Capitolo 12 Proposte inaspettate
«Stark, esci dal bagno! Faremo tardi, devo passare a prendere Rafflesia al ranch. Maledetto me che mi sono lasciato convincere ad accettare la tua ospitalità per prepararmi per il ballo» Barton fibrillava, nella camera di Tony, col vestito nuovo indosso, acquistato all'emporio Maximoff ; la camicia bianca inamidata gli tirava sul colletto, sotto il cravattino nero, in modo fastidioso.
Dopo il bagno e la barba, si era specchiato almeno cento volte e altrettante si era sistemato i capelli, ma l'ansia stava salendo e il compagno di preparazione era un noto ritardatario.
«Il bifolco che è in te si sarebbe vestito nelle suite dell'ufficio, con una bacinella d'acqua per lavarsi, lo so. Calmati, siamo in anticipo. Clint, sei troppo apprensivo» e logorroico, purtroppo. Asciugandosi i capelli con un telo, il baro sbuffò «Sei più pesante di mia madre, se capisci cosa intendo».
«Ha ripulito ogni abitante di Rose Creek che si è seduto al tavolo con lei per giocare a carte, compresi gli uomini di Zemo e il sindaco Fury» Amanda si vendeva bene. Aveva familiarizzato con gli indigeni, come li chiamava lei, girando per i negozi e locali del paese e stazionando al saloon di Romanoff, dove dormiva nella stanza attigua al figlio. «Hanno voluto sfidarla e hanno perso. Trucchetti particolari o abilità innate?».
«Falco, con la mia mammina non è dato saperlo» fra moine, battiti di ciglia e colpi da campionessa aveva raggranellato un bel gruzzolo «La cosa più tragica è che sia rimasta fino ad oggi, giorno dell'ultimatum, per la paura di vedermi stecchito» sbuffò, infilando il proprio abito sopra una delle estrose camicie francesi. Per l'occasione l'aveva scelta di uno sgargiante giallo tendente all'oro, un vero colpo in un occhio a contrasto con la stoffa rossa del completo.
«Tony, secondo me si è presentata per l'eredità; è il tuo parente più prossimo e tifa per Zemo» il Falco non si era tenuto. Loki si era espresso nella battuta al vicesceriffo, gli amici l'avevano fatta propria e gliela ripetevano in continuazione.
«Clint, credevo fossi rinsavito da quando avevi conosciuto la gentilissima signorina Tyler, invece sbagliavo!» in uno strepitoso vestito bianco panna Amanda Stark aprì la porta, improvvisamente, rivolgendosi allo sceriffo «Siete due ragazzini che non sanno nemmeno allacciarsi le scarpe da soli, guarda come vi siete combinati» sistemò il cravattino nero di Occhio di Falco, rifacendo daccapo il fiocco e scrutando l'abbigliamento del figlio «Certo, il gusto non l'hai preso da me. Dovresti ascoltare maggiormente i miei consigli, come la tua dama! Nat! Fatti vedere!».
«Hai invitato Natasha! Non ci posso credere!» la rossa aveva maltrattato Barton, in occasione del ferimento di Rafflesia, avvisandolo che gli sarebbe caduto il naso quando avesse scoperto con chi sarebbe andata al ballo... beh, aveva ragione. E non era l'unica sorpresa.
Vedova Nera camminò a piccoli passi fin dentro la stanza, in un abito tinta carta da zucchero, femminile e sobrio, che la valorizzava moltissimo, e che aveva cambiato col precedente, acquistato per prima fra le clienti dell'emporio Maximoff. I capelli erano stati pettinati in compatti e definiti boccoli che scendevano armoniosi lungo il suo collo. Gli occhi bassi, interloquì Clint «Non mi prendere in giro, Falco».
Gli parve nervosa per l'appuntamento esattamente quanto lui e non infierì, anzi fu sincero «Stai bene, sul serio. Aveva ragione Amanda, che il nero non fosse adatto a te». Era il massimo del complimento che poté permettersi. E non indagò sull'interesse di Tony, che non aveva affatto intuito, perché fu Romanoff a distrarlo con una questione di ben altra rilevanza «Clint, non voglio essere portatrice di brutte notizie, ma pochi minuti fa hanno lasciato questa, per te, a una delle mie ragazze» la mano incerta e tremante, gli porse una busta bianca sigillata con ceralacca rossa e un timbro apposto a caldo. H. Z. erano le iniziali nobiliari chiaramente leggibili.
