Capitolo 10 L'amore che ci lega

«Ciao, dormigliona» Clint accarezzò la guancia della donna con gli occhi color glicine che lo fissarono, felici.

Terminata la cena al saloon di Romanoff, i compagni erano tornati al ranch con Erika, tranne Tony, dedicatosi alla ronda notturna del paese.

Lui, invece di dirigersi al suo ufficio, dove aveva preso l'abitudine di dormire, si era recato allo studio medico di Strange, sperando di poter vedere Rafflesia almeno dalla porta socchiusa. E con somma meraviglia, aprendo l'uscio, aveva riconosciuto Nick Fury, seduto al buio in sala d'attesa, con un fucile fra le mani.

«Che ci fai qui con quell'arma, nascosto nell'ombra? Avrei potuto spararti!» con i nervi a fior di pelle ci era mancato poco che estraesse le pistole.

«Sono l'angelo nero con le ali bianche a protezione della nostra comune amica, Loki non te l'ha detto?» lo schernì.

Barton rammentò le parole di Laufeyson «Sì. Che avessi trovato una persona per proteggerla fino a domani mattina, non che quella persona fossi tu, diavolo d'un sindaco».

«Rafflesia è più di una figlia per me, che non ho famiglia» arrivato alla mezza età era ancora scapolo; il carattere forte si era dimostrato un limite nella ricerca di una compagna adatta.

«So che siete molto legati, che le hai salvato la vita calandoti in un pozzo in una discesa impossibile» in città non era un segreto per nessuno e si sentì di parlarne liberamente.

«La volontà e la determinazione hanno colmato la difficoltà oggettiva dell'impresa. Quando sono arrivato all'acqua, la piccola Tyler mi ha guardato coi suoi occhioni violetti spalancati e pieni di forza. Si era tenuta a galla, nonostante la profondità dell'acqua, la bassa temperatura e il dolore del braccio rotto. Ci siamo riconosciuti, eravamo dei combattenti e lo siamo ancora, Clint. Il suo abbraccio è stato il più intenso che abbia mai ricevuto, era un abbraccio che andava al di là di barriere sociali o razziali: lei vide solo me» Nick posò il peso del corpo sulla canna del fucile, puntellato a terra sul calcio di legno.

«Da quando l'ho incontrata mi è capitato di provare la stessa cosa: vede me, come sono davvero. Ha insistito affinché venissi a Rose Creek, e guardandomi dentro, ha trovato il briciolo di fiducia rimasta nei confronti del resto del mondo, che nemmeno io sapevo più di possedere. E, da allora, vedo solo lei. Non potevo dormire senza passare, ti spiace se entro un momento? Sai, ho pure scordato il cappello» era caduto in terra quando si era inginocchiato e aveva dimenticato di riprenderlo.

«Ora si chiama cappello, sceriffo? Vai, vai, resterò comunque a fare la guardia» mosse la mano verso la porta e Clint si sentì autorizzato a restare ben oltre il tempo di una rapida visita.

Nella stanza scura in cui l'unica luce filtrava dal vetro della finestra, si avvicinò al letto dove la mora era sopita. Le sistemò la coperta e la propria giacca indosso, e occupò la seggiola accanto, accostandola il più possibile.

Tolse gli stivali, usando l'altro telo di lana ripiegato e posato sulla testiera, per coprirsi. Trascorrere lì la notte era la sua unica alternativa. E fino al mattino alternò minuti di dormiveglia ad altri in cui i suoi occhi erano ipnotizzati dalla figura femminile. Ne studiò lungamente il profilo, osservando le minuzie delle sopracciglia, la bocca ben disegnata, espressione di sensibilità e finezza nei sentimenti.

Lo aveva negato, nei primi momenti di conoscenza, ma osservando il suo volto era rimasto colpito da un magnetismo sensuale unito alla semplicità e alla purezza della sua anima. Non era stato un fattore meramente estetico, ma qualcosa di indefinibile, che gli aveva provocato un lampante turbamento. Aveva, pian piano, dovuto accettarlo riflettendo che, fortunatamente, sembrava ricambiato, come aveva detto Banner.

«Clint, che ci fai qui?» il viso dello sceriffo era l'immagine che Rafflesia avrebbe voluto vedere appena alzata. Trovarlo accanto al risveglio le parve un bel sogno a occhi aperti; la felicità aumentò, poiché poteva mettere a fuoco perfettamente. Dalla coperta mal riposta sulla seggiola e dagli abiti spiegazzati comprese che lo sceriffo l'avesse vegliata.

