Capitolo 14 Stella cadente


«E' stata la serata più bella della mia vita» in groppa a Quicksilver, dietro a Clint, l'abito viola tirato in alto sopra la sottana, Rafflesia lo vezzeggiò. La testa era posata sulla sua spalla, il corpo seguiva l'andamento del trotto, particolarmente lento.

Lei e lo sceriffo erano stati gli ultimi a lasciare la sala della festa, insieme alla famiglia Maximoff. Avevano salutato tutti i partecipanti e chiuso le porte della struttura, dove un gruppo di volontari si sarebbe recato più avanti nel corso della giornata per mettere a posto e pulire.

Poiché avevano ancora delle ore a disposizione prima che albeggiasse e il sonno era passato, si erano dilettati in una lunga camminata.

Trovato un tronco di una sequoia, gigantesco e tipico albero della California, Clint, con un piccolo coltello a serramanico dall'impugnatura in osso, vi aveva intagliato le loro iniziali, all'interno di un cuore trafitto da una freccia. La corteccia era stata deposito di una promessa d'amore ancora non scambiata ufficialmente e solennemente, e testimone di innumerevoli baci appassionati.
Quando lui terminava, lei ricominciava imperterrita a cibarsi delle sue labbra, consumate fino alla sfinimento e al momento di tornare a casa.

«E' tutto bello da quando siamo assieme, anche per me, lo sai. Si sono presentati tanti pretendenti alla porta della casa di mio padre ma sono dovuta andare a cercare personalmente l'unico di cui mi sia innamorata. Sembra più moderno di Wanda che va al ballo con Steve e Bucky assieme, non trovi?» lo imboccò.

«No, ti sbagli: io ti ho seguito come un cagnolino perché mi avevi conquistato fin dall'inizio, nonostante mi fossi mostrato burbero e riluttante, signorina» il pistolero si voltò per darle un bacio, come avrebbe fatto per l'intero tragitto fino al suo ranch.

«Sei stato molto antipatico, sulle prime sì, e poi buffo quando tentavi di prendere al lazo la povera White Star» lo sfottè ancora, aggiungendo «Era tanto triste poverina, senza Quicksilver; in questi giorni la sto coccolando, con qualche leccornia in più, carote o insalata, e pare gradire, continuerò per tutta la gravidanza, non può che farle bene».

«Rimedieremo con una visita mattutina. Sto pensando di venire a stare da te; mi avevi accennato che la stanza attigua alla tua fosse libera, i nostri due mustang trascorrerebbero tanto tempo assieme» le propose con una risatina trattenuta.

«Solo questo?».

«No, sarebbe la scusa formale perché passi più tempo possibile con te, amore» affermò, in previsione della vita di coppia su cui avevano fantasticato mentre danzavano.

«Non hai bisogno di scuse, il posto c'è e mi farebbe tanto piacere» si strinse a lui ancora di più, sull'ingresso del vialetto che conduceva a casa sua. Albeggiava, e la palla di fuoco che si alzava alle spalle della magione rappresentava un suggestivo paesaggio, romantico come le sfumature fra il rosso, arancio e il rosa che si erano mischiate in uno spettacolo indimenticabile.

Mizar e Altair corsero loro incontro, festosi, scortandoli nella fine del tragitto.

Rafflesia osservò un piccolo gruppo sotto il porticato. Phil Coulson, seduto, con un panno insanguinato sulla nuca, sua moglie Maria accanto, in camicia da notte e vestaglia. E sua sorella Erika con Loki, ancora con gli abiti della festa.

Bruce, che metteva i finimenti al cavallo montato abitualmente, si precipitò all'esterno, non appena scorse la coppia dalla porta aperta della stalla. Aveva indosso il vestito elegante di suo padre, notò la donna: nessuno era andato a dormire o si era spogliato dopo il ballo, apparve evidente, tranne la famiglia Coulson che non vi aveva partecipato.

«E' successo qualcosa...» la mora lo intuì, dal viso stravolto dell'ex prete. Scese per prima da Quicksilver, seguita da Barton.

«Rafflesia» Erika le si fece incontro, cercando di usare la stessa delicatezza che Laufeyson aveva utilizzato con lei proprio in occasione dell'incidente occorsole «White Star è sparita. Quando io, Loki e Bruce siamo tornati dal ballo abbiamo trovato Phil a terra; era stato colpito alla testa, presumiamo col calcio di una pistola, e...».