«E' il barone, che diamine vorrà?» aprì la busta, strappando il lembo triangolare sotto la ceralacca e lesse il breve messaggio, impallidendo «Debbo assentarmi, avvisate Rafflesia che la raggiungerò direttamente al ballo, per favore» il cappello in testa e il foglio piegato in quattro in tasca si diresse verso il corridoio.
«Che succede?» Tony, che spazzolava il cappello, provò a bloccarlo, senza riuscire.
«Te lo dirò quando lo saprò, adesso è meglio che vada e da solo. Il presidio della città è stato organizzato fin nei minimi dettagli, così come quello dei terreni e delle ville; ognuna avrà uno dei nostri in allerta e ci daremo il cambio per partecipare, comunque, all'evento di beneficenza, anche se soltanto per qualche ora» gli premeva di scappare: tagliò corto e li lasciò.
«Vuoi seguirlo, Tony? Io e tua madre andremo alla manifestazione con il sindaco, non preoccuparti» Natasha lo liberò, vedendo Amanda assentire.
«Da solo, ha ribadito e c'è un motivo specifico, Clint non dice mai niente in modo casuale» controllò l'orologio da taschino, affacciandosi alla finestra della stanza con il busto completamente fuori. Non si fece udire dalle signore, che, distratte, non notarono il suo gesto «Se non tornasse in un arco di tempo accettabile, andrò a cercarlo. Piuttosto, mi spiace dirtelo, Nat, ma non credo sia possibile avvertire Rafflesia, al ranch, del ritardo del suo cavaliere».
«Resterà male, temo, ma non si può fare altrimenti. Dirigiamoci al fienile dei Maximoff, glielo spiegheremo quando arriverà» Romanoff accettò il braccio del baro, seguendo sua madre, e immaginando il visetto triste della sua migliore amica in attesa sotto il patio della tenuta.
Con cognizione di causa. Rafflesia non era tipo da farsi attendere: infatti, pronta per l'incontro con Clint, era stata puntuale rispetto all'orario che lui le aveva indicato. E i minuti erano trascorsi senza che del Falco si vedesse una piuma.
In piedi, per evitare di sciupare l'abito violetto regalo di Bruce, si intratteneva proprio con lui, seduto sulla poltrona a dondolo con uno dei completi di suo papà, ritrovato nei tesori della cassapanca di famiglia.
Bellatrix svolazzava, emettendo suoni gutturali, i cani giocavano rincorrendosi verso i campi.
«L'acquisto del tuo abito è la cosa più intelligente che abbia fatto in vita mia, giuro, devi credermi» Banner la rimirava, contento. L'essenza alla rosa prodotta da Erika, accresciuta nelle note del cuore a contatto con la pelle della proprietaria terriera, impregnava l'aria tiepida della sera, assieme ai profumi della natura rigogliosa del ranch.
«E' splendido, ancora non so come ringraziarti» agitata del ritardo del Falco, la mora tormentava l'ametista al proprio collo, con grande difficoltà di concentrazione sulle frasi dell'ex sacerdote, che sparì, quando quest'ultimo si addentrò in un argomento spinoso e inaspettato.
«Potrei sembrarti inopportuno, Rafflesia. Non ho mai avuto velleità di fidanzamento, vivevo il sacerdozio con serenità anche nel rispetto del voto della castità, non ho vacillato in alcuna circostanza. Adesso che sono qui con te, desidero solo chiederti di sposarmi» non si era trattato di coraggio o spudoratezza, ma di un pensiero naturale che aveva espresso senza malizia.
Lei si era voltata, di scatto, poggiandosi con le mani sulla balaustra di legno «Bruce, sei molto caro». Cercò le parole per non ferirlo ma non ebbe bisogno di pronunciarle.
«E' una domanda che terrò nel cuore, per sempre. Resterà con me, aperta, come un pagina bianca in cui scrivere il tuo sì, casomai un domani si compisse un miracolo. Ma tu sai che non credo nei miracoli, non più. Perdonami se ti ho offeso: sei in attesa del tuo accompagnatore per il ballo e non sono nemmeno io, rischio di rendermi ridicolo» ammise, alzandosi e osservando Loki ed Erika, rimasti con loro, avvicinarsi per sollecitare una decisione sullo spostamento.