«Volevo stare qui con te» seduto sul bordo del letto, le passò il pollice sul contorno delle labbra «Sei bellissima. Come stai?».

«Meglio, e vedo bene!» la testa non le doleva più, sistemò con le mani i capelli scompigliati dal cuscino «E ho fame, tanta fame, mangerei un falco allo spiedo» aveva ritrovato l'appetito e il buonumore.

«Spiritosa! Natasha ti ha promesso una colazione coi fiocchi: pancetta, uova, frittelle. Sta arrivando dal saloon, ma prima il dottore dovrebbe visitarti» si era accordato con Romanoff la sera precedente, fra una canzone e l'altra cantata a squarciagola dalla proprietaria della locanda in accompagnamento di Tony nella veste di pianista. I compagni erano stati tanto molesti che alla fine Zemo aveva alzato i tacchi e se ne era andato, portandosi dietro la sua combriccola.

«No, Falco, prima ci sei tu, vola da me» aprì le braccia per accoglierlo, disinteressata della priorità della visita.

«Mi fai tremare le ginocchia, signorina Tyler» le sussurrò, stringendola con delicatezza. Non aveva una spiegazione logica per quanto era accaduto fra loro. Le emozioni, i sentimenti non potevano essere analizzati, andavano vissuti e basta, soprattutto da quando un fulmine color glicine aveva rotto la routine di un cielo azzurro noioso di un pistolero solitario.

Il desiderio naturale diretto e istintivo attirò i loro corpi l'uno all'altro. Dimentichi di essere nella stanza di degenza dello studio medico, le loro labbra si sfiorarono in una danza lenta che divenne sempre più sensuale. I baci trattenuti dalle volte precedenti lasciarono il passo alla passione, liberata nel velluto delle loro lingue che si cercavano, nei loro sospiri che marciavano sulla melodia della musica prediletta, sinfonia delle loro anime.

Il pistolero assaporò il miele degli umori della donna, spostando la propria giacca. Il palmo della mano aperta si pose sul cuore di lei sopra la camiciola di cotone «Volevo sentire se batteva forte come il mio» ammise, deliziato dal seno compatto e dalla pelle d'oca che le aveva provocato, al contempo addolorato di aver dovuto lasciare la sua bocca per qualche secondo.

«Controlliamo» Rafflesia si abbassò e gli pose un bacio sulla parte sinistra dello sterno, soffermandosi con l'orecchio sul muscolo cardiaco. Il cuore di Clint batteva, all'impazzata «Galoppa più veloce di White Star e Quicksilver sommati, hai vinto tu. Avere il dottor Strange a disposizione non mi sembra una giustificazione per provocarsi un attacco cardiaco».

«No, signorina, hai ragione, anzi facciamolo entrare» un ultimo sfiorare di labbra e si ricompose, riprendendo la giacca e annusandola per indossarla, compiaciuto «Sa di rosa, è l'essenza inconfondibile creata da tua sorella unita alla tua personale».

«Mettila e apri la porta, per favore».

Strange attendeva, compito. 

«Prego, dottore, durante la visita mi accomoderò fuori» Barton pensò di lasciare loro la giusta privacy.

«Resta, Clint, per favore. Può, Stephen?».

«Sì, certo» abitualmente solo i parenti stretti rimanevano coi pazienti ma il medico non si sorprese dell'accorata istanza.

Il Falco richiuse l'uscio e si posizionò alla finestra, non sapendo se la bruna dovesse spogliarsi ulteriormente per il controllo.

«Hai un bel colorito» Strange le sentì il polso «Non hai febbre, solo il battito accelerato» constatò, udendo una risata soffocata con difficoltà dallo sceriffo, alle sue spalle. Comprese il motivo della tachicardia anche dalla guance di Rafflesia, diventate paonazze, evitando di commentare.

Prese lo stetoscopio dal collo e le auscultò il torace, da stesa, attraverso la stoffa della camicia.

Eliminò la garza attorno alla testa per lasciare la medicazione solo nella zona dei punti «Ricordati di fare attenzione a non bagnare la ferita, toglierò il filo fra due settimane e sarai in forma perfetta per il ballo. Ci andrete, non è vero?» dette per scontato che lei e Clint vi si sarebbero recati insieme.

