio del soggiorno ed era salita al piano superiore, dove avrebbe avuto una migliore visuale. Non era una campionessa di tiro e detestava le armi, ma suo papà le aveva insegnato a sparare da bambina e ricordava perfettamente come si facesse.

Per di più le carabine, su ordine di Rafflesia, erano regolarmente pulite, in buone condizioni e, soprattutto, cariche.

Con gli uomini del barone austriaco che gozzovigliavano fra le tenute e la città, sua sorella aveva raccomandato la sua incolumità a Phil Coulson, il mezzadro che abitava in una delle dependance del ranch con la moglie Maria, ma Erika non aveva voluto pesare su di loro, già provati dalla perdita del piccolo Johnny, avvenuta esattamente nel punto dove si trovava il cavaliere vestito di pelle, nera come i suoi capelli. Non lo ricordava fra gli scagnozzi di Zemo, eppure era meglio non fidarsi e scoraggiarlo a restare.

Loki, il ringhio dei cani nelle orecchie, ebbe un'intuizione e la seguì, provando a prendere tempo «So che sei un'ottima cuoca e che hai un mustang che hai chiamato Uranus, perché sei appassionata di astronomia, come me. Pensa, il mio cavallo si chiama Sirius; metti giù il fucile. Anche tu, alle mie spalle, abbassa la tua arma».

Un uomo basso e magrolino, dai radi capelli castani, che lo teneva sotto tiro con una vecchia pistola dell'esercito, sussultò. Era uscito da una delle due casette, con gli abiti impolverati della giornata lavorativa e Loki comprese fosse il dipendente che viveva con la famiglia Tyler, il padre del bimbo assassinato dai sicari di Zemo «Sono qui per Johnny, signore, perché non accada più a nessuno ciò che è successo a lui, mi ha assoldato la signorina Rafflesia Tyler, assieme ad altri colleghi, credetemi».

Coulson scambiò un'occhiata con Erika, interrotta dal rumore dagli zoccoli di White Star.

Il pappagallo, una femmina dal nome Bellatrix, la terza stella di Orione in ordine di luminosità, si staccò dalla spalla di Erika per svolazzare nel quadrato di cielo sopra il cavaliere, e dare il benvenuto a Rafflesia.

«Fermi, è un amico davvero, Mizar, Altair, a cuccia!» la bruna raggiunse Loki, tranquillizzando i cani, divertita della posa della sorella che ancora lo teneva nel mirino «Scendi, sorellina, te lo presento».

«Te l'ho detto che siamo amici, non mi hai creduto, sei una malfidata. Carina, ma malfidata» un sorrisetto compiaciuto comparve sul viso del pistolero, che, smontato dal cavallo, fece una riverenza in ossequio a Erika, rivoltando il cappello col braccio.

I cani portavano rispettivamente il nome di una stella della costellazione dell'Orsa Maggiore e della stella bianca della costellazione dell'Aquila. Laufeyson le conosceva perfettamente, dagli insegnamenti del nonno.

«Bentornata, Rafflesia» Maria, la moglie di Coulson, venne fuori dalla dependance. L'abito che indossava, tranne per il colletto bianco di pizzo, era nero, in segno di lutto; un rosario in metallo con grani a forma di rosa, argentati e dorati, e un ciondolo di Cristo in croce brillavano sul tessuto a contrasto del volto emaciato e delle occhiaie bluastre, conseguenza del pianto.

Bruce, sopraggiunto con gli altri, si sbrigò a scendere dal calesse per un saluto formale «Sono Bruce Banner, signora» non aveva alcun cappello da togliere, solo la propria saggezza, risultato di anni di funerali e di momenti di disperazione in cui aveva fornito il proprio sostegno a parenti addolorati «Le più sincere condoglianze a lei e suo marito, da parte di noi tutti. Si faccia coraggio, sono certo che l'anima di vostro figlio riposerà in pace e che Dio vi darà il conforto e la tranquillità che cercate». Per lui essere un uomo di chiesa non aveva più valore, ma la parola del Signore era un rimedio valido per molti, al pari di una tisana calmante.

