Capitolo 16 Il cowboy innamorato

«Vi ho affidato a Loki, signorine Tyler. Vi accompagnerà nelle vostre incombenze» Clint si raccomandò a Laufeyson, seduto col gruppo di pistoleri, nella cucina del ranch, per gustare la colazione preparata dalle sapienti mani di Erika.

Brocche di latte e di caffè, vassoi di frittelle spolverate di zucchero, cestini di biscotti alle mandorle passavano fra i commensali, i cui piatti erano già colmi di uova fritte, salsicce e pane ai cereali ben tostato. Più di una ciotolina di marmellata fatta in casa arricchiva il pasto.

«Come diavolo fai a mangiare le salsicce accompagnandole con pane e confettura di mirtilli? Secondo me sei malato, da visita da Strange» Thor osservò il cugino unire più di un cibo poco abbinabile, con Bellatrix posata sulla spalla e finalmente mansueta come un gattino intento a fare le fusa.

«Nella pancia si mischia tutto, non lo sai?» ribatté, strizzando l'occhiolino alla cuoca che passava alle sue spalle con indosso un grembiule verde mela sopra i calzoni grigi e la camicia nera. L'agguantò per il polso, costringendola a sedersi sulle sue ginocchia «Non manca qualcosa?» le domandò, con una sfrontatezza che lei ripagò, baciandolo sulle labbra sporche di mirtilli.

Erika aveva abbandonato ogni ritrosia, dopo il ballo e la morte di White Star, muovendosi pian piano, moralmente e fisicamente, verso il pistolero moro. Persino la pappagalla, resasene conto, lo aveva adottato, come nuovo padroncino.

«Quindi Loki scorterà le nostre signorine, oggi?» Maria versò per sé una tazza di caffè. Sapeva che Rafflesia ed Erika si sarebbero recate in città per delle commissioni e chiese conferma a Clint.

«Presente» Loki, liberata la Tyler piccola, alzò la mano destra «non potrebbero avere chaperon migliore e più accorto».

«E più motivato, cugino» Thor strappò una risata al tavolo di amici, in cui le preoccupazioni avevano raggiunto un alto livello. 

A pochi giorni dalla morte di White Star - la cui eco era risuonata come un ulteriore tam-tam di allerta nel paese - Zemo, ancora lontano per fantomatici affari, aveva fatto pervenire un contratto a ciascuno dei proprietari delle terre da acquistare. Portato per le vie brevi da Rock Rumlow, suo fedele attendente, era un vero e proprio affronto, una compravendita a pochi dollari, che nessuno dei coloni, fino ad allora, aveva firmato.

Quando era stato il turno delle sorelle Tyler, Rafflesia aveva preso i documenti dalle mani di Rock senza nemmeno dargli il tempo di scendere da cavallo, strappandoli coraggiosamente in quadratini di carta che, lanciati con foga, avevano volteggiato nell'aria insieme a Bellatrix.

«Ci rivedremo presto, signorina altezzosa, ne stia pur certa» era stato il minaccioso saluto dell'uomo dal volto deturpato, nei confronti della proprietaria terriera.

Così lo sceriffo era stato chiaro, affibbiando alle sorelle uno dei suoi più validi elementi per le incombenze e sgravando Coulson dal compito.

«Dobbiamo fare degli acquisti e pensavano di vedere Nat. Ultimamente la comunella con Amanda Stark le assorbe molto tempo e ci sta trascurando» Erika commentò, togliendo il grembiule per prepararsi all'uscita.

«La mamma di Tony è un personaggio singolare. Ha familiarizzato con gli abitanti di Rose Creek, conquistato il sindaco Fury: pare che abiti qui da una vita intera» Bruce dovette ammettere che Amanda possedesse doti di empatia oltre che una personalità istrionica.

«Ognuno sparecchi il suo, è ora di muoversi» Barton aveva spronato i compagni a collaborare maggiormente nei lavori di casa. Non erano lì per essere pasciuti con biscotti e leccornie, e li aveva invitati a seguire l'esempio dell'ex prete, che si spendeva in una collaborazione continua.