«Sì, Stephen. E tu?» Rafflesia sapeva fosse piuttosto solitario e che le esperienze passate in analoghe manifestazioni fossero state deludenti.

«Dopo aver invitato Natasha lo scorso anno, sono a posto per due lustri» sogghignò, spronandola «Mettiti in piedi. Ce la fai da sola?» Le restò accanto, nel tentativo.

La bruna riuscì a sedersi e si issò, forzando sulle gambe nude e reggendosi al materasso. Non ebbe capogiri o mancamenti e osservò Strange indietreggiare di alcuni passi per estrarre dei cartoncini con lettere stampate in caratteri di dimensioni decrescenti. Riuscì a mettere a fuoco con entrambi gli occhi e a riconoscere anche le lettere più piccole. A ogni successo il suo sguardo si indirizzava a Clint. Coi capelli castani illuminati di schegge dorate dalla luce del sole che filtrava dalla finestra, il volto dello sceriffo appariva rasserenato, le rughe distese.

«Stai bene, ogni parametro è tornato alla normalità. Nel caso dovesse comparire un malessere, fammi avvertire. E guardati le spalle, Rafflesia. Zemo è malvagio. Voleva solo intimidirti, tuttavia se fossi caduta in modo diverso, le conseguenze sarebbero state più gravi» Stephen la mise in guardia.

Clint la raggiunse per abbracciarla e farla quasi volteggiare, per la contentezza della diagnosi del medico, che la informò «Ho dato a Fury la disponibilità a collaborare con la squadra dello sceriffo Barton. È una causa in cui credo e non voglio perdere quanto ho costruito negli ultimi anni. Nick è tenace e convincente, un leader a cui non si può dire di no, dato l'impegno personale che ci mette. Non ti meraviglierà sapere che è rimasto seduto in anticamera col fucile fra le gambe per proteggerti e non si è allontanato, nonostante la presenza di Occhio di Falco nella stanza. Purtroppo restiamo in pochi, a confronto dell'esercito del barone. I suoi sono ovunque, nonostante si nascondano nell'ombra e frequentino meno i luoghi pubblici come il locale di Nat, da quando sono arrivati i mercenari. Tuttavia ci sono, sentiamo il loro fiato sul collo». Aveva parlato abbastanza e ritenne opportuno spostarsi nello studio, complice il bussare alla porta, avviso della colazione. 

«Buongiorno a tutti. Vedova Nera in persona per servirti» con un vassoio di legno, Romanoff si palesò e il profumino delle pietanze appena cucinate riempì l'aria «Il cibo è solo per Rafflesia, Falco ingordo».

Lo posò sul letto «Vieni cara, fatti guardare. Diamine, com'è ridotta la tua fronte» fece gli occhiacci a Clint che alzò i propri al cielo.

«Sto bene e ho appetito, il peggio è passato. Grazie per avermi portato la colazione» la bruna notò le porzioni abbondanti e pure che fossero state davvero preparate per una sola persona. C'era un'unica tazza, per il caffè «Ne vuoi un po', Falco?» gli passò la tazza piena.

«Prima tu, sennò la vedova Wilson mi toglierà la pelle e ci farà un inutilissimo vestito per danzare da sola al ballo d'autunno» gli era uscita una battuta cattiva.

«Non preoccuparti per me, pistolero; quando vedrai con chi andrò al ballo ti cadrà il naso. E non sarà una grande perdita, brutto come sei. Torno al saloon» un bacino sulla guancia della sua amica e andò via, sdegnata.

«Le passerà. Chi disprezza compra, Falco. Ancora qualche settimana e vi adorerete. Dividiamo la colazione» un sorso di caffè e Rafflesia batte' la mano sul materasso per invitarlo, con il vassoio fra di loro.

«Romanoff è una provocatrice e ancora non mi è chiaro se abbia sul serio avvelenato il povero marito o se sia una diceria» seduto accanto a lei sul letto spostò il vassoio di lato e la sollevò, il tanto che bastava a farla accomodare sulle proprie gambe, iniziando a imboccarla «Hai bisogno di coccole e attenzione».