Maria fu impressionata dalla pacatezza delle parole dell'uomo dai tratti gentili e dai modi posati. Si sistemò i capelli castani con le mani, raccolti discretamente in uno chignon «Grazie, signor Banner» forse intuendo i trascorsi dell'ex sacerdote aggiunse «Ci farebbe piacere se ci raggiungesse alla funzione della domenica; sarebbe il benvenuto, manca sempre qualcuno che legga le sacre scritture con cognizione di causa e di cuore. L'edificio è stato dato alle fiamme dai sicari di Zemo, siamo soliti ritrovarci all'aperto, le farò sapere dove per domenica prossima».

«Sarà impegnato in altro, credo. Bruce fa parte della squadra di pistoleri comandata da Clint Barton, il nostro nuovo sceriffo» introducendo i cinque uomini alla famiglia Coulson e alla sorella Erika, Rafflesia cercò di organizzare gli alloggi affinché i suoi ospiti si sentissero liberi e a loro agio, evitando a Banner la confessione sul sacerdozio abbandonato «Nella seconda dependance ci sono quattro posti letto, un altro di voi potrebbe dormire in casa, abbiamo diverse stanze libere. Come volete dividervi?».

Il ruolo di sceriffo del Falco avrebbe comportato una sua presenza in città, probabilmente si sarebbe appoggiato alla locanda di Natasha, e nonostante la battuta su Black Widow lo stesso Stark, giocatore amante di bevute, socialità e saloon, avrebbe preferito una dimora meno lontana dalla vita del villaggio.

«Per noi va bene la casetta, grazie» Steve rispose per sé e il sergente Barnes.

«Anche per me e Loki» Thor aveva visto l'espressione inebetita sul volto del cugino, attribuendola alla Tyler piccola, di cui certo non ammirava né il grembiule grigio né l'uccello esotico che le girava attorno, e lo precettò. Bruce era il più anziano di loro per età e ritenne meritasse, per riguardo, il posto letto all'interno della magione.

Laufeyson borbottò «Senza nemmeno ascoltare un parere? Che scortese» da vicino Erika era davvero deliziosa e voleva solo fraternizzare.

Bellatrix, solidale con la sua padroncina, piombò su di lui, dandogli una beccata sulla testa, per poi fuggire e riposizionarsi sul braccio che Erika aveva teso perpendicolare al busto.

«Saremo qui per dormire, avremo necessità del minimo indispensabile e non vi disturberemo» il capitano volle rassicurare le due donne e la famiglia Coulson.

«Nessun disturbo, ci mancherebbe. Erika, tu e Maria preparate qualcosa di buono per cena; Phil, mostra ai nostri ospiti la dependance. Steve e Bucky, le vostre uniformi da soldati potrebbero essere modificate per diventare abiti civili e Bruce, se non ti offendi, dovrei avere dei vestiti di mio padre della tua taglia» un bagno sarebbe stato inutile se avessero dovuto rimettere gli indumenti vecchi e sporchi. Cercò di essere pratica, al di là dei ricordi che la stoffa si portava dietro, per ciascuno di loro, lei compresa.

«Hai ragione tu, siamo soldati nell'animo al di là dell'aspetto esteriore, Banner resta un soldato dell'esercito di Dio» Barnes si affrettò a condurre i cavalli nella stalla, per il meritato riposo dopo la lunga galoppata, seguito dalla coppia di cani che lo avevano preso in simpatia per le coccole ricevute.

Rafflesia, invece, aveva accompagnato personalmente Bruce nella stanza che era stata dei suoi genitori, rimasta libera dopo la loro morte, e aveva aperto la cassapanca in cui erano stati riposti gli abiti di suo padre.

La casa era arredata nello stile tipico di un ranch in ogni ambiente. Predominavano il legno e i colori chiari, anche nella stanza padronale al piano superiore. Il letto matrimoniale era coperto da una trapunta tessuta a mano, candida anch'essa, un vaso di vetro colmo dei fiori delle buganvillee del viale rallegravano l'ambiente. Non c'era un grammo di polvere, segno che venisse pulita ogni giorno.