A uno a uno i pistoleri portarono le stoviglie sporche nel lavandino, sistemarono gli avanzi e pulirono la tavola, prima di spostarsi all'esterno.

Laufeyson, credendo di non essere visto, aveva riposto una manciata di biscotti direttamente in tasca, senza nemmeno averli avvolti in un tovagliolo.

«Teme di morire di fame» il cugino lo spinse fuori dalla cucina per lasciare un po' d'intimità al Falco e a Rafflesia «Capo, ci dividiamo. Steve e Bucky ci precederanno, noi ti aspettiamo».

«Stai attenta, fallo per me» lo sceriffo inanellò le ciocche di capelli neri sul lato destro del viso della fidanzata, fra l'indice e il medio, e le portò verso il naso «Hai abbondato con l'essenza di rosa, l'ho notato, sai? Sei molto scorretta, moglie».

«Scorretta io? Tu, piuttosto, che attraversi il corridoio per venirmi a far visita, sceriffo integerrimo?» lei lo schernì, con un lungo bacio che tolse il fiato a entrambi. 

Di giorno mantenevano un contegno più formale, in mezzo agli altri, tentando di non esibire, per pudicizia, ciò che sentivano l'una per l'altro, nonostante fosse palese. Ma appena gli ospiti della magione si coricavano, Barton sgattaiolava dalla propria stanza a quella di Rafflesia, dove la coppia si dedicava a coccole continue, bagni caldi nella tinozza, e amplessi infuocati.

Poiché Bruce dormiva nella stanza attigua, cercavano di non recargli troppo disturbo sotto molti punti di vista, non ultimo l'aspetto morale. Ma Banner era tanto pio e devoto verso Rafflesia che le augurava solo bene e amore, anche se non era lui la fonte della sua felicità.

«Le mie visite non sembrano dispiacerti, sono pur sempre tuo marito e godo di diritti coniugali» Clint cercò di mantenere una linea ironica ma non riuscì a frenare la sdolcinatezza «Ogni minuto che siamo assieme, ogni attimo per me è toccare il cielo con un dito: dormire con te, svegliarmi con te, sognare con te, è meraviglioso». Era per l'affinità fra le lenzuola, per la passione, e più per la sua dolcezza, per la purezza della sua anima, per il carattere solare. Era per l'amore «Te l'ho detto già stamattina che ti amo alla follia?».

«Centinaia di volte, ma non smettere, cowboy innamorato!» lei, nel frattempo, non aveva interrotto i baci, che non bastavano mai.

«Tesoro, debbo proprio andare, ci vediamo più tardi. Aspettami» Barton si sciolse dal loro abbraccio, e la salutò, prendendo il cappello appeso all'appendiabiti di ferro battuto dell'ingresso.

«Lo farò, Falco, amore mio grande e marito, conterò i minuti» lo osservò allontanarsi, muovendo col gruppo verso la città in groppa al fido Quicksilver, finché la figura divenne tanto piccola da scomparire.

«Allora, a quando le nozze?» Loki, alla guida del calessino, non stava più nella pelle.

«Dopo che la tempesta sarà passata» Rafflesia rispose assertivamente alla curiosità del pistolero moro, confermando l'intenzione sua e di Clint di unirsi in matrimonio prima possibile.

«Barton sarebbe il primo della squadra a convolare a nozze, mi sento emozionato per voi» non poté dirlo ma il Falco aveva ordinato a Everett Ross un costoso anello di fidanzamento con diamanti, non essendo soddisfatto delle proposte presenti al banco dei pegni. Voleva un regalo speciale, un monile che non fosse stato indossato da altra donna, in precedenza.

Lingua d'argento aveva spifferato il segreto a Erika, che lo sgomitava con complicità, sedutagli accanto nel sedile di guida del carretto.