«Grazie, Clint» le uova strapazzate preparate al saloon le aprirono lo stomaco, e dopo qualche boccone alternato a teneri baci si sentì notevolmente meglio. Decise pertanto di togliergli la curiosità sul soprannome di Vedova Nera «Sam Wilson era il nipote di Fury, figlio della sorella minore. È stato il grande amore di Nat, che si disinteressò delle convenzioni e mai si preoccupò del colore della pelle. Purtroppo l'unica certezza è che lo trovarono morto il mattino successivo alla prima notte di nozze; ciò dette adito a moltissimi pettegolezzi, che lei sfruttò a proprio vantaggio per il nome del locale, non rinunciando mai a vestire di scuro».

Imboccato a sua volta dalla bruna, che teneva il piatto in una mano e la forchetta nell'altra, Barton continuò sulla linea della spiritosaggine «Meglio una notte da leone che cento da pecora. La tua amica ha doti nascoste, non l'ha ucciso col veleno ma con l'intimità».

«Clint Barton, come sei bigotto. Davvero credi che una ragazza moderna aspetti il matrimonio per giacere col suo fidanzato?» gli fece l'occhiolino, sgranocchiando un pezzetto di pancetta ben abbrustolita.

«Sei seria?» bevve un sorso di caffè, riflettendo.

«Non so se potrei imbarcarmi a scatola chiusa in un rapporto per la vita con un uomo, senza la certezza di un'affinità anche fra le lenzuola. Tu no?» non voleva stuzzicarlo, era un confronto costruttivo.

«Concordo, ci sono troppi matrimoni infelici e legami intrecciati per i motivi sbagliati. Nella mia unica storia importante, io ero più motivato ad aspettare, lei invece mi convinse a ospitarla a dormire a casa mia» era giunto il momento per raccontare un pezzo della sua vita che aveva cercato di dimenticare, di sotterrare sotto cumuli di cinismo e di solitudine.

«La donna che si è approfittata di te, che ti ha mentito? Me lo ha accennato Bruce» il vassoio finì sul comodino, lei stesa di lato a Clint che, supino, fissava il soffitto.

«Sì. Sapeva che ero tornato da un lavoro molto remunerativo, e si autoinvitò. Ero giovane, inesperto, lei molto sciolta, leggermente più grande di me. Sembrò una proposta casuale per trascorrere del tempo assieme e ci cascai. Un vero allocco».

«No, un uomo perbene che, ingenuamente, crede che gli altri con cui interagisce siano come lui. Perché sei buono di cuore nonostante il lavoro che svolgi» le labbra raggiunsero la guancia ispida.

Quanto era dolce, e intelligente, pacata, pensò. Unì le dita con le sue sul proprio petto, commosso. «Voleva la combinazione della cassaforte, che aprii davanti a lei senza problemi, per inserirci il denaro ricevuto per l'incarico. La vide mentre la inserivo e non me ne preoccupai. Aveva portato un regalo per me, una bottiglia di vino molto pregiata. La aprimmo per brindare e pochi minuti dopo mi sentii svenire».

«Aveva drogato il vino! Altro che Nat».

«Già, con una dose di sonnifero adatta a un mustang. Mi svegliai intontito, a terra. Indossavo la biancheria, avevo perduto il resto. La mia casa era stata svaligiata di ogni bene rivendibile. Stoviglie, suppellettili, gli abiti che portavo e, ovviamente, il contenuto della cassaforte e ciò che di più importante possedevo: le mie pistole» sospirò.

«E il malessere di essere stato raggirato» concluse per lui, che, lentamente, si rivoltò, spostandola sotto di sé «Sì, purtroppo».

La mano lambì la coscia vellutata, gli occhi violetti di sincerità smossero ogni briciolo di inibizione, nemmeno represse il proprio evidente desiderio. La strinse, eliminando ogni spazio vuoto fra i loro corpi divisi solo dalla stoffa dei suoi abiti e della camiciola «Ci sei tu per me, ora».

«Sì, Clint» scandì le cinque lettere alla sua maniera, il fuoco ardeva nel suo ventre.

Lei era pura, senza filtri, bellissima.

Il Falco sentì i suoi palmi passare sulla schiena e le bocche che si trovavano ancora, nei molteplici gusti della colazione del saloon, in cui si sarebbe perso per l'intera giornata «Signorina Tyler, volevo rispettare una donna che non meritava la mia devozione, non approfitterò di una paziente in convalescenza nella sala di degenza del medico condotto di Rose Creek, anche se continuerei a baciarti all'infinito». Una simile contingenza era la via diretta per seguitare a peccare insieme a lei e si fermò, prima di arrivare a un punto di non ritorno fisico, consapevole di aver da tempo superato il corrispettivo limite sentimentale.