«Grazie, Bruce, non mi hai offesa affatto, è un onore per la stima che nutro per te» lo bisbigliò al suo orecchio, in un soffio, stringendogli la mano al cui polso era legato il nastro verde della sua piccola parrocchiana.
«Il capo avrà avuto un banale contrattempo. Propongo di andare al ballo e di ricongiungerci con gli altri; casomai Barton dovesse presentarsi qui, Phil gli dirà che ci siamo già mossi, Rafflesia, stai tranquilla» Laufeyson provò a dissimulare la propria agitazione: l'assenza dello sceriffo era sicuramente motivata da un grosso problema e non da un imprevisto di scarso conto. L'espressione accigliata di Bruce, nascosta dalla sua innata paciosità, era emblematica.
Loki aveva già approntato l'elegante calesse delle sorelle Tyler, per sé, Bruce ed Erika; Thor, invece, si era recato a prendere Eleanor, con l'altro carro a disposizione, e Steve e James avevano montato i loro cavalli poiché avrebbero incontrato Wanda direttamente alla sala da ballo.
«Concordo, rischiamo di far tardi noi, sorellona» una mezza treccia a sirena, acconciatura di grande effetto, e solo apparentemente complessa da realizzare, valorizzava il bel viso di Erika. Lei stessa aveva realizzato l'abito svolazzante con uno scampolo di seta verde salvia; il bustino e la gonna erano ornati di pizzo sangallo appartenuto a sua mamma, e per dare un tocco di classe in più ci aveva messo la propria firma: impunture dorate a forma di onda ricamate sull'orlo, in tinta verde.
La stessa delle cuciture del completo del pistolero moro, che, in abbinamento, per una volta, aveva abbandonato il look aggressivo in pelle, ma non il colore nero. Un cravattino color oro spiccava sotto il suo collo.
«Va bene» in fondo non c'erano molte alternative, era più probabile che Clint avesse avuto un'inderogabile incombenza di lavoro, certamente comunicata a Stark, il suo secondo, che avrebbe partecipato all'evento con Natasha, circostanza nota solo a Rafflesia. «Solo un attimo» li fece attendere per pochi minuti e si recò nella stalla per salutare la sua mustang, a cui aveva concesso una doppia razione di carote.
Eleanor aveva visitato White Star, confermandone lo stato interessante e lei aveva deciso di lasciarla riposare, evitandole inutili fatiche «Stellina mia, so che ti manca il tuo Quicksilver, proverò a portartelo più tardi per un saluto» le carezzò il muso e la cavalla le si accostò, teneramente.
Suo padre le ricordava sempre che gli animali avevano una sensibilità unica, i cavalli in particolare. Chiamarli per nome, accarezzarli, vezzeggiarli, fin dalla tenera età, significava un innamoramento reciproco ed eterno. Ed era accaduto esattamente così fra lei e la sua mustang. Se ne staccò per lasciare la stalla, con un pizzico di strano rammarico, attribuito all'ansia per Clint e alla tensione per il buon esito della manifestazione, in cui aveva investito molte energie e tempo.
«Sia chiaro davanti al mondo che io e te, Loki, non siamo esattamente una coppia» la Tyler piccola si accomodò nel calesse assieme a Laufeyson, la sorella accanto a Bruce, che lo avrebbe guidato.
«Solo perché tu hai rifiutato l'invito di un bel ragazzo come me e hai cercato di avvelenarmi» glielo aveva proposto tante di quelle volte che gli si era seccata la lingua d'argento, esibendosi in siparietti divertenti persino di fronte agli amici.
Fino all'episodio del biscotto avvelenato.
«Era solamente una prova culinaria, non ricordarmelo a ogni occasione. Ho impastato il biscotto dopo che Rafflesia era caduta da cavallo, così, tanto per capire se poteva essere una valida arma contro un possibile nemico» resasi conto che la causa dell'incidente era stata la cattiveria del barone Zemo e non Clint, Erika si era ugualmente documentata sui veleni esistenti. Aveva scoperto che le mandorle amare di una coltivazione spontanea della sua terra contenevano amigdalina, sostanza che poteva causare un avvelenamento da cianuro.