«Che avete da ridere? Si può sapere?» Rafflesia, collocata alle loro spalle, rise a sua volta. Nonostante il dramma di White Star stava rimettendo a posto i pezzi della sua vita, fiduciosa che i mercenari avrebbero difeso Rose Creek da Zemo, allo stremo.

Si era presa cura del mustang di Clint, che, pian piano, aveva recuperato un comportamento più equilibrato, convincendosi anche a essere montato dal suo cavaliere.

Un sibilo la distrasse dai suoi pensieri, un rumore di pallottola sparata, non destinata a lei, che le passò a pochi centimetri dal seno per conficcarsi nel braccio sinistro di Loki.

«Ah, maledizione» a causa del colpo, istintivamente Laufeyson lasciò le redini, per contrarre il corpo e portare la mano destra sulla ferita. Il cappello nero volò sul terreno. Non avrebbe potuto schivare un vile attacco simile, nonostante la sua bravura. Nessuno avrebbe potuto farlo.

«Erika, tieni le briglie» la bruna lo gridò alla sorella, cercando il fucile Winchester 1873 di suo padre, posato accanto, il tempo di vedere due degli attendenti del barone uscire dalle siepi ai lati della strada dove avevano trovato infido riparo, incappucciati,  e frenare il trotto del cavallo.

Altrettanti uomini, senza cappucci, saltarono sul carro. Uno, più giovane, rosso di capelli e col viso coperto di efelidi accanto a Erika, tirandola giù a forza; l'altro, rasato e pingue, sulla piattaforma dov'era seduta lei, per prima cosa sottraendole l'arma che, comunque, non era riuscita a prendere, a causa dell'oscillazione e dell'instabilità del mezzo.

La strattonò, costringendola a scendere mentre Brock Rumlow aveva raggiunto Loki e lo aveva disarmato dei pugnali e della pistola.

La ferita al braccio era piuttosto profonda, il sangue scendeva a fiotti anche sul polso sotto la stoffa della camicia. Laufeyson cercò di ribellarsi, ma una corda di ampio diametro comparve per legarlo all'altezza dello sterno, sotto il punto del braccio dove si era conficcato il proiettile che Rafflesia non aveva visto uscire.

«Loki, Loki» la bionda provò a scansare il giovane che la teneva bloccata, senza fortuna. Avrebbe voluto precipitarsi dal suo Loki, il ragazzo ironico e guascone con cui i battibecchi proseguivano, alternati a carrellate di baci.

«Signorine Tyler, visto che con le buone non sono riuscito a ottenere ciò che voleva il mio padrone da voi, lo prenderò con le cattive» utilizzò il termine padrone, volutamente e senza alcun imbarazzo. Nello stato della California la schiavitù era stata abolita, ma le sue catene erano molto più robuste di ciò che si potesse pensare, al di là del colore della pelle.

Con la mano dall'apertura mostruosa prese il collo di Loki, sofferente per la ferita e lo premette verso il basso, obbligandolo a inginocchiarsi, davanti al calessino.

Posò la canna della Colt Peacemaker, identica a quella dello sceriffo Barton, sulla tempia di Laufeyson, armandone il cane. 

Loki scattò, dandosi una spinta che lo fece raddrizzare, in un tentativo di difesa inutile, ottenendo un esito peggiore.

Rumlow, infatti, lo abbrancò per i capelli corvini e, rivoltandolo verso il retro del calesse, sbattè la sua testa sulle assi di legno. Un rumore di ossa frantumate e il lamento doloroso della sua vittima segnalarono la rottura del setto nasale, accompagnata da un fiotto di sangue che calava da entrambe le narici e dalle labbra.

«Nemmeno davanti alla vita del vostro prezioso amico cederete? Su, in fondo si tratta di due firmette». Zemo aveva mandato il suo braccio destro a porre alle sorelle l'ennesimo ricatto sul solito argomento, in maniera molto più diretta e feroce, stavolta. Saputo che, oltre al legame amoroso fra lo sceriffo Barton e Rafflesia, fosse nato qualcosa di tenero fra Erika e il mercenario sbruffone e saputello che andava in giro esibendo i pugnali alla cintura, il suo attendente - che seguiva i movimenti delle ragazze - aveva ritenuto di approfittarne. 