Loki proseguì, aiutandola «Maria dormiva e non si è accorta di nulla». I coniugi Coulson erano rimasti a casa, non intervenendo alla manifestazione di beneficienza «L'accesso alla stalla era aperto, tutto era in ordine e mancava solo la tua mustang».

La bruna sentì quasi scarseggiare le forze. «Stellina» mormorò «l'ha presa Zemo e non era nemmeno l'alba».

Clint la resse per la vita. Il barone, bugiardo, si era avvantaggiato, capito che il pistolero non sarebbe mai tornato da lui, accettando la sua proposta di tradimento a Rose Creek.

«Laufeyson, Banner, seguite le tracce della cavalla, casomai ne fossero rimaste e fate pervenire un messaggio ai colleghi. Tutti gli uomini disponibili debbono aiutarci a cercare White Star. La troveremo, Rafflesia, fatti coraggio» provò a rassicurarla, nel momento in cui l'istinto prese il sopravvento sul ragionamento.

«Tu dove stai andando?» Erika lo domandò, poiché, salutata sua sorella con un bacio sulla fronte e un bisbiglio all'orecchio, lo sceriffo era risalito in groppa al suo puledro. Non aveva dubbi su dove si stesse recando: il posto verso cui lei stessa avrebbe voluto marciare, imbracciando la carabina del padre Rudy.

«Clint, è una follia, no!» nessuno avrebbe potuto fermarlo, figurarsi il monito di un ex sacerdote. Al suo no, il Falco era già lontano, Quicksilver spronato a un galoppo sostenuto.

Sfrecciò accanto a Rogers e Barnes, in groppa ai loro cavalli, che rincasavano, chiacchierando con Thor alla guida del calesse. Probabilmente si erano incontrati e avevano deciso di fare la strada assieme per raccontarsi l'esito della serata «Tornate al ranch, veloci» ordinò loro.

Bruciò le miglia che lo separavano dalla tenuta di Zemo, spronando il cavallo, che sembrava aver capito quanto accaduto. Ripercorse la strada battuta la sera precedente, planando verso l'entrata.

Non scorse alcuna traccia del barone, ma non se meravigliò, ipotizzando dormisse. Mancava, apparentemente, anche la sua guardia armata. Percorse a passo spedito i metri che lo separavano dalla porta d'ingresso, per precipitarsi dentro l'abitazione dalla doppia porta aperta, con le pistole Colt Peacemaker già impugnate e bene in vista.

Il trambusto causato dalla sua entrata richiamò l'attenzione della cameriera di colore, affacciatasi dalla scalinata che conduceva al piano inferiore, dov'erano i suoi alloggi. In camicia da notte, uno scialle patchwork sulle spalle, informò lo sceriffo «Se sta cercando il barone Zemo, è arrivato tardi. Ieri sera, dopo il vostro incontro, ha lasciato la città, per affari».

Maledizione. Clint imprecò fra sé, certo che gli stesse dicendo la verità e che una perquisizione della casa fosse inutile. L'ambiente che lo circondava, arredato con mobili dallo stile ricercato e pacchiano, i divani imbottiti ricoperti di velluto color porpora, i portacandele di cristallo multicolore, contribuirono ad aumentare la sua angoscia.

Ritenendo inutile un ulteriore giro dell'abitazione, interrogò la ragazza «Hai visto una cavalla di razza mustang da queste parti? Ha il manto nero e una stella bianca sulla fronte».

«No, mi spiace. Soltanto i cavalli del barone e dei suoi dipendenti» rispose, in modo diretto e senza tentennamenti «Se vuole può controllare la stalla, alle spalle della proprietà».

«Stupida negra che altro non sei! Ma cosa credi? Di essere diventata la padrona?» la voce altisonante del primo luogotenente dell'austriaco, Brock Rumlow, spezzò la conversazione.

Il Falco comprese che lo stesse aspettando. Lo scagnozzo era vestito di tutto punto, sbarbato, sulla pelle rovinata dalle ustioni, il viso scolpito in un freddo marmo. Si era appoggiato contro la porta della cucina, in mano una tazza di caffè, preparato da solo «Sceriffo, non può entrare nelle proprietà altrui senza un mandato, lo sa. Ieri sera era stato invitato dal barone, ma oggi non è più così. Per cui non può controllare, come le ha detto la negra, né la stalla né la villa, dove, in ogni caso non troverebbe nulla». Fissò le pistole di Barton, abbassando lo sguardo sul proprio cinturone, che ne conteneva due identiche «Abbiamo la passione per le stesse armi! Sono le mie preferite».