«Ancora uno, sceriffo» sbatté volutamente le ciglia scure sugli occhioni, simulando un'espressione triste a cui Barton non resistette, finendo con un bacio lunghissimo e molto intenso.

«Ci sistemiamo e mi accompagni al ranch?» dovette sforzarsi a sganciarsi dal suo abbraccio confortevole.

«Certo. White Star è rimasta col suo promesso sposo, casomai te la sentissi di cavalcare ma vorrei portarti prima in un altro posto e mi sono organizzato in maniera diversa».

Si alternarono per la preparazione nel bagno a servizio della stanza.

«Sono presentabile?» Wanda aveva lasciato ben più dell'indispensabile. Oltre alla camicia da notte che non aveva usato, Rafflesia aveva trovato una camicia azzurra con dei ricami floreali sul davanti e sul colletto, un paio di calzoni neri e la biancheria intima, nuovi di zecca e di ottima fattura. Li indossò senza potersi controllare allo specchio, non presente nella camera di degenza.

Fu Clint il suo specchio personale, rimirandola con un sorriso di ammirazione «Sei bellissima, dovrò ringraziare l'invadente e chiacchierina signorina Maximoff» con l'asciugamano a tamponare la barba appena rasata con i prodotti reperiti in bagno, la lusingò.

«Piuttosto dovrò ridarle ogni penny, non avevo programmato spese impreviste» non voleva chiedere altro credito per abiti non necessari.

«È un regalo di Wanda, lo ha specificato a tua sorella Erika davanti a noi. Se volessi, potrei pagarli io, per piacere non dirmi di no».

«Vedremo» gli chiuse la bocca con un bacio, acconciando i capelli con le dita «mi piace stare con te, potremmo farlo tutte le mattine».

«Cosa?».

«Falco, la colazione, la toeletta e questo» arricciò le labbra in un sensuale cuoricino.

«L'ultimo, ahimè. In caso contrario arriveremo tardissimo» riprese la giacca, notando in controluce che vi fossero solo poche macchioline circolari sul bavero opposto a dove fissò la stella a sei punte.

«Dove mi porti? E come? White Star?» le vennero in mente molte domande.

«La tua mustang ha attaccati i ferri ed è in felice compagnia. Nick ci ha prestato il suo carro» i loro due cavalli li attendevano con l'elegante calesse di Fury e quest'ultimo al posto del conducente, vestito nell'abito della domenica.

«Ho perso la cognizione del tempo, avevo scordato che fosse domenica. Che bella sorpresa» Rafflesia si fece abbracciare dal sindaco, che scese dal calessino per aprire lo sportello a lei e a Barton «Siete due veri signori, complimenti».

La borsa di stoffa con i suoi abiti sottobraccio, vi salì sorridendo «È un onore, Nick, e grazie anche per stanotte, un uccellino mi ha detto che hai vegliato su di me. Non un falco, beninteso!».

«Era il minimo, sei la mia pupilla e non mi vergogno di sbandierarlo ai quattro venti» spronò i mustang a muoversi in direzione sud.

Mano nella mano con Clint, Rafflesia riconobbe la strada imboccata dal calessino, una viuzza che costeggiava la sua proprietà fino a un punto in cui non si era mai recata con Barton durante le loro cavalcate, preferendo trascorrervi dei momenti di solitudine e di preghiera per proprio conto.

Sulla parte più alta della collinetta gli abitanti di Rose Creek circondavano un croce di legno su cui era incastrata una canna da pesca. Ai piedi della tomba erano stati poggiati due enormi mazzi di fiori freschi al posto di quelli appassiti: fiori di campo e di buganvillea lilla, ritenne raccolti da Erika e da Bruce.

Proprio quest'ultimo era al centro del capannello di persone, accanto a Henry "Hank" Pym, l'anziano sacerdote cattolico rimasto senza chiesa, come la sua comunità, solita da allora incontrarsi ogni volta in un luogo diverso per ascoltare la messa.