Ed era certo che giocare coi loro sentimenti, facendoci leva, fosse un ottimo espediente per ottenere la vendita del ranch e delle terre delle sorelline.

«Non firmate» con la bocca piena di sangue, Loki tentò di parlare, ricevendo un'ennesima percossa. Si sentiva impotente; la carne dentro il muscolo del braccio era arroventata dal proiettile e gli doleva moltissimo. Più il tempo passava, più avvertiva una debolezza avvolgerlo. La schiena era ricoperta di minuscole goccioline di sudore, non dovute esclusivamente al sole della California battente sugli abiti scuri. Si augurò di non perdere i sensi, a causa dell'emorragia.

«Dobbiamo firmare, Rafflesia, per piacere» Erika guardò la sorella nel viso, divenuto bianco come la candida camicia che indossava. Si erano confrontate decine di volte sull'argomento, sull'importanza di conservare la proprietà, per il valore affettivo e per ciò che rappresentava, al contrario, la sua cessione al barone, per la comunità e i dipendenti che vi lavoravano. Ma opporsi alla coercizione di Zemo stava costando troppe vite di persone care. E non vide alcuna via d'uscita.

Rafflesia le lesse in volto i pensieri, che si ritrovò a condividere. Il fucile del padre era distante e non sarebbe riuscita ad arrivarci.

Erano in cinque uomini grossi e tarchiati contro due ragazze, e, soprattutto, Loki era in pessime condizioni. Avrebbe avuto bisogno di essere portato di corsa allo studio di Stephen Strange per l'estrazione del proiettile e la conseguente medicazione.

«Non vendete, non vendete» Laufeyson offrì se stesso, di nuovo, in un nobile sacrificio. Si era innamorato di Erika, dei suoi principi rivendicati a gran voce e sulle punte dei piedi, con fervore, della tenuta, dei suoi animali, di un'esistenza semplice ma piena d'amore. Non si auto valutò come una valida contropartita; l'agguato era stato premeditato e probabilmente il barone aveva un piano alternativo e più angoscioso, se le sorelle Tyler non avessero acconsentito alle sue pretese.

«Sta zitto, Laufeyson! Allora, signorina altezzosa?» Rumlow si rivolse alla mora in un modo che non ammetteva repliche diverse da un sì.

Rafflesia cercò di prendere tempo e riflettere. Non avrebbe potuto sacrificare anche la vita di Loki; il fato era stato ingiusto e sfavorevole, quel giorno, ma non aveva più mezzi per contrastare Zemo, arrivati al punto in cui erano. Strinse nel palmo della mano destra, chiuso a pugno, il ciondolo in ametista, auspicando di aver un'illuminazione, che non arrivò.

«Va bene, io e mia sorella firmeremo. Non fate più del male a Loki, vi scongiuro» non poteva immaginare un futuro diverso, in un posto diverso, ma si arrese. 

Un rumore di zoccoli sul terreno in avvicinamento la distrasse. Credette di aver visto un miraggio, quando comparve in lontananza, sulla linea dell'orizzonte ondeggiante per il calore, il muso di Quicksilver, alla guida di un gruppo di quattro cavalieri.

Contò Thor, Bruce e, inaspettatamente, Tony, la cui giacca colorata rappresentava una macchia di speranza. E Clint, il suo sceriffo che si precipitava verso di lei, la pistola già alla mano sinistra, le redini gestite con l'altra.

Non lo sapeva, Rafflesia, ma avrebbe dovuto ringraziare l'amore per la presenza dei mercenari.

Il Falco aveva deciso, infatti, di tornare indietro, a motivo.

Aveva incrociato Stark, che gli era venuto incontro dalla città, recando l'anello arrivato al banco dei pegni di Ross.

