Capitolo 18 Disegno divino
«Quindi, Loki, sei a mezzo servizio, finché il braccio non sarà guarito? Resterai al ranch, con me?» Erika lo aveva chiesto al pistolero moro, al termine della colazione, visti i compagni allontanarsi per le incombenze quotidiane. Avevano seppellito Clint soltanto il giorno precedente e le sembrava già fosse passato un secolo. C'erano state poche parole fra loro, molte lacrime, e uno strano senso di conforto al ricordo del falco pellegrino che volava via, col nastro color glicine nel becco.
Avevano desinato nel salone, su richiesta della sorella, con scarsa voglia di mangiare.
Rafflesia, dopo la cena, si era avvicinata a Quicksilver, fermo tra la croce della tomba del Falco e quella di White Star e lo aveva accarezzato sul muso, con un giuramento «Siamo rimasti io e te, ti darò tutto l'amore che posso». Un bacino e il mustang l'aveva seguita nella stalla per essere pulito e spazzolato, curato con incredibile affetto.
Tony aveva commentato che nessun altro posto al mondo sarebbe stato perfetto per il cavallo come la magione delle sorelle Tyler, e che Clint, in assenza di eredi, avrebbe voluto così. Con calma si sarebbe interessato di sistemare gli oggetti personali dell'amico scomparso, custoditi nella sua stanza. Con molta calma.
«Pare di sì. Oggi gli altri ci hanno esonerato dal pattugliamento di campi, ranch e case. Ci riposiamo, Banner? Sotto la veranda con limonata e biscotti?» Laufeyson guardò l'ex sacerdote che sparecchiava, collocando i piatti nell'acquaio.
«Veramente, mi pare di aver letto che... » Rafflesia, una notte insonne sulle spalle, si diresse in soggiorno, dove, vicino al camino, erano impilate le copie dei giornali locali «Ecco, non mi sbagliavo. Domani ci sarà l'asta per i diritti sulla miniera, cui dovrebbe partecipare il barone Zemo». Un pensiero le oppresse il petto, valutando che i presenti non fossero stati coinvolti nel progetto degli altri, presunse a loro tutela. In un piano che aveva indovinato. Fu un ragionamento che Bruce colse immediatamente «Pensi che Tony e i colleghi abbiano qualcosa in mente?».
«Ho sentito che ieri sera l'austriaco è rientrato nella sua magione di Rose Creek» Maria commentò, notando che anche il marito si fosse assentato per delle commissioni «Oggi sarebbe l'ultima possibilità di intercettarlo qui e quando Steve e Bucky mi hanno salutato, hanno pronunciato una frase strana».
«Ovvero?» Loki cercò di capire.
«Mi hanno ringraziato di ciò che ho fatto per loro. Ho ribadito di non aver fatto nulla di particolare, ma mi è parso che avessero gli occhi lucidi».
«Per gli dei norvegesi di cui mi parlava mio nonno!» Laufeyson, stringendo i denti per il dolore al braccio, corse dalla cucina verso la dependance dove dormivano Rogers e Barnes, in cerca di qualcosa di preciso. Dopo pochi minuti riemerse dalla casetta, a mani vuote, rivolgendosi agli altri quattro che lo avevano raggiunto «I lustrini non ci sono più, le stellette dell'esercito, intendo. Le hanno indossate, perché pensano sia l'ultima volta in cui potranno farlo».
«Significa che stanno marciando verso il barone, e mi dispiace, no, non lo faranno da soli» Rafflesia fu determinata, procedendo verso la stalla dove l'aspettava Quicksilver e, in un armadietto posto in alto accanto alla porta, il Winchester 1873 di suo padre.
«Prendo il mio fucile e le munizioni e sono con te. Loki, Erika, restate qui» il compagno aveva il braccio fuori uso, bloccato al petto da un fazzoletto, e non sarebbe stato utile in nessuna battaglia, la Tyler piccola non proprio un asso a sparare. Bruce cercò di dissuaderli ad andare con loro.