Si era dilettata a cucinare dei biscottini alle mandorle con i semi raccolti, della forma e del colore di quelli che erano uno dei suoi cavalli di battaglia. Li aveva sfornati e lasciati freddare sul tavolo della cucina, preavvertendo i suoi ospiti di non mangiarli.
Loki, come al solito, non aveva rispettato la regola, ingerendone quasi una decina... e si era sentito male, con un attacco di cefalea e vomito coi fiocchi.
«Sei vivo perché ho sbagliato le dosi» grazie al cielo aveva inserito nei biscotti una minima quantità di veleno: a dire del dottor Strange una dose non letale, solo tossica.
Il medico l'aveva rimproverata dinanzi a tutti gli ospiti della magione, Rafflesia l'aveva sgridata in separata sede, vista la vergogna evidente; Laufeyson aveva colto la palla al balzo e alla prima visita di Erika, compiuta per accertarsi che stesse bene, l'aveva invitata al ballo di nuovo.
Lei, stavolta, non aveva potuto dire di no, pure non accettando in maniera esplicita «Andremo assieme per danzare, come Wanda, Steve e Bucky, ma non si tratterà di un appuntamento».
«I biscotti dovevano essere provati, Loki, ti sei sacrificato per una buona causa e per colpa della gola!» Rafflesia aveva notato l'attenzione della sorella minore nell'accurata preparazione per la serata e le innumerevoli ore trascorse a cucire il proprio abito, che nulla aveva da invidiare alle confezioni sartoriali professionali che avrebbero sfoggiato le altre dame, lei compresa. Soprattutto che, a fronte del completo maschile che Loki stesso le aveva mostrato il giorno dell'acquisto, Erika ne avesse copiato il fregio e i colori, per riprodurli sul proprio.
Le ragazze si erano impegnate moltissimo per la riuscita della serata «Avete fatto le cose in grande, complimenti». Il pistolero moro si entusiasmò all'arrivo, davanti alla costruzione di legno di proprietà della famiglia Maximoff.
Aveva perso le caratteristiche del fienile a favore di un colorato locale da ballo. Circolari festoni di carta crespa rossi e bianchi abbellivano la struttura già dall'esterno, continuando nella decorazione delle pareti e del soffitto anche all'interno della sala da ballo vera e propria. Lateralmente alla pista erano state sistemate due zone con tavoli allineati, uno per il cibo e uno per le bevande. Su un palco nel fondo della sala un gruppo di musicisti allietava la serata con un allegro motivetto country. Laufeyson contò una chitarra, un liuto, un banjo e il pianoforte del saloon.
«Caspita, è il piano di Natasha» Bruce lo riconobbe con facilità.
«Esattamente, prete» Tony lo accolse, con Romanoff sottobraccio, il sindaco Fury a seguire accompagnato da sua mamma.
«Buonasera, splendide signore» Loki dette un'occhiata ai colleghi. Da lontano anche a Steve e a James, che girovagavano con Wanda fra gli ospiti, recando cestini di vimini in mano per raccogliere le offerte della beneficenza.
Rogers e Barnes indossavano un identico abito blu, nel taschino sul petto avevano un fiore di stoffa fucsia sfumato, donato dalla loro dama che ne recava altrettanti nella pettinatura raccolta, adatta a lasciare il collo scoperto sopra l'abito rosa confetto. A Laufeyson ricordarono due soldatini speculari, in fondo ciò che erano sempre stati e che sarebbero rimasti per sempre, come Rafflesia aveva detto nel cercare di convincerli a seguirla.
Stark parlò proprio con la donna, prima che lei potesse porgli delle domande «Clint arriverà a momenti; si scusa ma ha avuto un'incombenza, un'ambasciata, insomma, e ci ha pregato di riferirlo assieme alle sue scuse per non essere riuscito a venire a prenderti». Se mai Tony avesse giocato a carte con la sua dirimpettaia, non gli sarebbero bastati trucchetti e assi nascosti nel bavero o nelle maniche della giacca: ci avrebbe rimesso anche la camicia francese.
Il viso teso del baro e l'aria preoccupata di Natasha e Fury, infatti, avevano messo Rafflesia in allerta e nemmeno l'azzurro inusuale dell'abito di Romanoff l'aveva distratta «C'entra Zemo, vero?».