Il baro, infatti, non aveva resistito; aveva ritirato il monile appena Everett lo aveva avvisato di averlo ricevuto dal messo incaricato di farglielo avere e lo aveva portato al suo capo, su suggerimento di Amanda, secondo cui l'amore non andava mai fatto attendere.

Tony aveva recepito il consiglio, ritenendo che una volta in possesso del gioiello, il suo acquirente avrebbe deciso di proporsi immediatamente alla fidanzata anziché farlo in un secondo momento. Sia lui sia sua madre ci avevano azzeccato in pieno.

Aperto il cofanetto, Clint aveva sentito l'impellente desiderio di donarlo a Rafflesia, seduta stante. Il minimo di scrupolo di Barton per un possibile ritardo sul programma di lavoro era stato spazzato via dall'inquietudine di Quicksilver che, improvvisamente, si era rivoltato, nitrendo, a manifesto del proprio nervosismo. Le froge sul naso si erano dilatate in modo evidente. Ipotizzando che il mustang avesse fiutato un pericolo imminente, Clint lo aveva spronato al galoppo, con un brutto presentimento.

«Giù le armi» Tony strillò con quanta voce aveva in corpo, e si riferì alla stella a sei punte che aveva sul petto; mai era stato tanto fiero di indossarla e calcò il monito «In nome della legge».

L'espressione di Rumlow, disinteressata del loro ruolo, non lo stupì. Dalla tasca dello spolverino marrone emergeva un cartiglio di fogli, ritenne il contratto di compravendita dei terreni delle sorelle Tyler.

«Siamo quattro contro cinque. Che si fa?» Thor osservò le condizioni malandate del cugino, che non avrebbe certo potuto partecipare al confronto. Il punto della strada dove il calesse era stato fermato era strategicamente isolata, non sarebbe comparso nessuno altro in grado di aiutarli nel breve termine.

«Adesso, signor Rumlow, scenderemo da cavallo e risolveremo la questione da uomini. Lasci libere le ragazze» lo sceriffo smontò da Quicksilver, con Rock sotto tiro, a cui si erano affiancati i due uomini coi cappucci, estraendo anche l'altra pistola.

«Non c'è molto di cui parlare, sceriffo, e raccomanderei a voi di rimettere le armi nelle fondine e di risalire in sella, alla svelta» l'avversario lo zittì con un gesto. Alzò il braccio e puntò una delle proprie Colt Peacemaker su Rafflesia, tenendo la gemella alla fronte di Loki.

Far fuori la proprietaria terriera era, in fondo, il suo scopo principale. Se la bella signorina Tyler non avesse firmato il contratto, l'avrebbe tolta di mezzo e allora l'unica erede, Erika, anello debole della resistenza familiare, più giovane e inesperta, sarebbe stata persuasa dal suo ricatto a cedere i terreni. Sempre se non avesse avuto l'opportunità di ammazzare anche lei!

Clint sospirò, fissando il suo mondo di glicine in pericolo del doppio tiro del grasso pelato munito di carabina e di Rock.

Erano rimasti tutti fermi, pedoni in una partita a scacchi con la vita.

Bruce si era posto al lato della bruna, Tony un passo indietro fra l'ex sacerdote e il Falco, Thor alla sua sinistra, in direzione di Erika.

Ci sarebbe voluto un espediente, di quelli belli grossi, per distrarre gli scagnozzi di Zemo dai loro obiettivi, almeno per pochi secondi.

Barton scambiò un'occhiata col suo vice, in ricerca di un'idea utile per uscire dall'impasse, ma non fu nessuno dei due uomini a movimentare la scena della prossima battaglia.

L'indomito Quicksilver scattò verso il pelato, in un movimento inaspettato e celere, e un nitrito acuto risuonò nell'aria. Era corso a protezione di Rafflesia, perché lei era tutto ciò che gli restava della sua stellina perduta.

Clint non perse tempo: sparò il primo colpo, centrando Rumlow, allarmato dalla manovra, alla spalla con cui teneva la pistola che quello, tuttavia, non mollò, mirando alla bruna, liberatasi dalle grinfie del suo aguzzino.