«Contaci, prete» la bionda, contemporaneamente, entrò in casa per brandire un'altra carabina dalla rastrelliera dell'ingresso. Riuscendo, notò Loki che saliva in sella a Sirius con l'aiuto di Maria «Dove pensi di andare, tu, davvero, con il braccio ridotto in quelle condizioni?». Ne apprezzò il coraggio, limitando i rimproveri sull'assurdità della decisione, che lei stessa aveva appena contestato a Bruce.
«Ho promesso di proteggervi, ieri, davanti alla bara di Clint, e lo dissi già a te in separata sede. Se pensi che mi tirerò indietro per mezza pallottola, hai capito male» ribatté Laufeyson, tenendo entrambe le redini con la sola mano sinistra.
«Era una pallottola intera ma sei un buon elemento comunque, anche a mezzo servizio» Banner non aveva più fatto una piega; lui stesso avrebbe partecipato, strisciando in ginocchio, se fosse stato necessario. Per il Falco, per Johnny, per le sorelle Tyler, per lo spirito di giustizia che albergava nell'oceano di rabbia che gli era montato dentro. Aveva pregato a lungo il suo Dio, dopo molto tempo e non era riuscito a trovare pace. La vocazione non era più la sua strada, da diversi anni. Da laico, la parola del Signore non lo stava aiutando.
«Allora andiamo, non perdiamo altro tempo» il muso di Uranus si affilò al fianco di Quicksilver, e degli altri due cavalli, sotto lo sguardo preoccupato di Maria.
Rafflesia aveva mandato un bacio soffiato alla croce sopra la tomba di Barton, in un gesto di affettuoso commiato che non era sfuggito a nessuno. «Vai, ragazzo» guidò lei il gruppo di cavalieri verso la villa di Zemo, che conosceva, avendola frequentata, quando apparteneva al precedente proprietario.
A un miglio circa dall'entrata, un drappello di uomini attendeva istruzioni dal vicesceriffo Stark, che si stava schiarendo la voce rauca, per parlare in modo solenne. O almeno il più solenne che poteva simulare, invitandoli a un probabile massacro, con scarse possibilità di riportare a casa la pellaccia. Sepolto lo sceriffo Barton il loro pensiero comune era stato unico: eliminare il problema del barone, in via definitiva, tentando un assalto all'ultimo sangue, prima che lasciasse la città. Soluzioni differenti non c'erano, che avesse un reggimento di guardie armate era un cavillo.
«Cavolo, che ci fate qui?» Tony alzò gli occhi al cielo, soffermandosi sul viso smunto della signora Barton.
«Non potevamo mancare» lei tenne a ribadire che non si sarebbe tirata indietro «Clint è morto per la nostra terra e per difenderci dalle angherie di un mostro. Partecipare oggi è il minimo per onorare la sua memoria e tenerci ciò che ci appartiene».
«Abbiamo conquistato ciò che abbiamo col sudore, col lavoro e con la fatica, non lo molleremo con facilità» la dottoressa Tripster si era unita al gruppo, al trotto della sua puledra, provenendo dal lato opposto.
Insospettita dall'inconsueta visita di Thor al mattino, e dal lungo bacio appassionato che le aveva dato incurante della presenza del padre, aveva intuito che fosse un saluto d'addio. Non si era persa d'animo, e aveva sellato il cavallo, la carabina stretta al petto, seguendo il principe T'Challa che era passato davanti la sua residenza, certa che l'avrebbe portata da Odinson. E non si era sbagliata. Si pose di fianco a Odinson e gli tese la mano, che lui baciò sul dorso con l'innata galanteria.
«Piuttosto, Anthony, ti anticipo che al ritorno alla locanda ti sculaccerò con il battipanni» Amanda Stark, sul calesse del sindaco Fury lanciato al galoppo e frenato di scatto, nel retro Natasha, ammonì il figlio, reo di averle mentito a domanda diretta su come si sarebbe svolta la sua giornata. Poiché conosceva il figliolo come le sue tasche, aveva intercettato la panzana e avvertito Nick e Romanoff.