La pallottola che aveva provocato l'incidente di Rafflesia era stata sparata da una Colt Peacemaker, e il relativo bossolo era stato fatto ritrovare dallo sparatore di proposito, proprio perché l'arma utilizzata era una pistola come la sua; Clint ebbe la conferma della colpevolezza di Rumlow e che quest'ultimo avesse pronunciato la frase appositamente, per dargliene la certezza.

«Se ci sarà bisogno, tornerò con un mandato e non sarò da solo» furioso dell'improduttività della visita, Barton ficcò le pistole nelle fondine, e si rimise sui propri passi.

Indirizzò Quicksilver verso la città, scorgendo la giacca colorata di Stark, che gli si faceva incontro, accompagnato da Pietro.

Il baro si era cambiato d'abito, rientrato al saloon di Romanoff, dove alloggiava e dove quest'ultima abitava stabilmente. Lo sguardo corrucciato di Clint dava adito a brutte notizie «Falco, stiamo andando al fienile affittato da Brock Rumlow, Steve ci ha avvisato del rapimento di White Star, tramite un messaggero». Era la struttura dove era stato ucciso Johnny, e stavolta Tony non si sarebbe fatto fermare dall'assenza di autorizzazioni formali.

«Sarà un buco nell'acqua, ma tentar non nuoce. Rumlow mi aspettava alla villa del barone e Zemo si è volatilizzato fuori città, per crearsi il solito alibi inattaccabile. Fate attenzione a ogni dettaglio, ogni piccolo particolare strano, sulla strada. La mustang potrebbe essere ovunque».

Alla vista del muso del cavallo pezzato di Barton, Stark lo indicò formulando un logico suggerimento «Fossi in te mi affiderei al tuo segugio numero uno. Se c'è qualcuno che può individuarla, non è Thor, seguendone le orme, o T'Challa, ma il tuo Quicksilver. E non lasciare sola Rafflesia, sai quanto sia legata alla sua puledra».

«Da quando stai con Nat ed è arrivata tua madre, sei diventato onnisciente» disturbato di non essere stato lui ad avere avuto l'idea di affidarsi al proprio cavallo, lo punse sul vivo.

Sistemandosi i lembi della camicia, il vicesceriffo gli rispose per le rime «Non sto con Natasha, l'ho soltanto invitata al ballo. E mia mamma è una grande rompiscatole, ma pure una santa donna. Non ho voglia di sprecare energie con un perditempo come te. Maximoff! Veloce» incentivò il ragazzo albino ad accodarsi, terminando con un laconico «Teniamoci in contatto; contavo che organizzassi la battuta di caccia dal ranch Tyler, per cui ogni uomo abile e arruolato che poteva lasciare il lavoro ti raggiungerà lì. E non saranno pochi, sceriffo, avevano un giorno di riposo per riprendersi dalle fatiche della danza. Avrei dovuto prenderlo io, il giorno, altroché». Non lo disse per evitare ulteriori prese in giro, ma fra le piroette e le figure della sfida di ballo contro Fury e Amanda, la suola dura delle scarpe nuove gli aveva provocato fastidiose vesciche. Lui e la rossa, anziché dilettarsi in coccole romantiche, al ritorno dalla manifestazione, si erano ritrovati seduti uno accanto all'altra, con i piedi immersi in due bacinelle in cui sua madre versava acqua calda e sale, sotto lo sguardo ironico del sindaco.

«Ragazzo, portami al ranch» Barton accarezzò la criniera di Quicksilver. Lo aveva considerato uno strumento di lavoro e un mezzo di locomozione. Anche quando lo aveva acquistato, a causa dell'età anagrafica avanzata del precedente, si era basato su valutazioni oggettive: la razza, la struttura fisica, le ottime condizioni. Non si era fatto influenzare da sentimentalismi o dal colore del manto: era stata una scelta oggettiva.

Tuttavia, da quando aveva conosciuto Rafflesia, scoperto il legame che sapeva creare coi propri animali, qualcosa era cambiato. Aveva guardato il suo mustang con occhi diversi, soprattutto perché l'atteggiamento del puledro nei confronti di White Star aveva tanto di umano, e rispecchiava un parallelismo con il rapporto sentimentale nato fra lui e la signorina Tyler.