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Michael Douglas è Henry "Hank" Pym
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Clint le chiarì «Bruce ci ha chiesto di vederci qui per la santa messa» l'aveva accennato agli amici al termine della cena della sera precedente, stupendoli. Romanoff e Wanda si erano premurate di diffondere la voce fra gli abitanti del villaggio.

I pistoleri erano al completo ad assistere alla celebrazione, vestiti anche loro con gli abiti della festa, più eleganti di quelli indossati quotidianamente.

Rafflesia riconobbe su Bruce un completo del padre con un cravattino rosso scuro. Un papavero di un colore più chiaro spuntava dal taschino della giacca. Sua sorella Erika aveva optato per un vestito giallo ocra, sobrio e accollato. La salutò con un sorriso e con la mano alzata.
Wanda si era allineata nello stile che prediligeva, ispirato a una bambolina amante di pizzi e merletti.

Persino Natasha, mantenuto il punto sul nero della stoffa, si era indirizzata su una scollatura meno provocante, coprendo le spalle con uno scialle bordato di frange, ovviamente della medesima tonalità.

La bruna si affrettò al braccio del Falco, per raggiungerli.

Maria e Phil, i genitori del piccolo, erano accanto alla croce e anche lei si fermò lì. Sulla destra uno sgabellino di legno sosteneva una coppa d'argento colma di vino rosso e due piattini di cialde rotonde di pane azzimo, per l'eucarestia.

Pym lasciò la parola a Bruce e lo introdusse, omettendo referenze e precedente occupazione «Vi presento Bruce Banner».

Quest'ultimo non avrebbe potuto celebrare alcun sacramento, lasciato il sacerdozio. Ma parlare sì e lo fece a memoria e senza Bibbia, che conosceva perfettamente. Non ebbe bisogno di prendere un respiro profondo, le parole erano sempre sgorgate con naturalezza dal suo cuore «Le famiglie sono come le chiese, ognuna ha la sua croce. E le vostre sono state messe a dura prova dall'ultimo periodo».

Era stato capace di presentare il Vangelo ai fedeli in maniera attirante, con modi gentili e un linguaggio semplice e diretto. Non si smentì.

«Ma non è di questo che voglio parlare oggi qui, ove siamo qui riuniti per ricordare Johnny» fissò gli occhi violetti della signorina Tyler che si era appoggiata a Clint; il linguaggio del corpo esprimeva la loro attrazione, in un cercarsi continuo ancorché discreto.

«Tutti ritengono di sapere cosa sia l'amore; in pochi ne conoscono il vero significato. L'amore puro non rappresenta un'emozione momentanea, ma un sentimento che si sedimenta attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana» si era reso conto che, nel proprio caso, le affermazioni appena declamate contraddicevano la realtà, e che probabilmente anche Barton sarebbe stato della stessa opinione. Poche settimane erano state sufficienti a invaghirsi della bella proprietaria terriera che li aveva ingaggiati. Tuttavia, proseguì nella sua arringa «E' come un fiore nato spontaneamente, che deve essere annaffiato, coltivato, nutrito con dedizione».

«Sa il fatto suo, è fantastico! Carismatico» Erika lodò le doti oratorie ed empatiche di Banner. La convinzione tangibile presente nelle sue frasi era una medicina per lo spirito degli scoraggiati compaesani.

«Le definizioni di un termine simile sul vocabolario sono giuste, ma deludenti; l'amore vive di confronti, è al contempo insensato e scarsamente gestibile, ma pure razionale» il suo sguardò saettò sullo sceriffo. Entrambi si erano comportati in maniera impulsiva; lui non si era frenato a dichiararsi a Rafflesia, Clint, vistili insieme, non si era trattenuto per un chiarimento ed era fuggito via. Ambedue avevano posto in essere comportamenti rivelatisi concause dell'incidente della coraggiosa cavallerizza.

«Ha un'essenza sia spirituale sia fisica. Forse non lo sapete, il termine deriva dal latino amor, e inizialmente specificava il desiderio che ci attrae verso un'altra persona, carnale e quasi animalesco. Col trascorrere degli anni, ha assunto anche una connotazione metafisica, ed è paragonabile al sentimento religioso condiviso da Dio e gli uomini».

Fury annuì, pensieroso.