«Perché non mi avete coinvolto?» Fury lo chiese. Era comprensibile che i pistoleri avessero diffuso la voce fra gli uomini più abili, escludendo le ragazze, Loki per il braccio ferito e Bruce, per via della possibile futura protezione che avrebbe potuto fornire a Rafflesia. Ma la tutela per sé gli era parsa eccessiva.
«È il miglior sindaco che Rose Creek possa meritare, avrebbe potuto fare qualcosa di buono per la città anche senza di noi. E forse organizzare un altro attacco contro Zemo, se il nostro non fosse riuscito appieno» Steve spiegò il perché della scelta.
I lustrini sulla giubba risaltavano, conferendogli un'aria più solenne del solito. Lo sguardo del ceruleo intenso del cielo era saldo, integro come la persona integerrima a cui quegli occhi appartenevano, come la divisa da soldato blu calzata perfettamente. Lo stesso soldato che, trovatosi nel pacifico villaggio Cheyenne a Sand Creek, si era rifiutato di sparare su indiani innocenti, cercando di salvare la popolazione dalla violenza gratuita dei componenti del plotone cui apparteneva. E che era stato cacciato dall'esercito con disonore, insieme al sergente Barnes, salvato da una fine peggiore esclusivamente dagli innumerevoli riconoscimenti meritati per i precedenti atti di coraggio. Avete perso la divisa, ma mantenuto l'onore, soleva ripetere loro proprio Clint. E Steve era lì, per un fatto.
«Capisco, capitano. Grazie per la premura, io e le signore faremo ugualmente parte del gruppo» Nick estrasse la pistola dalla fondina, pronto al peggio.
«Mamma, come ti sei conciata?» smarcando il sarcasmo di Amanda, il vicesceriffo si meravigliò dell'eccessiva eleganza della genitrice, il cui abito rosso fuoco con pizzo nero appariva fuori luogo.
Lei tirò fuori il proprio mazzo di carte magico, custodito nella profonda scollatura «Ho pensato che un diversivo potesse essere utile alla causa» avrebbe proposto una sfida a poker al barone, tipo piuttosto competitivo.
«È una pessima idea».
«Forse no. Se Amanda ci desse un po' di tempo in più distraendo l'attenzione di Zemo e dei suoi, potremmo accerchiare la villa da ogni lato. Sarebbe più utile che muoverci contro di loro dall'unica direzione del viale principale» James appoggiò il piano della signora Stark.
«E sia» Tony capitolò, fornendo nuove istruzioni «Mamma, arriverai da sola sul calesse. Sotto si nasconderà uno di noi. Chi se la sente?».
Thor alzò la mano per candidarsi; era uno degli elementi fisicamente più prestanti, e reggersi sotto un calesse al trotto, puntellando braccia e gambe, era difficile e faticoso.
«Assunto. Voi altri vi dividerete, avvicinandovi alla villa tramite i campi, lasciando i cavalli» il gruppo era nutrito. Oltre ai pistoleri, diversi uomini di Rose Creek erano presenti. Pietro, Everett, Stephen e molti altri.
«Ragazze, non voglio rimandarvi a casa né scoraggiarvi. Vi prego di restare nelle retrovie e intervenire al bisogno. Loki, Bruce, rimarrete con loro, coprendo la parte più esposta dell'entrata» Tony si raccomandò all'ex prete, confidando nella sua saggezza.
Il riverbero di un raggio di sole sulla rosa di diamanti all'anulare di Rafflesia, il nastro di glicine che Wanda le aveva procurato immediatamente in sostituzione di quello portato via dal rapace durante la funzione di Barton, lo dissuasero da ogni buon proposito. Capì che la sua parola non valeva granché a fronte del desiderio di rivalsa e di libertà «Insomma fate quello che volete ma state attente». Da un legaccio alla caviglia debitamente nascosta sotto lo stivale destro estrasse una piccola pistola Derringer, già carica, che dette a Natasha «Vedova, la tua fama ti precede. Ci si vede per un whisky».