Un'altra pacca decisa e si indirizzò alla tenuta.

Rafflesia aveva già sellato un altro dei suoi mustang, una femmina dal manto color castagna, e vi si stava preparando a salire, il vestito viola non cambiato.

Diversi uomini del villaggio fra cui Stephen Strange e Everett Ross erano giunti per aggregarsi alla ricerca.

«Capo, ho diviso le persone a nostra disposizione per i quattro quadranti, sulla base delle zone corrispondenti ai punti cardinali» Thor aveva usato una mappa della città e delle terre limitrofe, affidando ai colleghi la guida dei gruppi «Bucky a est, Steve a ovest, Ross a nord, Strange a sud».

«Ottimo. Fermatevi a ogni fienile, rimessa per carri, retro di abitazione che vi sembri sospetto. Grazie per la vostra collaborazione» fornì una breve indicazione, e subito una nuvola di sabbia si alzò dagli zoccoli dei cavalli in movimento sul vialetto. «Phil sta bene?».

«Sì, Clint, sta riposando» Erika era pronta su Uranus, accanto a Loki che faceva fatica a tenere Sirius, che scalpitava.

«Perché non vi siete uniti ai quattro gruppi?» lo sceriffo, perennemente all'erta, si interruppe all'udire un altro cavaliere in avvicinamento, verso di loro.

«Perché Rafflesia pensa di cercare la mustang per conto suo, visto che nessuno conosce queste terre e ci ha cavalcato a lungo quanto lei. Giusto? Mi hanno appena informato, purtroppo» Eleanor si presentò, cambiata e con lo zaino sulle spalle, in sella al suo Antares. Era venuta per dare una mano ed era pronta a tutto, date le frasi che aveva ascoltato per bocca dello sceriffo durante il ballo. Dopo il viscido ricatto, non accettato, la vendetta del barone sarebbe stata terribile, ed era iniziata ben prima del previsto.

«Sì, è così» l'amica veterinaria la conosceva da molti anni e aveva indovinato la sua intenzione «Sto facendo mente locale a dove potrebbero averla nascosta» col labbro superiore tremante, la bruna confermò.

«E voi altri volete seguirla. Capisco» Clint squadrò gli amici, schierati in una formazione che nulla aveva da invidiare a un'esigua compagine militare. Bruce col fucile del predicatore Beecher; Loki con coltelli e pistola; Erika con il fucile Winchester 1873di Rudolph Tyler. Thor non era da meno e persino Eleanor recava un'arma - lo sceriffo avrebbe scommesso - avuta dal padre.

«Però vorrei proporre un tentativo differente. Eleanor, è ipotizzabile che Quicksilver fiuti l'odore di White Star come potrebbero fare dei cani addestrati?».

La dottoressa Tripster avvalorò l'ipotesi di Stark «Certamente. Il cavallo è un segugio inaspettato. L'olfatto è così sviluppato, infatti, da sentire non solo odori molto flebili ma anche alquanto distanti da lui. Ha un naso selettivo, ovvero in grado di distinguere più odori in simultanea. Sicuramente parecchi più odori di quanti saremmo capaci di percepirne noi umani. Rafflesia, hai qualcosa che sia stato a contatto col pelo di White Star? La tua mustang è anche in stato interessante, l'effluvio degli ormoni resta più persistente».

«La copertina sottile che le metto tra la sella e il dorso per proteggerla dall'umidità, sì» si affrettò a recuperare l'oggetto dentro la stalla per passarla a Clint.

Salì definitivamente sul cavallo e osservò lo sceriffo posizionare il quadrato rosso dalla fantasia scozzese sotto il muso di Quicksilver.

L'animale sfiatò dalle froge, come stesse cercando di rivenire a galla da un annegamento, dalle profondità di un'acqua torbida. Scalpitò e gli zoccoli ripetutamente battuti a terra restituirono il segno che avesse fiutato una traccia. Lo strattone che dette fu emblematico dell'irruenza dell'inizio della corsa, perché il Falco stentò a tenerlo per le briglie.

La bruna gli si affiancò, con difficoltà. Nonostante il suo animale fosse giovane e robusto, non reggeva il passo con il mustang dello sceriffo.

Il gruppo di cinque cavalieri seguì la coppia, a breve distanza.