«Sono in difficoltà ad accettarli» Banner voleva opporsi ma lei era stata estremamente gentile e i propri vestiti erano indecenti. Notò una certa somiglianza fra quelli che gli passò, una camicia bianca, un completo scuro e un capello cilindrico non troppo alto, odorosi di naftalina, con l'abito talare indossato per anni «Sono da prete, in effetti».

«Da persona molto sobria, mio papà era così e anche tu lo sei. Dovrebbero esserci pure le scarpe, eccole» un modello stringato comparve sul pavimento e l'uomo tolse le proprie per provarle.

«Il paragone con tuo padre è il più bel complimento che potessi farmi, sono lusingato».

Un buco sul calzino dell'alluce destro provocò una risata nella bruna e un rossore diffuso sul volto arrotondato di lui «Sono un disastro, scusami».

«Ti vanno a pennello, sono della tua misura, e nella panca ho visto pure i calzini» ne recuperò due paia neri e glieli consegnò, per stemperare il suo imbarazzo.

«La stanza che ti ho assegnato è accanto alla mia e a quella di Erika» aprì la porta di fronte dove era allestita una camera per gli ospiti, con un letto francese da una piazza e mezza. Semplice ed essenziale, aveva una piccola scrivania a forma di fagiolo sotto la finestra e una sala da bagno annessa «Prenditi il tempo che ti serve e chiedi a Maria o a mia sorella per qualsiasi cosa ti occorra» lo salutò con un gesto della mano, facendo per entrare nella propria stanza.

«Cenerai con noi?». La padrona di casa aveva dato indicazione a Coulson di foraggiare White Star e Quicksilver con particolare attenzione, e Bruce aveva mangiato la foglia, capendo volesse riportare il cavallo a Barton, nonostante quest'ultimo l'avesse redarguita a non muoversi.

Rafflesia poggiò la schiena allo stipite della porta. Banner leggeva nell'anima, in quello era rimasto un prete; non era tipo a cui si poteva mentire e non avrebbe cominciato lei, nonostante non fossero separati da un confessionale «Porterò Quicksilver a Clint, e coglierò l'occasione per parlargli».

«E pensavi di farlo da sola? Come tornerai qui?» Rafflesia desiderava intrattenersi con il Falco, era ovvio. Aveva percepito un magnetismo tra loro, un'energia fremente e viva, difficilmente spiegabile a parole. Probabilmente non potevano stare lontano l'uno dall'altra, come accadeva ai loro cavalli.

«Andrò con i due mustang, sono certa che Quicksilver seguirà White Star senza difficoltà. E sarò armata, lo sono sempre quando vado in giro da sola. E voglio continuare a farlo».

Pur considerandola una donna volitiva e indipendente, Banner non le avrebbe permesso di cavalcare di sera fino in città «Ceniamo con gli altri, poi ti accompagnerò io, e torneremo insieme sulla tua puledra. Sarai sotto la mia scorta e Clint non si inquieterà, perché è stato lui stesso a chiederci di riportargli il cavallo. Non dirmi di no, siamo stanchi del viaggio di oggi e non mi piace discutere, figuriamoci con te. Ma mi piace ancor meno saperti da sola con gli uomini di Zemo in zona» la mossa d'effetto di Barton era stata eclatante ed era lecito aspettarsi anche una contromossa dal barone, che non sarebbe rimasto a guardare.

«Grazie infinite, lo apprezzo molto» Bruce voleva proteggerla e non aveva torto: ritenne doveroso accettare la sua offerta, sicura che se non l'avesse fatto, non le avrebbe permesso di andare. Lo sguardo struggente che le mandò le dette la consapevolezza che stesse nascendo anche qualcos'altro fra loro. Si augurò si trattasse di una sana amicizia.


🐱‍👤

Per l'ennesima volta mi sono trovata coinvolta in problema di plagio. 

Ricordo a chi legge che le mie opere sono coperte da mappatura temporale e che i diritti delle stesse sono riservati. Pertanto eventuali ispirazioni e plagi saranno segnalati a Wattpad e alle sedi legali competenti.

Buona lettura e buona vita

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top