«Puoi scommetterci il piatto che ti vincerò a carte!» lei lo tirò per il bavero della giacca e gli schioccò un bacio poco casto, lasciandogli le labbra sporche di una striscia di rossetto rosso lampone, simbolo per taluni delle donne immorali e discutibili. Nel suo caso l'unico dettaglio di sfacciata sensualità, visto l'abitino casto di un delicato giallo paglierino.
Con buona pace del ricordo del marito, Natasha non aveva voluto reprimere ciò che sentiva per il vicesceriffo, variopinto nell'abbigliamento e policromatico nei comportamenti.
«Grazie» farfugliò Tony, forse imbarazzato dalla moina di Romanoff più che dall'atteggiamento sfacciato di Amanda.
Fury sistemò il calesse affinché quest'ultima raggiungesse autonomamente la veranda di Zemo e Odinson potesse resistere, agganciato sotto il legno della carrozzella.
I cavalieri si sparpagliarono come programmato, le sorelle Tyler, Eleanor, Natasha pure su Quicksilver, Bruce e Loki restarono di vedetta, muovendo nell'ultimo miglio che li separava dall'entrata della magione, già imboccata dalla signora Stark.
«A presto» Tony toccò la falda del proprio cappello, seguendo la mamma con lo sguardo, fin dove poté. Si inoltrò, verso l'interno della radura nel punto in cui le siepi restavano più rade, sparendo fra il verde delle foglie lussureggianti.
«Amanda ce la farà?» Erika era scettica delle possibilità di ingannare Zemo.
«Se Amanda Stark si incaponisce su qualcosa, puoi star certa che la ottiene» Vedova Nera smentì le preoccupazioni dell'amica, cercando di sistemare il disastro del rossetto sbaffato.
«Piuttosto è una splendida signora, molto divertente a modo suo. Può intrigare e il barone sarà incuriosito dalla sua visita. Almeno io lo sarei» Bruce sorrise, fiducioso, verso Rafflesia, che lo ricambiò.
E aveva ragione.
«Signora, si fermi. Il barone Zemo l'aspettava?» uno degli attendenti incaricati di impedire l'entrata alla villa, bloccò la corsa del calesse, per accertarsi di cosa volesse la donna che, agghindata per un ballo serale alle dieci di mattina, si era presentata davanti alle transenne di legno utilizzate per il presidio. Particolarmente vistosa, non aveva armi a vista, soltanto una scollatura sconcia e un viso d'angelo.
«Nessuno aspetta di essere spennato, ovviamente; dica al suo capo che Amanda Stark lo sfida a una partita di poker» spavalda, la signora dai capelli biondi acconciati in una criniera di riccioli lo intimò all'uomo, che dette un cenno al suo secondo per avvisare l'austriaco.
Tornò pochi minuti dopo «Può passare».
Spostata la transenna affinché il calesse si muovesse verso l'entrata, la signora Stark svoltò nella parte destra del giardino, meno controllata, dove lasciò il mezzo, sperando fosse più agevole per Thor scendervi senza essere notato.
Raggiunse il patio dove una cameriera di colore in divisa l'attendeva, in piedi, accanto a un tavolino su cui erano posate due tazze di porcellana dipinta d'oro e una caffettiera dello stesso materiale e fregio.
La giovane versò il caffè e invitò l'elegante signora bianca ad accomodarsi, con un gesto della mano «Prego, il padrone sta arrivando».
Amanda serrò la mascella alla parola padrone, ma in un senso perenne di solidarietà femminile, di spalle alle guardie armate di Zemo, portò l'indice alla bocca in un segno di silenzio e strizzò l'occhiolino alla cameriera, con la speranza di metterla in guardia da cosa sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.
Prese posto, incrociando le gambe sotto le ginocchia, e lisciò con la mano l'abito, sulla parte delle rouches della gonna.
«Buongiorno, signora Stark! So che ha scorticato molti dei miei collaboratori, ancora piangono» il barone si affacciò sulla veranda, salutandola con un baciamano. Non attendeva ospiti e si era preparato velocemente, a giudicare dal residuo di sapone da barba sull'orecchio sinistro. Gli abiti, di taglio sartoriale europeo, erano semplici, un paio di calzoni scuri e una camicia azzurra.