Quest'ultimo trovò la morte, crivellato dai proiettili del fucile di Banner che lo colpì al collo senza alcuno scrupolo, facendogli saltare la testa. L'ex prete si era fermato davanti al dolore di White Star, non per codardia ma per pietà umana. Invece, di fronte alla malvagità degli scagnozzi del barone, i colpi furono scaricati con grande piacere e soddisfazione.

La testa, staccatasi dal corpo, ricadde sul terreno, con un tonfo, intanto che Bruce continuava il suo massacro, trucidando anche i due incappucciati che caddero al suolo come mosche.

Mentre Rafflesia si muoveva, Odinson fece fuoco dal proprio lato contro il giovane dai capelli rossi che minacciava Erika, freddandolo con un colpo alla mano e uno al cuore. La sua LeMat poteva accogliere pallottole di calibro sessanta e lui l'aveva caricata con queste ultime, da molte settimane.

La bionda corse immediatamente verso Loki per accertarsi delle sue condizioni.

Stark protesse lo sceriffo, intuito che Rumlow non avesse mai perso il mirino sulla mora.

Clint fu sicuro che le avrebbe sparato e non sbagliò. Era troppo esperto per non comprendere che lei si fosse scoperta e che sarebbe stata un bersaglio perfetto. Balzò, letteralmente, issandosi con le gambe per proteggerla col suo corpo, intanto che i colpi delle sue Peacemaker spaccavano il cuore nero e la testa di Rock, insieme al buco in mezzo alla fronte, provocato dalla Colt Navy di Tony.

Il mostro ricadde sul terreno, disgraziatamente stringendo in mano le armi ancora fumanti, che era riuscito a usare.

L'odore dell'impalpabile nuvola bianca della polvere da sparo si sprigiono' alla stregua di un torbido aroma di incenso.

Si era lanciato, Clint, a protezione del suo mondo di glicine, nella difesa promessa, nel compito affidatogli e portato avanti a qualsiasi costo, il compito per cui era giunto a Rose Creek.

Il calore terribile che gli si diffuse nel costato e nell'intestino lo scaraventò a terra. Perse l'impugnatura sulle Colt e si ritrovò a fissare il cielo azzurro e a sentire il cuore perdere un battito, il suo cappello caduto a un metro di distanza. Un immediato rigurgito di sangue, tiepido e dal sapore metallico e terrificante, gli salì sulle labbra. Un rivolo amaranto scuro gli solcò la guancia sinistra, scivolando giù dall'angolo della bocca.

«Clint, oddio» Rafflesia gli si accovacciò accanto, sollevandogli la testa per permettergli di respirare più agevolmente.

Bruce, accorso, si tolse la giacca e si levò la camicia, che premette, appallottolata, sulle ferite visibili del torace, per tamponare l'emorragia. Dal cotone della blusa grigia e del panciotto vide emergere le interiora del fisico dell'amico oltre a fiotti di sangue.

Avrebbe voluto sollevarlo e portarlo allo studio di Strange, ma la gravità dello stato del mercenario lo fermò. Non era trasportabile, nelle condizioni in cui si trovava, e le ferite erano molto estese.

Da sacerdote spesso era stato chiamato nel momento del trapasso dei suoi parrocchiani, per dar loro l'estrema unzione e per un conforto. Sapeva che erano attimi senza prezzo per i familiari, per le estreme sincere confessioni di momenti irripetibili.

Con gli occhi sgranati, alzò la testa verso Loki, liberato da Thor dalla corda, che camminava lentamente nella loro direzione con l'aiuto del cugino, accanto a Erika e Stark, accorsi in silenzio.

«Ho una cosa per te, nella tasca sinistra della giacca. Prendila» Clint esortò Rafflesia.

Lei, terrorizzata, lo fece unicamente per accontentarlo, scovando una scatolina di velluto rosso scuro. La similarità del colore al troppo sangue visto sgorgare la disturbò. Aprì il contenitore, che racchiudeva palesemente un gioiello.