Lo stallone mangiò il vialetto d'ingresso e si immise sulla strada principale, viaggiando parallelo ai campi coltivati, svuotati di contadini.

«Clint, guarda, fermiamoci» al centro di un terreno, Rafflesia indicò uno spaventapasseri, a cui, sotto il cappello, era stata messa come capigliatura una lunga criniera nera e leggermente ondulata. Si sentì la testa ovattata, per la paura e lo scempio dell'immagine.

«Le hanno tagliato la criniera, bastardi. Vado io» Thor saltò giù dal suo cavallo, passando attraverso i fusti delle pannocchie di mais fino a giungere il fantoccio. Un sospiro di sollievo uscì, dai suoi polmoni, grave, quando, togliendo i fili scuri, appurò che non vi fossero tracce di sangue all'estremità dove erano stati recisi.

Questo mostrò al Falco, in difficoltà a gestire l'agitato Quicksilver, e agli amici, rimasti fermi in sua attesa «Bene, facciamo annusare al mustang anche il pelo. Dammelo» lo sceriffo se ne appropriò, con un indubbio turbamento, per porlo vicino al naso del puledro.

Un ricordo lo lancinò: il momento in cui aveva accarezzato la criniera di White Star, scoprendo la stellina bianca recata sulla fronte, la sera dell'incontro con la signorina Tyler, proprio assieme a lei. La donna che aveva creduto nelle capacità sue e della sua squadra, rimettendo loro una fiducia completa, tanto da averle affidato la puledra nel tragitto fra l'alloggio dei due soldati blu e di Bruce e Rose Creek, permettendogli di montarla.

Non fece in tempo a soffermarcisi che il suo mustang lo strattonò, riprendendo la corsa, divenuta più intensa. Imboccò una stradina laterale, simile a quella che portava alla collina dove era sepolto Johnny, senza incertezze, fra siepi e radure selvatiche.

Alla fine della viuzza, il cui pendio si alzava fino a diventare un rilievo, un'interruzione impediva di proseguire, a causa dello strapiombo «Frena, ragazzo, frena» nonostante la sgridata, la tensione delle redini, gli stivali nella giusta posizione, Clint non tenne Quicksilver, che iniziò una complessa discesa nel burrone.

In un abisso dell'anima, il rallentare degli zoccoli sul terreno rivelò un lamento straziante, a metà fra un nitrito acuto e uno schiocco, tipico suono emesso a tonalità molto alta come segnale di allarme e di panico.

«White Star» Rafflesia la individuò, per prima, sul fondo del declivio, e consapevole di non poter scendere a cavallo, ne smontò, seguendo Barton a piedi. Cercò di non cadere, di aggrapparsi alla terra scoscesa, con le scarpe eleganti del ballo che la ostacolavano, per raggiungere la sua piccola, distesa in un lago di sangue che partiva dalle estremità.

I muscoli dell'animale erano tesi, le froge erano aperte al massimo, gli occhi erano sgranati e aveva anche iniziato a sudare.

«E' terrorizzata» bisbigliò, comprendendo che le comunicasse la sua condizione di terrore; il panico e l'orrore l'avevano paralizzata, insieme alle profonde ferite alle zampe. La raggiunse, in contemporanea con Quicksilver che si era posto all'altezza del muso della compagna, il Falco ancora in groppa, e le leccava il muso con dolcezza. Inginocchiata, nonostante l'abito, le tenne la testa fra le braccia, cullandola, con la mano che passava sul taglio della bellissima criniera recisa.

«E' stata percossa con un oggetto contundente, probabilmente una mazza o una vanga; chi lo ha fatto conosceva l'anatomia dei cavalli perché hanno lesionato le articolazioni in modo irreparabile» Eleanor, sconvolta, constatò le fratture alle giunture di tutte le zampe, coi denti digrignati dalla rabbia «I cavalli hanno corpi pesanti e ossa delle gambe leggere. E' il modo in cui gli esseri umani hanno sviluppato molte razze, specialmente i purosangue. Esiste qualche veterinario che tenta un recupero, in casi di fratture di una sola zampa. E non è questo».

«Non si può far nulla, se non l'eutanasia?» Erika, calatasi nello strapiombo con Loki e gli altri, lo domandò, col tono di voce tremolante. Aveva visto crescere White Star e sua sorella ci viveva in simbiosi. Le sembrò un orrendo incubo, aggravato dallo stato interessante della mustang, un doppio omicidio obbligato.