Era un uomo minuto, Zemo, rifletté Amanda, ordinario. Nulla in lui spiccava: bellezza, intelligenza, simpatia. Eccelleva in malvagità, purtroppo, espressa per il tramite degli attendenti che pagava con i soldi del patrimonio della nobile famiglia d'origine.
«Pare di sì. Sto cercando di metter via più danaro possibile per realizzare un progetto e speravo di vincerne a lei, che ne possiede a palate» sfoderò un sorriso incantevole per invogliarlo a giocare. Più veloce di come il figlio estraeva la pistola dalla fondina e con un pizzico di classe in più, mostrò il mazzo custodito nella scollatura e un cospicuo rotolo di banconote serbato dalla giarrettiera.
«Quand'è così non posso tirarmi indietro» sorseggiando il proprio caffè, amaro, l'austriaco la esortò a cominciare la mano. Un sacchetto di dollari in oro, lo stesso con cui aveva cercato di corrompere lo sceriffo Barton, comparve sul tavolo come posta.
Amanda dette le carte, e si esibì in ogni astuzia, al limite della liceità, contro un avversario esterrefatto che perse ogni partita iniziata. Più la signora Stark vinceva, più la stizza del barone aumentava, con grida e sbuffi, che catturarono l'attenzione del pubblico di scagnozzi.
Lì Amanda dette il suo meglio. La boria era il tallone d'Achille del suo ospite e lei la solleticò, lasciandolo vincere in modo clamoroso alcune mani, in una strategia di distrazione.
Presi dalla partite che si susseguivano, gli attendenti del barone, avvicinatisi al tavolo, non fecero caso al bestione biondo che controllava il retro della villa, rimasta sguarnita, come il presidio all'entrata.
Thor intravide nella radura del giardino due sagome blu in avvicinamento. James con il suo fucile e Steve con le pistole, due punti di color avio militare, giunsero limitrofi al giardino.
Un altro punto di colore, lo stesso rosso rubino del vino servito al saloon di Romanoff, si materializzò al lato opposto. Tony, in fibrillazione per la sorte della madre, si compiacque di vederla all'opera. Amanda aveva messo le proprie doti al servizio della causa di Rose Creek, colpita dell'attaccamento dei contadini e dei proprietari alle loro terre. Il dolore per la scomparsa prematura di Clint l'aveva trasformata in un pistolero che colpiva con poker e scale reali.
Stark alzò la sua Colt Navy, impugnandola con foga. La tenne ritta davanti a sé, avanzando.
I colleghi mercenari lo seguivano, nei passi misurati, muovendosi a loro volta.
«Lo sa, barone, detesto imbucarmi alle feste» il tono duro di Stark colse i manigoldi impreparati.
«Fermi» Rogers, Barnes e Odinson si manifestarono, tenendo sotto tiro i componenti della guardia armata di Zemo, che cercavano di recuperare pistole e fucili.
«Signori, questa è proprietà privata e sto giocando a carte con un'amica che ben conoscete» gli occhietti da serpente del barone scrutarono le punte di spillo del vicesceriffo. Non era particolarmente meravigliato della visita, anzi l'aspettava e aveva assoldato un congruo numero di uomini, almeno una quarantina «È arrabbiato per la morte di Occhio di Falco! Sembra che Barton se la sia cercata, si è messo in mezzo in affari che non gli competevano e vedete com'è finita?».
Il capitano strinse i denti, il dito premeva sul grilletto della pistola. Con la coda dell'occhio vide che Barnes era nella stessa condizione.
«Non siamo come lei, le daremo un'ultima possibilità. Lasci la città, adesso, e non torni mai più a molestarne i cittadini, e noi ci fermeremo qui» il sindaco Fury camminò davanti i gradini di legno con la propria arma fra le mani.
«Pensate di spaventarmi? Siete pochini!» il barone non amava sentirsi dire cosa doveva fare. La mano destra andò alla tasca, alla Colt Pacemaker presa dal cadavere di Brock Rumlow, fedele schiavo morto per la sua causa.