Un anello a toppa, con il gambo in oro diciotto carati, argento e rosette di diamanti spiccò e la luce del sole attraverso le pietre creò un riverbero che colpì il volto di Rafflesia. La commozione la avvinse «È splendido, Falco. Non ce n'era bisogno, ti ho già detto di sì e tu a me». Istintivamente, estrasse la fedina dalla scatolina e la indossò all'anulare, voltando la mano verso di lui per mostrargliela.

«È perfetto per te, amore. I momenti che abbiamo trascorso insieme sono stati i più belli della mia vita, ricordatelo sempre, e che ti amerò, comunque, e che sarò con te ad ogni istante» l'uomo tossì un grumo di sangue coagulato che sapeva d'addio e cercò, al contempo, di stringerle la mano con le forze che lo abbandonavano.

«Clint, no, non lasciarmi» lei lo gridò, afferrando la sinistra dello sceriffo, con una disperazione che arrivava dal lato oscuro dell'anima.

«Bruce, l'affido a te. Abbine cure, mi raccomando» Barton lo disse in un sussurro, certo che Banner l'amasse almeno quanto lui e che l'avrebbe protetta a costo della vita. Forse non avrebbero avuto un rapporto intenso e passionale come il loro, ma nemmeno ne era sicuro. Soprattutto, nel pensiero meno egoistico, ritenne che una donna dolce come Rafflesia meritasse una presenza saggia al proprio fianco, un compagno che riempisse di bello i giorni a venire, non un'esistenza solitaria e infelice, persa nel ricordo di chi non c'era più.

«Falco, che dici? Ti riprenderai presto» Banner premette più forte la camicia sulle ferite all'addome. Sotto le dita, la avvertì intrisa del sangue del suo amico, il cui odore nauseabondo aveva impregnato l'aria. Alzò lo sguardo, incrociando quello di Tony che si teneva la fronte, sconfortato.

«Dobbiamo sposarci, dobbiamo fare tante cose assieme, ti scongiuro, Clint, resisti» la bruna tentò di tenerlo vigile.

«È finita, amore, ascoltami» con l'ultimo alito di vita, l'attirò a sé «Promettimi che sarai felice, anche senza di me, promettilo e basta, signora Barton, mia unica sposa. Se mi ami, devi promettermelo, perché io ti amo e voglio che tu stia bene, sempre. Se non dimenticherai i tuoi sogni, si realizzeranno» la pregò, gli occhi acquosi e perduti nel suo mondo di glicine, udendola annuire mestamente.

«Sì, te lo prometto, amore» giurò ciò che non avrebbe mai voluto, i calzoni sporchi del rivolo rosso che, da dietro la schiena del suo Clint, era sceso lungo il terreno fino a raggiungere le sue ginocchia.

Sentì l'estremo e tenero respiro del suo amore volar via dal petto, gli trattenne a stento la mano gelida. 

Il torace del pistolero si abbassò per l'ultima volta, gli occhi restarono spalancati a fissare il cielo, rispecchiandone un colore differente. Il grigio aveva preso il posto dell'azzurro, nelle iridi dello sceriffo coraggioso.

La disperazione aveva, invece, invaso la mente di Rafflesia «Clint, era solo nei tuoi occhi che volevo vedere i miei. Clint...» lo chiamò, abbracciandolo, ripiegata su di lui in posizione fetale.

Bruce fece appena in tempo ad abbassare le palpebre del collega che le braccia della moretta gli sollevarono la testa per iniziare un movimento ritmico, armonizzato sulle note de La canzone del cowboy innamorato, la melodia che la coppia aveva danzato al ballo d'autunno.

"Sto lasciando questa verde valle,

mi mancheranno i tuoi occhi e il tuo sorriso, luminoso come il sole,

e che ha illuminato per un po' il mio triste cammino.

Devo andare ma non vorrei farlo, siedi accanto a me ancora un po';

e se vorrai, ricorda la valle del fiume rosso e colui che ti ha amato una volta,

qui, con tutto il suo cuore e per sempre."