Stark sbuffò e il ciuffo di capelli scuri si alzò verso l'alto. «Sì, è cosi, non volevo preoccuparti. Il barone ha mandato un messaggio a Clint, credo per incontrarlo, ma non me ne ha rivelato il contenuto».
«E lui ci è andato, e da solo? Tony, come hai potuto permetterlo?» Erika lo rimproverò prima della sorella maggiore, rammaricandosi di non avere un sano biscotto alle mandorle amare da offrirgli.
«Calma, calma» Nick placò gli animi «Lo sceriffo Barton ha preteso di andare da solo, tuttavia il suo vice gli ha affibbiato il miglior segugio che conosca. Se lui e la sua ombra non torneranno in un tempo ragionevole, tirerò il collo a Zemo con le mie mani, signorine Tyler. E adesso movimentiamo il ballo d'autunno! Muoversi! Signora Stark, questi pivelli meritano una lezione di stile». L'orchestra iniziò a suonare un pezzo dal ritmo più veloce e il sindaco si ritrovò al centro della sala a dare spettacolo con Amanda. La musicalità innata e la scioltezza di entrambi si evidenziarono in figure composte da passi di direzione laterale.
«Non posso permettere che mia madre mi rovini la reputazione, Vedova! Diamoci sotto anche noi!» la mamma sgambettava meglio di Tony, che si inalberò, prendendola come un affronto personale.
Lui e Natasha si schierarono di fianco in un sfida evidente per non sfigurare.
«Danzeresti con me?» con gli occhi languidi, Loki si propose a Erika, timidamente, sperando che accettasse.
Cosa che lei fece, realizzando di non aver aspettato altro. Cercò di non darlo a vedere, di non mostrarsi troppo interessata, fissandolo negli occhi verdi come le decorazioni dei pugnali che l'uomo portava alla vita «Sappi che se mi pesterai i piedi, ti avvelenerò il punch».
«Loki è un ballerino provetto; nella nostra famiglia ci hanno insegnato le arti della socialità fin da bambini: conversare e danzare. Signorina Tyler, mio cugino ti stupirà» Thor, entrato al braccio di Eleanor, allargò il braccio per agguantarne la mano e dare immediata dimostrazione delle proprie abilità.
La sua dama risplendeva in un abito in taffetà di seta e pizzo, di un delicato azzurro cielo, con balze e corpino ricamate a mano e intessute perline di vetro a formare dei fiori variopinti.
Nel percorso dalla villa della veterinaria alla sala da ballo avevano conversato amabilmente, così come era accaduto nel corso della visita della dottoressa Tripster a White Star. La veterinaria si era rivelata affabile, piena di energia e interessi, dedita a una vita semplice, e alla cura dell'anziano padre, che Odinson aveva avuto modo di conoscere proprio al momento dell'arrivo all'appuntamento. Con leggero imbarazzo, si era reso conto che l'idea di essere considerato dal genitore un vero pretendente per la figliola non lo disturbava affatto, tutt'altro.
Aveva rimproverato Loki, non appena giunti a Rose Creek, per le velleità di conquista di Erika, e si era ritrovato a ragionare allo stesso modo, augurandosi che la ridente cittadina non rimanesse solamente tappa di passaggio. E fu certo di non essere il solo.
Il carnet di ballo della bionda signorina Maximoff, dove le dame segnavano i riferimenti dei cavalieri con cui si impegnavano a far un giro di danza, per la festa, avrebbe previsto una continua alternanza di due nomi. A sorte, il primo era stato vinto dal capitano Rogers.
«Posso, in attesa che arrivi il Falco?» Bruce, fiducioso, invitò Rafflesia a ballare. Desiderava realizzare la visione comparsagli nella mente al momento della prova dell'abito lilla all'emporio di Wanda: la farfalla che svolazzava sui fiori selvatici di un campo, con la sua innata grazia.
La sua amica accettò di buon grado per ingannare l'angoscia del proprio cuore. Era rimasta muta, a sentire lo scambio di frasi sull'assenza di Clint; la ferita scoperta, cicatrice della caduta e dei punti appena tolti, coperta da un velo di cipria, aveva iniziato a pizzicarle in modo sgradevole.
«Te lo avevo promesso: ovviamente sì e con immenso piacere» si pose davanti a Banner, fra le altre coppie di amici, assumendo la posizione del ballo figurato. I piedi si mossero sganciati dalla mente, sul volto aveva stampato un sorriso finto adatto alla festa. Ma Clint era il suo unico pensiero! Solo Clint!