E lui aveva un esercito di servi profumatamente pagati che gli avrebbero fatto da scudo all'esigua squadra di avversari. Una risata sguaiata, grassa, insopportabile uscì dalla lurida bocca. Intollerabile alle orecchie di Tony!
«Pistoleri, uniti» gridò con la voce rauca, incitando i compagni alla battaglia. Sparò per primo, mirando alla testa di Zemo, che, compresolo, si sbilanciò con la sedia, cadendo a terra e schivando il colpo.
Amanda era ruzzolata sul pavimento della veranda, proteggendosi sotto il tavolino dalla pioggia di proiettili che riempì la calda mattinata d'autunno.
Ognuno degli attendenti dell'austriaco aveva fatto fuoco verso i quattro mercenari e il sindaco, e loro altrettanto.
Ma altre pallottole, sparate dai cittadini di Rose Creek, dal principe T'Challa, da Steven Strange, da Everett Ross, da Pietro Maximoff, comparsi dall'ombra delle siepi in cui si erano nascosti, avevano appaiato quelle dei pistoleri.
Al primo colpo di Stark, Rafflesia, all'erta e in attesa, aveva scambiato uno sguardo d'intesa con Banner. Non c'era stato bisogno di parole, avevano spronato i cavalli all'unisono, Quicksilver in testa.
Natasha si era retta all'amica, nel contraccolpo improvviso. Antares trascinò Eleanor accanto ai primi due cavalieri, seguita da Erika e Loki, a qualche falcata di distanza.
Il mustang di Clint saltò con facilità l'intoppo del posto di blocco e portò la sua cavallerizza di fronte la veranda della villa del barone. Alcuni uomini erano a terra, feriti, da ambo le parti, in particolar modo fra i contadini, meno abili a sparare; lei cercò con gli occhi proprio Zemo, e lo intercettò nel momento in cui, impugnando una pistola identica a quella del Falco, sparò alla sua destra, dove Stark avanzava inesorabilmente fra i colpi volanti.
«Anthony!» Amanda strillò, disperata: una delle pallottole dell'austriaco centrò il petto del vicesceriffo, spostandolo di un paio di passi indietro, steso sull'erba del giardino con le braccia aperte nella forma di un'orrenda croce.
Il barone, rimasto scoperto e con una ventina di uomini a copertura, rientrò in casa in ginocchio, come un coniglio.
«Adesso basta, Bucky, vai» Steve spronò il fratello gemello di tante battaglie e lui non si fece pregare. Piantò due pallottole appaiate nel torace dello scagnozzo che tentava di saltare la balaustra della veranda, dalla sua parte, intanto che il capitano ne terminava un altro, anch'egli fuggitivo come la maggior parte.
Affiancati da Thor, da Loki, sceso con un salto faticoso da Sirius, da Erika e da Eleanor rimasti in sella ai loro destrieri scaricarono ogni pallottola possibile contro gli avversari, in una formazione di prima linea che tenne a proteggere gli abitanti del villaggio, rimasti leggermente nelle retrovie. Tranne uno, Phil Coulson, che sparava all'impazzata. Per suo figlio!
«Tocca a noi, ragazzo» la bruna incitò Quicksilver, che salì i gradini fino alla veranda, aprendo la doppia porta col muso, Bruce e il suo cavallo alle calcagna, Natasha abbarbicata con le gambe ai fianchi dell'animale che respirava, agitata.
Il soggiorno pieno di ninnoli e dell'opulenza di apparenze del codardo che stava braccando lo nascondeva alla vista.
Due occhioni, scuri e spaventati, emersi dalla scalinata che portava al piano inferiore, indicarono alla signora Barton il nascondiglio del barone, un divano imbottito di velluto rosso.
La cameriera si ritirò dabbasso su sprono di Banner, che scese dal puledro, imbracciato il suo Sharps.
A sentire il rumore inconfondibile di passi di stivali sul pavimento, Zemo scattò dalla copertura del sofà, dietro cui sarebbe capitolato e avrebbe avuto la peggio.