«Oddio, Falco, no! Rafflesia!» Erika - alle loro spalle, sostegno di Loki che aveva Odinson dall'altro lato - cercò di richiamare l'attenzione della sorella maggiore, accorgendosi che non l'aveva minimamente ascoltata.

«Che fa?» Tony, il viso fra le mani a nascondere lacrime che non piangeva da anni, lo domandò all'ex sacerdote.

«Lo sta cullando» bisbigliò Bruce, messosi in piedi dopo aver buttato a terra il proprio indumento sporco, con collera.

Rafflesia stava ninnando il suo fidanzato come un bambino: in fondo era sempre stato il suo piccolo Clint, dal momento in cui gli aveva versato l'acqua nel corso della cena consumata allo stesso tavolo il giorno del loro incontro.

Spontaneamente l'ex sacerdote declinò a memoria le parole del testo della canzone, unendosi alla bruna. Il Padre Nostro sarebbe stato l'unica consolazione percorribile per lui. Ma ognuno aveva la sua preghiera e ritenne di rispettare l'altrui desiderio.

Udendo le voci di Laufeyson e di Erika canticchiare, fra un singhiozzo e un pianto, passò il braccio sulle spalle di Tony.

«Lasciamola fare, poi si vedrà» non c'è fretta nel seppellire un amico pensò Stark. Il migliore da che ricordava, il più valoroso, e forse non troppo fortunato. Che se ne fosse andato da questa terra dopo aver conosciuto l'amore della sua vita lo ferì, ulteriormente.

Cantò, non come Thor o Loki sempre eleganti e moderati persino con un proiettile nel braccio, ma alla sua maniera.

Cantò, nello stesso modo sguaiato che aveva allontanato Zemo dal salone di Natasha, quando aveva strimpellato il pianoforte.

Cantò a squarciagola, per tirare fuori la rabbia e il male, cercando di seguire Rafflesia, con la mano destra sull'impugnatura della propria pistola pregiata, monito di futura vendetta.

Cantò, fino a perdere la voce che, il giorno seguente, l'avrebbe abbandonato del tutto.

Cantò finché la signorina Tyler dagli occhi ametista - che lui avrebbe chiamato sempre signora Barton, nella sua testa, per ogni giorno a venire - terminata l'ultima strofa dell'ultima delle innumerevoli volte che l'aveva iniziata, si rivolse proprio a lui, dal limitare dell'inferno in cui era piombata «Tony, dobbiamo portare Clint al ranch, qui non può stare. E Loki deve essere visitato da Strange, per rimuovere il proiettile. Puoi organizzare tu, per piacere?».

Il vice sceriffo Stark assentì, porgendole la mano per agevolarla nell'alzarsi. Notò che Rafflesia fosse sporca del sangue di Clint anche sulla camicia bianca e che Bruce, tempestivo, si fosse già adoprato per darle il braccio, anch'esso insanguinato.

Nota dell'autrice

Il demone della scrittura mi ha portato fino al punto estremo, all'omicidio del mio mito di fangirl. 

Nel corso degli anni ho scritto storie legate ai sentimenti e, ovviamente, il dolore e la sofferenza della perdita delle persone care ne fanno parte. 

Sono morti alcuni personaggi che avevo creato e il cui destino è uscito dalla mia tastiera, guidato da uno spirito esterno, sganciato dalla testa.

E' accaduto anche stavolta, in maniera drammatica, e mi sono resa conto che ogni parola scritta finora conduceva al finale che leggerete e che spero vi piaccia ugualmente.

E Clint, sceriffo coraggioso, pistolero, mercenario, tenero uomo innamorato... perdonami! 💘

Eccezionalmente, il presente capitolo viene pubblicato col successivo, per mia scelta autoriale, in coerenza con la narrazione!

La settimana prossima saranno, invece, pubblicate le ultime due parti della fanfiction, anch'esse insieme. 

Buona lettura e buona vita!

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