Il Falco, nel frattempo, si era diretto all'appuntamento con il barone, lanciando Quicksilver al galoppo.
Rimuginava sul contenuto del biglietto: Sceriffo Barton, l'aspetto per una bevuta alla salute della signorina Tyler. Venga da solo. Pochi termini, del supponente barone, nemmeno firmati, data la presenza del sigillo sulla ceralacca.
In scia, dal saloon di Natasha, fra i cittadini che si recavano sollecitamente al ballo d'autunno sui propri mezzi di trasporto, aveva subito percepito un'ombra scura che lo seguiva, a debita distanza.
L'elegante principe T'Challa - vestito con una tunica nera corta alla vita sul davanti e scampanata nella parte posteriore, con fregi e ricami grigi sul petto e all'altezza delle maniche, pantaloni della stessa stoffa, un pizzetto curato e i capelli corti - lo tallonava; nonostante la scaltrezza, il ragazzo, mandato protezione da Tony, non era passato inosservato al più esperto Falco.
Rallentò, il tanto necessario a non far perdere a Pantera Nera le proprie tracce, rallegrandosi di avere un vice così premuroso.
La villa di Zemo era appena fuori Rose Creek, in posizione strategica fra il centro della città e la miniera su cui voleva mettere le mani. Lo sceriffo non vi si era mai avvicinato, aveva solo osservato il viale che conduceva alla magione. Lo imboccò direttamente, notando non fosse presidiato, di sicuro per non impressionarlo. Fu certo che non fosse premeditato per fargli abbassare la guardia, tenuta perennemente alzata, ma per un fine più subdolo.
La natura maligna dell'austriaco glielo fece sospettare, e lo confermarono le sue maniere affettate all'arrivo «Sceriffo Barton, benvenuto. Prego, si accomodi» lo aspettava sotto il patio, da solo.
Per una volta aveva abbandonato il lussuoso e inadatto cappotto bordato di pelliccia, sostituito da una vestaglia rosso rubino, sciallata di ricami dorati e con una cinta a cordoncino in vita, sopra i pantaloni di un completo grigio e una camicia bianca. Le pantofole di capretto completavano la tenuta da camera.
Una cameriera di colore, giovane e formosa, in divisa, comparve con un vassoio. Una bottiglia di cristallo di Boemia lavorato a disegni romboidali e due bicchierini dello stesso servizio furono posti sul tavolino, sistemato strategicamente fra le due sedute.
Clint occupò la libera, commiserando la giovane. Lo sguardo lascivo del barone gli confermò una loro intimità, probabilmente nemmeno forzata, date le risorse economiche del suo schifoso ospite. Sentiva addosso gli occhi dei collaboratori nascosti nel buio, sparsi nella tenuta e pronti a reagire nel caso il loro capo fosse stato in pericolo.
Toccando il calcio di entrambe le proprie pistole, venne al punto giacché la ragazza si era ritirata «A che devo l'onore di un simile invito? Al piacere di una bevuta insieme?».
«Non esattamente, Occhio di Falco. Come saprà, oggi scade l'ultimatum del mese di tempo che ho dato ai suoi amici di Rose Creek per vendermi le loro terre» ammise con spudoratezza.
Il Falco scattò sulla sedia mentre l'austriaco versava il liquido trasparente ad alta gradazione alcolica «È acquavite delle mie parti, invecchiata in botti di barrique. Non se ne risenta, sceriffo. Ho un alibi per la notte antecedente l'omicidio del bambino, e la sua parola contro la mia varrebbe poco in un tribunale, a causa dei suoi coinvolgimenti troppo stretti con la cittadinanza. Con l'adorabile signorina Tyler, in particolare. Beva, potrei offendermi».
Al solo sentir nominare Rafflesia dalle labbra sottili di un assassino di ragazzini, Barton ebbe un attacco di nausea. Avrebbe voluto scagliargli contro il bicchierino colmo di acquavite contro. Invece serrò la mandibola e bevve un sorso di fuoco liquido, confidando che l'alcool avrebbe placato il suo istinto assassino. Era troppo importante ascoltare dove Zemo intendesse arrivare, il vero motivo dell'invito.