Si rivoltò, verso la proprietaria terriera che aveva rovinato i suoi piani, con la sua caparbietà, portando a Rose Creek i pistoleri guidati da Clint Barton. Si augurò di toglierla dalla faccia della terra, inquadrandola dal basso con la sua Colt Peacemaker. «Maledetta guastafeste» le inveì contro, prima di sparare, sbagliando completamente la mira, giacché l'ex sacerdote, più che tempestivo, gli aveva già piantato tre pallettoni in corpo, uno dopo l'altro e la stessa Rafflesia, seduta in groppa a Quicksilver, lo aveva centrato in pieno viso, un attimo prima che passasse a miglior vita.
«Per Clint» aveva mormorato lei, scendendo dal mustang, e camminando con Romanoff verso il cadavere di Zemo, che versava supino con gli occhi vitrei, in un lago di sangue.
«Era lui l'unico maiale e ha fatto la giusta fine che meritava» Vedova Nera mollò un calcio al fianco del corpo, con la punta dello stivaletto di pelle.
«Amen» l'ex sacerdote la spalleggiò.
Rafflesia lasciò cadere il fucile a terra, stancamente. L'adrenalina che l'aveva tenuta in piedi stava scivolando via dalle sue vene, dando spazio alla sofferenza per la perdita di Clint e alla consapevolezza che il suo incubo era finito. Iniziò a piangere, in maniera sommessa.
Bruce le si accostò, stringendola in un abbraccio casto e confortevole.
«Era questo il motivo del terremoto, Bruce, la ragione per cui il Signore ti ha fatto essere qui in questo preciso momento» Rafflesia ricordò, singhiozzando, le parole che gli aveva detto molto tempo prima. Lei aveva avuto la sua vendetta, l'ex sacerdote aveva colmato il senso di inutilità provato davanti alle macerie della cittadina in cui esercitava la libera professione per conto di Dio. E l'aveva salvata, né più né meno di come aveva fatto Occhio di Falco, perché se non ci fosse stato lui la pallottola di Zemo l'avrebbe raggiunta o almeno ferita.
«Concordo, prete, ben fatto» Stark entrò nel salone, mostrando fra le dita la stella a sei punte, forata nel centro dal proiettile che lo aveva colpito, senza trapassarlo. Lo spesso materiale aveva fermato la traiettoria della pallottola, che aveva solo rovinato i bei vestiti calzati dal vicesceriffo «Forse prenderò i voti, dopo questo miracolo».
Natasha rise, schernendolo «Non puoi farcela, hai troppi vizi».
«Ti ho tirato su così bene per poi saperti prete, sempre vestito di nero e con una croce al collo? Piuttosto meglio che tu prenda moglie, Anthony! Non i voti!» Amanda si oppose a gran voce.
«Rafflesia, ce l'abbiamo fatta» Erika si alternò a Bruce nell'abbraccio alla sorella «È stato merito tuo» le sussurrò in un orecchio, scoppiando in un pianto liberatorio «E di Clint».
«Grazie infinite, a voi tutti» Stephen Strange, a nome dei presenti e delle loro famiglie si rivolse ai pistoleri, i coraggiosi mercenari che avevano guidato un assalto che loro, semplici contadini, negozianti o professionisti, non avrebbero potuto affrontare da soli. Si era accertato della gravità delle ferite dei suoi concittadini, verificando che fossero, fortunatamente, di poco conto. Che non dovessero scavare altre fosse era il vero miracolo della giornata.
«Di nulla, dovere» Barnes abbassò il viso, cominciando a stringere le mani degli uomini in processione che erano andati a congratularsi e a ringraziare lui e tutti gli altri, in un giro che divenne interminabile. Si commosse, a sentirsi chiamare sergente, come un tempo, lui che sergente non lo era più da tempo.
Ricordò le parole che aveva detto a Steve, quando quest'ultimo gli aveva chiesto se fossero a Rose Creek per un nome.
E che gli aveva risposto, semplicemente «No, siamo qui per un fatto». Solo in quell'attimo, il sergente James Buchanan Barnes comprese quale fatto.
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