«Amare davvero equivale ad apprezzare qualcuno per ciò che è, con i pregi e i difetti, preferire la felicità dell'altro anziché la propria, desiderare il meglio per l'altro» l'amore non egoistico che l'ex prete sentiva nel petto lo portava ad auspicare che Rafflesia fosse felice, pure se con un altro uomo.

Il braccio di Clint aveva raggiunto da tempo le spalle della compagna, lei l'aveva cinto con il proprio destro a metà della schiena, unendo le sue mani con l'altro sul davanti. Alzata la testa verso l'alto si erano trovati in un bacio leggero, che il pistolero aveva celato parzialmente all'attenzione altrui, inclinando la falda anteriore del cappello «Da quando ti conosco, desidero starti sempre vicino, affrontare con te i momenti positivi e quelli difficili».

Il Falco era a Rose Creek per un compito specifico, ma la mora gli si rivolse come a un fidanzato, non nella veste di mercenario «Per gli ultimi ci siamo incontrati nel periodo giusto. Anche io. L'esperienza di coppia dei miei genitori mi ha insegnato che la gioia maggiore è dare e non ricevere dalle persone a cui si vuole bene, senza pretendere una contropartita»  Nella sua famiglia erano contate le piccole cose, le attenzioni quotidiane a cementare i rapporti fra i suoi componenti. La sua mano raggiunse quella di Erika che, unita con Loki, gliela aveva tesa, con l'altra strinse la sinistra di Clint.

«L'amore che vi lega e che vi ha permesso di diventare una comunità sarà la vostra forza, anzi la nostra, perché noi sette» con il palmo della mano rivolto verso il cielo Bruce indicò i mercenari «ne siamo diventati parte. Aiutateci, sosteneteci. Insieme combatteremo per mantenere ciò che avete creato, e per onorare la memoria di chi non c'è più» tolse il papavero dal taschino della giacca e lo posò sopra il mazzo di glicine, a contrasto del lilla, sulla croce «Non abbiamo paura, nonostante le minacce e le azione perpetrate nei confronti di alcuni di noi».

Rafflesia, tirata in causa, scosse il capo. No, non aveva timore di Zemo, nemmeno per se stessa; era solo spaventata che potesse proseguire nella ritorsione minacciata a coloro che amava.

Hank si dedicò al rituale dell'eucarestia, portandosi accanto allo sgabellino, mentre Banner fece un passo indietro.

Dopo le invocazioni ed essersi cibato egli stesso del corpo e del sangue di Cristo, il sacerdote invitò gli astanti che volevano la comunione a distribuirsi a cerchio. Loro si disposero in circolo, le donne coi bambini più piccoli in braccio o attaccati alle gonne.

«Vuoi aiutarmi, Bruce? Chi meglio di te?» gli passò uno dei due piattini di ostie, rivoltandosi di spalle e non gli dette il tempo di poter rifiutare. Affidare a un laico il compito di distribuire la comunione rimaneva un ministero straordinario, ma Banner non poté opporsi al vecchio prete.

Da due anni non esercitava un mestiere derivata da una vocazione del sangue e dello spirito, si scoperse entusiasta. Che la prima persona a cui consegnare l'ostia fosse Rafflesia non gli sembrò fortuito. Nulla era stato casuale, dal momento del reclutamento da parte del Falco.

«Amen» la donna rispose al monito de «Il corpo di Cristo», catturando il polso dell'ex sacerdote nella sua mano, sul nastro verde di Katie, in un momento struggente, in cui gli occhi violetti si velarono di profonda commozione, per l'essenza stessa di Bruce e per l'importanza del gesto che gli vedeva compiere.

Lui sbattè le ciglia nere, velocemente, portandosi a sinistra, dal lato di Erika e Loki, per continuare nell'incombenza fino a terminare, rincontrandosi con Pym.

«Vi auguro un'ottima domenica» proprio Hank salutò i fedeli, ipotizzando che sarebbero tornati ai loro calessi, carri e cavalli alla volta di casa.

Invece si diressero a complimentarsi con Banner, formando un numeroso gruppetto.

«Bruce è un vero maestro, è nato per questo, i voti erano un corollario. Ha il carisma e il piglio di un buon amministratore, può guidare qualsiasi gregge. Nick potrebbe avere un degno successore, nel caso volesse lasciare il posto» Thor, raggiunti i colleghi, considerò a voce alta.

«Non contate che vada presto in pensione» Fury lo bruciò, smentendo un suo prossimo ritiro.

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