«Purtroppo sì, il metodo migliore è un colpo al cervello, posizionando la canna del fucile o della pistola sulla fronte. Sarà rapido e immediato» la dottoressa Tripster non disse indolore né chiese se dovesse farlo lei stessa, osservando Bruce dirigersi verso Rafflesia, imbracciata la propria carabina. Lo ringraziò, mentalmente, per averglielo risparmiato, alla luce delle sue indubbie capacità professionali.

«Devi spostarti, Rafflesia, e anche Quicksilver; Clint, conviene legarlo» l'ex prete li invitò ad allontanarsi dalla cavalla per terminare la sua sfortunata esistenza.

«Provo a tenerlo io, cugino, dammi una mano» Thor si destreggiò con Loki, aiutando il Falco a scendere dal suo mustang e staccandolo, a forza, da White Star. L'animale era recalcitrante e oppositivo.

«Aspetta» con voce oscillante, Rafflesia - la mano sull'ametista - si mise in piedi e si avvicinò loro, carezzando il mantello pezzato nocciola e bianco «Sta tranquillo, ragazzo». Lo chiamò ragazzo, come aveva sentito fare dal suo proprietario ogni volta che avevano cavalcato insieme, nelle sue amate terre, e il giovane stallone sembrò comprenderla, facendo un paio di passi indietro e immobilizzandosi. Gli sferici occhioni scuri erano fermi sulla mustang, il cui lamento accompagnava ogni secondo, disgraziata litania.

Poi la bruna si dedicò a White Star, accovacciandosi per l'ultima volta accanto a lei. Malferma sulle gambe, quasi scivolò, finendo con le braccia, di nuovo, attorno al collo dell'animale, che riempì di molti baci «Addio, amica mia». Le perdite erano state numerose, nell'ultimo periodo. Suo padre, Johnny e ora la cavallina, incinta del figlio dello stallone di Clint, remunerativa promessa di un lavoro che era anche una missione.

Straziata, dedicando la sua attenzione solo alla puledra, le dette un ultimo bacio, lasciando il campo libero a Banner, che le puntò il suo Sharps al centro della fronte.

Stringeva il fucile con la mano con la classica V tra il pollice e l'indice. Prassi voleva che la mano che non sparava doveva tenere l'arma ferma. Ma, nel caso di Bruce, un tremore evidente faceva oscillare lo Sharps.

Lo sguardo di White Star, infelice e rassegnato assieme, fece vacillare la lucidità dell'ex sacerdote. La tragedia del terremoto che aveva cancellato dalla faccia della terra la sua comunità si riaffacciò, l'impotenza di non aver salvato nessuno dei suoi parrocchiani, nemmeno la bambina del nastro verde, la stessa inutilità morale della circostanza che stava vivendo minarono ogni intenzione «Non ci riesco» si lamentò, arrabbiato con se stesso, abbassando l'arma.

«Codardo di un prete, non vedi che sta soffrendo atrocemente?» i passi pesanti di Clint sul terreno sabbioso in un incalzare guerriero lo accompagnarono fino al muso della mustang. Non c'era più alcuna criniera da spostare per vedere la stella. Lambì ugualmente la macchia bianca, senza riuscire a guardare Rafflesia nelle pozze violette. Estrasse la pistola con la stessa velocità utilizzata contro un avversario, puntando in mezzo agli occhi e sparò un unico colpo con millimetrica precisione.

Il rumore sinistro della pallottola della Colt Peacemaker che si faceva strada nel cervello del povero animale risuonò disgustoso.

Mentre il corpo di White Star si contrasse per poi rilassarsi per l'eternità, un nitrito colmo di dolore, disumano e insopportabile alle orecchie - quello di Quicksilver, compagno innamorato e padre del puledrino che la mustang portava in grembo - superò la disperazione della proprietaria, che, osservata la sua stellina per l'ultima volta, perse i sensi, accasciandosi su un terreno colmo di un dolore rosso sangue.

💘

Nota dell'autrice.

Mi è costato moltissimo scrivere questo passaggio legato alla dipartita terrena di White Star, cavallina adorata, diventata uno dei personaggi principali del racconto.

Tuttavia, quasi mai è accaduto che un libro prendesse una piega tanto inaspettata per me, come sta avvenendo nella fanfiction che state leggendo.

Restate sintonizzati, ci saranno moltissimi colpi di scena.

Buona lettura e buona vita.

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