Gli occhi infidi del serpente a sonagli austriaco lo scrutarono «Sceriffo, ho una proposta per lei, per chiudere pacificamente la questione» afferrò un sacchetto di morbido velluto marrone riposto fra le schiena e la spalliera della seggiola, che Barton in precedenza non poteva aver notato.
«Si tratta sempre di una questione di scelte e priorità. Le offro il contenuto del sacchetto in cambio della sua collaborazione» lo rovesciò sul tavolo e decine di monete di oro rotolarono sulla superficie, fermandosi nelle pieghe del vimini. «Ammontano a molto più del valore del puledrino promessole. Saranno la base per una nuova vita per lei e la signorina Tyler, felice e lontana da Rose Creek. La convincerà a vendermi la tenuta e io l'acquisterò a un prezzo decoroso, tanto per non insospettirla. Mi piace quel posto, potrei anche decidere di trasferirmi lì».
Lo aveva sorpreso. Clint mai ipotizzava di ricevere una proposta del genere. L'immagine del barone che sorseggiava una limonata sotto il portico del ranch Tyler fu straziante e disgustosa.
«Con la sua amata e la sua squadra fuori dai giochi, i contadinotti cederanno e svenderanno le loro proprietà. Il negro, Fury, si metterà l'anima in pace. Quando entrerò in possesso della mia miniera, lei e la sua fidanzata sarete già in un bel posto coi vostri cavalli, senza più alcun problema e assai ricchi nel portafoglio. La considero più ragionevole della signorina Tyler, Clint, so che ne ha a cuore il benessere» un uomo innamorato, gli era parso piuttosto. E per amore si cedeva anche sui principi; un sentimento del genere era l'arma più forte che avesse a disposizione contro la squadra del Falco.
«Cosa le fa credere che potrei decidere di accettare? Per chi mi ha preso?» Barton glielo sputò addosso, tutto d'un fiato. Il cravattino gli stringeva la gola a mo' di cappio.
«È un mercenario, se non sbaglio. Protegge e uccide per soldi, la assoldano ed è il termine giusto per i lavori più particolari e pericolosi a cui si è adattato nel corso degli anni. Addirittura ha accettato l'ametista di Rafflesia per venire qui, gliel'ho vista al collo la prima volta che ci siamo incontrati. E poi le cose sono cambiate, in apparenza. Davvero cambiate del tutto, mercenario e sceriffo? Porta una stella di latta sul petto, da poche settimane, un gingillo senza significato, sufficiente per invertire la rotta della sua indole? La mia è una buona proposta, eviterebbe un inutile spargimento di sangue» suonò come certa minaccia.
«Se non accettassi, cosa accadrebbe?».
«L'offerta è valida da adesso fino all'alba di domani. Vada al ballo, si diverta, danzi, beva coi suoi amici e la sua dama e ci pensi su. Se non la vedrò tornare a prendere il suo compenso entro il sorgere dell'alba, capirò che avrà scelto di veder soffrire la sua bellissima signorina Tyler» non c'era perfidia velata nel barone, solo concreta esplicitazione della guerra che sarebbe divampata «La prossima volta non riporterà solo un graffio alla fronte, mi creda, le toglierò i beni più preziosi che possiede, soffrirà le pene dell'inferno e non sarà sufficiente uno sceriffo devoto per scampare alla mia collera e se non bastasse...» non terminò la frase appositamente, lasciandola sospesa.
«Temo di doverla salutare e non posso affermare sia stato un piacere» Clint doveva allontanarsi, doveva muoversi da lì, prima di dire o fare qualcosa di cui si sarebbe pentito, in un senso o nell'altro.
Spaventato di poter tradire i principi che lo avevano guidato a Rose Creek e di essere infedele, di conseguenza, al suo mondo di glicine, riprese Quicksilver in silenzio, in direzione della festa da ballo, un'ombra scura di preziosa scorta alle sue spalle.
💘
Nota dell'autrice.
Nel capitolo, nient'affatto di transizione, sono custodite due proposte. Quella di matrimonio, per Rafflesia, da parte di Bruce e quella del barone Zemo, per Clint, un tentativo di corruzione di valori morali che lo ha turbato.
Entrambe le proposte saranno fondamentali per il dipanarsi dei prossimi eventi che vedranno protagonisti i nostri magnifici Avengers.
Buona lettura e buona vita! 💜
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